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Anthony Kenny: un affettuoso addio alla chiesa

Anthony Kenny, una delle figure di spicco del pensiero filosofico contemporaneo, ha voluto scrivere questa sua biografia per il pubblico italiano. Quella di Kenny è una vicenda in cui storia personale e riflessione intellettuale s’intrecciano.

Il suo agnosticismo è radicale e radicali sono le critiche ai dogmi della Chiesa, ma il suo è un pensiero che prende le distanze dall’ateismo alla moda, ed è animato da un senso di gratitudine, di serenità, di misticismo, che non potrà non affascinare i lettori

Le strade dell’intelligenza sono infinite. Se poi accompagnata dalla cultura è ancora più seducente seguirne la scia. Anthony Kenny è un inglese nato a Liverpool e racconta la propria biografia in un modo apparentemente così pedissequo che dopo un po’ di pagine ti domandi perché tu debba interessarti alla sua rispettabile vita; ma non molli perché con la stessa apparente monotonia del suo peregrinare, come studente e studioso, dai colleges e cristiani e gesuiti del suo Paese all’università Gregoriana di Roma, ti racconta che da « stonato» diventa corista di canto gregoriano e di Palestrina, che incrocia, coetaneo, Hans Kung, tocca il problema della pedofilia nell’ambiente, nonché del timore di essere sfiorato dall’omosessualità, impara, e poi insegnerà, il latino, il greco e la filosofia tomistica, al contempo giocando a rugby contro La Rugby Roma e a cricket contro la squadra dell’Ambasciata inglese; innamorato d’alpinismo scalerà il Gran Sasso, il Cervino, il Monte Rosa in compagnia del futuro cardinale di Westminster Murphy O’Connor.
Ma gli studi di filosofia gli fanno sorgere i primi dubbi sulla fede cattolica, mentre quelli di teologia lo quietano nelle domande e nelle critiche che rivolge alla Bibbia, alla dottrina religiosa, al sistema liturgico; tutto questo facendone oggetto d’esame con i suoi docenti, chiedendo aiuto anche ad Henry Bergson; ma il seme del dubbio lo accompagna mentre persegue il dottorato in teologia nientemeno che col celebre filosofo canadese Bernard Lonergan.
E più si avanza e più serpeggiano le critiche denunciando l’insuccesso di Tommaso nel tentativo di dimostrare l’esistenza di Dio, avvicinandosi e combattendo Vittgenstein per l’esperienza religiosa come giustificazione delle asserzioni della teologia naturale: la fede non può dimostrarne l’esistenza, non si può prendere la parola di Dio come prova della sua esistenza, ma questa deve precedere la fede. Poi si passa alle pratiche del clero che proprio non sembrano rispettare l’insegnamento di Cristo. Insomma si scivola con estrema tranquillità verso quella che la storia, la logica e i sentimenti non potevano non portare, nella sostanza, verso quello che non può che essere un dramma nella vita del sacerdote che chiede ed ottiene di poter tornare un uomo «libero».
Il titolo del libro è pienamente rispettato: un affettuoso addio alla Chiesa. È tutto finito? Macché. La fama dell’uomo - ma lui proprio non se ne dà conto e seguita a raccontare con la solita flemma - filosofo, teologo, che aveva letto Omero, Erodoto, Tucidide,Sofocle, Eschilo ed Euripide, fa si che venga chiamato da università, istituzioni, organismi e sceglie il Balliol College e comincia a tradurre sezioni della Summa Theologiae di Tommaso d’Aquino e scrive «Le cinque vie» dimostrando appunto l’invalidità delle cinque prove da lui proposte per confermare l’esistenza di Dio.
Ma questo, nella suprema consapevolezza dell’onestà del suo pensiero tanto chirurgicamente serio quanto profondamente travagliato nel dover rinunciare al suo credo iniziale, non gli vieta di criticare credenti, suoi apparentemente fiancheggiatori, che ritengono di poter arrivare al suo stesso punto, ma su direttive da lui non riconosciute corrette. A fronte trova degli esimi colleghi che raggiungono lo stesso traguardo: padre Peter De Rosa, autore del «L’errore fatale del Cristianesimo», padre Hubert Richard, capo del «Corpus Christi College», padre Patrick Fitz Patrick autore tra l’altro del «Birth Regulation and Chatholic Belief».
Si può pensare di annoiarsi leggendo una scrittura tanto semplice quanto chiara quand’anche si viene a sapere che il «nostro» si sposa e ha due figli; la notizia è che dei due uno viene battezzato e l’altro no. E cosa fa Kenny, li mette sotto studio per venire a ritenere che il peccato originale, già da lui a suo tempo contestato, cancellato o meno, non modifica l’equilibrio dei due. Ma tanto riesce ancora a dire e sulla religione e sulla di essa filosofia e merita prenderne cognizione, non fosse perché non si fa certamente fatica ad ascoltarlo.
Un giorno il presidente Cossiga, suo amico ma non certo suo aderente, entrò nella principale libreria di Oxford, la Blackwell e, con sua sorpresa, lo sentì disporre l’invio di una copia di tutti i suoi libri al Cardinale Martini. Il gesto apre ovviamente una serie di ipotesi, ma, a mio avviso, tra il serio e il bonario, voleva dire «vedi dove portano certe... però assumerne cognizione è doveroso».  

Tags: Giugno 2017

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