Il nostro sito usa i cookie per poterti offrire una migliore esperienza di navigazione. I cookie che usiamo ci permettono di conteggiare le visite in modo anonimo e non ci permettono in alcun modo di identificarti direttamente. Clicca su OK per chiudere questa informativa, oppure approfondisci cliccando su "Cookie policy completa".

  • Home
  • Interviste
  • diego e stefano ravelli: con le nostre stufe a pellet riscaldiamo anche i paesi più freddi del mondo

diego e stefano ravelli: con le nostre stufe a pellet riscaldiamo anche i paesi più freddi del mondo

I fratelli Stefano e Diego Ravelli, imprenditori giovani e dinamici che hanno saputo raccogliere le difficoltà dell’economia globale

Un’intuizione imprenditoriale che parte da lontano, una lunga tradizione di esperienze, un bagaglio di idee e di conoscenze che si tramandano di padre in figlio, con tutta la determinazione e la passione di chi vuole trasformare un’idea in un’impresa di successo. Il pensiero prende ulteriore slancio con la forza delle idee e delle nuove tecnologie, con il lavoro di squadra, la ricerca e soluzioni all’avanguardia, nel segno di uno sviluppo sostenibile e di un’evoluzione che migliori la qualità della vita. Dall’esperienza dell’Ecoteck srl, fondata come parte autonoma della C.F.M. srl, azienda che si occupa dal 1970 di lavorazioni metalliche per stufe e caminetti, nasce il Gruppo Ravelli, nuova struttura imprenditoriale nel settore del riscaldamento.
Produce stufe a pellet, mercato in notevole espansione, le cui prospettive di sviluppo sono molte. L’azienda consolida l’andamento positivo con percentuali di crescita a due cifre negli ultimi quattro anni. Nel giro di pochi anni si è attestata tra i primi produttori italiani di stufe a pellet e ora l’obiettivo è consolidare e rafforzare la presenza nei mercati europei: Francia, Belgio, Spagna, Portogallo in testa, in cui il consumo di pellet è in rapida espansione. Nel 2013 il Gruppo ha aperto una filiale negli Stati Uniti, nel Nord della California, con l’obiettivo di penetrare nel Nord America.
Del marchio Ravelli sono apprezzati la ricercatezza nell’impiego dei materiali,  dei componenti e il design tipicamente italiano. Si tratta di una lungimirante visione aziendale, forza di un’azienda che oggi è guidata dai fratelli Diego e Stefano Ravelli, imprenditori giovani e dinamici che hanno saputo raccogliere le difficoltà dell’economia globale. È uno dei due fratelli, Diego, a descrivere a Specchio Economico l’attività di famiglia.
Domanda. Com’è nata la società?
Risposta. La Ravelli è nata come branca da un’azienda di famiglia: nel 2000 cominciammo a costruire un tipo di stufa a pellet e ci presentammo subito a Progetto Fuoco, una fiera biennale punto di riferimento del settore, con pochissima esperienza. Il settore stava nascendo allora, e quindi mostrammo un modello. Il primo anno vendemmo circa 250 stufe, la maggior parte non risultò funzionante e questo stesso fatto contribuì a far sì che la Ravelli rimanesse un’azienda molto legata al prodotto, che conosce in maniera «intima», e che non divenisse un’azienda a stampo più prettamente commerciale. Ciò ci ha condotto ad oggi, ad essere un gruppo di circa 200 dipendenti, con una produzione di circa 50 mila stufe l’anno distribuite in tutta Italia, Europa e anche in alcuni Paesi extracomunitari. Quindi un’azienda estremamente giovane che, in 14 anni, è riuscita ad affermarsi in questo settore.
D. Dove sono ubicati gli stabilimenti principali?
R. A Palazzolo sull’Oglio, un paesino in provincia di Brescia. Tutti i nostri concorrenti sono veneti, noi siamo gli unici «outsider» bresciani.
D. Nonostante la crisi, il mercato delle stufe e caldaie a pellet sta avendo una crescita esponenziale; o forse è proprio la crisi che ha creato un’opportunità, nella volontà del consumatore, di individuare forme di riscaldamento alternative. Come può descrivere questa tendenza?
