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MASSIMILIANO DONA, segretario generale dell’unione nazionale consumatori

Correva l’anno 1955 quando, per impulso di Vincenzo Dona, fece la propria apparizione sulle scene italiane l’Unione Nazionale Consumatori. I consumatori di allora se la passavano male, non solo perché l’Italia era ancora alle prese con notevoli difficoltà economiche, ma perché i loro diritti erano pochi e spesso calpestati: frodi ed inganni erano sempre in agguato, certamente più di quanto non accada oggi. Lo scarso accesso alle informazioni nel momento di procedere all’atto d’acquisto dava luogo ad equivoci che caratterizzavano lo stile quotidiano di larghe fasce della cittadinanza.
L’Unione Nazionale Consumatori ha cominciato a farsi largo proprio con l’obiettivo di spiegare e rappresentare la voce dei consumatori: il «cittadino-lavoratore» cominciava ad avere diritti sempre più forti che sarebbero culminati poi nello Statuto dei lavoratori, mentre il «cittadino-consumatore» era alla mercè di lestofanti e truffatori.
Proprio garantire una maggiore concorrenza è da sempre la nostra vocazione: tra mille difficoltà e con poche risorse, ogni giorno siamo impegnati nell’affrontare una moltitudine di asimmetrie informative che riguardano i cittadini e la loro vita quotidiana in una continua lotta contro le bugie del nostro tempo.
Cinquant’anni di storia dalla parte dei consumatori ci hanno fatto maturare una visione del consumerismo non ideologica, né tanto meno manichea; per noi il mercato non è un luogo in cui ci sono buoni e cattivi, lupi e agnelli, ma attori, ognuno dei quali deve svolgere il proprio compito nel rispetto delle regole. Invece abbiamo visto crescere l’aggressività della comunicazione commerciale, le opacità informative, uno stile pubblicitario sempre più evocativo e meno comunicativo.
Proprio per questo la missione dell’Unione Nazionale Consumatori fa da sempre leva su due pilastri: da un lato l’instancabile impegno nell’educazione del consumatore, dall’altro una costante e dialettica relazione con l’impresa, consapevoli che, pur nel rispetto dei ruoli, la migliore difesa dei consumatori nasce dal contatto reciproco con gli imprenditori, i manager, gli uomini del marketing che operano nelle aziende.
Con l’ambizione di far dialogare queste due anime - consumatori ed imprese - è nato «Cose da non credere», l’evento svoltosi lo scorso 23 maggio a Roma e al quale hanno partecipato illustri personalità del mondo delle istituzioni, delle aziende e dell’informazione. Sono stati nostri ospiti tra gli altri: il presidente dell’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato Giovanni Pitruzzella; il presidente di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli; il presidente dell’Aidepi Paolo Barilla, i giornalisti Giovanni Floris di Ballarò; Gianni Riotta de La Stampa; Elsa Di Gati del Codice a Barre e Myrta Merlino de L’aria che tira.
Muovendo proprio dalle false verità, dagli equivoci e luoghi comuni del mercato, l’incontro ha rappresentato un momento di riflessione sul grado di consapevolezza dei cittadini con l’intento di predisporre un’agenda di azioni da sottoporre al Governo appena insediato. A una prima parte dedicata agli addetti ai lavori del mondo del web, del food e dell’energia, è seguita una sessione plenaria durante la quale, dopo aver discusso di quanto emerso dai tavoli di lavoro, si è data voce ai protagonisti per una riflessione sulle «cose da non credere» che affliggono quotidianamente i consumatori.
In un momento come questo in cui il Paese sta attraversando una profonda crisi non solo economica ma anche di valori, è fondamentale aprire una stagione di dialogo; non crediamo sia utile stimolare l’aggressività dei consumatori contro i commercianti o contro le istituzioni: a cosa serve, d’altronde, continuare a dare la caccia alle streghe diffondendo dati allarmanti sul calo dei consumi e sulla perdita del potere di acquisto delle famiglie? Si otterrà, al più, di finire sui giornali ingenerando spesso sfiducia e disperazione, che sono l’anticamera di ogni recessione economica, ma la vita quotidiana dei cittadini resterà difficile e forse arricchita da nuove schizofrenie.
Per migliorare il mercato e rilanciare i consumi è essenziale, piuttosto, indagare sul grado di conoscenza dei consumatori e accrescere la loro consapevolezza per dargli gli strumenti per reagire contro i prevaricatori di turno; troppo spesso si sente dire che sarebbe questo il tempo di un iper-consumatore, finalmente padrone delle proprie scelte, ma noi non siamo così convinti: forse ciascun consumatore paga ancora un considerevole grado di inconsapevolezza che riempie le esistenze di cose da non credere.    

Tags: Giugno 2013

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