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SOGIN: LA PIÙ GRANDE BONIFICA AMBIENTALE DELLA STORIA DEL NOSTRO PAESE

Giuseppe Nucci Sogin
Intervista all’amministratore delegato

Sogin è la società di Stato incaricata della bonifica ambientale dei siti nucleari italiani e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi provenienti dalle attività industriali, mediche e di ricerca. La Società è impegnata nella più grande bonifica ambientale della storia del nostro Paese per garantire la sicurezza dei cittadini, salvaguardare l’ambiente e tutelare le generazioni future. Oltre le quattro centrali nucleari di Trino (VC), Caorso (PC), Latina e Garigliano (CE), sono stati affidati in gestione a Sogin gli impianti Enea Eurex di Saluggia (VC), Opec e Ipu di Casaccia (Roma), Itrec di Rotondella (MT) e l’impianto FN di Bosco Marengo (AL). Sogin ha, inoltre, il compito di localizzare, realizzare e gestire il Parco Tecnologico, comprensivo del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi. La Società, interamente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, opera in base agli indirizzi strategici del Governo. Operativa dal 2001, diventa Gruppo nel 2004 con l’acquisizione della quota del 60 per cento di Nucleco, l’operatore nazionale incaricato del condizionamento e dello stoccaggio temporaneo dei rifiuti e delle sorgenti radioattive provenienti dalle attività medico-sanitarie, industriali e di ricerca. Sogin coordina le attività previste dall’accordo stipulato tra il Governo italiano e la Federazione Russa nell’ambito del programma Global Partnership, deciso dal G8, che riguarda lo smantellamento dei sommergibili nucleari russi e la gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile irraggiato. In Italia, le 900 persone del Gruppo, selezionate e formate secondo i più elevati standard di eccellenza, rappresentano il più significativo presidio di competenze professionali nella gestione dei rifiuti radioattivi e nella bonifica ambientale degli impianti nucleari.
Amministratore delegato della società è Giuseppe Nucci: nato a Roma nel 1951, ricopre questo incarico dall’ottobre 2010. Laureato in Ingegneria Meccanica all’Università degli studi «Sapienza» di Roma, ha una lunga esperienza manageriale e imprenditoriale in compagnie quali Fiat, Gruppo ABB Asea Brown Boveri, Cementir ed Enel. Ha ricoperto le cariche di amministratore delegato dell’Enel Sole e di presidente dell’Aidi, l’Associazione italiana di illuminazione. Docente del Master Empha della Luiss Business School, è stato nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica dal presidente Carlo Azeglio Ciampi.
Domanda. Ingegner Nucci, a un anno dal nostro ultimo incontro come procedono le attività di bonifica dei siti nucleari e di gestione dei rifiuti radioattivi?
Risposta. I risultati gestionali ed economici del bilancio 2011 sono i migliori da quando la Società è stata costituita. Abbiamo chiuso con un risultato netto di 5,7 milioni di euro, rispetto ai 2,4 milioni di euro del 2010, mentre i ricavi sono stati pari a 245,2 milioni di euro contro i 201,5 milioni del 2010. Abbiamo realizzato attività di smantellamento per 55,5 milioni di euro, più del doppio di quanto mediamente registrato dal 2001 al 2010. Mi lasci aggiungere inoltre che, dopo quattro anni in perdita, abbiamo riportato in attivo anche le attività di mercato nazionali e internazionali, con un valore dell’EBITDA di 1,1 milioni di euro.
D. Vi siete anche concentrati sull’ottimizzazione dei rapporti con le imprese. Può entrare nello specifico?
R. Sogin, che aderisce al Sistema Consip dal 2010, si è aperta al mercato ed ha adottato le procedure di gara nella fornitura di beni, servizi e lavori, favorendo una maggiore partecipazione delle imprese. Nel 2011 abbiamo contrattualizzato attività per 150 milioni di euro, con un incremento del 53 per cento rispetto al 2010. La percentuale dei contratti assegnati tramite gara è passata dal 34 per cento del 2010 all’80 per cento del 2011, con tendenza all’aumento nel 2012, ottenendo quasi 18 milioni di risparmi, in linea con una politica aziendale orientata alla massima trasparenza e al contenimento dei costi.
