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STEFANO DOLCETTA: FIAMM, BATTERIE CHE ACCENDONO I MOTORI IN TUTTO IL MONDO

Stefano Dolcetta, Fiamm

È un’azienda italiana che da 60 anni avvia le automobili: la Fiamm, che produce le batterie necessarie per partire e, oggi, tutti i prodotti collegati, richiesti da un’epoca in cui il mondo è mobile ma esige una valida tutela dell’ambiente. Un’azienda votata all’energia, all’accumulo e al risparmio di energia, sia per i veicoli che per tutti i principali servizi, come le telecomunicazioni, gli ospedali, le reti ferroviarie. Ha una lunga storia la Fiamm, mantiene le radici saldamente legate al territorio di Montecchio Maggiore, il nord-ovest vicentino, fucina di tante attività imprenditoriali di grande successo. Storia anche di una famiglia, i Dolcetta, che dall’inizio hanno preso in mano il timone di quella che oggi si può definire una multinazionale veneta. E molte sono le tappe salienti di questa storia: nel dopoguerra l’azienda si concentra nel produrre accumulatori per avviamento auto e per trazione elettrica, poi prende l’avvio la produzione di batterie stazionarie e semistazionarie, fondamentali per un Paese che sta ricostruendo tutto, insediamenti industriali e infrastrutture comprese.
Negli anni della motorizzazione di massa il marchio comincia a comparire nei saloni dell’auto accanto a quelli delle grandi case automobilistiche: la batteria della Ferrari «E-Fiamm» vince la Mille Miglia del 1950 e la prima fornitura a una grande casa avviene con la Lambretta della Innocenti. L’azienda potenzia le strutture, lancia nuovi prodotti quali le trombe elettropneumatiche, avvia le importazioni e i rapporti con gli Stati Uniti e l’Europa. Sino ad allora tutta familiare, dopo una serie di acquisizioni, l’azienda, alla luce delle nuove dimensioni internazionali, assume managers esterni. Il 2007 è l’anno dei cambiamenti: la compagine azionaria si riduce a due gruppi familiari che fanno riferimento a Stefano Dolcetta, amministratore delegato, e ad Alessandro Dolcetta, vicepresidente.
Presente oggi in 60 Paesi con circa il 70 per cento del fatturato realizzato all’estero, la Fiamm dispone di 10 insediamenti produttivi - in Italia, Stati Uniti, Repubblica Ceca, Brasile e Cina -, di oltre 20 sedi commerciali e tecniche tra cui Germania, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Austria, Francia, Usa, Spagna, Brasile, Giappone, Singapore, Corea, Malesia, Cina e India, e di una diffusa rete di importatori e distributori. Ne parla, in dettaglio, l’amministratore delegato Stefano Dolcetta; insieme a lui risponde Nicolò Gasparin, direttore della Divisione Batterie di avviamento.

Domanda. Come nacque la Fiamm?
Risposta. Nel 1942, durante il periodo bellico. Mio nonno l’aveva rilevata da un industriale del Vicentino e fabbricava prodotti per la Marina militare italiana: in particolare batterie. Finita la guerra, con il boom economico si ampliò la produzione delle batterie di avviamento per automobile con le batterie industriali e stazionarie, le trombe e le antenne. Oggi è un Gruppo che fattura circa 500 milioni di euro l’anno ed è presente con molti stabilimenti in Brasile, negli Stati Uniti, in Europa, in Cina. Ma la nostra storia comincia anche prima, quando mio nonno Giulio Dolcetta collaborava nelle grandi opere civili italiane degli anni 20 e in quelle di elettrificazione degli anni 30, sino ad acquistare l’Elettra e a trasformarla in Fiamm. La denominazione che le diede, «Fabbrica Italiana Accumulatori Motocarri Montecchio», è rimasta la stessa da allora, così come la sede centrale di Montecchio, proprio a testimonianza delle nostre radici e dell’importanza che attribuiamo alla storia.

