Il nostro sito usa i cookie per poterti offrire una migliore esperienza di navigazione. I cookie che usiamo ci permettono di conteggiare le visite in modo anonimo e non ci permettono in alcun modo di identificarti direttamente. Clicca su OK per chiudere questa informativa, oppure approfondisci cliccando su "Cookie policy completa".

  • Home
  • Interviste
  • Michele Zanella: O bag, non solo borse ma anche accessori alla moda e di design «componibili»

Michele Zanella: O bag, non solo borse ma anche accessori alla moda e di design «componibili»

Michele Zanella direttore generale Full Spot O Bag

Il brand O bag ha fatto della trasversalità il proprio punto di forza, rivolgendosi a un pubblico multigenerazionale, che in esso riconosce la possibilità di esprimere la propria individualità e di scegliere in libertà. La stessa borsa può essere personalizzata da donne di tutte le età, per l’ufficio o per il tempo libero, a un prezzo accessibile e democratico, ma soprattutto scalabile.
A difendere la scelta della trasversalità è Michele Zanella, direttore generale di Full Spot, l’azienda padovana che produce e distribuisce il marchio O bag, conosciuto soprattutto per le borse «componibili»: la borsa-icona è in gomma «eva» (etilene vinil acetato), atossica e resistente, ma anche superleggera.
A fare la differenza, di stile e di prezzo, sono i dettagli poiché gli accessori, abbinabili e intercambiabili, spaziano dal tessuto alla pelle fino all’eco-pelliccia (O bag ha aderito alla campagna internazionale Fur Free Alliance). Dal design alla moda, il percorso del brand O bag è stato inverso a quello compiuto da molti altri marchi. All’orologio che fu presentato nel tempio del design, cioè al Salone del mobile di Milano nel 2010, sono seguiti gli occhiali, i bracciali, le borse e gli accessori fino all’ingresso nel mondo delle calzature (con le «flatform»), sempre nel segno della customizzazione.
I numeri testimoniano la crescita: con un fatturato 2015 di 55 milioni di euro, più che triplicato rispetto all’anno precedente, Full Spot stima di chiudere il 2016 in crescita del 20 per cento a 63 milioni, con previsione di arrivare a 90 milioni nel 2018. Il 95 per cento della produzione è made in Italy attraverso una rete d’impresa che conta 40 consorziate concentrate nel Nord Est. Il 70 per cento dei ricavi oggi arriva dall’Italia, il restante dall’estero. «I nostri obiettivi–dichiara Zanella–si concentrano sullo sviluppo retail. Entro giugno 2017 sono in programma 100 aperture e per il 2018 contiamo di portare da 300 a 500 il numero degli O bag store nel mondo. Altri investimenti saranno dedicati alla logistica, all’e-commerce e a una strategia di gestione ottimale dei social network».

Domanda. Quale è stata l’idea all’origine dell’azienda? Cosa significa O bag?
Risposta. L’idea fondamentale dell’azienda si trova nel proprio dna che è quello di cercare di creare dei prodotti innovativi puntando su alcuni fattori cardine che sono il design e la possibilità di customizzare il prodotto con materiali che potessero sorprendere il consumatore abituale con accostamenti inusuali come plastica, pellame ed eco-pelliccia, il tutto offerto ad un prezzo «democratico» e variabile. Il nostro brand O bag è formato da due componenti: la prima lettera, che è una O, è il risultato di tre parole: one (unico), own (proprio) e original (originale). Queste tre parole sono la risultante del segreto di tutti i nostri prodotti; creare un oggetto e realizzarlo in maniera originale rendendolo unico è la nostra caratteristica. È vero che di borse O bag ce ne sono moltissime, però ognuna è diversa dall’altra perché alla fine l’ultimo passaggio, quello dell’«assemblaggio» spetta al cliente che rende così il proprio prodotto unico.

D. Dall’anno della fondazione molto è cambiato: può raccontare l’evoluzione dell’azienda dalla nascita fino a oggi?
R. Inizialmente siamo partiti con il nome dell’azienda, e cioè Full Spot, ma nel 2012 abbiamo deciso di optare per O bag; il cambiamento è avvenuto spontaneamente, decretato dal successo che ha riscosso la nostra borsa «iconica» nel pubblico. Dalla fondazione a oggi molto è cambiato, l’azienda è nata come una scommessa, un’intuizione, un gioco. Oggi siamo una bella realtà che conta 300 negozi monomarca presenti in circa 50 Paesi nel mondo e abbiamo dei piani significativi per il futuro. La nostra bravura è stata quella di consolidare un prodotto made in Italy di successo sviluppando contemporaneamente la crescita dell’azienda con nuove strutture e investimenti.

D. Quali sono gli obiettivi di crescita nel 2017?
R. Stiamo puntando molto sul settore del retail, quindi vorremmo consolidare la parte che riguarda l’internazionalizzazione con l’apertura di nuovi punti vendita su alcuni mercati che per noi sono di riferimento come Francia, Spagna, Germania e la parte dei Balcani, oltre a uno sviluppo significativo che stiamo portando avanti negli Stati Uniti e in Cina. Invece per quanto riguarda il mercato italiano possiamo dire che ormai siamo quasi arrivati a una fase di consolidamento; il nostro obiettivo è l’apertura di 250 negozi che approssimativamente a metà del prossimo anno raggiungeremo, dopodiché si tratta solo di consolidare un progetto che abbiamo lanciato ormai da sei anni.