R. Riscaldare con il pellet costa ancora meno, e proprio in un momento in cui c’è tensione economica e crisi, come oggi, la tecnologia del pellet in sé aiuta sicuramente a risparmiare. Possiamo dire che la crisi per noi ha creato un’opportunità per piazzare in maniera più decisiva i nostri prodotti. A differenza di altri combustibili, l’uso del pellet consente di avere esattamente la coscienza di quanto si spende, perché tutte le volte che si inserisce un sacco di pellet all’interno della stufa sai cosa hai speso e non c’è più la necessità di interpretare le bollette di luce e di gas. Si può dire che la crisi ha aiutato questo settore a crescere.
D. Oltre al risparmio di cui parla, ci sono anche detrazioni fiscali a favore di coloro che usano il pellet. Non è così?
R. Il privato che acquista una stufa a biomassa, sia essa a pellet o a legna, ha la possibilità di accedere a significativi incentivi fiscali. Gli interventi incentivati sono essenzialmente di due tipi: quelli per la ristrutturazione degli edifici, per cui è previsto un incentivo del 50 per cento, e per la riqualificazione energetica, per cui è previsto un incentivo del 65 per cento. Gli incentivi fiscali per le stufe a pellet consentono di ammortizzare i costi di acquisto negli anni, con il risultato che riscaldare con le stufe a pellet risulta ancora più conveniente. Lo scorso anno ha preso il via anche il cosiddetto «Conto Termico», che spinge a sostituire l’impianto di riscaldamento classico come le caldaie, con nuovi sistemi di stufe a pellet. In alcune situazioni tale agevolazione può ripagare fino all’80 per cento dell’investimento dell’acquisto. A differenza di questo, gli altri incentivi del 50 e del 65 per cento valgono non solo sulla sostituzione, ma anche sull’acquisto di una stufa.
D. Improvvisamente tutti conoscono il pellet: ciò avviene per i motivi legati al risparmio o, anche, per una maggiore promozione del prodotto?
R. Sicuramente gli incentivi del 50 e del 65 per cento hanno contribuito a far sì che il pellet diventasse estremamente diffuso, ma sin dal 2006 stiamo vivendo questa crescita, che si è consolidata nell’arco di 8 anni. È una crescita più ampia dunque, e non soltanto verificatasi all’ultimo momento.
D. Usando il pellet si salvaguarda l’ambiente?
R. Il materiale è fatto di segatura di scarto: le segherie più importanti d’Europa, che tagliano i boschi per ottenere legno per l’edilizia, con lo scarto, creano del pellet; in questo modo l’impatto sull’ambiente è pari a zero.
D. Come vi distinguete dalle altre aziende che producono pellet?
R. Sicuramente il fatto di essere un’azienda giovane, fatta di giovani, ci consente di essere estremamente innovativi. Nel nostro Centro di ricerca e sviluppo sono presenti non solo ingegneri, ma anche designer, e adottiamo un atteggiamento molto proattivo nel mercato; cerchiamo di evolverci e di avviare sempre nuove iniziative, osiamo più degli altri.
D. C’è qualche prodotto particolare che vi distingue?
R. Abbiamo lavorato moltissimo su una gamma di stufe «canalizzate», ossia utili a scaldare più ambienti all’interno della casa. Siamo stati tra i primi a trovare un sistema in cui qualsiasi ambiente potesse essere termostatato e di conseguenza fornire la possibilità di regolare la temperatura di ogni singola stanza. Prima, se era fissata una temperatura massima nella stufa, tutti gli ambienti raggiungevano una temperatura alta, oggi invece gli ambienti sono svincolati e quindi c’è più comfort nel riscaldamento della casa, e si può regolare la temperatura di ciascun ambiente.
D. Le stufe sono sicure?
