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FERDINANDO BRACHETTI PERETTI: NON SOLO GAS E PETROLIO MA ENERGIA DA ALTRE FONTI

Ferdinando Brachetti Peretti

Ferdinando Brachetti Peretti è amministratore delegato di api holding, presidente di api energia e di api nòva energia spa. api è scritto con le iniziali rigorosamente in minuscolo e con il logo del cavallo, operante da circa 80 anni nel settore del petrolio e dell’energia e cassaforte della famiglia. Un giorno prima di questa affermazione Jim Rogers, fondatore con George Soros del Quantum Fund, fondo famoso nel mondo della finanza per i rendimenti a due cifre, aveva pronosticato per il petrolio un prezzo in ascesa fino a 150 dollari al barile; e Paolo Scaroni, amministratore delegato Eni, aveva valutato le riserve mondiali sufficienti per altri 70 anni. Intanto tra le Borse di Londra e di New York veniva registrata un’impennata delle quotazioni per le imprese operanti nel settore fotovoltaico, insieme a un’immotivata perdita per quelle operanti in quello eolico. Un mondo dell’energia, quindi, in piena turbolenza. Alla Fiera di Roma, dove era in corso il World Energy Congress, Ferdinando Brachetti Peretti guardava al futuro delle aziende che gli sono affidate e programmava nuovi sviluppi. Lo attendevano i rappresentanti di Iberdrola, società spagnola operante in tutti i settori dell’energia.
«Sono entrati nel nostro Paese, facendo una newco - S.E.R - con noi e li abbiamo portati a visitare i nostri siti eolici per la produzione complessiva di 350 megawatt–spiega–. Abbiamo accettato la loro proposta di realizzarli insieme, con una società di cui noi possediamo il 50,1 per cento e loro il 49,9. È un’eccezione aprirci a capitale estraneo alla famiglia, ma lo facciamo con il ‘numero uno’ del settore nel mondo. Dobbiamo consolidare i consistenti risultati già ottenuti e nello stesso tempo individuare nuove opportunità di crescita per la nostra azienda e per il territorio in cui operiamo. Questo nel rispetto degli standard ambientali e di sicurezza che sono, giustamente, sempre più severi».
I Brachetti Peretti costituiscono una grande famiglia, riunita in una grande casa di Roma affacciata su Villa Borghese e guidata, oggi, da Aldo e dalla moglie Mila, ispettrice nazionale delle infermiere volontarie della Croce Rossa. Una famiglia marchigiana le cui origini risalgono al 1200, e la cui storia e tradizione oggi si identificano con api creata nel 1933 come Api-Anonima Petroli Italiana dal cavaliere del Lavoro Ferdinando Peretti, padre di Mila, che decise di mantenere nelle Marche il centro dell’attività con la trasformazione del piccolo deposito iniziale di carburanti in una delle più avanzate raffinerie italiane.
Risale al 1939, infatti, la costruzione a Falconara Marittima di un deposito costiero di prodotti petroliferi che negli anni fu trasformato in un sito produttivo fino ad assumere la fisionomia dell’attuale raffineria. «Il Gruppo è cresciuto sempre con l’autofinanziamento, senza interventi esterni, annullando anche la quotazione in Borsa avviata due anni fa e approvata dalla Consob», aggiunge Ferdinando ripetendo - senza punte polemiche verso i frequenti comportamenti di altre imprese anche di primo piano del Paese -, un concetto già espresso dal padre: «Non abbiamo mai fatto ricorso, anche nei momenti più difficili per il mercato petrolifero e per le vicende internazionali, a tagli di personale, che anzi abbiamo aumentato dinanzi alle crescenti necessità, né alla cassa integrazione».
Da tre generazioni la famiglia è azionista unica del Gruppo costituendo, nei 74 anni di vita, un inconsueto modello di solidità e di efficienza economica in uno dei settori più complessi e imprevedibili dell’economia mondiale. In base alla relazione relativa al bilancio al 31 dicembre 2006 redatta in conformità dei principi contabili dell’International Financial Reporting Standard adottati dall’Unione Europea, la controllata api-anonima petroli italiana è costituita da circa 30 società con circa mille dipendenti diretti, registra una produzione del valore di 3,6 miliardi di euro con un incremento di circa il 34 per cento rispetto al 2005, e un margine operativo lordo consolidato di 298 milioni di euro, in crescita del 16 per cento rispetto all’esercizio precedente. Al netto dell’effetto «emission trading» e delle scorte, il margine operativo lordo consolidato è stato di 229 milioni di euro, con un aumento rispetto al 2005 del 39 per cento. L’utile netto è di 42 milioni di euro, ovvero di 45 milioni al netto delle scorte.
