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Brunetto Boco: Enasarco, una salda e solida tenuta finanziaria

Brunetto Boco Enasarco

a cura di VITTORIO FELICI

Ignorata per tanti anni fra tutte le attività del commercio, quella di agenzia, sebbene una delle più antiche nella storia economica del Regno d’Italia, diede origine alla vigilia della seconda guerra mondiale all’istituzione di un ente, l’Enasarco che poi sarebbe diventato l’attuale Enasarco, con il compito di gestire la tutela previdenziale per gli agenti e i rappresentanti di commercio accantonando le somme versate al riparo da rischi di fallimento o insolvenza dell’impresa preponente: l’ente provvedeva, inoltre, a capitalizzare quelle somme presso l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni e dal 1951 mediante gestione diretta. Alla fine degli anni 50 nacque un Fondo di previdenza, di assistenza e di indennità risoluzione rapporto, quindi la Fondazione Enasarco, oggetto di diritto privato che persegue finalità di pubblico interesse mediante la gestione di forme di pensioni integrative obbligatorie a favore degli agenti e rappresentanti di commercio. La Fondazione si occupa anche di assistenza, formazione e qualificazione professionale degli iscritti. Il controllo pubblico sulla gestione è affidato ai Ministeri del Lavoro, Salute e Politiche Sociali, Economia e Finanze. Attualmente la Fondazione amministra circa 300.000 posizioni contributive attive di Agenti e 100.000 ditte mandanti obbligate alla contribuzione. Ogni anno eroga circa 100.000 pensioni tra vecchiaia, invalidità e superstiti, e 70.000 liquidazioni. Investe in aziende italiane leader dei rispettivi settori: Rosso Pomodoro, Banca Profilo, Calzature Pittarello, Space Cinema, Abbigliamento di lusso L’Autre Chose, e-commerce Eplaza, Sistemi di riscaldamento di Ravelli. A fine 2013 il Consiglio di amministrazione della Fondazione Enasarco ha deliberato di investire in titoli di Stato italiani 60 milioni di euro, nonché altri investimenti in titoli azionari. Presidente della Fondazione Enasarco è Brunetto Boco che in questa intervista illustra le riforme apportate all’ente negli ultimi anni, i criteri e l’andamento della gestione e le prospettive.
Domanda. Può tracciare un primo bilancio della svolta impressa alla Fondazione Enasarco nell’ultimo anno?
Risposta. Nel corso del 2013 nell’Enasarco si sono determinati cambiamenti di indirizzo e di gestione senza precedenti. Una trasformazione, questa, che ha valorizzato ciò che di positivo e di valido era stato già avviato o era parte integrante della migliore tradizione dell’istituzione. Ma anche una trasformazione che ha dato un netto e deciso taglio a tutto ciò che di improduttivo o di poco trasparente si era sedimentato nel corso dei decenni. Non si tratta qui e ora di dipanare, in un lungo elenco, le decine di misure, interventi e soluzioni nuove assunte dal Consiglio di amministrazione e attuate dal management della Fondazione, ma nondimeno è opportuno dare il senso della complessiva autoriforma in corso, con riferimento, in particolare, alle grandi aree nelle quali si è svolta e si sta svolgendo la diffusa azione di rinnovamento.
D. Quale è stata la prima area in cui siete intervenuti?
R. Il primo ambito di azione ha riguardato e riguarda, e non potrebbe essere diversamente, la maggiore efficienza dei processi e dei servizi offerti dalla Fondazione. Rientra nel raggio di questo tipo di intervento innanzitutto la Carta dei servizi, che certifica i tempi di definizione e liquidazione delle prestazioni: da un lato un obbligo per la Fondazione stessa, che deve rispettare i limiti fissati, dall’altro una garanzia per i nostri utenti, che devono vedere soddisfatte le proprie legittime richieste in un tempo ragionevole, o quantomeno ricevere adeguate spiegazioni sulle cause di eventuali ritardi. Sempre nella stessa ottica e direzione rientra anche la revisione della «polizza agenti».
D. E gli altri terreni di azione?
R. Il secondo ambito tocca la trasparenza delle scelte e dei meccanismi decisionali che sovrintendono ad esse. Il riferimento è in primo luogo a quell’insieme di nuove regole, fissate in specifici e innovativi regolamenti, che presiedono al delicato settore della finanza. Non di meno rilievo anche l’azione rivolta alla riorganizzazione interna della Fondazione, con la definizione del nuovo organigramma e delle relative e connesse funzioni, responsabilità, mansioni e compiti per dirigenti, quadri e impiegati. Un’azione messa in cantiere non solo per recuperare produttività e ridurre i costi di gestione, ma pure per valorizzare nel modo migliore le risorse umane e professionali presenti nella nostra istituzione.
D. Il 2013, dunque, può essere considerato un tornante per la Fondazione?
