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GIOVANNI MAGGI: le nostre «catene» favoriscono l’innovazione e la crescita

Giovanni Maggi, consigliere delegato di Maggi Group spa e presidente di Confindustria Lecco

16 addetti altamente specializzati, 35 milioni di euro di fatturato, un segmento manifatturiero «tradizionale», di nicchia o quasi, reinventato usando le più sofisticate tecniche di progettazione e di produzione, internazionalizzazione commerciale spinta. Sono tutti gli ingredienti di un caso di scuola, insomma, di quelle medie imprese italiane che costituiscono uno dei fattori di successo del Paese, quando l’economia gira, e uno degli argini al declino quando, come in questi anni, la recessione impera. Parliamo di Maggi Group spa. A raccontare questa storia d’impresa «multitasking» è Giovanni Maggi, consigliere delegato del Gruppo che porta il suo nome, e presidente di Confindustria Lecco.
Domanda. La sua azienda è uno dei più tipici esempi di quel made in Italy di successo che ha permesso al Paese di crescere negli anni «buoni» e di reggere, attraverso l’export, anche nei momenti più drammatici della crisi. Quali sono state le tappe dello sviluppo aziendale?
Risposta. L’azienda principale di Maggi Group, Maggi Catene spa, fu fondata dal mio bisnonno nel 1925. Inizialmente un catenificio di tipo «tradizionale», Maggi Catene nei decenni ha compiuto alcune acquisizioni in settori contigui che hanno portato alla costituzione dell’attuale Gruppo e a dare vita a un’azienda strutturata e interamente di proprietà della famiglia. Oggi Maggi Group è presente non solo nel settore delle catene, ma anche nel campo della zincatura, dei trattamenti termici e del trading. Stiamo quindi parlando di una tipica piccola e media impresa italiana che ha saputo investire nell’innovazione e nell’internazionalizzazione. In quest’ultimo campo abbiamo di recente attivato una strategia per affacciarci nel mercato più importante nel mondo per la nautica, quello degli Stati Uniti, e l’abbiamo fatto pensando innanzitutto a prodotti adeguati, quindi proponendo una reinterpretazione ad hoc di una serie di catene che ha già avuto successo in altri mercati nella versione originale. Due varianti delle nostre tradizionali catene calibrate per ancora della linea Aqua, Aqua 4 e Aqua 7, sono infatti state reinterpretate sulla base delle misure adeguate al mercato statunitense, ciascuna secondo quattro declinazioni, e presentate all’esposizione di settore Miami International Boat Show. Inoltre, possiamo da poco contare su un distributore monomandatario ufficiale per gli Stati Uniti. Ma l’obiettivo di Maggi Catene è quello di arrivare all’apertura di una filiale commerciale negli Usa.
D. Quali sono stati i punti di forza e le leve strategiche che vi hanno fatto crescere, nonostante la recessione? 
R. Sono state fondamentali internazionalizzazione e l’innovazione alle quali ho accennato. Attualmente infatti esportiamo il 70 per cento del fatturato in 65 Paesi del mondo e questo anche perché applichiamo l’innovazione in molteplici ambiti. Anche grazie a quest’ultimo aspetto, ci siamo evoluti come azienda multitasking presente in più comparti: la nautica, l’auto e la moto, l’industria, il mondo della ferramenta e altri. La diversificazione è stata sicuramente uno degli aspetti che ci hanno consentito di andare avanti. 
D. Può fare un esempio di diversificazione di prodotto? 
R. Il prodotto Self-Matic, che abbiamo presentato nel 2012, è frutto di un investimento in un’idea innovativa che ci vede operare non solo come produttori, ma anche come distributori di prodotti vicini al mondo delle catene. La nascita del progetto ha preso infatti le mosse dall’osservazione di una caratteristica delle grandi superfici del bricolage, molto presenti a livello internazionale, nelle quali si rende di norma necessaria l’assistenza alla vendita per prodotti venduti a misura lineare come cavi metallici, corde e accessori metallici. Proprio in queste aree distributive, perché impegnato su più fronti, il personale è a volte impossibilitato a fornire l’assistenza richiesta, con il rischio di scoraggiare gli acquisti. Grazie a Self-Matic, che propone una soluzione nel tempo stesso tecnologicamente sofisticata ma di facile accesso per il cliente finale, per il consumatore, basta invece individuare prodotto e relativo scaffale, identificato da un codice-colore, e selezionare tramite un sistema touch screen scaffale, prodotto, quantitativo e misura desiderata. In poco tempo il cliente ottiene in modo completamente automatico quanto richiesto, corredato da tagliando per il pagamento alla cassa. In questo caso, la vera innovazione sta nell’avere guardato a questo settore da un punto di vista diverso, proponendo una soluzione nuova pensata a partire da un bisogno.
