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IDILIO CIUFFARELLA (DELTA ENERGY SYSTEMS): L’ENERGIA PARTE DALL’UOMO ED A LUI DEVE RITORNARE

«In sostanza siamo gli esperti che entrano in un ambiente ed hanno l’impagabile capacità di individuare le lacune per attivare i miglioramenti», questo è, in poche parole, l’impegno della società

Idilio Ciuffarella, 48 anni e padre di due figli, una lunga carriera nell’energia in aziende italiane fino ad arrivare alla qualifica di amministratore delegato di Delta Energy Systems Italia nonché general manager «smart building» in Delta EMEA. Opinion leader su energia e sostenibilità, l’ingegner Ciuffarella è una persona speciale e dalla leadership innata, che nel proprio lavoro alla competenza aggiunge quel pizzico di umanità che possa far avvicinare a temi a volte troppo tecnici e di difficile comprensione.
La variabile che differenzia il suo operato da quello di altri è che egli non si limita a vendere i prodotti dell’azienda che dirige - se la sua attività si riducesse a questo non trasmetterebbe un messaggio diverso dagli altri – ma cerca di trovare un equilibrio tra i diversi giocatori in campo. Esempio ne è il concetto di «antropologia della luce», da lui coniato ad intendere un’illuminazione che segua il bisogno dell’individuo e non il contrario, ossia una persona che debba obbligatoriamente adeguarsi alla luce che trova in una stanza. E così, in un recente e importante progetto curato per Telecom Italia, lo scopo non è stato semplicemente vendere e installare un sistema di accensione e spegnimento automatico delle luci per tutti i dipendenti; in realtà gli obiettivi sono stati diversi e tutti da amalgamare: la ricerca di un profitto dell’azienda venditrice, la necessità di «energy saving» del compratore che acquista un sistema di «building automation» per l’efficientamento energetico, le normative nazionali e internazionali, l’ambiente e, non ultimo, il libero arbitrio dei dipendenti che vogliono poter scegliere di avere in ufficio l’illuminazione che reputano più adatta.
Ecco quindi un modo innovativo e creativo di guidare un’azienda, una tecnologia sapientemente proposta e condivisa con gli stakeholders piuttosto che venduta. Sarà forse per il curriculum di uno spirito fortemente creativo maturato in società italiane di eccellenza ma collocate all’interno di un contesto internazionale, con il conseguente continuo confronto con le realtà estere.
Domanda. Cosa ha imparato da queste esperienze?
Risposta. Ogni azienda, per via delle differenti nazioni di riferimento, mi ha fatto apprendere aspetti diversi ma importanti del lavoro. Per esempio, dai miei esordi in Marconi Communications (oggi Ericsson) azienda con una forte connotazione in ricerca e sviluppo e tra le prime società di telecomunicazioni in Italia che operava nel settore civile e della Difesa, e facente parte della galassia della britannica General Electric Company, ho imparato a lavorare molto sui processi, in particolare sulla pianificazione strategica, elemento cardine e rivisto sistematicamente ogni anno. Ho capito l’importanza di una strategia: gli inglesi sono ottimi organizzatori. Un altro aspetto che veniva molto curato è la gestione del ciclo di vita del prodotto e dei progetti, la sovranità del cliente e lo sviluppo dei talenti. Da questo è derivato un attaccamento alla maglia aziendale e all’italianità. In quell’azienda ho appreso cosa significa innamorarsi del proprio lavoro, che era svolto con grande entusiasmo perché l’uomo era al centro dell’azienda.
D. Ed ora i taiwanesi.
R. Sì, ma prima di loro ci sono stati gli americani di Magnetek: nuovamente un’azienda italiana, stavolta facente capo al colosso fotovoltaico Power One, oggi ABB. Dagli americani ho appreso l’elasticità, la socievolezza nel business insieme alla capacità di costruire buone relazioni e infine, ovviamente, l’eccellenza nel marketing e la comunicazione. Infine, Delta Energy Systems: una società da 25 anni italiana ma riferita a una holding taiwanese da quasi 8 miliardi di dollari. Da essi ho imparato la cura per ogni minimo dettaglio, strutturato nei minimi particolari per non lasciare nulla al caso e prevedere ogni possibile scenario, ipotizzando anche quelli più avveniristici o di recupero.
D. Da «golden boy» nelle telecomunicazioni in Marconi al settore energetico. Cosa ha suscitato questa passione per l’energia?
R. La Marconi aveva una divisione americana che si occupava di energia, e nel 2000 mi fu affidato lo sviluppo del mercato EMEA. Accettai entusiasta. Si stenterà a crederlo ma il mio innamoramento nei confronti dei temi dell’energia è avvenuto quando, adolescente, ho scoperto la psicoanalisi reichiana. Wilhelm Reich fu l’ispiratore della bioenergetica, che vede l’uomo non solamente come frutto di un vissuto ma come una fonte di energia che attraversa l’essere umano per confluire finanche nelle relazioni, che sono quindi originate da un fenomeno energetico. Se vogliamo le relazioni interpersonali sono semplificabili in uno scambio energetico ed io, in fin dei conti, vendo soluzioni basate sull’energia e la capacità di conservarla («storage»), scambiarla («distribuzione»), aumentarla («efficienza») e gestirla in modo intelligente per il pianeta, le imprese e gli esseri umani stessi. Per me è entusiasmante.
