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Assosomm dice stop al lavoro nero formulando una serie di proposte concrete tra cui un bollino qualità sui prodotti al consumatore

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Sanare la piaga del lavoro nero in Italia, con particolare riferimento al comparto agricolo, sembra una missione dal sapore ormai utopistico.

È per questo che Assosomm, l’Associazione Nazionale delle Agenzie per il Lavoro, propone una serie di provvedimenti che, se verranno accolti da parte delle Istituzioni, potranno fattivamente contribuire a sradicare il fenomeno del sommerso e, con specifico riferimento al settore agroalimentare, quello del caporalato.

La nostra è una lista di proposte con le quali desideriamo dare concretezza alle intenzioni - argomenta Rosario Rasizza, Presidente di Assosomm - senza pretendere naturalmente di avere in mano la bacchetta magica. Ma, tanto per cominciare, pensiamo sia giunto il momento di ragionare per “filieracoinvolgendo finalmente tanto gli operatori nel settore agricolo, quanto le aziende della distribuzione chiamate a contribuire alla creazione di un mercato dove il regime di concorrenza non venga falsato dalla violazione delle norme basilari poste a tutela del lavoratore.

Ed ecco quindi la proposta di Assosomm, sintetizzata per punti:

1. Progettare campagne di comunicazione per sensibilizzare i lavoratori alla ricezione del sistema normativo. I lavoratori, l’ultimo e più debole anello di una catena da sanare, devono essere i primi ad essere consapevoli e convinti di poter far parte di un sistema etico, nel quale denunciare le irregolarità sia non solo non pericoloso, ma anche fruttuoso, anche nell’ottica di favorire gli operatori del mercato virtuosi, condizione non relegabile ai soli siti web dei Ministeri o delle associazioni interessate.

2. Non puntare tutto sull’inasprimento delle pene ma sui vincoli preventivi. Una sanzione, per quanto gravosa, viene stabilita a danno ormai fatto. Solo l’esistenza di una serie di precondizioni può garantire una minor occorrenza di infrazioni. Bisogna inoltre considerare quanto non sia semplice, in ambito agricolo, “scovare” le situazioni di illiceità. Prevenire è meglio che curare, come sempre.

3. Coinvolgere nell’ottica della riforma tutta la filiera del prodotto, tra cui le aziende di distribuzione, creando una “rete di qualità”. La parola d’ordine è qui responsabilizzazione: ciascun soggetto coinvolto deve poter rispondere della correttezza della propria intermediazione. Dalle aziende che raccolgono a quelle che rendono disponibile i prodotti della terra presso i punti distributivi: tutti devono assicurare un adeguamento alle norme. Un impegno congiunto degli operatori, in tal senso, contribuirebbe, inoltre, alla difesa del Made in Italy.

4. Creazione di un bollino qualità da apporre sui prodotti alimentari a garanzia, per il consumatore, di poter acquistare merce per la cui produzione sono state rispettate le leggi. Ed ecco un altro fronte da coinvolgere con serietà: quello dei consumatori. Ormai abituati a ricercare la qualità del cibo biologico o curato secondo determinati criteri, il consumatore finale è un soggetto troppo importante per essere trascurato. Solo sapendo di mettere sulle nostre tavole frutta e verdura raccolta evitando la manodopera irregolare, potremo avere una carta vincente nelle mani di tutti per combattere fenomeni come quello del caporalato.

5. Rafforzamento del ruolo degli enti bilaterali della somministrazione in quanto capaci, anche con dotazioni economiche proprie, di realizzare azioni di contrasto al sommerso. Giova ricordare che gli enti bilaterali svolgono sul territorio una serie di funzioni: dall’integrazione del reddito nei periodi di sospensione del lavoro a favore dei lavoratori licenziati per ragioni oggettive o economiche alla formazione ed aggiornamento professionale per i lavoratori, dall’integrazione alle prestazioni economiche spettanti in caso di malattia, infortunio e maternità all’assistenza e sostegno per soddisfare particolari bisogni dei lavoratori e delle loro famiglie (quali concessioni di borse di studio ed integrazioni per prestazioni sanitarie) fino ad arrivare all’assistenza per le vertenze in materia di lavoro.