Grande impegno nel lavoro, riservatezza, rispetto reciproco delle persone e dei ruoli nell’azienda e nel gruppo parentale sono nella tradizione della famiglia. Il capostipite odierno, cavaliere del Lavoro Aldo Brachetti, al momento del matrimonio con Mila Peretti volle unire al proprio il cognome del suocero, fondatore dell’azienda, avviando la discendenza dei Brachetti Peretti. Niente interviste, pochissime apparizioni pubbliche, estraneità al gossip malgrado la parentela con nomi importanti dell’alta società italiana. Ferdinando è sposato con S.A.R. Mafalda d’Assia, nipote della principessa Mafalda di Savoia, secondogenita di Vittorio Emanuele III e moglie di Filippo d’Assia.
Il fratello di Ferdinando, Ugo, che dirige il settore petrolifero, la raffinazione, il marketing e la distribuzione, ha sposato Isabella Borromeo dei principi di Angera, sorella maggiore di Lavinia Borromeo, consorte di John Elkann, erede della Fiat. 47 anni, alto, magro, Ferdinando comincia la giornata di buon mattino. Cyclette nella palestra di casa, alle 7 corsa nei viali di Villa Borghese, poi al lavoro per occuparsi della holding petrolifera e delle due società elettriche affidate alla sua cura particolare. Dopo il liceo classico, l’iscrizione alla facoltà di Economia e Commercio, il trasferimento a Londra per due anni, l’avvio dell’ufficio di trading petrolifero. Poi a Parigi, per seguire amministrazione e finanza in Banca Paribas.
Nello stesso tempo ha praticato vari sport, è stato campione italiano di pilotaggio di elicotteri, ha partecipato a gare di moto, è stato ufficiale dei Carabinieri negli anni 1980 e 1981 guadagnandosi l’encomio solenne dal capo dello Stato Sandro Pertini in occasione del terremoto dell’Irpinia. È così da 25 anni, nel corso dei quali ha seguito dapprima tutti i settori del Gruppo gestendo il ciclo «downstream» che egli considera uno dei più vivi e interessanti, ossia l’insieme di attività dall’approvvigionamento del greggio al trasporto su navi, alla raffinazione, al marketing, alla vendita del petrolio e dei suoi derivati, oltre a benzina verde, gasolio, lubrificanti, gpl in bombole, acqua ragia, saponette di zolfo, fino all’asfalto con l’ultimo prodotto dei bitumi antiaderenti della raffineria Alma di Ravenna, che coprono il 25 per cento del mercato.
Nel settembre scorso insieme alla vicepresidenza e alla carica di amministratore delegato della holding, cassaforte del Gruppo, gli è stata affidata la presidenza di api energia e di api nòva energia, due settori nuovi e destinati ad acquisire un’importanza sempre maggiore per le difficoltà di estrazione e di approvvigionamento e per il costo del petrolio, che spingono a sviluppare fonti alternative. «Mi occupo in particolare della parte elettrica, affiancata nel 1998 all’attività principale che per tradizione è quella petrolifera, e sviluppata successivamente con l’acquisizione del 100 per cento di api energia da ABB e da Chevron Texaco, allora nostri soci–racconta Brachetti Peretti–; e, attraverso l’affidamento fattomi delle fonti rinnovabili, sono stato incaricato di esplorare nuove opportunità di crescita».
Un’attività che, con i circa 2 miliardi 200 milioni di kilowattora prodotti ogni anno dalla centrale elettrica di cogenerazione da 280 megawatt avviata nel 2001 all’interno della raffineria di Falconara Marittima, già soddisfa il 30 per cento del fabbisogno delle Marche, la regione forse più deficitaria sotto il profilo elettrico. È un impianto a ciclo combinato con il gas, che consente l’evoluzione in «raffineria bianca», nella quale si realizzano prodotti petroliferi di elevata qualità e si produce energia elettrica con un bassissimo impatto ambientale attraverso l’utilizzo delle frazioni residue del ciclo di raffinazione, trasformandole in gas di sintesi pulito. Con la realizzazione di due nuove centrali analoghe programmate nello stesso comprensorio di Falconara per un totale di altri 580 megawatt, l’approvvigionamento elettrico della regione potrà essere totalmente indipendente.
Domanda. Quali cambiamenti prevede per il prossimo futuro per l’energia?