D. È sempre stata un’impresa di tipo familiare, nonostante i cambiamenti nel management che si sono verificati nel corso degli anni?
R. Dopo tanti anni la Fiamm è ancora in mano alla stessa famiglia, la nostra, anche se nel 2007 si è verificato un cambiamento negli assetti con la riduzione del numero dei soci e la concentrazione del controllo nelle famiglie di due dei quattro gruppi familiari proprietari.

D. Qual è oggi, esattamente, il prodotto dell’azienda?
R. Produciamo batterie di avviamento e stazionarie, trombe e antenne. Per quanto riguarda le batterie ad uso industriale, la Fiamm è al terzo posto nel mondo ed è presente con propri stabilimenti e società commerciali negli Stati Uniti, in Europa e in Asia; è prima nella produzione delle trombe con stabilimenti in Brasile, negli Stati Uniti, in Italia e in Cina. Tra i produttori di batterie di avviamento, in Italia è il numero uno, in Europa il numero tre. L’azienda conta circa tremila occupati, tra dipendenti e interinali, questi ultimi molto presenti in Cina dove la prassi comune li chiama a lavorare e ne accresce la presenza in funzione del mercato.

D. La batteria è un prodotto quasi «storico», oggi maturo, che richiede tecnologia e attenzione per l’ambiente. In che modo la Fiamm fa innovazione?
R. Stiamo studiando lo sviluppo di prodotti e di attività innovative, come le batterie «al sale», che sono per uso stazionario o da trazione elettrica per vetture o veicoli industriali. In termini di prestazioni e di efficienza, esse offrono caratteristiche più interessanti rispetto alle batterie al piombo, adattandosi alle condizioni estreme, e ciò ne giustifica il maggior costo. Con riguardo alle batterie di avviamento, ne stiamo studiando un tipo che si adatta alle vetture «stop and start»; l’abbiamo già presentato e l’useranno la Mercedes e la General Motors. Nei prossimi quattro anni riforniremo quest’ultima grazie a una commessa del valore di circa 100 milioni di euro. Le batterie «stop and start» si chiamano così perché sono dotate di un accumulatore che, grazie a una tecnologia AGM, fornita dallo stabilimento di Avezzano anche alla Nato, contribuisce a ridurre le emissioni di anidride carbonica spegnendo il motore ogni volta che non sia necessario, e riavviandolo al bisogno. Stiamo inoltre valutando l’eventualità di costruire centrali fotovoltaiche nel Sud Italia. Queste sono solo alcune delle nostre attività legate alla «green economy».

D. In che modo riciclate le batterie?
R. Siamo soci del Cobat, il Consorzio delle batterie esauste, e insieme stiamo operando nel mercato nazionale per la raccolta e il riciclo delle batterie. Il Cobat, che opera da 30 anni in questo settore, ha raggiunto una percentuale di raccolta che si avvicina al 100 per cento delle batterie immesse nel mercato, direi la migliore d’Europa. Per questo l’abbiamo scelto: se prima si aderiva a un consorzio obbligatorio per legge, oggi viene data la possibilità di scegliere, e partecipiamo ad esso con una quota rilevante proprio per la sua storia e per la sua esperienza.

D. Avete dimostrato attenzione all’ambiente anche attraverso l’emissione di un codice etico, con una parte riguardante proprio la salute e la sicurezza. Di che cosa si tratta?
R. Il codice etico è stato distribuito insieme con la busta paga a tutti i dipendenti lo scorso ottobre, mese che abbiamo dedicato a questi due temi. Esso rientra nel presupposto che tutti contribuiscono al processo di prevenzione dei rischi e di tutela della salute e della sicurezza. L’ambiente è un bene primario della comunità che la Fiamm vuole contribuire a salvaguardare, e a tale fine programma le proprie attività ricercando un equilibrio tra iniziative economiche ed esigenze ambientali. Siamo consapevoli che il piombo, se non è trattato in maniera corretta, costituisce materiale inquinante, per cui investiamo molto e prestiamo la massima attenzione per evitare ogni scarico e ogni emissione illecita di materiali nocivi; inoltre trattiamo accuratamente i rifiuti e i residui di lavorazione considerati di maggior rischio. La sicurezza è una questione di serietà, su di essa non si può transigere ed è necessario che quanti lavorano nella nostra azienda abbiano garanzie al riguardo.