R. Certamente sì. Una svolta sancita anche dall’adesione all’Adepp e dalla realizzazione di un seminario sulla governance degli investimenti delle Casse che ha visto l’Enasarco alla testa di un processo di rinnovamento che riguarda tutti gli enti previdenziali.
D. Qual’è oggi la situazione finanziaria della Fondazione, anche alla luce delle recenti variazioni normative che hanno «costretto» l’Enasarco e le altre Casse di previdenza ad una sostenibilità dei propri conti per i prossimi 50 anni?
R. La Fondazione può vantare una salda e solida tenuta finanziaria, tale da assicurare l’erogazione delle pensioni attuali e di quelle che gli agenti in attività stanno maturando, oltre che di tutte le altre prestazioni previste. Questa non è un’affermazione astratta o generica, ma il risultato di tutte le verifiche alle quali i bilanci annuali e quelli prospettici, addirittura a 50 anni come richiesto dalla riforma Fornero, sono stati sottoposti dalle autorità di vigilanza. Certo, i documenti realizzati con rigore e serietà dal nostro Servizio Finanza mettono in evidenza anche una serie di elementi di criticità degli investimenti passati: elementi che sono stati segnalati proprio perché il Consiglio di amministrazione potesse intervenire e, su proposta dello stesso Servizio e del direttore generale, decidere in che modo affrontarli e risolverli, salvaguardando nel modo migliore gli interessi della Fondazione, dei suoi iscritti e dei suoi pensionati. Questa è stata e rimane la prima linea di quell’azione di rinnovamento, di pulizia e di trasparenza che abbiamo intrapreso da ormai un anno. Accanto a ciò abbiamo messo a punto procedure, regolamenti e controlli per impedire il ripetersi di scelte fondate su meccanismi decisionali poco trasparenti o non efficienti, o comunque tali da non garantire i migliori risultati possibili per la Fondazione e i suoi investimenti. Tutto questo, per di più, chiamando a rispondere, delle scelte sbagliate del passato, coloro che le hanno compiute o comunque determinate. Tirando le somme, dunque, in questo anno abbiamo impegnato tutte le nostre forze per salvaguardare gli investimenti, comunque già decisi in passato, per modificare radicalmente i processi decisionali relativi ai nuovi investimenti, definendo regole chiare e nette sulle competenze, e per non farla passare franca a coloro che in qualche modo possono avere avuto un ruolo in relazione alle precedenti scelte.
D. Allargando l’orizzonte alle altre Casse previdenziali, qual è lo scenario attuale e che cosa pensa possa accadere nei prossimi anni?
R. Il sistema delle Casse di previdenza ha vissuto e fronteggiato, negli ultimi anni, cambiamenti radicali che hanno interessato i diversi regimi. Trasformazioni che, per alcuni aspetti, hanno riguardato e investito anche i compiti e lo stesso scopo degli enti; anche prescindendo dal dibattito sulla natura giuridica delle Casse di previdenza «privatizzate» e dall’impatto su di esse della più recente legislazione statale, sono proprio i mutamenti economici e sociali, e i loro effetti, che rappresentano oggi la vera sfida per le «nostre» istituzioni di previdenza. E tutto questo mentre non sempre il quadro normativo e quello istituzionale si rivelano adeguati e appropriati ai bisogni economici e di welfare dei nostri iscritti. In questo scenario, trasformato e soggetto ai nuovi e incombenti obblighi appena richiamati, gli enti di previdenza di diritto privato devono sapersi attrezzare per migliorare, valorizzare e ampliare i servizi erogati, in un’ottica di più elevata efficienza, anche attraverso sinergie organizzative e «politiche». Ma, esattamente per compiere questo salto la rappresentatività politica delle stesse Casse non può fondarsi su azioni o su interventi dei singoli enti, o manifestarsi e proporsi attraverso modalità vecchie, meramente rivendicative o parasindacali. La gestione dei patrimoni, la definizione degli investimenti, le norme sulla spesa, le stesse riforme dei sistemi previdenziali richiedono l’applicazione di modelli di governance riveduti e ridefiniti e una forza organizzativa più ampia, anche - ed è il primo obiettivo - al fine di rappresentare la specificità e il valore di un universo professionale che costituisce una quota rilevante del prodotto interno del nostro Paese. In questo contesto l’Enasarco sta affrontando, negli ultimi anni, le sfide generali richiamate e quelle più specifiche, non riscontrando, spesso, un’adeguata attenzione da parte delle istituzioni pubbliche.
D. È in atto tuttora una crisi i cui effetti ancora sono tangibili, e da cui sembra, si spera, che cominceremo ad uscire lentamente a partire dalla metà o dalla fine del corrente anno. Che cosa si sente di dire agli iscritti?
