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paolo masini: tutto ciò che la giunta fa per rendere Roma una città «normale»

Paolo Masini, assessore del Comune di Roma con delega a Periferie, Infrastrutture e Manutenzione urbana

Roma, da un problema del Comune a un problema comune: più o meno la teoria dei politici che governano oggi la capitale, ispirati ad un futuro in condivisione già sperimentato nelle moderne città europee ed internazionali. È arrivato il momento dei consorzi, del coworking, delle cooperative, del vecchio ma sempre attuale motto «Chi fa da sé fa per tre», e di quel lusso democratico per cui la vita pubblica è una vita partecipata. Il cittadino è messo al centro del suo stesso mondo, quindi può e deve pulire davanti al proprio negozio ed organizzarsi anche se ha figli, ma ha il sostegno dell’odierno Esecutivo, che si occupa di supervisionare il tutto e di dare un motore al sistema.
Sistema che nell’ottica di Paolo Masini, attuale assessore capitolino con delega al Coordinamento delle periferie, alle Infrastrutture e alla Manutenzione urbana, sia innovativo e abbia un valido metodo di ricerca e di intervento sul campo, evitando di riproporre gli errori delle Giunte precedenti e basandosi su dati solidi di realtà, letteralmente «fotografati» da macchine 3D che consentiranno la prevenzione dei frequenti, quando non tradizionali incidenti.
La periferia romana è parificabile ad alcune grandi città per dimensioni e misura del dato demografico, una periferia che è un polmone pulsante e che da sola sarebbe in grado di dare una forte accelerazione all’intera città, ma che è soffocata dal degrado, dall’assenza di collegamenti - la nuova metro C non è una panacea assoluta, in cui seppellire gli altri problemi -, dalla delinquenza, dai rifiuti, dalle voragini, dall’illuminazione, dall’assenza di una socialità sicura e di opportunità effettive di convivenza. E da molto altro ancora.
Domanda. Infrastrutture e manutenzione urbana fanno parte della sua delega. Quali linee guida sta seguendo per operare a Roma, in settori che sono noti per essere di difficile conduzione, e sono sempre sotto i riflettori?
Risposta. Dal primo giorno abbiamo fatto riferimento a innovazione, trasparenza e partecipazione, perché quello che vogliamo fare è riuscire a far diventare questa una città «normale». Roma è già meravigliosa ed è la città più bella del mondo, ma vogliamo che in questi 5 anni di nostro assessorato le cose cambino. Sempre più romani chiedono: Perché le cose a Roma non funzionano come all’estero? E questo è assurdo.
D. Cosa vuol dire Roma città «normale»? Cos’è la normalità?
R. Innanzitutto una città che non si allaghi quando piove, e senza buche. Sono richiesti interventi rilevanti. Poco dopo il nostro insediamento, il 6 dicembre 2013 abbiamo siglato il «Patto per lo sviluppo, la legalità e la trasparenza nel Comune di Roma» con Cna, Federlazio, Legacoop, Confesercenti, con tutte le associazioni che si occupano di edilizia, e con i sindacati per le questioni riguardanti la sicurezza sul lavoro e la lotta al lavoro nero. Questo primo atto è la base e su questa linea non si transige. Il primo riferimento nel Patto è allo sviluppo, perché in un momento di enorme crisi ci siamo messi a disposizione per reperire fondi dovunque stessero, quindi regionali, statali, europei per sbloccare una situazione di grave crisi. Successivamente al cambio dei vertici dell’Acea, che ha consentito di rimettere sui binari giusti l’azienda «fiore all’occhiello» di Roma, siamo riusciti a sbloccare circa 60 milioni di euro per la rete fognaria che erano fermi da 7 anni; quindi siamo riusciti, attraverso lo sblocco dei piani di recupero urbano, a riprendere più di 80 milioni di euro che erano fermi da vari anni, e abbiamo attuato una serie di politiche come quella della manutenzione scolastica, un campo in cui in un solo anno abbiamo trovato la stessa quantità di denaro che la passata Amministrazione comunale ha speso in 5 anni, più di 50 milioni di euro, per 107 edifici, mentre l’avvio del cantiere del Museo della Shoah ha portato altri circa 20 milioni di euro. Le iniziative tampone non bastano, ma stanno dando man forte.
D. Roma è al passo con i tempi?
R. Teniamo un occhio molto vigile sul tema dell’innovazione. Stiamo riuscendo a fare interventi particolari, come la realizzazione di tappetini stradali con il polverino dei pneumatici insieme ad Ecopneus, consorzio che si occupa del riciclo degli pneumatici usati. Compiamo un grande lavoro ambientale riutilizzandoli e inserendoli nel bitume; attraverso quell’aggiunta, i tappetini stradali acquisiscono maggiore fonoassorbenza, drenabilità, durata e attrito, ed è limitato il rischio di incidenti. Abbiamo già sperimentato questo sistema in periferia, a partire dal quartiere di Tor Pignattara. Intendiamo attuarlo in aree sensibili, davanti agli ospedali o in luoghi in cui è necessario ridurre il rumore, come quelli più densamente popolati. In Italia c’è un esempio a Bolzano, ma questa procedura è già usata in America e in Spagna da anni.