D. La Fiamm ha appena tracciato un piano per il consolidamento e lo sviluppo industriale dei siti di Avezzano, Veronella e Almisano, e l’ha presentato alle organizzazioni sindacali. Di che cosa si tratta in particolare?
R. Il piano si prefigge l’obiettivo di ridurre progressivamente la dispersione logistica dei processi produttivi. Attualmente la produzione di batterie in Europa si svolge in quattro stabilimenti e in vari punti di distribuzione e di stoccaggio. Un primo intervento di razionalizzazione riguarderà la costituzione, in provincia di Vicenza, di un unico polo logistico distributivo che occuperà più di 20 persone. Il Gruppo sta inoltre analizzando alcune opzioni per il ridisegno del proprio assetto produttivo in Europa; tra esse figura quella di realizzare ad Avezzano un polo di eccellenza europeo per la produzione di accumulatori industriali e di batterie di avviamento ad alto contenuto tecnologico.

D. Ripristinare la produzione ad Avezzano appare ancor più utile ora che in quella zona l’industria ha bisogno di essere nuovamente stimolata. Quali ripercussioni avrà Avezzano?
R. Lo stabilimento esistente oggi ha 220 dipendenti e tratta settemila tonnellate di piombo; quando sarà a regime dovrà far fronte a un quantitativo di 22 mila tonnellate di piombo e avrà un notevolissimo incremento di produttività legato a processi molto moderni e a tecnologie avanzate. Faremo di Avezzano lo stabilimento di eccellenza per il Gruppo Fiamm nella produzione di batterie stazionarie e di avviamento con la tecnologia dell’AGM.

D. Perché questa scelta di tornare in Italia con la produzione?
R. Abbiamo deciso di chiudere lo stabilimento che avevamo nella Repubblica Ceca per la produzione di batterie stazionarie e di trasferire questa produzione ad Avezzano perché riteniamo che vi si possano ottenere risultati anche migliori per la qualità e l’affidabilità del prodotto. Per questa operazione abbiamo avuto anche il consenso dei sindacati e compiremo rilevanti investimenti per la formazione del personale, rendendo lo stabilimento molto moderno.

D. A che punto siete nel processo di sviluppo del nuovo polo?
R. Siamo in fase avanzata, perché abbiamo firmato l’accordo con i sindacati e la parte operativa è stata già avviata. Con questo progetto intendiamo invertire il processo di trasferimento delle attività ad Est e risolvere nello stesso tempo la difficile situazione restituendo un futuro industriale all’impianto abruzzese. Sono necessari notevoli investimenti sia per la chiusura delle linee nella Repubblica Ceca sia per l’indispensabile adeguamento tecnologico dell’impianto abruzzese. Prevediamo una positiva ricaduta occupazionale con l’assunzione di circa 130 unità tra Avezzano e Veronella.

D. Quale mercato attualmente risponde meglio alla vostra offerta?
R. In questo momento il più ricettivo è quello automobilistico, perché vendiamo batterie di avviamento al cosiddetto «after market», che è un mercato anticiclico: meno macchine nuove sono in circolazione, più batterie di ricambio si vendono, e questo ci sta favorendo. Nel settore delle trombe abbiamo avuto, invece, un anno difficile per il calo dei volumi di produzione di automobili, ma in questi ultimi mesi stiamo risalendo. Sulle batterie stazionarie, infine, si sente il calo degli investimenti da parte delle aziende telefoniche. Nell’insieme quest’anno chiuderemo con un fatturato inferiore rispetto a quello del 2008, soprattutto per il calo del prezzo del piombo e la conseguente diminuzione dei prezzi delle batterie, ma anche per la contrazione dei volumi perché le vendite di primo equipaggiamento sono diminuite.

