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Alberto Rodolfi: Copma, con la nostra rivoluzione abbiamo dato concretezza all’igiene

Alberto Rodolfi, presidente della Copma

A Copma s’identifica come una realtà di gruppo che sviluppa la propria iniziativa in più settori d’attività, prevalentemente nel terziario nel contesto del quale si concentrano la maggior parte delle attività del gruppo. Ad oggi sviluppa ancora la maggior parte del proprio volume d’affari nel settore dei servizi di pulizia, pur operando in più settori, mediante partecipazioni in varie società al fine di diversificare i prodotti offerti ed i mercati di riferimento come Niagara srl e Carpispurgo srl specializzate nel trattamento e smaltimento rifiuti, Quisisana srl per quanto riguarda attività di cura e diagnostica. Il gruppo è attivo anche nel settore immobiliare mediante la società Progeo Plast srl, la cui attività si identifica nella conduzione di immobili ad uso produttivo e nella ristrutturazione di unità abitative destinate alla vendita. La diversificazione produttiva realizzata svolgendo attività in distinti ambiti commerciali tende a perseguire una strategia in grado di offrire una più solida stabilità economico-produttiva all’interno del gruppo.
La presiede Alberto Rodolfi.
Domanda. La Copma, azienda operante nel settore della sanificazione ambientale, ha brevettato un sistema di pulizia innovativo, il PCHS (Probiotic Cleaning Hygien System), capace di garantire un’igiene stabile degli ambienti contribuendo a ridurre il rischio di trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza sanitaria. In cosa consiste questa nuova tecnica di biostabilizzazione che cambia radicalmente il modo di misurare l’igiene negli ambienti sanitari e ospedalieri?
Risposta. Consiste in un protocollo di attività integrate tra loro che vanno a costituire un ambiente protetto attraverso l’uso e l’insediamento di specifici batteri probiotici che colonizzano l’ambiente stesso non lasciando spazi vitali ad altri batteri, mirando ad eliminare dall’ambiente i batteri patogeni e cioè i batteri che per contatto possono trasferire l’infezione. È un sistema del tutto innovativo perché, rispetto ai sistemi fino ad oggi conosciuti basati principalmente sull’uso dei disinfettanti ad azione battericida, il Sistema PCHS realizza nei locali in cui viene applicato una particolare condizione biologica che rende estremamente difficile ai batteri patogeni, causa di trasmissione di molte gravi malattie, di poter vivere e riprodursi e in tal modo riusciamo ad abbattere la loro presenza in modo stabile con valori compresi tra l’80 ed il 90 per cento.
D. Invece i normali metodi ad oggi conosciuti come funzionano?
R. Si basano principalmente su un’azione battericida indistinta attraverso l’uso di disinfettante applicato sui punti di contatto delle varie superfici ed oggetti presenti nell’ambiente. Con l’uso del disinfettante si uccidono tutti i microrganismi adulti ma non si riescono ad eliminare le loro spore, tanto che in pochi minuti riprende la naturale ricontaminazione.
D. Questo intervento è di grande importanza soprattutto nelle sale operatorie; e in quali altri luoghi?
R. È importante in ogni dove; tuttavia negli ambienti a contaminazione controllata come le sale operatorie, per norma, indistintamente, non vi deve essere presenza di microrganismi.
D. In che modo l’efficacia di tale sistema è stata dimostrata?
R. Con ricerche scientifiche in vitro e in laboratorio, quindi successivamente portate in campo dove sono state effettuate le misurazioni dei patogeni presenti prima e dopo l’applicazione del Sistema PCHS.
D. Sono sicuri i batteri che introducete nell’ambiente?
R. Abbiamo approfondito le tematiche relative al livello di sicurezza innanzitutto nel rispetto degli standard internazionali di classificazione dei microrganismi, ma non ci siamo fermati lì; abbiamo commissionato ai ricercatori del Laboratorio Cias dell’Università di Ferrara, presieduto dal Prof. Mazzacane, ulteriori specifiche ricerche che hanno confermato il dovuto livello di sicurezza ed i risultati delle ricerche sono stati recentemente pubblicati su riviste scientifiche internazionali.