D. Innovazione e qualità: quanto e come contano questi due requisiti? 
R. Contano entrambi moltissimo. Prima facevo, in particolare, riferimento all’innovazione, ma anche la qualità è un aspetto fondamentale e sul quale abbiamo molto investito. Disponiamo sia della certificazione ISO 9001 sia di varie certificazioni prodotto per moto e auto previste a livello nazionale e internazionale. I nostri prodotti sono la prova della nostra propensione ad innovare e ad investire nella qualità. Penso ad esempio al lucchetto iClose, a Self-Matic, il sistema innovativo dedicato alla vendita non assistita di prodotti a misura lineare che citavo prima, alle catene per la nautica della linea Aqua. Se abbiamo sempre puntato alla qualità e al raggiungimento di livelli di eccellenza, con Aqua 7 ad esempio siamo riusciti a raggiungerli anche grazie alla possibilità di controllare ogni minimo aspetto della produzione, portando all’estremo la ricerca delle soluzioni ottimali orientate al conseguimento dei migliori risultati finali possibili. Aqua 7 è un prodotto nel quale conta molto la componente ricerca che, rispetto ad analoghe proposte presenti nel mercato, coniuga una resistenza molto elevata con la possibilità di ridurre di conseguenza le dimensioni della catena e quindi di alleggerire l’imbarcazione, usando meno spazio a bordo con evidenti vantaggi per il diportista e il cantiere nautico.
D. Su quali prospettive e su quali mercati puntate per l’ulteriore sviluppo del Gruppo?
R. Per quanto attiene i mercati, in questo momento puntiamo soprattutto ad aprirci spazi in quello Usa dove, come dicevo, abbiamo già un distributore monomandatario ufficiale con la prospettiva di aprire una filiale entro fine anno, e in quello asiatico. Il mercato europeo è per noi ormai considerato alla stregua del mercato domestico. Anche grazie agli investimenti sull’internazionalizzazione, contiamo di mantenerci competitivi, consapevoli che grande attenzione deve essere sempre riservata anche a qualità e innovazione. In questa ottica sono convinto che sia strategico continuare a guardare al futuro dei nostri prodotti rispondendo ai nuovi bisogni che emergono dai potenziali clienti.
D. Quali prodotti in particolare rispondono alle esigenze del nuovo presente?
R. Il lucchetto iClose ad esempio, sistema antifurto che unisce la protezione meccanica del lucchetto a quella del sistema di allarme elettronico su telefono cellulare tramite sms. Attraverso di esso è possibile proteggere e monitorare a distanza i beni di proprietà, siano essi mezzi di trasporto o immobili. La nostra logica è stata quella di ragionare su un sistema che potesse proteggere non solamente un singolo oggetto ma il mondo che circonda ognuno di noi. Questo attraverso un sistema declinabile secondo le diverse esigenze e gestibile in modo semplice, configurando gli apparecchi tramite il software dedicato. Abbiamo insomma cercato di dare risposta alle esigenze di una vita moderna sempre più frenetica e «in movimento» con uno strumento affidabile che semplifica la vita. 
D. Lei è anche presidente degli industriali di una delle aree a più elevata vocazione manifatturiera del Paese e forse d’Europa: dal suo osservatorio speciale come vede i prossimi mesi? Si registrano segnali di ripresa? 
