mariano mossa: italia, prima nel mondo nella tutela dei beni culturali
Laureato in Scienze Politiche all’università di Milano e in Scienze della Sicurezza interna ed esterna in quella di Roma Tor Vergata, il generale di brigata Mariano Mossa, comandante dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, dopo l’Accademia Militare di Modena e la Scuola di Applicazione Carabinieri di Roma ha ricoperto delicati incarichi a Torino, a Milano e presso la Direzione Investigativa Antimafia. Dal 2001 al 2003 è stato capo dell’Ufficio cerimoniale dell’Arma dei Carabinieri, quindi comandante provinciale di Genova e ha retto, per sei anni, il comando del reparto Carabinieri della presidenza della Repubblica e la vice direzione della Sovraintendenza centrale per i servizi di sicurezza del Quirinale.
Domanda. Recentemente ha avuto grande risalto sulla stampa il furto in una chiesa di Modena di una pittura attribuita al Guercino. Il mercato illecito dei beni culturali continua ad essere attivo?
Risposta. È il prezzo che paga l’Italia perché ha la maggiore concentrazione di patrimonio culturale del mondo, fra bellezze artistiche, naturali e archeologiche. Il giro d’affari dei trafficanti è elevatissimo, inferiore soltanto a quelli della droga e delle armi. Il Comando CC TPC ha raggiunto soddisfacenti risultati che dimostrano la passione investigativa e la preparazione tecnico-professionale in possesso dei nostri carabinieri, che costituiscono un valore aggiunto all’attività svolta in difesa del patrimonio culturale.
D. Può tracciare un bilancio dei furti di beni culturali?
R. Il 2013 ha confermato la tendenza in corso alla contrazione: da 891 sono scesi a 676. La scoperta di scavi clandestini ha registrato un incremento che ha permesso di aggiornare costantemente lo stato dei luoghi talvolta individuando aree ancora archeologicamente sconosciute; di esaminare le tecniche criminali adottando misure idonee di prevenzione per evitare la prosecuzione del saccheggio; di consentire una proficua azione di contrasto per lo scavo clandestino, sia occasionale sia sistematico.
D. In quali regioni si registra il maggior numero di furti?
R. In Lazio, Lombardia e Toscana. Valutando il dato complessivo e qualificandolo in rapporto ai luoghi, risulta, come riscontrato negli ultimi anni, che gli obiettivi più colpiti da questa criminalità sono i luoghi di culto e quelli privati. Le opere maggiormente trafugate sono quelle di facile occultamento e trasporto, in particolare quelle esposte alla fede pubblica in chiese incustodite, in siti archeologici non ancora portati alla luce, in abitazioni private spesso isolate.
D. Quali fattori influiscono sulla scarsa tutela dei beni nei luoghi di culto?
R. Nel 2013 i furti a danno di chiese sono stati la metà di tutti quelli compiuti in Italia, anche se si è registrato un calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La difficile tutela è dovuta a molti fattori: il delicato rapporto tra conservazione e fruizione dei beni e tra controllo degli ambienti e riservatezza dei fedeli; l’estrema parcellizzazione degli obiettivi, spesso situati in aree disabitate e di disagevole controllo anche attraverso servizi saltuari; la costante esposizione dei beni alla pubblica fede, trattandosi di oggetti di culto e di devozione; l’uso nelle liturgie di molti oggetti poi non adeguatamente riposti; l’apertura delle chiese, anche in aree scarsamente abitate e in assenza di celebrazioni, senza forme di vigilanza; l’assenza, in siti ecclesiastici, anche di minime misure di sicurezza per beni culturali pregevoli e facilmente asportabili, e di protezione fisica e tecnologica degli edifici.
D. Quali consigli darebbe a chi ha un’opera d’arte in casa?
R. Nel sito www.carabinieri.it sono forniti una serie di consigli al cittadino e al proprietario di opere d’arte, al quale si raccomanda di compilare l’Object ID, disponibile nello stesso sito web e nell’applicazione iTPC, modulo che consente una rapida descrizione dei beni, estremamente utile in caso di furto. La scheda consente l’agevole inserimento degli elementi descrittivi nella «banca dati dei beni illecitamente sottratti», in modo da favorire la costante comparazione con quanto giornalmente è oggetto di controllo.
D. Perché la vostra banca dati è considerata la più valida del settore?
R. La banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti contiene tutte le informazioni su quelli da ricercare, di provenienza italiana e straniera, nonché elementi sugli eventi delittuosi collegati. È la più grande del mondo nel settore, e punto di riferimento per tutti i reparti dell’Arma dei Carabinieri e per le altre forze di Polizia italiane e straniere. Essa consente di compiere attente analisi dei furti di beni culturali come di altri atti delittuosi, e fornisce indicazioni idonee ad indirizzare l’attività preventiva ed investigativa.