D. Come vi è venuta in mente l’idea di utilizzare probiotici per la sanificazione mettendo a punto il sistema PCHS?
R. Dall’osservazione riguardo l’uso di questi particolare batteri probiotici, assieme ai ricercatori dell’Università di Ferrara, abbiamo sviluppato la ricerca che ci ha portato a costruire questo Sistema. D’altro canto, noi abbiamo sempre svolto ricerca nel campo dell’igiene, anche se può sembrare difficile pensare che chi si occupa di pulizie possa fare ricerca. Attualmente il nostro metodo è in funzione in oltre 40 strutture sanitarie con risultati straordinari.
D. Uno dei principali fattori di successo risiede nel fatto che non si è proposto un prodotto, ma un sistema e una metodologia che in tutti i suoi fattori è in grado di rappresentare un reale processo di innovazione. Quali sono gli anelli di questa catena?
R. Il prodotto probiotico è al centro della nostra attenzione, però vi è tutta una metodologia ben precisa per poter applicare e gestire questo sistema affinché abbia l’efficacia voluta. È un equilibrio molto delicato quello che andiamo a mettere in campo; partiamo con la consapevolezza di ciò e quindi dobbiamo avere personale qualificato in un sistema controllato in tutti i suoi processi e riscontrato sistematicamente durante tutta la sua applicazione. Sono necessari rilievi microbiologici per avere il riscontro di una flora batterica costituita secondo i crismi del Sistema PCHS. Non è possibile arrivare alla condizione voluta né all’istante, né in un giorno, né in una settimana, ma occorrono da uno a tre mesi per conseguire quella prevalenza e dominanza dei nostri batteri probiotici nell’ambiente. Abbiamo tecniche e attrezzature studiate per poter applicare il PCHS in modo efficace e c’è tutto un processo legato all’utilizzo delle attrezzature, alla loro bonifica e alla loro successiva applicazione da effettuarsi nel rigore del nostro protocollo perché si abbiano i risultati sperati.
D. Questo prodotto può anche essere utilizzato nelle cucine o nei bagni casalinghi, oppure occorrono procedure particolari?
R. Non possiamo parlare soltanto di un prodotto, ma di un sistema che è molto più articolato e complesso. Con il Sistema PCHS, guardiamo soprattutto a un target preciso, quello dell’ambiente sanitario, per abbattere le infezioni nosocomiali: questo è il nostro obiettivo. L’uso di questi prodotti va effettuato rispettando il principio base, quello di non andare a sovrapporre applicazioni tra loro contrastanti. Abbiamo costituito Athena Alfa S.r.l. con una propria linea di prodotti, la «Probiò» per il mercato domestico e di largo consumo. Ma come Copma siamo e restiamo produttori di servizi e oggi ci vogliamo definire produttori d’igiene, non siamo commercianti, non siamo produttori di prodotti di largo consumo, non abbiamo una cultura di questo tipo. Tuttavia con Atena Alfa proponiamo la nostra linea Probiò attraverso farmacie, distributori specializzati, direttamente sul sito di Atena Alfa, oppure su www.detergentiprobiotici.it.
D. Come si presenta il prodotto?
R. Un normale detergente in forma liquida che viene diluito nella percentuale dovuta, così come si fa con qualsiasi altro detergente.
D. Per il lavaggio delle mani e del corpo invece, è possibile utilizzarlo?
R. In tal caso diventa un cosmetico e vanno rispettate normative specifiche; il prodotto deve essere certificato in quanto idoneo alle caratteristiche che la norma prevede per i cosmetici.
D. Avete già una linea cosmetica?
R. Sì, tre prodotti che sono stati testati e certificati per l’uso e che vengono distribuiti con il marchio Probiò attraverso la catena farmaceutica.
D. Come si sta evolvendo il Progetto europeo per una sanità più sicura? Cosa intende fare la Copma in ambito istituzionale e legislativo?
