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GIUSEPPE LOBEFARO: COME SI GOVERNA IL CENTRO STORICO DI ROMA

Giuseppe Lobefaro

Non è un centro qualunque, è il centro di Roma. Fa quasi paura pronunciarlo. Come dire centro del centro del mondo. 'Centro di Roma' vuol dire che è attraversato, sotto e sopra la terra, da rovine storiche. Tanto hanno da ridire, le donne tacconate, sui sanpietrini, ma anche questo è garanzia di romanità. E allora ben venga il connubio sanpietrino-tacco a spillo se serve a garantire un’identità alla Roma antica che è (quasi) pronta per la modernità. Innanzitutto con un nuovo Traforo che in pieno centro, sotto il Colle Quirinale, dopo anni ha appena ricevuto un’imbiancata speciale e che è pronto ad accogliere anche i pedoni; quindi, con nuovi piani per il traffico - spina nel fianco di ogni città che (non) si rispetti - e per i varchi elettronici; infine, con la costruzione di una nuova linea metropolitana che permetta davvero di lasciare la macchina a casa.
Giuseppe Lobefaro, presidente del Primo Municipio di Roma, quello che fa proprio capo ai sanpietrini, il puro centro storico, la zona più vincolata, più delicata, più antica del mondo, parla a Specchio Economico dei passi compiuti, degli obiettivi che si perseguono, di una Roma in Europa e di un’Europa a Roma con turisti e pullman, senza dimenticare i difetti, le auto blu, la politica, i parlamentari a spasso per il centro storico, lo smog, la guerra tra residenti e commercianti, la criminalità, i vigili e la burocrazia. Vizi e virtù di quello che i politici dimenticano essere il baricentro della storia, della bellezza e dell’identità italiana e latina; e il tentativo coraggioso di «decentrare il centro» e di portare vita nelle periferie-dormitorio.

Domanda. Esiste soltanto un centro a Roma?
Risposta. Il centro storico di Roma ha caratteristiche particolari rispetto a quelli di altre città italiane, perché in primo luogo si compone di molti Rioni, tutti storici, che hanno avuto un forte sviluppo economico negli ultimi decenni. Crescendo nelle sue funzioni amministrative e nelle attività commerciali sviluppate proprio nella zona centrale, la città ha subìto ripercussioni negative specialmente derivanti dal traffico, dai conflitti tra residenti e commercianti, dal turismo selvaggio, dalla microcriminalità impunita. Uno degli obiettivi del nuovo Piano regolatore, già varato dal Comune e in attesa di approvazione della Regione Lazio, è quello di creare nuove centralità nella nostra città, che ha dimensioni pari a quelle assommate delle otto città più grandi d’Italia: Roma non può permettersi di continuare a far crescere il centro storico e a mantenere periferie-dormitorio, zone nelle quali si dorme solo ma che non hanno altre caratteristiche proprie o non costituiscano centri d’interesse alternativo. Ci vorrà tempo per questo.

D. Cosa fa per la città il Primo Municipio da lei presieduto?
R. Obiettivo primario di questa Amministrazione e impegno nei confronti delle future generazioni sono la tutela e la protezione del centro storico. Per la sua salvaguardia si sono messi in campo validi provvedimenti di tutela, specialmente per quanto riguarda la disciplina del traffico privato. La disciplina più importante è quella relativa alla Ztl, zona a traffico limitato, basata su varchi elettronici che non permettono l’accesso ai veicoli privati. Inizialmente aveva carattere solo diurno, poi è stata attivata di notte e in determinati giorni, di fronte ai un traffico molto elevato e alla presenza di locali e di intensa vita sociale a Testaccio, Trastevere, Monti oltreché nella zona di Campo de’ Fiori.

D. Il centro storico è colonizzato dalla politica. Questo influisce negativamente sui residenti, sul turismo, sulla pace dei quartieri. Si possono compiere miglioramenti decentralizzando le sedi del potere?
R. Alle accresciute funzioni amministrative corrisponde un eccesso di palazzi del potere presenti nel centro di Roma: il proliferare di uffici del Governo, della Camera e del Senato, ad esempio, appesantisce la zona più centrale, che invece andrebbe destinata allo sviluppo del turismo e alla fruizione dei beni architettonici. Su questo non vi sono segnali positivi: ogni giorno assistiamo alla conquista di spazi da parte delle istituzioni governative e parlamentari, e a nessuna intenzione di trasferire gli uffici fuori dal centro storico. L’unico che ha e che sta realizzando questo obiettivo è proprio il Comune di Roma, spostando tutti i propri uffici fuori dal centro storico, nella zona dell’Ostiense. Il «Campidoglio 2» libererà il Campidoglio rendendo musei alcuni palazzi occupati attualmente dal Comune e realizzando una città degli uffici in una zona sicuramente più idonea ad accoglierli. Due uffici sono già stati spostati e il trasferimento si completerà nel 2010. Il prossimo a spostarsi sarà l’ufficio dell’assessore al Commercio, che da Via dei Cerchi andrà fuori. Per il resto non vi sono segnali di trasferimento di Ministeri o di altri uffici governativi fuori dal centro storico, e questo è un problema reale.