D. Nell’attività investigativa quali difficoltà incontrate?
R. Spesso non è possibile risalire alla data di sottrazione dei beni. Ci si accorge del furto quando il bene viene ritrovato o quando si aggiornano gli inventari. Le indagini non tempestive spesso sono le più difficoltose. Il Comando CC TPC è stato costituito nel 1969, un anno prima della Convenzione dell’Unesco che invitò gli Stati firmatari a dotarsi di servizi per la tutela dei patrimoni culturali; proprio per la preminenza riconosciuta all’Arma dei Carabinieri nel settore, tale Comando svolge in Italia la funzione di polo informativo e di analisi a favore di tutte le forze di polizia e verso l’estero.
D. Sono in atto iniziative in collaborazione con altri Paesi?
R. Tra i progetti intrapresi con l’estero figura il Psyche - Project System for Cultural Heritage che, finanziato dall’Unione Europea, vede il Comando CC TPC leader di esso e consentirà, anche attraverso un aggiornamento dell’hardware e del software della banca dati, l’interscambio informativo tra gli uffici di Polizia aderenti, l’informatizzazione delle segnalazioni dei beni culturali da ricercare provenienti dai vari Paesi, lo sviluppo del database stesso su modello CC TPC, con strumenti di ricerca avanzati e di comparazione automatica di immagini.
D. Esiste un mercato illecito di beni culturali via web?
R. Al di là dei dati statistici riportati, va citato il problema del mercato illecito via web. Nel 2013 sono stati individuati e sequestrati 12.841 beni, di vario tipo, in seguito a monitoraggio dei siti online svolto secondo definiti piani operativi. La maggioranza riguarda tutti i tipi di beni culturali, in particolare quelli di carattere numismatico (6.776), libri e documenti d’archivio (5.500), reperti archeologici (514). Le persone coinvolte in tali attività non sono soltanto delinquenti abituali, ma anche individui comuni incuranti o non consapevoli dei risvolti penali. Sarebbero necessarie regole che, lungi dal limitare le caratteristiche dello strumento virtuale, consentano una maggiore informazione specifica degli utenti-clienti e una più agevole attività di monitoraggio e controllo.
D. Recuperate anche beni di proprietà di Paesi stranieri?
R. Il Comando CC TPC rivolge la massima attenzione al profilo estero della propria attività sviluppando investigazioni in campo internazionale; monitorando il mercato attraverso i controlli dei siti internet e dei cataloghi di aste programmate oltre confine; consolidando le relazioni con polizie estere e con i reparti specializzati di altri Paesi. Su richiesta dell’autorità giudiziaria sono state eseguite 21 rogatorie internazionali che hanno portato al rimpatrio di 78 beni culturali tra dipinti e reperti archeologici. Prossimamente saranno restituiti a Grecia, Ecuador, Perù, Iraq e Messico centinaia di reperti archeologici e beni culturali recuperati durante indagini svolte in Italia.
D. In che modo la tecnologia può aiutare nella tutela del patrimonio culturale?
R. Sin dagli anni 80, oltre alla riconosciuta autorevolezza, il Comando CC TPC si avvale della «banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti», che oggi è il più grande database del mondo nel settore, contenente oltre 164 mila eventi, la descrizione di 5.800.000 oggetti asportati, 595 mila immagini memorizzate. È costantemente oggetto di aggiornamenti tecnologici e di una puntuale alimentazione; costituisce un formidabile ausilio per gli investigatori che quotidianamente lottano in difesa del patrimonio culturale, poiché permette di individuare, anche a distanza di varie decine di anni, opere di cui ormai si sono perse le tracce. L’abbattimento delle barriere doganali nell’Unione Europea e la crescente facilità di movimento di persone e merci hanno suggerito al Comando di usare le eccezionali potenzialità della rete internet per diffondere nel mondo le informazioni sui beni culturali sottratti e indicazioni utili alla cittadinanza attraverso il sito istituzionale www.carabinieri.it.