R. Noi stiamo insistendo molto proponendo all’attenzione delle istituzioni e del mondo scientifico le scoperte che abbiamo fatto e le ricerche che dimostrano gli straordinari risultati conseguiti. Sono convegni e incontri che ci servono a mettere in luce l’esito delle nostre ricerche e delle applicazioni che stiamo facendo in oltre 40 ospedali. Non è pensabile incontrare un mondo totalmente ricettivo da subito, anche perché il dubbio è naturale che ci sia, ma se le ricerche che abbiamo fatto sono state pubblicate su riviste scientifiche internazionali ciò sta a significare che il mondo scientifico ne riconosce la valenza. Eppure anche questo da solo non basta, perché chi ha sempre operato in una determinata maniera e ha seguito certi canoni fa fatica a riconoscere da subito che vi è anche un altro mondo al quale appellarsi per risolvere i problemi; ma non si può continuare come si sta facendo ora, perché è vero che i batteri patogeni hanno acquisito una resistenza tale che neanche gli antibiotici possono sconfiggerli, tanto che si parla di un’era «post-antibiotico», ma è anche vero che c’è chi ha già capito che questa non può essere l’unica strada per combattere i batteri e le infezioni, e devono trovarsi delle alternative. Di fatto stiamo dicendo una sola cosa: che la soluzione sta nella natura.
D. Non temete la resistenza delle case farmaceutiche? Come pensate di combattere questa «guerra»?
R. Noi non ci lasciamo prendere dai timori e non abbiamo guerre da fare, abbiamo soltanto la convinzione dei risultati che in modo scientifico ci danno ragione. Stiamo investendo molto, soprattutto nella ricerca, e continueremo a farlo a fronte degli esiti che stiamo avendo, che ci confortano tantissimo e che ci vengono riconosciuti dal mondo scientifico internazionale. Stiamo cercando di mettere tali risultati in evidenza, portarli alle istituzioni, a chi governa, ai beneficiari ultimi di questo sistema che poi è l’utenza, e cioè i pazienti che frequentano l’ospedale e più in generale, l’intera collettività. Incontriamo forti resistenze e capiamo anche quando queste sono strumentali e sottendono alla difesa di interessi economici che andiamo a disturbare.
D. In considerazione del fatto che 25 mila cittadini muoiono ogni anno in Europa a causa della crescente resistenza agli antibiotici, cosa dimostra la vostra ricerca per il futuro della sanità europea?
R. Dimostra che è possibile fare da subito qualcosa di molto valido; dimostra che i superbatteri a livello ambientale possono essere fortemente contrastati come evidenziato con l’ultima ricerca scientifica pubblicata il 17 febbraio scorso su Plose One ed effettuata dai ricercatori del Laboratorio Cias dell’Università di Ferrara con cui collaboriamo. Tale ricerca dimostra che a seguito dell’applicazione del Sistema PCHS il «resistoma» cambia radicalmente: le resistenze risultano bassissime, praticamente annullate. Ciò significa anche che molto probabilmente sarà possibile far fronte alle infezioni nosocomiali con antibiotici normali e a basso costo. Medici di direzione sanitaria di nosocomi in cui operiamo, hanno fatto autonomamente un calcolo per stimare quanto può essere il minor costo derivante da una condizione a regime PCHS; ne è risultato che un ospedale da 600-700 posti letto può risparmiare fino a un milione e mezzo di euro all’anno per minori prestazioni terapeutiche, minor utilizzo di farmaci, minor utilizzo di posti letto. Alla luce di questi risultati, chiederemo alle istituzioni sanitarie e politiche di adottare provvedimenti coerenti anche perché porteremo ulteriori evidenze scientifiche di risultati e sicurezza sotto ogni profilo.
D. Ad oggi il Gruppo sviluppa ancora la maggior parte del proprio volume d’affari nel settore dei servizi di pulizia pur operando in più settori mediante partecipazioni in varie società al fine di diversificare i prodotti offerti ed i mercati di riferimento. Quali sono queste partecipazioni?
R. Possiamo riferirci ad una società, Atena Alfa, che abbiamo costituito proprio pensando di affidare ad essa l’attività di commercializzazione di una particolare linea di prodotti e per proporre l’utilizzo del Sistema PCHS anche da parte di terzi soggetti che, ravvedendone il vantaggio e l’efficacia, siano interessati a utilizzarlo. Noi l’abbiamo messo a punto e noi l’abbiamo registrato ma non vogliamo essere gli unici utilizzatori al mondo pur avendone tutti quanti i diritti: non abbiamo un’ottica speculativa che guida la nostra azione. Riteniamo che anche volendo non saremo mai in grado di occuparci di tante attività diffuse in tutto il mondo e che sia più utile avere soggetti con cui condividere determinate condizioni e risultati. Allora abbiamo pensato di trasferire in licenza il nostro know how a questa società per l’utilizzo del sistema offrendo tutte le condizioni necessarie per poterlo applicare.
