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finmeccanica per una mobilità sostenibile

E' una delle priorità più urgenti su scala nazionale, è un progetto non solo tecnologico ma politico, sociale ed economico, ha ampie ricadute  sul benessere dei cittadini e sulla competitività del Paese per l’impatto in termini di modernizzazione infrastrutturale. Stiamo parlando della mobilità collegata ai trasporti pubblici, privati e merci, un tema che va affrontato non solo a livello urbano e locale, ma che interessa l’intero tessuto nazionale. Bastano alcuni dati per delineare le dimensioni del problema. In Italia, infatti, l’incidenza del costo del sistema di trasporto è 5 punti più alto della media delle economie sviluppate, i costi della congestione (stimati al 2/3 per cento del prodotto interno nazionale) sono doppi rispetto alla media dell’Unione Europea e, negli ultimi dieci anni, a causa della continua antropizzazione, l’accessibilità è diminuita del 20 per cento e i tempi di percorrenza si sono allungati del 30 per cento.
Nel nostro Paese la preponderanza degli spostamenti è con auto privata (quasi l’80 per cento), fattore che crea un pesante squilibrio modale poiché più del 90 per cento degli spostamenti avviene su strada mentre il restante è suddiviso tra gli altri mezzi. Per non parlare poi dei più di 4.000 decessi e 300.000 feriti per incidenti stradali (dato 2012) con costi sanitari non indifferenti per la Nazione. Abbiamo uno «spread» in termini di mobilità, rispetto alla media europea, molto preoccupante, soprattutto in ottica evolutiva con la certezza di un’ulteriore perdita di competitività.
La risoluzione a queste inefficienze potrebbe essere quella di avviare in Italia un modello di Smart Mobility, ossia creare un modello di mobilità intelligente sfruttando in particolar modo le tecnologie dall’ICT (Information Communication Technology), a partire da quelle già disponibili nei settori dell’informazione, sicurezza, cooperazione veicolo-veicolo e veicolo-infrastruttura, ed integrandole con altre quali combustibili e sistemi di propulsione a ridotto impatto ambientale, alimentazione elettrica, ecc.
Grazie alle tecnologie ICT è possibile, ad esempio, fluidificare i flussi di traffico, migliorare segnaletica e semafori anche in chiave dinamica, perfezionare sistemi di pedaggio elettronico abilitando nuove forme di servizio quali «pay as you drive», gestendo in tempo reale le informazioni, le chiamate di emergenza, consentendo l’identità elettronica dei veicoli anche in ottica anti-frode, così come nuove soluzioni e servizi per la comunicazione con sensori e intelligenza distribuita, dislocati sul territorio strade.
Finmeccanica da circa un anno ha presentato una serie di proposte per l’adozione, in Italia, di un sistema integrato di «mobilità intelligente» che, abilitata dall’evoluzione tecnologica, permette sia di intervenire sull’esistente, ottimizzandolo per rispondere alle esigenze immediate, sia di modificare strutturalmente, nel lungo periodo, i modelli di domanda e offerta. Tra gli obiettivi più significativi, un sistema di mobilità (e la relativa infrastruttura) che abbia costi di gestione auto-sostenibili economicamente, con investimenti (CAPEX) moderati ma molto service-intensive (OPEX), e che utilizzi appunto tecnologie disponibili, un fronte nel quale Finmeccanica offre un ampio patrimonio di conoscenze, competenze e risorse specialistiche.
Il progetto di Finmeccanica comprende diverse proposte, partendo dalla messa a punto di una governance nazionale per i temi della smart mobility, dall’istituzione di un fondo nazionale per gli investimenti in questo settore anche utilizzando l’iniziativa dell’Agenda Digitale, dal lancio di una campagna d’informazione e sensibilizzazione per comunicarne i benefici e coinvolgere i cittadini, sin dall’età scolastica, in comportamenti più «virtuosi». Secondo Finmeccanica, è necessario inoltre individuare un territorio come «zona franca» per un progetto-pilota integrato a livello nazionale, creare un programma nazionale per la ricerca, lo sviluppo industriale e l’adozione delle tecnologie emergenti che riducono le necessità di spostamento e, infine, attivare definitivamente e integrare i molteplici sistemi tecnologici e le piattaforme già oggi presenti in Italia, rendendoli interoperabili. Il tutto, nell’ambito di una visione del Paese di lungo periodo e di una strategia per realizzarla. È indispensabile, inoltre, lanciare un programma di forte innovazione tecnologica che aiuti a limitare gli spostamenti, come realizzare una infrastruttura di mobilità virtuale (per esempio la tele-assistenza medica a domicilio, accessibile ed efficace), un progetto che risponda ai bisogni critici dei cittadini e produca, nello stesso tempo, vantaggi competitivi alle filiere industriali coinvolte e migliore qualità di vita.
Le proposte di Finmeccanica per una mobilità più «intelligente» in Italia intendono quindi offrire una base informativa oggettiva e una prospettiva strategica che aiuti il Paese ad assumere le migliori decisioni nel campo della mobilità, cogliendo le nuove opportunità. Ma la vera sfida del futuro riguarderà il cambio del modello di business, soprattutto della componente privata della mobilità, nella quale sarà necessario evolverci da un modello di total cost of ownership (costi di mobilità a carico del singolo o della proprietà del mezzo) a un modello di total cost of mobility (costi di mobilità che prescindono dalla proprietà individuale del mezzo), che indirizzi i cittadini, incentivandoli, verso un uso intelligente e sostenibile di tipo pay-per-use/sharing di differenti mezzi e modalità di trasporto con fini di economicità, miglior impatto ambientale e risparmio di tempo. Questo nuovo modello è già alla prova in Paesi europei quali Olanda e Belgio, nei quali la cultura di una nuova mobilità virtuosa per il XXI secolo non è più futuro ma è già presente.   

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