D. Quanto avete risentito della crisi?
R. Ne abbiamo sofferto, in particolare, nel quadrimestre centrale dell’anno, da maggio ad agosto, mentre il primo e l’ultimo che è in corso si sono rivelati migliori delle aspettative. Nel complesso ci attendiamo un risultato sostanzialmente in linea con quello dell’anno passato, dunque positivo e ancora rassicurante, che ci dia la possibilità di continuare nella politica degli investimenti e dello sviluppo. In questo momento stiamo osservando orari di lavoro straordinari sia nel settore delle trombe che in quello delle batterie, e probabilmente assumeremo altro personale per poter seguire l’elevata richiesta del mercato.

D. Lei è tornato nell’azienda nel 2007, dopo un periodo di assenza. Che cosa è accaduto?
R. Quello è stato l’anno in cui la famiglia si è divisa. Personalmente ero uscito dall’azienda nel 1998 perché non ero in sintonia con le linee guida; sono rientrato nel giugno del 2007 quando, insieme a mio cugino, abbiamo rilevato l’azienda e ho assunto la carica di amministratore delegato. Da allora siamo riusciti a recuperare le perdite.

D. Qual è stato il suo impegno nell’azienda di famiglia?
R. Mi sono laureato in Economia e Commercio nell’Università di Verona, ho seguito un master nella Fondazione Cuoa di Padova, quindi sono entrato nell’azienda nel 1975, occupandomi prima dell’area sudamericana e dopo, in qualità di direttore, della divisione delle batterie di avviamento. Nel 1998 sono uscito dalla Fiamm che in quel periodo aveva nominato un amministratore delegato esterno. Nei 10 anni in cui sono rimasto fuori ho creato una mia azienda privata che svolge due attività inerenti l’elettronica di consumo e i componenti per automobili. Una volta rientrato, ho nominato Nicolò Gasparin, che è nella Fiamm da 12 anni, direttore della Divisione Batterie di avviamento.

D. La Fiamm è molto attenta alla cultura. Quali iniziative la caratterizzano?
R. Nel 2008 ha lanciato un significativo segnale di appartenenza al proprio territorio sostenendo la Fondazione del Teatro Comunale di Vicenza, inaugurato nel dicembre 2007 dopo 50 anni di assenza totale di un palcoscenico degno di una città culturale come Vicenza. Per questo la Fiamm sponsorizza spettacoli di alto livello tra prosa, danza, musica e lirica. Inoltre dal 1978 la nostra famiglia è impegnata nel sostenere la gestione della Scuola Materna di Montecchio Maggiore che, inaugurata nel 1920 con il nome di «Principe di Piemonte», dal 1983 è stata ufficialmente dedicata a Giovanni Dolcetta, uno dei soci fondatori dell’azienda. La Fiamm è presente anche in ambito sportivo, unendosi al Vicenza Calcio in un accordo di sponsorship e comparendo, a partire dalla stagione 2009-2010, sulle maglie della formazione biancorossa partecipante al campionato nazionale di serie B; inoltre è impegnata nella sponsorizzazione di una squadra di atletica leggera, la CSI Fiamm.

D. In che modo, invece, la Fiamm è legata al mondo della formazione?
R. Come soci sostenitori siamo legati alla Fondazione Cuoa, prima Business School del Nord-Est, perché crediamo nella preparazione di managers e di giovani di valore; per questo abbiamo istituito borse di studio, mentre il Cuoa stesso è impegnato in un ciclo di formazione per nostri dirigenti.

Tags: auto Cobat Fiamm Novembre 2011

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