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PIERO TULLI: CISCO ITALIA, UN GRUPPO COSTRUITO SULLA CARTA. DI GIORNALE

Romano, 66 anni, Piero Tulli è quello che gli americani definirebbero un «late bloomer», un imprenditore cioè «sbocciato tardi»: «Ho cominciato a 41 anni–racconta–, organizzando la prima cooperativa di trasporti che aveva per cliente la Fiat di Cassino. Prima avevo un’edicola e trasportavo giornali. E, prima ancora, riparavo televisori». Ora che di anni ne sono trascorsi 25 e che il suo Gruppo Cisco fattura più di 200 milioni di euro all’anno, Tulli continua a svolgere servizi di trasporto per la Fiat ma anche per altre 1.200 aziende. Con la Fiat all’inizio dello scorso mese di dicembre ha concluso un consistente accordo per lo stabilimento di Aprilia.

I giornali non li vende più, né li trasporta in macchina da Roma a Livorno, ma è proprietario di alcuni dei più grandi e moderni stabilimenti italiani di lavorazioni tipografiche al servizio dei maggiori gruppi editoriali italiani, da Mondatori ad Espresso-Repubblica. E poiché l’«odore della carta» è qualcosa che chi lavori con passione nell’editoria non può dimenticare, appena ha potuto ha acquistato due primarie aziende romane nel campo della commercializzazione dei prodotti per cartolerie, la Medusa e la Di Veroli, che insieme fatturano oggi 35 milioni di euro all’anno.

Infine il servizio dei trasporti, nell’odierna e più comprensiva accezione di logistica, si è ampliato alla sfera immobiliare, che è divenuta il ramo economicamente più significativo delle attività del suo Gruppo: «Gli stessi clienti con i quali entravo in contatto, e i nuovi che via via si aggiungevano, esprimevano l’esigenza di avere dei punti di distribuzione in ubicazioni strategiche–spiega–. Abbiamo così cominciato a cercare terreni e ad edificare capannoni da dare in locazione».

Un meccanismo di nuovo applicato - stavolta in grande stile - quando il Gruppo Cisco è diventato il principale azionista del CIRF, il Consorzio Interporto di Fiumicino. Vale a dire dell’iniziativa imprenditoriale che - come nel settembre scorso ha illustrato a Specchio Economico il presidente dell’Interporto Romano spa Giuseppe Smeriglio - intende realizzare e poi gestire, fra l’aeroporto Leonardo da Vinci e la nuova Fiera di Roma, una struttura destinata a diventare il punto di smistamento finale delle merci dirette al territorio della capitale e del Lazio.

Il cuore dell’interporto sarà costituito da una piattaforma logistica di 715 mila metri quadrati, adibita al trasporto, alla movimentazione e alla gestione delle merci in arrivo, in giacenza e in partenza. Nella piattaforma troveranno sede 10 capannoni, per un totale di 320 mila metri quadrati, parcheggi pubblici e privati, piazzali di manovra e strade interne. Mentre, accanto, sorgeranno altre cinque aree: un polo ferroviario, un centro servizi, un’area per lo svolgimento di attività artigianali, una zona verde e, infine, un’area di rispetto archeologico. L’anno previsto per il completamento di tutti i lavori è il 2012. Di fronte a questi numeri Tulli sorride: «L’idea originaria era quella di trovare gli spazi nei quali poi avrebbero operato i miei clienti spedizionieri. Dopodiché il mio coinvolgimento è aumentato e, quasi senza accorgermene, sono diventato costruttore. La verità è che ho cambiato più di una volta lavoro nella mia vita, e oggi non so più quale sia il mio mestiere».

