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Fabrizio Padua

Vuoi una casa? Con 9.500 euro una società russo-americana te ne costruisce una di 40 metri quadrati completa di ingresso, bagno, cucina e soggiorno, con porte e finestre. Non in legno o in plastica ma costruita con uno speciale cemento prodotto da una mega stampante tridimensionale in grado di ruotare di 360 gradi e garantita per ben 175 anni... Si preannunciano tempi duri per l’industria edilizia, fra un po' di anni i manovali, muratori, installatori elettrici dovranno specializzarsi sempre di più perché la Rivoluzione Digitale non risparmia neppure questo settore.
I primi prodotti delle stampanti 3D erano semplici manufatti da bancarella, soprammobili e statuine, ora invece i centri servizi dotati di queste macchine potranno sostituire fabbriche e industrie che producono parti di ricambio del più svariato genere. È anche un’opportunità di lavoro per giovani che potrebbero associarsi e aprire un centro servizi ad hoc, anche in considerazione delle agevolazioni fiscali che il programma Industria 4.0 ha messo in cantiere.
Le stampanti 3D rappresentano solo uno dei capitoli di questo programma dedicato all’industria manifatturiera che include anche robot interconnessi, realtà aumentata, ottimizzazione di processi produttivi, integrazione di informazioni dal fornitore al consumatore, sicurezza a 360 gradi, piattaforme di big data su cloud e analisi dati avanzata a supporto della produzione.
Sono tecnologie abilitanti, sia sperimentali che consolidate, e hanno l’obiettivo di incentivare l’ammodernamento tecnologico delle migliaia di fabbriche che costituiscono l’ossatura della nostra economia. Non dobbiamo dimenticare che l’Italia è la seconda realtà manifatturiera in Europa dopo la Germania, è costituita da migliaia di piccole e medie industrie che sono spesso eccellenze mondiali per qualità e specializzazione ma altrettanto spesso penalizzate da piccole dimensioni, gestioni familiari e frenate da scarsi investimenti in tecnologie avanzate. Tra i benefici attesi dai promotori del programma Industria 4.0 si annoverano maggiore flessibilità di produzione, maggiore velocità dal prototipo alla produzione in serie, maggiore produttività con minori fermi macchina, migliore qualità e meno scarti, prodotto più competitivo perché più rispondente alle esigenze di un mercato sensibile all’internet delle cose…
Sono però le agevolazioni fiscali la leva di maggior interesse per gli imprenditori in quanto sono previsti iper ammortamenti (250 per cento) e proroga del super ammortamento (140 per cento) se investono in innovazione tecnologica specifica per il processo produttivo. I tempi sono stretti e se non ci saranno modifiche legislative per poter usufruire del beneficio fiscale occorre consegnare il bene entro metà 2018 ma l’ordine e l’acconto superiore al 20 per cento deve avvenire entro quest’anno.
Quando si parla di beneficio fiscale in Italia parte la corsa a mettere le mani sulle risorse disponibili che peraltro non sono poche (decine di milioni di euro) ma il punto è un altro: abbiamo idee e progetti concreti realizzabili? Abbiamo la cultura nei dirigenti in fabbrica per conoscere e comprendere i benefici offerti dalla tecnologia per ridurre i costi, aumentare la flessibilità produttiva, rispondere alle richieste della domanda e spiazzare la concorrenza estera acquisendo nuove quote di mercato? O piuttosto sono i fiscalisti i principali interlocutori invece dei consulenti ed esperti tecnologici ?
Penso vi sia un gap culturale da colmare anche dovuto alla velocità del cambiamento prodotto dalla rivoluzione digitale e alla scarsa condivisione dei benefici ottenibili. Sarà urgente lanciare dei competence center specializzati per tecnologia di riferimento e distribuiti geograficamente per essere vicini ai distretti industriali e fornire assistenza per spiegare i benefici delle tecnologie digitali in fabbrica.
Un esempio lo ha fornito una azienda tedesca dove con la tecnologia RFID i macchinari colloquiano tra loro per il controllo di qualità e gli operai specializzati avvicinano il loro smartphone alla consolle che automaticamente via bluetooth presenta il lavoro che quell’operaio deve fare adattandosi a tutte le specifiche richieste del suo profilo personale (illuminazione, dimensione dei caratteri, ergonomia di utilizzo) e al contempo controllando in tempo reale la sicurezza del suo posto di lavoro. Sono stati anche presentati i primi caschi protettivi dotati di sensori per controllare se è allacciato correttamente, quale è la temperatura, se vi sono cinture di sicurezza.
La maggiore sicurezza deve essere il beneficio sociale della rivoluzione digitale per chi lavora in fabbrica o si arrampica su un ponteggio.  

Tags: digitalizzazione Aprile 2017 cloud Fabrizio Padua pillole digitali digital transformation big data digital

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