R. La prima cosa da dire con molta franchezza è che il nostro Paese, ma anche l’Europa, attraversa e vive una crisi profonda e che non lascia le cose come erano prima. È faticoso anche intravedere quello che saremo. Viviamo giorno per giorno, cerchiamo di sopportare il peso della crisi, ma fatichiamo a disegnare un futuro. Porto degli esempi, stringo il campo ed entro nel merito della Fondazione e delle Casse. Se questa crisi, come è prevedibile, continuerà nel tempo, come si può continuare ad adempiere a giusti obblighi di legge, come la sostenibilità a lungo termine, quando i patrimoni nel corso degli anni continuano a dare i bassi rendimenti che stanno dando? Non solo. Ma, superata la «sbornia» del passato, le Casse devono convertire la loro capacità di gestione dei propri patrimoni mettendo in relazione il livello di rischio con la sostenibilità della Cassa stessa, ponendo dunque molta attenzione proprio sul livello di rischio per quello che noi siamo, non un’entità speculativa ma un’entità che deve corrispondere pensioni. Questo è un elemento che va ben considerato.
D. La portata di una crisi di tali dimensioni non potrebbe produrre l’effetto di sminuire o perfino di sterilizzare gli effetti delle riforme che avete messo in atto?
R. Questa crisi ha avuto un’intensità così dirompente che la nostra Cassa ha dovuto compiere tre interventi sulle prestazioni, uno di manutenzione e due di riforma. Nelle recessioni tradizionali, ovvero in quelle cicliche, i settori tendono a razionalizzare la filiera, ad accorciarla anche per ridurre i costi; figuriamoci in una crisi sistemica e prolungata quale quella che stiamo vivendo. La crisi attuale ci obbliga a cambiare profondamente. Ricordo che l’Enasarco nel passato nemmeno tanto lontano ha sempre avuto una struttura sostenuta e robusta per la gestione del patrimonio immobiliare ma non per la finanza mobiliare; tutto questo, oggi, non è più possibile. Abbiamo rafforzato la struttura interna della finanza per migliorare le capacità professionali nella gestione del patrimonio e quindi abbiamo corretto la rotta. Ci affidiamo a soggetti specializzati, non siamo una banca e non abbiamo le strutture di un istituto di credito; però dobbiamo avere una nostra capacità di coordinamento e valutazione delle azioni che facciamo nella gestione della finanza. Ci siamo posti il problema di garantire le decisioni del Consiglio di amministrazione di cui compiti e responsabilità devono essere ben chiari e specificati; è altrettanto importante tuttavia che il Consiglio possa fare affidamento su un sistema di controlli adeguato e all’altezza del patrimonio che deve gestire. E quindi oltre al rafforzamento della finanza ci siamo dotati di un risk management e di un internal audit, e proseguiremo nell’irrobustimento di tali funzioni.
D. Siete intervenuti in altri settori?
R. Ci siamo dati, come ho anticipato, procedure che hanno specificato tutto questo, sottoponendole agli organi vigilanti Covip e Ministeri competenti. Oggi funzioniamo in questo modo, non improvvisiamo più: l’Enasarco è davvero cambiata. Dobbiamo andare in direzione della massima trasparenza dei nostri comportamenti, della massima responsabilità ad ogni livello delle decisioni che si assumono e ognuno deve rispondere nell’ambito delle proprie responsabilità. Questa è la nostra direzione di marcia. E se è vero che attualmente vi è una carenza di indicazioni da parte del legislatore, ciò non deve essere preso ad alibi. Se siamo Casse privatizzate, dobbiamo andare avanti nel processo di autoriforma non dimenticando mai che la gestione di un fondo pensionistico è una responsabilità enorme. Lo era prima e lo è ancora di più oggi, in una situazione di crisi come quella attuale.
D. Quali le prossime mosse?
R. Abbiamo fatto tanto ma non basta. Riformeremo il nostro statuto tenendo presente queste linee guida: aumentare il livello di capacità e di professionalità dei consiglieri di amministrazione e chiarire molto bene il livello di professionalità e capacità della struttura apicale, ovvero dei dirigenti, attraverso una valutazione delle competenze. La riforma dello statuto va coniugata anche con il criterio della rappresentanza. Non credo nei consiglieri totalmente indipendenti, se non altro perché è difficile stabilire l’indipendenza di una persona: lo è di più un consigliere che viene dal mondo della finanza rispetto ad uno che viene dal mondo delle associazioni? Il punto è trovare il giusto equilibrio: è la scommessa per il futuro sulla quale dobbiamo lavorare da subito.
D. Quale la parola chiave del 2014?
R. Abbiamo bisogno di confrontarci con le sfide future e quindi di crescere. L’imperativo è assolutamente il cambiamento. Il passato è passato. Dobbiamo continuare ad avere capacità di autoriforma, che può essere stimolata da parte di coloro cui dobbiamo rendere conto e che ci controllano e verificano, ma che deve venire innanzitutto da noi. Come siamo riusciti a fare fino a ora e come abbiamo tutta la volontà di continuare a fare.   

Tags: Marzo 2014 previdenza Enasarco

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