D. Parlando invece di energia più tradizionalmente intesa, Delta come opera in Italia?
R. Seguendo la mission aziendale «innovare, risparmiare e proteggere l’ambiente per garantire un futuro migliore», produce componenti elettronici consumer e industriali, sistemi LED, automazione industriale e per edifici, infrastrutture ICT e per l’energia, con particolare riguardo alle rinnovabili e all’e-mobility. Offre soluzioni intelligenti per edifici sostenibili e efficienti, soluzioni volte al risparmio energetico, e ciò avviene non solo nel mercato italiano, dove c’è molta richiesta per via dell’alto costo dell’energia, ma anche internazionale perché stiamo estendendo anche all’estero quanto finora realizzato in Italia.
D. La sede italiana è in crescita?
R. In qualità di amministratore delegato della sede italiana di Delta per molti anni e anche in qualità di responsabile EMEA per lo «smart building», qualifica per la quale nell’area Europa, Medio Oriente ed Africa mi occupo delle soluzioni a servizio dell’efficienza energetica, vorrei in realtà non solo far presente che sì, la sede italiana è in espansione ma anche porre l’accento sul fatto che, per la prima volta, una «business unit» viene portata in Italia surclassando le già ampiamente accreditate Taiwan, Cina e Germania, perché viene importata non una forza commerciale ma una forza di sviluppo di soluzioni innovative per l’efficientamento energetico. Per esempio, nell’adeguamento della sede Telecom Italia a Padova, non abbiamo agito sull’infrastruttura ma abbiamo creato una piattaforma intelligente di «building automation» grazie alla quale in circa due anni ci sarà un ritorno dell’investimento.
D. Può descrivere meglio questo progetto?
R. Le nostre consolidate soluzioni di «telecom power» con un’efficienza energetica all’avanguardia nel settore, pari al 97,5 per cento, consentono significativi risparmi OPEX ed energetici all’infrastruttura di telecomunicazioni. L’illuminazione LED intelligente installata nel 2014 ha permesso risparmi vicini al 75 per cento rispetto all’impianto precedente. La nuova entusiasmante esperienza è stata quella di gestire in modo ottimizzato il condizionamento in tutti i molteplici ambienti dell’edificio dopo aver analizzato tramite una rete di sensori IoT il consumo energetico. Parliamo di sistemi BEMS, Building Energy Management Systems, ma la vera capacità è studiare gli edifici con occhio esperto e professionale. In sostanza siamo gli esperti che entrano in un ambiente ed hanno l’impagabile capacità di individuare le lacune ed i miglioramenti. Questione di feeling energetico: puntiamo a promuovere non solo risparmi energetici, ma un miglioramento complessivo nella qualità della vita di tutte le parti interessate che quotidianamente vivono l’immobile, secondo un concetto da me definito «antropologia degli edifici» riferito alle grandezze quali condizionamento, audio e così via e che nasce da quella stessa «antropologia della luce» di cui parlavo già tempo fa. L’uomo è al centro del lavoro e delle azioni connesse ad esso; pertanto, la luce e gli edifici devono essere al servizio della persona, cosa oggi possibile grazie all’Internet of Things.
D. Adriano Olivetti è passato alla storia per l’idea di organizzazione del lavoro.
R. È stato senz’altro mio ispiratore: nei suoi scritti «Le fabbriche di bene» già negli anni Quaranta si interrogava su come la fabbrica potesse essere resa un bene di tutta la comunità. Aggiungerei che l’importante nel mondo aziendale è trovare un equilibrio tra etica e profitto. In seguito a queste mie riflessioni, ho coniato l’espressione «responsabilità educativa di impresa», per la quale noi manager abbiamo un dovere nei confronti dei giovani: educarli a un cammino ecosostenibile che li porti lontano.
L’ingegner Ciuffarella si spinge a descrivere anche il pragmatismo giovanile di impresa: una formazione per le menti del futuro. «In Italia esistono problemi occupazionali, quindi il lavoro va costruito, creando la domanda. Dobbiamo cercare di formare i giovani in modo tale che non escano dalle università per dire, per esempio, che vogliono «fare l’ingegnere» ma che invece vogliono creare un’azienda che faccia innovazione e coltivi il germe della creatività: essere insomma un ingegnere di ben più larghe vedute».
La visione che trapela dalle sue parole e che lascia intravedere, fino a renderle ben manifeste, tematiche quali la CSR, la sostenibilità, l’efficienza energetica nonché la considerazione per il valore della persona umana, stanno dando luogo a una crescente attenzione dell’opinione pubblica verso tali idee e temi più che mai attuali; a riprova infatti ci sono nel 2015 e nel 2016 workshop e lezioni in occasione del master di primo livello in «Gestione integrata e valorizzazione dei patrimoni immobiliari e urbani - Asset property & facility management» della facoltà di Architettura della Sapienza di Roma nonché, motivo di soddisfazione per l’ingegnere, a marzo prossimo una nuova testimonianza agli studenti del MaGER, il master di primo livello in «Green management, energy and corporate social responsibility» della Bocconi.
Perché la responsabilità educativa di impresa si traduca realmente nella formazione dei veri talenti ed innovatori del futuro italiano.    

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