Risposta. Soprattutto la combinazione delle fonti. Lasciando da parte le considerazioni di alcuni esperti che ritengono vicina la fine dell’era del petrolio, oggi l’obiettivo è quello di unire produttività, efficienza energetica e rispetto dell’ambiente. Per raggiungerlo è necessario guardare a tutte le fonti di produzione, senza limitarci a quella tradizionale del petrolio ma sviluppando le cosiddette fonti rinnovabili con le conoscenze e gli strumenti che la tecnologia oggi mette a disposizione. In questa strategia d’impresa api energia e api nòva energia sono indubbiamente in prima linea. Controlliamo l’11 per cento del mercato della distribuzione di carburanti e produciamo energia elettrica da impianti di elevata efficienza e capacità di rispetto ambientale con il nostro impianto di Falconara, che è stato classificato dall’Unione Europea «best available tecnique», ossia la migliore tecnologia attualmente disponibile, perché in grado di unire alta efficienza produttiva e tutela dell’ambiente. Inoltre bisogna ricordare che api energia ha ottenuto la certificazione 14001 per la gestione e il controllo della produzione di energia elettrica mediante impianto a ciclo combinato. Nel mare di Falconara, inoltre, esiste un oleodotto sottomarino di 16 chilometri, creato nel 1972 per consentire l’ormeggio di petroliere da 500 mila barili. Ora pensiamo di affiancare all’oleodotto un gasdotto per l’attracco di navi gasiere che potranno rigassificare il gas liquefatto trasportato, e da lì convogliarlo nella rete nazionale senza bisogno di rigassificatori a terra, con il solo intervento dei contatori per il calcolo dei quantitativi distribuiti, con impatto ambientale nullo.
D. Come intendete operare nel settore particolare delle fonti rinnovabili?
R. È un settore particolare sul quale puntiamo molto. Lo dimostra la creazione, nel 2006, della holding elettrica e del gas api nòva energia, con il compito di ricercare e adottare le più avanzate tecnologie nel campo della produzione di energia elettrica, che consentano il massimo dell’efficienza e il minimo delle emissioni di anidride carbonica. Il nome stesso dell’azienda è indicativo dell’interesse del Gruppo nei riguardi di questo aspetto della produzione e dell’approvvigionamento energetico. Operiamo già nella produzione di energia eolica attraverso la partnership con la spagnola Iberdrola; realizzando altri progetti allo studio potremo giungere, entro il 2012, ad oltre mille megawatt derivanti da fonti rinnovabili, diventando un’azienda di primaria importanza in questo specifico mercato. Dal 2000 in Campania, a Castelfranco in Miscano, comune a 760 metri di altitudine in provincia di Benevento abitato da un migliaio di persone, è attiva la nostra Compagnia Energia Rinnovabile (C.E.R.), dotata di una centrale eolica da 30 megawatt. Operiamo anche nelle biomasse sia solide che liquide. Il nostro obiettivo è essere protagonisti arrivando a una quota del 10 per cento del mercato italiano. Nel caso specifico api nòva energia ha già 60 megawatt di biomasse in Calabria, con un impianto che è il maggiore d’Europa, diviso tra Crotone per 40 megawatt e Strongoli per 20. In esso utilizziamo il ceppato di legno, frutto della pulizia degli ettari di boschi circostanti, che ora viene bruciato o lasciato marcire, e lo trasformiamo in energia. Con le biomasse liquide - olio di palma, di colza e di girasole - puntiamo ad arrivare al 10 per cento di energia derivante da fonti rinnovabili.
D. Avete programmi anche per il fotovoltaico o ritenete di non espandervi nell’ampio campo delle rinnovabili?
R. Stiamo per realizzare anche impianti fotovoltaici nelle Marche per 11 megawatt. Direi di più, perché siamo impegnati nella valutazione di una serie di opportunità nella filiera del silicio lavorando la sabbia per produrre le stesse celle fotovoltaiche. Le collocheremo inizialmente sui grandi edifici e sulle pensiline di gran parte delle 4.100 stazioni di servizio della rete api-IP. Quando lasceremo la sede attuale di Corso d’Italia a Roma per trasferirci lungo la Via Salaria, i due edifici che ci ospiteranno avranno sul tetto i nostri pannelli. Per concludere, gli investimenti necessari per realizzare l’intero programma saranno nell’ordine di 1,5-2 miliardi di euro, per reperire i quali ricorreremo al project financing oppure alla partecipazione di altri investitori.

Tags: energia rinnovabile gas energia Marche fotovoltaico energia elettrica elettricità elettrico Savoia oil&gas Novembre 2007 marvhe

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