D. Parliamo di tempi e di costi. Quando prevedete di finire?
R. Prevediamo di concludere nel 2026. Con i lavori programmati nel piano industriale 2011-2015, per circa 400 milioni di euro, ci avvicineremo alla fase finale di smantellamento e decontaminazione delle isole nucleari. Per terminare la bonifica dei siti nucleari sono previste attività complessive per 5 miliardi di euro e circa 2,5 miliardi per la progettazione e realizzazione del Parco Tecnologico, comprensivo del Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi, che garantirà la sicurezza dei cittadini, la salvaguardia dell’ambiente e la tutela delle generazioni future.
D. Una sfida impegnativa. Come pensa di poter garantire il raggiungimento di questi obiettivi?
R. Da parte nostra l’impegno è massimo. E i risultati credo lo dimostrino. Abbiamo avviato la realizzazione di opere importanti per il trattamento e la gestione in sicurezza dei rifiuti radioattivi e rafforzato la struttura per accelerare i programmi di smantellamento. Siamo però anche convinti che, per concludere la bonifica dei siti nucleari nei tempi programmati, sia necessaria la condivisione degli obiettivi con tutti i nostri stakeholder.
D. Secondo lei, quale potrebbe essere una soluzione per rispettare i vostri piani?
R. Credo si debba lavorare per attivare un «Sistema Decommissioning Italia», realizzando un maggior coordinamento fra tutti i diversi soggetti istituzionali coinvolti in questa grande opera di bonifica. Ciò consentirebbe di costruire un «Sistema Paese» per la filiera del decommissioning con le imprese italiane che, insieme a Sogin, partecipano alla bonifica dei siti nucleari, per creare opportunità di crescita anche nel mercato estero di questo settore, che si sta aprendo con lo smantellamento di molte centrali nucleari obsolete. Sogin, attraverso il rinnovato e potenziato know-how, potrà a pieno titolo giocare un ruolo importante come player sul mercato internazionale del comparto.
D. Come si concilia questa sua proposta con quanto contenuto nell’articolo 24 del decreto Liberalizzazioni che è stato recentemente approvato dal Governo?
R. Penso che l’articolo 24 sia coerente con il «Sistema Decommissioning Italia» al quale facevo riferimento. Si sostiene, infatti, un processo di accelerazione degli iter autorizzativi, stabilendone con certezza i tempi senza compromettere il rispetto delle procedure e degli standard di sicurezza. È chiarito, inoltre, che sarà la componente tariffaria A2 della bolletta elettrica a sostenere la realizzazione e la gestione del Parco Tecnologico e del Deposito Nazionale, fissando l’obbligo di conferimento di tutti i rifiuti radioattivi in questa struttura.
D. Ha fatto riferimento al Parco Tecnologico e Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi. È il vero nodo cruciale per completare la bonifica dei siti nucleari?
R. Non solo. Bisogna tener presente che i rifiuti radioattivi non provengono soltanto dallo smantellamento e dalla decontaminazione dei vecchi siti nucleari, ma anche dalle quotidiane attività medico-ospedaliere, industriali e di ricerca, che ogni anno producono circa 500 metri cubi di rifiuti oggi conservati in diversi depositi temporanei sparsi nel territorio. La gestione e lo smaltimento in sicurezza di tutti questi rifiuti all’interno di un Deposito Nazionale è, dunque, una priorità per il Paese e a nostro avviso un diritto degli italiani. Infatti, questa struttura, che sarà di superficie, consentirà la sistemazione definitiva di circa 80 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e la custodia temporanea per circa 13 mila metri cubi di rifiuti di alta attività. Degli oltre 90 mila metri cubi, il 70 per cento proverrà dagli impianti nucleari in dismissione, mentre il restante 30 per cento dalle quotidiane attività medico-sanitarie, industriali e di ricerca. Quest’ultima è una percentuale già significativa, ma destinata ad aumentare per il quotidiano impiego delle diverse sorgenti radioattive nella diagnosi e cura di molte malattie. Basti pensare che in Italia vengono effettuati ogni anno 800 mila trattamenti per indagini e terapie. Il Parco Tecnologico, all’interno del quale sorgerà il Deposito Nazionale, favorirà lo sviluppo sostenibile dell’area dove verrà costruito, occupando centinaia di tecnici altamente qualificati. Un centro di eccellenza, dunque, e non un cimitero di rifiuti radioattivi, che sarà aperto a collaborazioni internazionali, con laboratori dedicati alle attività di ricerca e formazione nel campo del trattamento e della gestione dei rifiuti radioattivi. Parco Tecnologico e Deposito Nazionale sono due metà di una stessa mela.