D. Che cosa altro si può fare?
R. Operare sui mezzi di trasporto. Dobbiamo lavorare, come abbiamo fatto, per proteggere il centro dal traffico privato, ma non per questo impedire alle persone di arrivare in centro. Non vogliamo trasformare il centro storico in un museo, ma modificare il modo di giungervi. In questo le prospettive per i prossimi anni sono positive: le linee della metropolitana in costruzione entreranno man mano in funzione a cominciare dalla nuova linea C che interesserà il centro con sei fermate (San Giovanni, Via dell’Amba Aradam, Colosseo, Piazza Venezia, Piazza Sant’Andrea della Valle, Chiesa Nuova e Piazza Pasquale Paoli), e che collegherà zone non centrali partendo dalla Casilina fino all’Aurelia. Sono già iniziati i sondaggi archeologici per la parte che riguarda il Primo Municipio. Le sei fermate programmate permetteranno di ridurre il traffico privato offrendo la possibilità di usare il nuovo mezzo. Sarebbe inoltre opportuno realizzare il prolungamento del tram 8: anche qui l’obiettivo è portarlo alla Stazione Termini superando alcune difficoltà prospettate dalla competente Soprintendenza archeologica.

D. Quali sono i programmi nel campo dei parcheggi?
R. Una parte fondamentale della nostra attività riguarda la costruzione, già avviata nel centro, di parcheggi, il più importante dei quali sarà quello di Villa Borghese. Lo scorso agosto è stato aggiudicato l’appalto alla società che ha vinto la relativa gara e che realizzerà un parcheggio di sette piani nella collina del Pincio, destinato per l’80 per cento alle auto dei residenti del cosiddetto Tridente, in modo da permettere una progressiva pedonalizzazione ed avere il cuore di Roma libero dagli autoveicoli.

D. Quali sono gli altri problemi principali del Primo Municipio?
R. Quelli che riguardano il commercio, in particolare l’invasione di attività commerciali molto spesso in contrasto con la vita dei residenti, con i conseguenti conflitti tra le due categorie. Di estrema importanza è il problema della sicurezza; l’abbiamo visto nelle scorse settimane in varie emergenze, e lo vediamo costantemente nell’aumento di una microcriminalità aggressiva, pesante, insopportabile: dal parcheggiatore abusivo arrogante che minaccia gli automobilisti per avere denaro allo scippatore violento. Basta ricordare la diisavventura del regista Giuseppe Tornatore, aggredito di recente da extracomunitari, o del ciclista bastonato per rapinargli il telefonino. Sono episodi non marginali, diffusi nel territorio, che creano un allarme sociale spesso rappresentato dai mezzi di comunicazione in maniera esagerata, sollecitando gli istinti primordiali delle persone.

D. Come ritiene che si debbano fronteggiare questi fenomeni?
R. È necessaria molta freddezza insieme alla capacità di analizzarli per quello che sono, distinguendoli fra loro. Sono problemi diversi la prostituzione, i lavavetri e i parcheggiatori abusivi che infastidiscono gli automobilisti, i minori usati per chiedere l’elemosina o scippare. Non è tollerabile restare indifferenti di fronte a questi problemi, lasciare che nella nostra città e specialmente nel centro storico tutti possano fare quello che vogliono, restando impuniti. Se tali questioni non solo vengono tollerate ma anche ignorate, sono destinate a esplodere creando malcontento nei cittadini. Non bisogna fare gli sceriffi, ma bisogna analizzare i fenomeni, mettere le Forze dell’ordine e i Vigili urbani nelle condizioni di affrontare le situazioni dotandoli degli strumenti anche normativi. Oggi arrestare un taglieggiatore alla Stazione Termini non serve perché lo stesso giorno è rilasciato dal magistrato in attesa di un processo che non si farà prima di qualche anno. Questa condizione di impunità è utilizzata da gente senza scrupoli che a Roma fa quello che vuole; non è così a Londra, a Berlino, a Madrid, dove certi atti vengono stroncati in maniera decisa. Dobbiamo adeguarci a quello che avviene nelle altre città europee.