D. Quali saranno i prodotti di punta del 2017?
R. Come ogni buona azienda abbiamo molte novità per il 2017; debuttiamo questo mese con uno zaino «multifunzione», un po’ da lavoro e un po’ da tempo libero, dal nome O square. A marzo lanceremo un nuovo progetto di borsa che si chiama O bag Moon disponibile in due varianti. Avvicinandoci all’estate, abbiamo un «progetto beach» di grande spessore perché ci sono novità sia in termini di accessori con borse dedicate al mare, sia nel footwear. Inoltre ci sarà un occhio di riguardo per il target maschile che stiamo cercando di conquistare con prodotti dedicati come il portafoglio O hug, con la parte footwear e con la proposta di zaini. Dico in anteprima che al Salone del Mobile saremo presenti con delle novità sulla parte che riguarda il «moving» con delle idee legate alla borsa e agli oggetti in movimento.

D. Come intendete raggiungere, dai 55 milioni del 2015, i 90 milioni di fatturato che vi siete prefissati entro il 2018?
R. Consolidando la parte retail e di internazionalizzazione. Rispettando pienamente gli obiettivi che ci siamo prefissati, il bilancio 2016 è in chiusura ma sicuramente sarà  molto positivo poiché si continua a vedere la «coda» di clienti nei nostri punti vendita, e questo è il più grande riconoscimento che si possa avere.

D. Avete una grande rete distributiva tradizionale; l’e-commerce invece quali risultati porta?
R. Puntiamo molto in questo ambito e saremo live con un progetto di multicanalità nei mesi di marzo-aprile 2017; tale progetto vede il consumatore al centro e proprio attorno al consumatore stiamo cercando di creare da una parte una rete fisica con i nostri negozi per poter essere vicini ai clienti e fornire loro una «shopping experience» dal punto di vista della vendita, e dall’altra di fornire un servizio di «customer service» nel post vendita. Tutto questo verrà integrato con una parte e-commerce con la possibilità di configurare la propria borsa acquistandola sulla piattaforma online, o di acquistarla in negozio e farsela consegnare a casa, oppure avere un modello «misto» acquistando una parte dal punto vendita e una parte online. Questo è un progetto che vede la luce dopo circa un anno e mezzo di realizzazione in termini di software e di strumenti che l’azienda si è dotata dal punto di vista IT e informatico. Posso dire con grande soddisfazione che per Pasqua debutteremo con questo progetto di multicanalità.

D. Avete notato differenze o preferenze particolari nel customizzare le borse da Paese a Paese?
R. Più che una differenza nella customizzazione, abbiamo uno spettro di scelta molto ampio e combinare tra loro 6 mila prodotti risulta una pratica pressoché infinita. La digitalizzazione che stiamo portando nel punto vendita è volta anche a soddisfare le innumerevoli esigenze dei consumatori dei diversi Paesi.

D. Innovazione e ricerca e sviluppo sono curati internamente? Quanta rilevanza hanno nei vostri piani strategici?
R. Sono curati sia internamente che esternamente poiché collaboriamo con molti designer, quindi ogni prodotto è siglato e disegnato da architetti. Lo studio milanese di design e architettura Laboratorio Quattro ci affianca fin dall’inizio del progetto, oggi annoveriamo e coltiviamo sempre nuove collaborazioni. Invece, per quanto riguarda la parte di comunicazione, marketing e sviluppo strategico è tutto svolto internamente.

D. Quali scelte avete fatto riguardo la sostenibilità? I materiali che usate sono riciclabili?
R. I materiali sono riciclabili perché c’è la possibilità che alla fine del ciclo produttivo possano essere recuperati per fare altri oggetti, e sono sostenibili poiché non contengono solventi dannosi per la salute e per l’ambiente. Per esempio i nostri orologi sono fatti con del silicone alimentare che è un materiale adatto al contatto con alimenti e bevande.

D. Avete sottoscritto il protocollo Fur Free. Cosa vi ha fatto cambiare idea dal momento che inizialmente la pelliccia era utilizzata?
R. Ad agosto 2016 O bag comunica la totale abolizione dell’uso di pellicce animali dalle sue future collezioni siglando un accordo con la Fur Free Alliance e la Lav. Questo è stato un atto di coerenza a vantaggio di una moda etica e sostenibile, nonostante commercialmente sia stato un sacrificio per noi perché tale prodotto ha conquistato una grande fetta di mercato. O bag abbandona così l’utilizzo della pelliccia vera a favore di una eco-pelliccia di alta qualità che d’ora in avanti sarà utilizzata per creare i bordi intercambiabili delle borse O bag, le sacche interne delle O basket e le pattine intercambiabili delle tracolle O pocket. La moda, in questo caso, trova il giusto favore popolare quand’essa si pone in maniera rispettosa e responsabile. Anche con questa iniziativa O bag non perde la propria impronta di marchio innovativo orientato al design dando la possibilità di esprimere l’individualità e di scegliere in assoluta libertà. Noi abbiamo ascoltato il cliente perché è il nostro interlocutore imprescindibile e il successo di O bag deriva proprio dal passaparola, dall’esperienza personale condivisa e dall’interazione con il nostro affezionato pubblico.

D. Pensate a una futura quotazione in borsa?
R. In questo momento non è tra i nostri primi pensieri; la nostra priorità ora è quella di consolidare un progetto che per noi sta diventando molto importante e se riusciremo a farcela con le nostre forze rimarremo indipendenti.           

Tags: Gennaio 2017 made in italy design Veneto via col Veneto Padova Full spot designer eCommerce fashion moda brand

© 2017 Ciuffa Editore - Via Rasella 139, 00187 - Roma. Direttore responsabile: Romina Ciuffa