R. In questo momento intravediamo qualche piccolo segnale di miglioramento. Siamo ora in un contesto che almeno parzialmente sta volgendo a favore dell’attività delle imprese, in particolare grazie al cambio euro-dollaro che facilita le aziende esportatrici, e al processo di riforme che con il Jobs Act ha compiuto un primo passo verso il cambiamento. Certo, ora bisogna continuare sulla strada delle riforme e il cammino non è breve. È ancora troppo presto per parlare di ripresa, a mio modo di vedere; ma diversi segnali indicano che il 2015 potrebbe essere migliore dell’anno che si è da poco chiuso. Del resto dobbiamo fare i conti con gli effetti lasciati da lunghi anni di congiuntura negativa. I dati dell’Osservatorio congiunturale relativi al secondo semestre 2014 realizzato dal Centro Studi di Confindustria Lecco e Unindustria Como, ad esempio, delineano un quadro caratterizzato, da un lato, da una generale tenuta nel versante tendenziale e, dall’altro, da una decelerazione congiunturale per gli indicatori associati a domanda, attività produttiva e fatturato. Questi indicatori in media hanno subito un rallentamento di oltre tre punti percentuali con una conseguente, parziale erosione dei risultati positivi raggiunti dalle aziende nella prima metà dell’anno. Rispetto ai livelli dello scorso giugno, la contrazione si è attestata al 3,6 per cento per gli ordini, al 2,7 per cento per l’attività produttiva e al 3,5 per cento per il fatturato. Sul versante tendenziale, invece, il confronto con il corrispondente semestre del 2013 ha mostrato variazioni positive anche se di entità contenuta. Le aspettative per l’anno in corso segnano però un miglioramento rispetto alla chiusura del 2014, proprio per i fattori che citavo prima, ma tornare ai livelli pre-crisi non sarà certo immediato né semplice. La speranza è che il completamento delle riforme avviato dal Governo possa a sua volta contribuire al rilancio della nostra economia. 
D. Come valuta il Jobs Act e, più in generale, la politica economica del Governo Renzi?  
R. Direi che il Jobs Act ci instrada finalmente verso la modernizzazione del mercato del lavoro, rispondendo a un’esigenza di flessibilità della quale l’Italia ha bisogno da tempo. Si tratta di un passo iniziale, ma ora è necessario proseguire nel cammino delle riforme strutturali, andando ad incidere su tutti quegli aspetti che per il sistema delle imprese si traducono in un divario competitivo con i colleghi di altri Paesi.
D. Quali mosse ritiene debbano essere compiute ancora per sfruttare al massimo le condizioni favorevoli di contesto che si sono determinate?
R. È indispensabile provvedere alla rimozione di tutti gli ostacoli che frenano l’attività del sistema produttivo e delle imprese, così come gli investimenti. Eccessiva burocrazia, pressione fiscale, lungaggini della giustizia sono aspetti che fanno parte dell’elenco delle questioni da affrontare, e speriamo che il Governo lo faccia al più presto. Oggi siamo ancora il secondo sistema manifatturiero in Europa nonostante mille freni imposti alle imprese. Con condizioni di contesto più adeguate il sistema produttivo, colonna vertebrale del Paese, potrà ottenere risultati ancora migliori a vantaggio della competitività e dello sviluppo complessivo.
D. Come imprese del Sistema Confindustria, in che modo pensate sia possibile rendere effettivo il processo di risanamento del Paese?
R. Come sistema delle imprese, siamo consapevoli di chiedere da tempo un cambiamento al Governo, anzi ai Governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Ma l’abbiamo fatto dimostrando, nei fatti, di essere a nostra volta capaci di cambiare per essere più moderni e competitivi. Lo abbiamo fatto come imprese, innovando ogni giorno per fare fronte alla competizione internazionale, e come sistema delle imprese con la Riforma del sistema Confindustria. Si tratta di un percorso che ha preso il via nel mese di giugno dello scorso anno e in brevissimo tempo ha visto tutto il sistema rispondere cogliendo la spinta al rinnovamento, tanto che sono diversi i processi aggregativi fra le Associazioni del sistema attualmente in atto. Le formule adottate sono diverse, nel rispetto delle singole specificità, ma tutte ispirate allo spirito della Riforma e al desiderio di cogliere la sfida che essa pone. Quella di cambiare per essere ancora più forti, uniti, rappresentativi. Il processo di integrazione fra Confindustria Lecco e Confindustria Sondrio, che oggi ha già compiuto una parte significativa della strada che sta conducendo alla nascita di una nuova Associazione, Confindustria Lecco e Sondrio, si inserisce appunto nel solco di questo importante processo di cambiamento e vedrà il proprio compimento nei prossimi mesi. Noi stessi quindi, con Confindustria Sondrio, siamo, con orgoglio e a pieno titolo, parte di questo cammino nella certezza che esso sarà positivo per tutto il sistema delle imprese.         

Tags: Aprile 2015

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