D. Prendete ispirazione dall’estero per «normalizzare» la città di Roma?
R. Stiamo lavorando molto su questo. Come prima azione compiuta appena siamo arrivati abbiamo visitato le Facoltà di Ingegneria nelle nostre Università; sono stato colpito da ciò che ci ha detto un esponente della Sapienza, ossia che da 11 anni nessun assessore era entrato nell’università, e mi sono chiesto come venivano fatti i bandi. Questo Assessorato sta puntando molto sull’innovazione coinvolgendo i giovani neolaureati ed evitando i «copia e incolla»: gli uffici purtroppo sono abituati ad emanare bandi uguali a quelli dell’anno prima, a loro volta copiati da quelli precedenti e così via. Ma, dato che il progresso avanza, dobbiamo aggiornarci. Rispetto alla manutenzione stradale, ad esempio, che è uno dei temi che cerchiamo di curare di più, nel prossimo appalto emaneremo bandi specifici sulla segnaletica orizzontale, sulle rotatorie e sulla manutenzione stradale. Ciò ci consentirà un maggior controllo e rigore, che intendiamo raggiungere anche attraverso il nuovo regolamento sugli scavi, che consente alle ditte che lavorano nei sottoservizi di non creare «strade Frankenstein», come le chiamo io. Nel nuovo appalto useremo una macchina che viene impiegata in America e nelle grandi città del Nord Europa per fotografare in 3D tutto il manto stradale, e questo significa passare dall’emergenza alla prevenzione.
D. Una volta che la mappatura della situazione stradale sarà costantemente aggiornata, si realizzeranno gli interventi via via richiesti? Si resterà su un piano ideale o si passerà all’esecuzione?
R. Sarà un’innovazione storica per l’Italia, non solo per Roma, che quando sarà a regime, nell’arco di 3-5 anni, ci consentirà di risparmiare metà dei costi attraverso la prevenzione. Se si aprirà una fessura, sarà sigillata e non diventerà una buca. Quest’anno non abbiamo ancora avuto l’occasione di emanare il bando a causa dei problemi economici che hanno riguardato i Comuni e in particolare Roma. Finora in tutto si è verificato lo stato di emergenza, e abbiamo dovuto rincorrere le varie situazioni, come è accaduto per l’alluvione del 31 gennaio scorso. Stiamo attenti anche all’ambiente, a breve saneremo le voragini con prodotti derivati da materiali di risulta, recuperati dai calcinacci. Sarà una grande novità dal punto di vista ambientale ma anche economico, dato che il materiale riciclato costerà di meno.
D. A proposito di ambiente e di economia, avete appena ricevuto un premio per l’aumento di efficienza energetica nell’ambito per la nuova «gara di calore», bando per la selezione di imprese fornitrici diretta che punta sul risparmio energetico: riguarderà 1.841 edifici comunali, di cui 160 asili nido, 790 scuole, 180 uffici e 173 edifici di edilizia residenziale pubblica. Di cosa si tratta?
R. Di una grande rivoluzione, rientrante nella scommessa che stiamo facendo in ambito nazionale. Il premio ci è stato conferito da Legambiente a Torino. Quella per l’efficienza energetica è forse la battaglia delle battaglie. Non è possibile che i nostri figli tornino da scuola dicendo che sono rimasti con le finestre aperte perché faceva troppo caldo. Abbiamo a Roma 1.800 edifici comunali e nel riscaldamento si può ottenere un consistente risparmio. Prima nelle gare vinceva chi chiedeva il prezzo più basso, ma l’impresa guadagnava di più se aumentava il consumo di gasolio. Ora chiediamo alle imprese e ai nostri dirigenti di alzare l’asticella, e cioè di farli guadagnare proporzionalmente al loro contributo all’efficienza dei vari edifici. Solo quelli scolastici a Roma sono più di 1.200, e le imprese guadagneranno installando doppi vetri, pannelli fotovoltaici e cappotti termici. Si tratta di un’iniziativa significativa, perché recepiamo per primi in Italia una normativa europea, contenuta nella Direttiva n. 27 sull’efficienza energetica. Su questa strada stiamo andando avanti con partner eccellenti come il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Enea.
D. Per quanto riguarda le voragini invece, che programmi avete?
R. Il problema del dissesto idrogeologico è notevole per Roma. Siamo usciti abbastanza indenni dall’alluvione del 31 gennaio e da quella dello scorso novembre perché abbiamo compiuto un grande lavoro di prevenzione programmando tutti gli interventi, e questo ci ha consentito di tutelare le tre zone di Roma più critiche, ossia l’entroterra di Ostia, Prima Porta e Piana del Sole nell’XI Municipio, i cui abitanti hanno trascorso giornate più serene rispetto a quelle cui erano abituati nei decenni scorsi. Ma il problema c’è, l’abbiamo fatto presente ad Erasmo De Angelis, responsabile nel Governo Renzi del dissesto idrogeologico, e stiamo lavorando su questo. La somma occorrente si aggira sui 40 milioni di euro per l’attuazione di un piano che abbiamo preparato con la Terza Università di Roma. La città è molto grande, ha 520 mila caditoie, 25 mila fontanelle, 215 mila lampioni, e nel prossimo giugno comincerà la realizzazione del Piano led, che sarà il più grande del mondo, e che è basato su innovazione, risparmi e attenzione all’ambiente. E poi c’è tutto il lavoro da compiere per le periferie.