6. Tracciabilità dei trasporti: Assosomm propone l’istituzione di un registro dei trasportatori presso la Prefettura o la Direzione territoriale del lavoro, con obbligo di comunicazione della destinazione e del numero dei lavoratori trasportati, riconoscibilità dall’esterno del mezzo, dotazione di apparecchiature tecnologiche che rendano possibile la tracciabilità dei viaggi. “Nelle nostre mani, a livello nazionale, abbiamo già, del resto, uno strumento strategico, ovvero la nostra tessera magnetica sanitaria. Dobbiamo perciò metterci nell’ottica di una valorizzazione sociale delle dotazioni ormai di comune uso” - prosegue Rasizza.

7. Sanzionare le cooperative che somministrano pur non avendo licenza. Per somministrare manodopera occorre una licenza apposita. Tale licenza proviene dal Ministero del Lavoro. Quello che Assosomm chiede e che tale principio sia non solo inviolabile, ma anche un concetto di pubblico dominio. Da rilevare, inoltre, i numeri relativi all’aumento delle somministrazioni illecite che sono stati presentati da Paolo Pennesi, direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro nel corso del convegno “Caporalato, appalti e somministrazione” del 19 aprile scorso. Pennesi ha ricordato come ogni anno vengano effettuati 200mila controlli, a fronte di una platea di 1,5 milioni di imprese con dipendenti: "Negli ultimi 3 anni abbiamo registrato una grande crescita delle ipotesi di esternalizzazioni illecite riscontrate, e cioè di appalti e somministrazioni illecite. Si è passati da 8.320 ipotesi di violazione nel 2014 a 9.620 nel 2015 con un incremento del 16%. Per arrivare al 2016 con 13.416 ipotesi di violazione in materia, con un incremento del 39% rispetto al 2015. È un fenomeno che desta preoccupazione"*.

8. Assicurare alloggi dignitosi ai lavoratori. Ecco un’altra annosa questione, sulla quale purtroppo non si pone la dovuta attenzione, sembrando la questione di secondario rilievo. Eppure, sono molte le testimonianze, i servizi giornalistici, la documentazione che spesso emerge nei social network in grado di documentare le condizioni di estremo disagio abitativo nelle quali sono relegate le persone chiamate al lavoro nei campi negli orari diurni.

9. Aumentare i controlli sui campi mediante il ricorso ai droni. E pensando anche più in grande avviare una rilevazione sul territorio nazionale di tipo satellitare. Questa tecnologia ha già ampiamente dimostrato la propria utilità sociale: i droni vengono oggi utilizzati con successo in assortite attività di ricognizione area, sia per scopi perlustrativi (per esempio nelle zone più accidentate a causa dei terremoti), sia per aumentare la sicurezza sul posto di lavoro di personale che, per esempio nell’edilizia, può svolgere determinate attività di supervisione. In tal modo, inoltre, si potrebbe evitare il costo non sostenibile dall’Erario connesso all’ampliamento dell’organico dell’ispettorato.

10. Avviare un tavolo di discussione per concertare nuove soluzioni che coinvolga le organizzazioni datoriali (per esempio Confagricoltura) e sindacali dell’agricoltura con organizzazioni datoriali e sindacali della somministrazione.

A nostro avviso, infine - conclude Rasizza - l’istituto della somministrazione, oltre al suo ruolo di connessione tra domanda e offerta di lavoro, potrebbe contribuire a rafforzare la legalità nel settore agroalimentare, attraverso la predisposizione di un quadro di regole a tutela dei lavoratori.
Lo sfruttamento in agricoltura costituisce un fenomeno che ha una matrice culturale, essendo radicato nel costume delle società appartenenti, in senso ampio, all’area mediterranea. Fino ad ora, inoltre, la bassa penetrazione delle Agenzie per il Lavoro in questo mercato è stata correlata alla scelta di non volere inserirsi in un settore di notevole complessità, ancorato a logiche organizzative secolari e radicate nei territori, dove la sussistenza di rapporti di lavoro irregolari difficilmente può essere arginata mediante il solo strumento legislativo, qualora non venga meno, come detto, la matrice culturale che ne costituisce la fonte. L’agricoltura, infatti, rappresenta il settore in cui tipicamente si sono coniugati livelli bassi di scolarizzazione, compressione dei diritti a favore del contenimento dei costi di produzione e la collusione di organizzazioni malavitose. Pertanto, il progressivo inserimento in questo settore che pure, coraggiosamente, le Agenzie per il Lavoro stanno operando, sovente dotandosi di una apposita Divisione specializzata, comporta non solo un elevato rischio imprenditoriale di cui le Istituzioni e la pubblica opinione devono tenere conto.


 

Tags: lavoro

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