D. Per una strategia in grado di offrire una più solida stabilità economico-produttiva, il gruppo è suddiviso in tre rami; Divisione Pulizie e Igiene, Divisione Verde e Divisione Air Cleaning. In quale campo è operativa ogni singola divisione?
R. Della Divisione Pulizie e Igiene ne abbiamo parlato; nella Divisione Verde ci occupiamo di manutenzione e realizzazione di aree verdi. Poi c’è un altro tema importante che, dal punto di vista igienico, non è molto curato ed è legato alla distribuzione dell’aria nei grandi complessi immobiliari dove l’aria viene immessa attraverso canali di distribuzione e non si riesce nemmeno a immaginare cosa si trova all’interno di detti canali dopo del tempo di utilizzazione; proprio di questa bonifica e di questa attività di igienizzazione si occupa la Divisione Air Cleaning.
D. La Copma attribuisce valore strategico alle certificazioni intese come sistema integrato e virtuoso capace di contraddistinguere il modo e la cultura di fare impresa. Quali certificazioni avete ricevuto?
R. Le abbiamo tutte quante.
D. Avete partecipato e siete stati presenti con un vostro padiglione al recente Expo Milano 2015?
R. Siamo stati presenti all’Expo di Milano con l’esposizione dei nostri prodotti Probiò per la linea «Family» nell’ambito del Parco delle Biodiversità. Ci siamo andati per dare la nostra testimonianza.
D. Avete avuto successo?
R. Abbiamo avuto qualche contatto e direi che questo ci ha dato soddisfazione ma non è che lì abbiamo aperto il mercato, il mercato prima dobbiamo crearlo attraverso una cultura nuova, che è quella dell’utilizzo di tutti gli strumenti che la natura ci mette a disposizione per ottenere un ambiente migliore anche per la nostra vita.
D. Quando è nata la Copma?
R. Si è costituita nel 1971 ed io ne sono presidente dall’età di 23 anni. Tra qualche giorno ne compirò 60. Ci siamo sempre occupati con grande impegno della nostra attività cercando di mettere sul campo l’elemento qualità come la condizione migliore per rendere credibile e dare un valore al nostro prodotto, che non è facile da apprezzare in quanto fortemente intangibile, perché forniamo e vendiamo servizi che si consumano nello stesso momento in cui li andiamo a fornire. Abbiamo sempre lavorato molto per assicurare la qualità e ci siamo riusciti, ne è dimostrazione il fatto che non abbiamo mai assunto una grandissima dimensione aziendale.
D. Quanti dipendenti avete?
R. Circa 1.600; abbiamo avuto l’immensa soddisfazione di una fidelizzazione da parte dei nostri clienti che sanno apprezzare anche il nostro lavoro sulla qualità e sulla ricerca. Non ci identifichiamo come un’impresa di pulizie, ma come dei produttori di igiene anche se è difficile dare un significato oggettivo al termine «igiene». Oggi però riteniamo di poter misurare l’igiene, e lo facciamo andando a fare la conta esatta dei batteri patogeni presenti nell’ambiente trascorso un certo periodo di tempo dall’ultima applicazione effettuata, perciò cominciamo a dare un’oggettività e una concretezza alla parola «igiene»: questa sarà una grande rivoluzione.
D. Qual è stato il fatturato del 2015?
R. La Copma è una cooperativa che svolge in modo prioritario le tre priorità di cui prima abbiamo parlato, ma è anche la capogruppo di un gruppo che ha interessi in altri ambiti come attività ecologiche, sanitarie, immobiliare. Di per sé la Copma ha registrato 35 milioni di fatturato annuo, mentre il gruppo in totale intorno ai 60 milioni.  

Tags: Aprile 2016

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