D. Il turismo alimenta Roma ma sta distruggendo il centro storico. Il problema dei pullman selvaggi penalizza ingiustamente i residenti. Cambierà qualcosa?
R. È un problema grave. Il mese scorso abbiamo riaperto al traffico il Traforo, luogo di abituale, continuo e affollato stazionamento di essi. Tengo a mettere in luce gli aspetti positivi del lavoro eseguito perché abbiamo svolto un ruolo rilevante in questa opera. Nel Traforo adesso si può passeggiare. Purtroppo però file di pullman continuano a fermarsi per scaricare i turisti diretti alla Fontana di Trevi, ostruendo lo stesso tunnel e mettendo a repentaglio la sicurezza pubblica. Numerosi pullman fermi sostano dentro il Traforo per ore e, se inviamo pattuglie di vigili a controllare, non cambia nulla perché molti operatori turistici non hanno più senso civico, sono interessati solo al guadagno. La soluzione ideale sarebbe tornare al rigido piano-pullman attuato per il Giubileo del 2000. La situazione va tenuta sotto controllo giorno per giorno, perché il centro di Roma sta rinascendo ma la sua crescita va accompagnata da misure adeguate; altrimenti prevale la legge del più forte, del pullman rispetto al residente e al pedone, che ha minore ascolto rispetto a un operatore commerciale.

D. Politici e auto blu sono oggi più un pericolo che un onore per il centro storico; come arginarli? L’ira dei romani per l’incompetenza e l’inerzia della burocrazia si riversa sui vigili. È giusto?
R. Le nostre numerose campagne contro le auto blu in questi anni si sono scontrate con il nulla. Il Municipio sembra a volte sembra una specie di Cassandra, che anticipa i guasti, ma dovrebbe essere messo in condizione di operare realmente, cosa che oggi non può fare. I vigili non sono sufficienti rispetto al fabbisogno e sarebbero più utili in strada che negli uffici. L’organizzazione dei loro orari, inoltre, è ancora rigida, rispecchia gli «anni Settanta». L’esempio più classico è la pausa pranzo, quando non c’è nessun vigile nel centro storico che dalle 13 alle 14, nella pausa del cambio di turno, è terra di nessuno. In quell’ora non c’è continuità nel servizio e il fatto è facilmente osservabile nei pressi del Pantheon o di Piazza Navona, a quell’ora gremiti di venditori abusivi. I quali, non appena arriva la Volante, scappano.

D. Rispetto a quella di altre città europee, la situazione dei vigili urbani è imbarazzante per vari motivi: mancato rispetto delle clausole contrattuali, ritardati pagamenti di compensi per lavoro straordinario non erogati da anni, carenza di personale negli uffici, incompetenza nelle prestazione e nei rapporti con i cittadini. Può essere soddisfatta questa categoria?
R. Non conosco bene la situazione, ma lo straordinario non pagato può essere trasformato in giorni di riposo. Comunque saranno sicuramente soddisfatti nel tempo. I vigili sono i dipendenti comunali che effettuano più ore di lavoro straordinario. Comunque è in atto un miglioramento del servizio. Quando siamo arrivati nel Primo Municipio, nel 2001, avevamo sei sedi sparse nel centro storico; le abbiamo unificate per permettere la razionalizzazione e il controllo del lavoro del personale. Se prima ognuno era esente da verifiche, ora deve rispondere ai propri dirigenti in una situazione di controllo reciproco. Bisogna investire nella Pubblica Amministrazione perché fornisca servizi efficienti, anche puntando sulla qualificazione del personale che, oltretutto. ha tanti anni di servizio e non viene sostituito facilmente: per ogni persona che va in pensione non c’è nessuno che lo sostituisce.

D. Come è possibile con tanta gente che cerca un lavoro?
R. Le assunzioni sono bloccate. La legge finanziaria 2007 ha imposto di non assumere per ridurre il deficit pubblico; l’assunzione di un dipendente pubblico, infatti, grava sul bilancio per 40 anni. Per questo negli ultimi anni abbiamo avuto consistenti riduzioni del personale, molti pensionamenti e pochissime assunzioni, mentre si ricorre al lavoro interinale. Se al Primo Municipio questo si togliesse, dovremmo chiudere due servizi, quello sociale e il commercio. I lavoratori interinali operano con capacità ma hanno una spada di Damocle sul capo: la facilità con la quale si perde il lavoro. Sconcerta la differenza tra i lavoratori con contratto a tempo indeterminato, ossia a posto fisso, e i precari; lavorano a stretto gomito ma in alcuni o molti casi il dipendente fisso non s’interessa e lavora male, il precario tira la carretta.