R. Sono dotate di sistemi di sicurezza. Si parla tanto del monossido di carbonio delle caldaie: se dovessero esservi fuoriuscite di fumo, la legna ha odore, brucia gli occhi e si nota, perché non ha alcuna differenza rispetto a un vecchio camino a legna, mentre le perdite di una stufa a gas sono inodori e incolori. In più, una stufa a pellet è controllata elettronicamente, quindi ha tutti i sensori di pressione e di temperatura, è «intelligente» perché un’eventuale anomalia viene riscontrata e segnalata e la stufa si spegne in modo automatico.
D. Avete una vostra rete di assistenza che segue i vostri prodotti?
R. Come Ravelli, abbiamo circa 300 centri assistenza nel territorio nazionale che riparano le macchine che si dovessero rompere e compiono il collaudo del nuovo impianto installato.
D. Quali sono i mercati migliori?
R. Il mercato italiano è il primo ed è seguito in maniera più diretta. Poi siamo tra i primi in Danimarca, abbiamo una quota di mercato significativa in Francia e in Belgio, in Spagna siamo discretamente distribuiti, e lo siamo comunque in tutta l’Europa. In più abbiamo una filiale negli Stati Uniti, curiamo la distribuzione in Canada, in Cile, in Giappone, in Nuova Zelanda. Diciamo che, dove fa freddo, cerchiamo di esserci.
D. Ma nei mercati più freddi, non ci sono già le aziende del luogo?
R. Le aziende di stufe a pellet esistono solo in Italia e nel Canada, Paese in cui ve ne è solo una. Le altre sono italiane perché in Italia c’è una forte cultura della stufa e del riscaldamento a legna proprio per una tradizione tramandata. Negli altri Paesi, ancora fino a qualche anno fa il massimo dell’innovazione era la pompa di calore ovvero il condizionatore, che veniva utilizzato d’estate e d’inverno, oggi la stufa sta prendendo piede anche in questi altri Paesi, ma non ci sono ancora produttori di stufe a pellet.
D. Dov’è nato il concetto della stufa a pellet?
R. Il pellet, come materiale, è nato in Canada e la prima azienda produttrice di stufe a pellet era canadese.
D. Ma la Ravelli riesce ad esportare anche in Canada?
R. Il made in Italy ci viene ancora riconosciuto, come anche la nostra innovatività costante. Le aziende canadesi sono più statiche e conservative, hanno gli stessi modelli da 20 anni.
D. Lei lavora con suo fratello: come vi dividete i compiti aziendali?
R. Mio fratello Stefano, più grande di me, segue la parte amministrativa e tutta la rete commerciale estera, mentre io seguo di più la filiale italiana e la parte relativa al prodotto e alla produzione.
D. Cos’è «Casa Ravelli»?
R. Si tratta di uno show-room che abbiamo aperto 3 anni fa, nato dall’idea di esporre i nostri prodotti; poi si è trasformato col tempo in un luogo che i nostri rivenditori frequentano con i privati per mostrare i nostri prodotti installati; gli addetti ai Centri assistenza vengono a compiere corsi di aggiornamento, un paio di volte l’anno creiamo eventi per  mostrare tutte le novità: quindi è un luogo d’incontro e scambio di informazioni su questo settore. È un posto aperto al pubblico, chiunque può partecipare.
D. Investite in ricerca e sviluppo?
R. Abbiamo 7 elementi nell’ufficio di progettazione, 2 ingegneri nel laboratorio che eseguono prove per ridurre le emissioni al minimo, cercare, con il minor consumo, di fornire le massime prestazioni e incrementare la resa. Si lavora nell’ottica di migliorare il comfort dell’utente privato. Le stufe devono essere sempre più silenziose, possedere sempre più autonomia, essere sempre più facili da riparare. Insomma siamo sempre impegnati a lavorare su vari fattori della produzione.
D. Avete anche svolto una collaborazione con la facoltà di Ingegneria meccanica dell’Università degli studi di Brescia. Di che si tratta?
R. Proprio nell’Università di Brescia inizialmente avevamo un laboratorio decentrato e un ingegnere lavorava sulle nostre stufe; oggi quello stesso ingegnere fa parte del nostro Gruppo e manteniamo il piano di incentivazione attivo con l’Università di Brescia.   

Tags: Febbraio 2015

© 2017 Ciuffa Editore - Via Rasella 139, 00187 - Roma. Direttore responsabile: Romina Ciuffa