D. In cosa consiste il Piano led?
R. Sostituiremo tutti i lampioni con altri a led. Per evitare alla città una luce fredda, cercheremo di utilizzare lampade più calde delle classiche luci led. C’è in programma poi un’altra iniziativa, quella delle cosiddette «case dell’acqua», una nostra vecchia fissazione. La prima già esiste, nella sede dell’Acea nel quartiere Ostiense, accessibile al pubblico. Ne disporremo circa 60 in tutta la città, soprattutto nei mercati e nelle ville storiche. Si tratta di un progetto significativo perché fornisce acqua sia semplice sia gassata con l’intento di ridurre il consumo della plastica. Si può prelevare acqua gratuitamente, inoltre la struttura è dotata di un video per conoscere le notizie del Comune, e di una porta Usb per caricare il cellulare. È un modo per educare i romani contro il consumo della plastica. Un progetto che non comporta costi per il Comune, perché rientra nell’accordo che abbiamo concluso con l’Acea.
D. Lei ha la delega al Coordinamento delle politiche delle periferie. Cosa fa?
R. Si tratta di vari temi che riguardano vari Assessorati, noi ne abbiamo il coordinamento e stiamo mettendo mano ad alcune situazioni. Ad esempio stiamo riattivando i consorzi di autorecupero, a Castelverde realizzeremo una caserma grazie ai fondi di tali consorzi, a Palmarola faremo un’altra struttura di depurazione, e questo metodo diverso ci consente di compiere un balzo in avanti e di dialogare nel modo migliore sia con loro che con i comitati di quartiere in una serie di programmi comuni.
D. La partecipazione attiva dei cittadini è ormai una costante, come nel caso delle cooperative di comunità attraverso cui chiedete ai singoli individui di svolgere compiti storicamente e giuridicamente di spettanza pubblica?
R. Le cooperative di comunità consentono ai cittadini di gestire nel modo migliore i loro luoghi, perché l’Amministrazione di fatto non ce la fa più a fare tutto. Crediamo nella gestione comune del bene pubblico, è un fenomeno sul quale stiamo lavorando molto e che si sta sviluppando positivamente; nello stesso filone si inserisce il «coworking» soprattutto nelle periferie, che offre nuove opportunità di lavoro e stimoli soprattutto ai giovani. Un coworking particolare è stato attuato nella zona di Corviale, per il quale è in fase di emanazione il relativo bando; quello più «sfizioso» e che ha avuto un risalto anche nazionale, è l’Alveare di Centocelle, ideato per consentire ai neogenitori di continuare a lavorare già al compimento di due o quattro mesi del neonato. E poi una serie di progetti come «SanBa» a San Basilio, che ha avuto un’eco anche internazionale, un progetto creato insieme ai cittadini che ci ha consentito di contribuire a ricreare il tessuto sociale. A San Basilio, un quartiere ad altissimo tasso di spaccio di stupefacenti e di abbandono scolastico, abbiamo compiuto un lavoro di recupero della popolazione scolastica. Questi progetti hanno coinvolto tutta la cittadinanza locale e hanno suscitato soddisfazione. E hanno contribuito ad aumentare il numero di «notizie positive» associate ad un quartiere che è troppo spesso sui giornali solo per la cronaca nera. A Corviale c’è anche il «Calciosociale», insieme ad altri progetti innovativi che stanno diventando buone pratiche europee.
R. Lei ha anche la delega relativa al Piano per l’abbattimento delle barriere architettoniche negli spazi pubblici e aperti al pubblico. Cosa si sta facendo?
D. È una delega che ho da poco tempo e che sto cercando di svolgere. Abbiamo approvato in Giunta una delibera sul Peba, Piano di eliminazione delle barriere architettoniche, che la città aspettava da anni. Adesso sono in svolgimento le procedure con la partecipazione delle associazioni interessate e, malgrado la scarsità di fondi, la volontà è quella di spenderli nei luoghi più idonei.
D. Ha detto «città normale». Qual è un esempio di città normale?
R. In Italia non siamo abituati a vederne molte, però penso a quelle del Nord Europa, che funzionano e dove ognuno compie il proprio dovere. Sono stato in Svezia di recente, e posso rendermi conto meglio delle differenze con Roma. Ogni mattina in un elmetto giallo, che rappresenta i lavori pubblici, pongo biglietti con l’indicazione di tutti i cantieri che abbiamo in attività; ne estraggo uno a sorte e mi reco a compiervi un sopralluogo a sorpresa. Vorrei che ognuno facesse la propria parte allo scopo di poter governare una città importante ma nello stesso tempo complessa come Roma.  

Tags: Dicembre 2014 Roma

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