D
. Roma può paragonarsi a qualche città europea o americana?
R. Non farei paragoni, almeno finché non faremo un salto di qualità, la stessa qualità che deve avere una città moderna dal punto di vista dei servizi. Stiamo lavorando a questo, ma non siamo certo ai livelli di Barcellona, Londra, Berlino. L’Europa può essere punto di riferimento e motivo di competizione. Roma in questi anni ha fatto passi enormi; nei primi anni Novanta era una città provinciale, in questi anni ha realizzato molto, ma occorre altro per giungere al livello delle grandi città europee. Il primo passo è una rete metropolitana: finché non avremo un sistema di trasporto adeguato a una grande metropoli non potremo paragonarci alle altre grandi città. La nostra metropolitana è insufficiente, con l’aggravante che, viste le condizioni ambientali e strutturali, i suoi tempi di realizzazione sono molto più lunghe rispetto a quelli di altre città.

D. Roma è anche una delle città più care, e questo sposta l’asse verso l’Europa, dove gli stipendi sono più alti e i giovani possono permettersi di vivere degnamente. È d’accordo?
R. Sotto l’aspetto immobiliare Roma è indubbiamente molto cara, e questo spinge molta gente verso l’hinterland: lo si vede ogni giorno nelle strade consolari dalle file di auto di gente che, pur lavorando in città, vive a Bracciano, Pomezia, Tivoli e fa avanti e indietro ogni mattina. Gli alti canoni di affitto non consentono ai giovani di crearsi una famiglia. Inoltre la situazione va peggiorando con la trasformazione di molti edifici del centro in residence, bed & breakfast, strutture di accoglienza, perché rendono molto di più ai proprietari in termini economici. Affittare un appartamento a uno straniero per una settimana è sicuramente molto più redditizio che affittarlo a un residente. In vista del Giubileo del 2000 è stata consentita la costruzione nel centro di molti alberghi che hanno contribuito in questi ultimi anni al boom turistico.

D. Il Primo Municipio pubblica il periodico a distribuzione gratuita Zero Sei. Quali sono gli obiettivi?
R. Si tratta di un esperimento fatto da una cooperativa di giovani professionisti per sperimentare le loro capacità giornalistiche e amministrative. Pubblica notizie locali molto seguite perché non perdono di vista gli interessi che la comunicazione ufficiale dimentica. È un periodico che si autofinanzia con la vendita di spazi pubblicitari.

D. Cosa dobbiamo aspettarci dal Partito Democratico?
R. Il partito democratico è un modo impegnativo per smuovere la politica che in questo momento si trova nel punto più basso toccato negli ultimi anni, anche per quanto riguarda il consenso dell’opinione pubblica. Costituisce il tentativo di semplificare la guida politica nel centrosinistra unificando le due grandi realtà, la Margherita e i Ds, ma non solo. Se si trattasse solo dell’unificazione dei due partiti sarebbe un’impresa fallimentare, ma l’obiettivo è quello di chiamare all’appello tutti coloro che credono in un progetto sull’Italia del futuro e non del passato: il progetto di costruire una città e un’Italia più moderna nella quale il ruolo dei giovani, delle donne e di tutti coloro che non hanno mai fatto politica possa essere non marginale ma principale.

D
. Come superare la profonda sfiducia dei cittadini?
R. Non si può vivere di sfiducia, anche perché l’alternativa è lo sfascio completo: l’impegno è che ognuno faccia la propria parte, i politici la propria, i cittadini la loro. Questo è l’unico sistema per lavorare insieme e i cittadini devono usarlo per costringere ad allontanarsi chi intende continuare a fare una vecchia politica. Credo in questo pur non avendo gli entusiasmi giovanili, ma con la consapevolezza che il futuro si costruisce rimboccandosi le maniche giorno per giorno. Non serve protestare e denunciare quello che non va, senza impegnarsi per modificare la realtà. Quando fui eletto, vedendo le condizioni in cui era stata lasciata la prima Circoscrizione, anziché lamentarmi detti avvio a una piccola rivoluzione. Abbiamo cambiato tutto, con il lavoro non con le chiacchiere. Lo stesso vale per il futuro del Partito Democratico, che deve impegnarsi per il nuovo e non per salvaguardare i privilegi di una vecchia Italia.

D. E dopo le elezioni primarie, cosa c’è nel futuro prossimo?
R. Se la gente avrà voglia di impegnarsi, questo partito crescerà in una certa maniera; accadrà diversamente se prevarranno l’anti-politica e il distacco dai partiti, inclusi quelli nuovi che si stanno costruendo.

Tags: Roma Novembre 2007

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