D. In che modo il vostro Comando oggi ha rapporti con i cittadini?
R. Non si possono ottenere successi se non si è al passo con i tempi; la tecnologia accompagna e gestisce la vita quotidiana, pertanto, il Comando CC TPC ha realizzato l’applicazione «iTPC» per dispositivi mobili, smartphone e tablet, che consentirà ai cittadini di collegarsi con il Comando CC TPC, di comparare immagini di opere d’arte, di segnalare la presenza di opere di dubbia provenienza. Grazie alla comprovata esperienza, il Comando promuove costantemente studi, formazione e collaborazioni operative per funzionari di forze dell’ordine, dogane, ministeri, diversi Paesi tra cui Iran, Turchia, Filippine, Cipro, Francia, Usa, Bulgaria, Mongolia, Germania, Svizzera, El Salvador, Grecia, Russia. Questo consente di realizzare un’azione più appropriata nel contrastare il crimine contro il patrimonio culturale, sempre più globalizzato. Tale impegno ha permesso di incrementare e di qualificare anche i rapporti con l’Unesco, con il quale il Comando CC TPC vanta un’intensa e fattiva collaborazione.
D. Vi interessate anche sul modo con cui le pubbliche amministrazioni trattano i beni culturali?
R. Siamo un reparto investigativo che ha come compito principale il recupero del patrimonio culturale saccheggiato, illecitamente sottratto o esportato. La legge sui beni culturali prevede anche la tutela del paesaggio. Per legge operiamo nella tutela del paesaggio e, quando vincoli paesaggistici vengono violati, noi interveniamo.
D. Non dovreste essere proprio voi a svolgere questo compito?
R. Se vi sono violazioni non rilevate, noi veniamo attivati ma non entriamo nella fase amministrativa. Se viene concessa un’autorizzazione paesaggistica senza i necessari presupposti, si pone un problema di incompatibilità paesaggistica.
D. Se un cittadino deve segnalare un caso, a chi deve rivolgersi?
R. A qualunque forza di polizia o all’autorità giudiziaria. È un settore a cui stiamo riservando particolare attenzione e l’attività operativa lo dimostra. Oggi i dati relativi a questo comparto sono decisamente confortanti rispetto al passato. Le ultime due operazioni in questo ambito hanno comportato i sequestri di un villaggio turistico in Calabria e di un condominio di 50 appartamenti in Sardegna.
D. Chi sarebbero i responsabili? Denuncereste i Comuni?
R. Denunceremmo all’autorità giudiziaria coloro che in qualche modo hanno consentito questi abusi, in base alle loro responsabilità penali.
D. Quante unità lavorano nella sua area operativa?
R. La mia area è tutta l’Italia, il Comando ha 250 unità, adeguate al compito, perché nel nostro settore vanno privilegiate le qualità del personale, la capacità investigativa, le conoscenze e le competenze.
D. Qual è il vostro raggio d’azione?
R. Se si rubano beni culturali o archeologici all’estero, l’ambasciata interessata chiede al CC TPC di verificare la possibilità di inserirli nella nostra banca dati delle opere d’arte illecitamente sottratte, che è la più efficiente nel mondo. Il commercio tradizionale dei beni culturali risente della particolare congiuntura economica tanto da modificare le modalità del commercio di opere d’arte. Sono tanti i settori in cui operiamo, con risultati quantitativi e qualitativi che riscuotono autorevole considerazione anche a livello internazionale.
D. Come si rivolgono a voi i Comandi di altri Paesi?
R. Il TPC è il comando più specializzato nel settore , e questo determina un certo impegno. Inoltre, nonostante non sia un compito istituzionale, svolgiamo attività addestrativa ospitando forze di polizia di tutto il mondo per ricalcare il nostro modello, considerato un punto di riferimento. Forniamo, altresì, consulenza specialistica a favore di musei, archivi e biblioteche, indicando accorgimenti e suggerimenti per evitare furti di beni culturali, grazie all’esperienza acquisita. Ma anche i privati devono conoscere alcuni accorgimenti fondamentali, per esempio adottare la «carta d’identità», necessaria per riportare tutte le caratteristiche dell’opera al fine di riconoscerla, se trafugata.
D. Oggi sembrano giunti a tale precisione da arrivare dove vogliono, anche perché molti furti sono commissionati?
R. Lo scenario è molto ampio, il furto su commissione è possibile per opere di assoluto pregio poiché occorre una filiera di persone che operano in propri ambiti «specializzati». Altri furti non sono eseguiti su commissione, ma da soggetti «occasionali» o attirati dal valore commerciale. La casistica è ricca.
D. Voi lavorate da soli?
R. La tutela del patrimonio culturale è un’attività delegata dal ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo all’Arma dei Carabinieri, cui attribuita la primazia della competenza. In caso di furti tutte le altre forze sono tenute ad informarci per inserire l’opera rubata nella
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