D. In che modo gestite il rapporto con il territorio?
R. Sogin svolge il proprio lavoro in maniera sostenibile e responsabile. I rapporti con gli stakeholder sono fondati sul dialogo, la condivisione degli obiettivi e la trasparenza. A tale proposito, dopo aver siglato, nell’ultimo anno, 15 protocolli d’intesa con tutte le associazioni imprenditoriali presenti nei territori dove operiamo e con l’Assistal, l’Associazione nazionale costruttori di impianti, abbiamo avviato un analogo processo di coinvolgimento con le organizzazioni sindacali. Questo processo, che oggi favorisce il nostro lavoro di bonifica dei siti nucleari, sarà centrale nell’iter localizzativo del Parco Tecnologico e del Deposito Nazionale, una struttura strategica per il Paese.
D. Di recente a Caorso avete completato un importante lavoro di smantellamento di strutture contaminate. Di cosa si tratta?
R. A giugno abbiamo concluso nella centrale di Caorso il più grande intervento di bonifica di materiale contaminato finora realizzato in un sito nucleare italiano. È stata, infatti, completata la bonifica dell’edificio turbina con lo smantellamento e la decontaminazione di 6.500 tonnellate di materiali e componenti metallici, dopo aver rimosso le turbine e il turboalternatore. Sui materiali smantellati sono state effettuate oltre 77 mila misure radiologiche. Ora l’edificio turbina della più grande centrale italiana è completamente bonificato. Complessivamente, a Caorso sono state smantellate, decontaminate e allontanate dal sito 9.400 tonnellate di sistemi e componenti metallici, il 62 per cento del metallo originariamente presente, all’incirca il peso della torre Eiffel. Un lavoro gigantesco e complesso che ha richiesto la programmazione e lo svolgimento ordinato di ogni intervento, trattando un volume di circa 30 tonnellate al giorno di metallo contaminato. Ad oggi, abbiamo ridotto del 99 per cento la radioattività presente nella centrale piacentina.
D. In concreto, come si sono svolti i lavori?
R. Le attività si sono svolte all’interno della stazione di gestione materiali, un’area tra le più grandi nel mondo, realizzata e attrezzata nell’edificio turbina. Qui si sono svolte tutte le operazioni di taglio e decontaminazione dei componenti metallici, controllati radiologicamente, e quindi rilasciati, come direbbe un tecnico, solo se «puliti». Le attività hanno permesso di riciclare oltre il 98 per cento del metallo derivante dallo smantellamento. Tutte le operazioni di bonifica si sono svolte nella massima sicurezza per garantire la tutela dei lavoratori e dei cittadini e la salvaguardia dell’ambiente.
D. La Sogin sta raccogliendo successi; qual è il vostro punto di forza?
R. Gestire i rifiuti radioattivi e bonificare un sito nucleare non vuol dire solo decontaminare e smantellare, ma anche garantire che ogni fase sia svolta secondo rigorosi standard di sicurezza a tutela dei cittadini e dell’ambiente. Per questo motivo il nostro punto di forza sono l’organizzazione e il know-how delle 900 persone che compongono il Gruppo Sogin, l’unica realtà italiana che racchiude tutte le professionalità del decommissioning e della gestione dei rifiuti radioattivi. Da quando sono Amministratore Delegato ho cercato di valorizzare le capacità e le potenzialità di ciascuno, diffondendo al contempo la cultura del gioco di squadra. Senso di appartenenza, motivazione, condivisione degli obiettivi sono le leve sulle quali ho basato il mio lavoro, che consente oggi a Sogin di essere una squadra vincente. La nostra Scuola italiana di radioprotezione sicurezza e ambiente assicura la crescita e il costante aggiornamento professionale. Si tratta di un centro di eccellenza, unico nel suo genere, che solo nell’ultimo anno ha erogato oltre 23 mila ore di formazione. Ai corsi, oggi aperti all’esterno, partecipano anche le imprese che lavorano con noi, alle quali stiamo offrendo la possibilità di sviluppare specifiche esperienze in questo settore. Acquisire ora capacità e skill operative nella gestione dei rifiuti radioattivi e nella bonifica dei siti nucleari potrà favorirci sul mercato estero del decommissioning, in forte espansione nei prossimi anni.

Tags: Settembre 2012 ambiente tutela ambientale energia rifiuti Russia sicurezza Sogin

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