In realtà il presidente del Gruppo Cisco si schermisce, a conferma che non necessariamente la ricchezza va di pari passo con l’arroganza: pur se «tardivo» nella partenza, Tulli è sempre stato e intende rimanere un imprenditore che ama il proprio lavoro: «In pensione non mi ci vedo proprio», dice, anche se potrebbe tranquillamente permetterselo. Ed è pronto a «cogliere un’opportunità ovunque si presenti», compresa quella di acquistare una delle squadre di calcio della capitale: non la Roma, che è nelle mani della famiglia Sensi e di Capitalia, ora Unicredito; e neppure la Lazio, della quale è tifoso fin da bambino e alla quale, comunque, per un certo tempo era stato accostato il suo nome come quello di possibile compratore.

La scelta è invece caduta sulla Lodigiani, terza squadra di Roma, ribattezzata Cisco dopo l’ingresso della nuova proprietà; la Lodigiani oggi milita nel campionato professionistico di C2. «Ogni anno devo mettervi soldi di tasca mia, ma indubbiamente avere una squadra rappresenta non solo un modo eccellente di avviare un rapporto con i clienti, effettivi e potenziali, ma anche un potente strumento di pubblicità e di pubbliche relazioni», spiega. In realtà è proprio la notorietà che ancora manca al Gruppo Cisco. Basta digitare contemporaneamente in qualsiasi motore di ricerca su internet le parole «Tulli» e «Cisco»: la stragrande maggioranza delle risposte concernono il mondo del pallone; scarse le notizie, invece, su una struttura imprenditoriale che pure presenta dimensioni di rilievo non solo economico, contando più di 2 mila dipendenti - tra diretti e indiretti - e che continua a manifestare una forte capacità di crescita. Specchio Economico ha ascoltato direttamente il fondatore e il proprietario del Gruppo, appunto Piero Tulli.

Domanda. Perché il Gruppo Cisco non è così noto quanto le sue dimensioni richiederebbero?

Risposta. Molto dipende dalla mia storia professionale e dalle mie caratteristiche personali: mi sono affacciato tardi all’imprenditoria, ho operato a lungo nei trasporti e nella logistica, settori che, pur essendo nevralgici per il funzionamento di una moderna economia, non hanno il ‘fascino’ di altre attività economiche. Quando poi il Gruppo ha cominciato la diversificazione degli interessi, questa si è compiuta in varie direzioni quali l’editoria, i servizi e, da ultimo, l’immobiliare; per cui non è facile risalire dalle varie realtà aziendali all’unità e al ruolo del Gruppo cui esse appartengono. Infine, non amo le luci della ribalta: sono un operativo, sia per indole sia per formazione.

D. Non ritiene che oggi alle aziende occorra molta visibilità?

R. Certamente il Gruppo Cisco merita, da parte della comunità economica e finanziaria, una considerazione adeguata al proprio ruolo. Oggi inoltre, dopo la sua recente riorganizzazione societaria, è attrezzato anche dal punto di vista manageriale per operare con forza ancora maggiore in quel settore dei servizi che ha sempre costituito l’ambito di tutte le aziende del Gruppo, infondendo loro un’impronta comune, anche se non sempre immediatamente visibile.

D. Qual è questa impronta?

R. Tutte le attività che si sono via via aggiunte a quella originaria di trasporto per conto terzi, sono nate per una ragione precisa: per rispondere alle richieste del cliente. Effettuare un trasporto per conto terzi vuol dire, per il «terzo», ricevere un servizio migliore, perché specializzato, a un prezzo inferiore a quello che egli sosterrebbe se lo svolgesse per proprio conto. Una volta verificata l’efficacia della formula della terziarizzazione, il Gruppo l’ha estesa ad altre attività affini al trasporto, come la gestione dei magazzini. E da questa, alla loro costruzione, e così via.

D. Come si fa a dare al cliente un servizio migliore a prezzo inferiore?

R. Facendo leva sul fattore delle dimensioni. Quando, nel 1982, cominciai l’attività di imprenditore, il mio primo impegno fu diretto a consorziare quelli che, fino ad allora, erano dei singoli «padroncini». E quando caddero le limitazioni geografiche che, per legge, circoscrivevano gli ambiti di attività delle cooperative di trasporto, ho subito puntato ai mercati più ricchi del Nord Italia. L’unione di questi elementi ha portato, dalla fine degli anni Ottanta, il Gruppo a crescere in maniera esponenziale, fino a raggiungere le dimensioni attuali.

D. Come è strutturato oggi il Gruppo?

R. Alla testa c’è la holding Ifitel, dalla quale dipendono tre subholding, dirette da manager di alto livello; a queste fanno capo le aziende del Gruppo operanti rispettivamente nei trasporti e nella logistica, nel settore immobiliare e in quello commerciale.

D. Quali servizi offre Cisco nel settore trasporti?

R. L’organizzazione offre a società di trasporto, corrieri, industrie e aziende, un servizio completo e accurato che comprende lo scarico degli automezzi, il controllo della merce in arrivo, la «spunta», lo stivaggio nei depositi, il disistivaggio, il picking, la palletizzazione manuale del prodotto, l’allestimento dei carichi per la distribuzione, la logistica, il controllo carichi in partenza sui veicoli, la rotazione dei prodotti, il riconfezionamento dei resi. Il tutto coordinato da un esperto dello specifico settore.

D. Quali figure professionali vengono messe a disposizione? 

R. Il personale è suddiviso in addetti alla logistica, carrellisti, spuntatori e allestitori. Al coordinamento di ciascuna squadra di lavoro è nominato un preposto, che decide il lavoro da assegnare al personale. In tal modo l’azienda cliente è sollevata dai compiti meramente operativi e può dedicarsi ad attività per essa più impegnative.

D. Quali sono le modalità di rapporto con i clienti?

R. I lavori sono assunti in economia, oppure a tariffa forfetaria. È comunque prevista la ricontrattazione periodica, in funzione delle merci da movimentare in magazzino, con l’intento di garantire ai contraenti del contratto di operare a costi chiusi.

D. Qual è il risultato di questo sistema contrattuale ed organizzativo?

R. Agendo in piena autonomia, in relazione tanto ai picchi di traffico quanto alle cadute stagionali il Gruppo assicura all’azienda cliente l’elasticità necessaria per conseguire consistenti vantaggi economici e operativi. Ricordo anche che, per assicurare nel miglior modo il servizio di movimentazione delle merci, Cisco Italia dispone di 8 magazzini attrezzati - 4 a Roma, 3 nel Lazio, uno in Lombardia -, per un totale di circa 30 mila metri quadrati. Queste strutture garantiscono alle aziende sia il deposito a custodia di merci, stampati e materiali vari, sia la distribuzione a collettame in modo capillare, ad esclusivo servizio dei corrieri e delle società di trasporto. La presenza reale nel territorio, nei punti chiave, consente di fornire alle aziende strumenti di lavoro efficaci.

D. Com’è avvenuto il suo passaggio da costruttore di capannoni a primo azionista dell’interporto di Fiumicino?

R. Quando ci è stata presentata l’idea di realizzare l’Interporto di Fiumicino, il Gruppo ha compreso che poteva trattarsi di un’opportunità straordinaria, non solo per fare affari, ma per compiere un investimento di grande interesse per lo sviluppo infrastrutturale della mia città e nello stesso tempo di tutto il Paese.

D. Quali progetti ha per l’immediato futuro?

R. Continuare. Amo il mio lavoro e lo faccio volentieri. Inoltre ho due figli ancora giovani, Alessandro e Siriana, che stanno cominciando ad occuparsi di alcune attività del Gruppo. Alessandro, in particolare, è il presidente della squadra di calcio.

D. Cisco comprerà un giorno la società sportiva SS Lazio?

R. Ormai quel treno è passato.

Tags: trasporti Lazio Cisco mercato immobiliare Fiumicino sport logistica Febbraio 2008 interporti

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