LUIS CALVO MERINO: SPAGNA E ITALIA, SORPASSO O COLLABORAZIONE?
Secondo quanto scritto da un opinionista di un quotidiano del Nord durante la recente campagna elettorale, «il quadro è nerissimo: dopo essere sorpassata dalla Spagna, l’Italia lo sarà dalla Grecia e, dal 2020, anche dalla Romania». È vero, è falso, è vero solo parzialmente? O era propaganda per qualche candidato premier? Non solo per prevedere quanto accadrà tra 12 anni, ma anche per conoscere quanto è già avvenuto e sta avvenendo in Italia, anziché un opinionista occorrerebbe un mago. Ma non fidandosi neppure dei sondaggisti che indagano su fenomeni attuali, sul presunto avvenuto sorpasso in campo economico dell’Italia operato dalla Spagna Specchio economico ha intervistato Luis Calvo Merino, ambasciatore del Governo spagnolo presso il Quirinale. È un’occasione per conoscere l’opinione del vicino Paese sulla situazione italiana, ma non solo: anche sulla politica monetaria della Banca Centrale europea, sul cammino compiuto dalla laboriosa popolazione spagnola, sui rapporti commerciali esistenti tra i due Paesi, sull’integrazione delle rispettive economie attraverso gli investimenti reciproci e su altro ancora.
Domanda. L’Unione Europea sta attraversando un momento delicato in campo monetario in quanto il rapporto dell’euro con il dollaro è troppo elevato; non ritiene che questa situazione debba essere corretta?
Risposta. L’Unione Europea si trova attualmente in una fase di riorganizzazione davanti ai nuovi impegni che si prospettano anche a causa dell’adesione dei Paesi recentemente entrati a farne parte. Rispetto all’attuale situazione che alcuni definiscono di stagnazione, ritengo però che, come è avvenuto in altre delicate occasioni, l’Unione Europea abbia compiuto azioni positive adottando i provvedimenti necessari per andare incontro alle esigenze di ogni Paese membro. Sono convinto che i partner devono sentirsi orgogliosi dei risultati raggiunti con l’introduzione dell’euro; tutti i Paesi che hanno aderito all’Unione monetaria, e che quindi appartengono all’area dell’euro, hanno ricevuto dei vantaggi.
D. Ma quali sono in particolare le prospettive per il futuro?
R. La grande solidarietà che hanno manifestato anche in qualche momento di difficoltà economiche ha dimostrato come tutti si sentano vincolati a un’azione comune e uniti sotto uno stesso ombrello. Problemi esistono e sono sotto gli occhi di tutti, ma sono state messe in atto misure molto impegnative che hanno avuto ripercussioni benefiche per le economie nazionali. Per quanto riguarda il futuro, è molto difficile parlare di come si evolverà il rapporto tra l’euro e il dollaro. Il robusto apprezzamento registrato dalla moneta europea rispetto a quella statunitense comporta sia vantaggi che svantaggi, ma l'Unione Europea sicuramente adotterà provvedimenti adeguati affinché il debito pubblico dei Paesi partner non produca conseguenze insostenibili.
D. Solitamente lo strumento per superare le difficoltà è la riduzione del costo del denaro; ma la decisione della Banca Centrale Europea di non intervenire con un’adeguata riduzione del tasso di sconto dopo quelle praticate dalla Federal Reserve relativamente al dollaro non ostacolano la ripresa economica?
R. Se la Banca Centrale Europea non ha ridotto il tasso di sconto, avrà i propri motivi; possiamo forse non renderci conto delle sue valutazioni, ma a mio avviso essa dispone di tutta le competenze e professionalità per decidere quello che deve fare in ogni circostanza; pertanto avrà sicuramente adottato le soluzioni più opportune. Il compito di questa Istituzione è quello di aiutare le Banche centrali dei Paesi membri ad attuare le politiche monetarie fissate dagli organi comunitari, e ad adottare le conseguenti decisioni. Occorre inoltre ricordare che la Banca Centrale Europea assume le decisioni solo dopo aver ascoltato il parere di tutti i governatori delle Banche Centrali dei Paesi dell’Unione, che fanno parte del suo Consiglio direttivo, ed agisce con molta prudenza.
D. Non possono verificarsi situazioni diverse nei vari Paesi?
R. Per quanto riguarda la Spagna, ad esempio, quando viene consultata, il suo rappresentante illustra l’andamento e le prospettive dell’economia del Paese, le eventuali difficoltà e le relative esigenze. Così avviene per tutti i Paesi membri. E dobbiamo ammettere che è più facile risolvere i vari problemi all’interno dell’area euro che da parte di ogni singolo Stato; senza l’Unione ogni Paese avrebbe dovuto accettare qualunque circostanza sfavorevole, senza possibilità di attuare interventi risolutivi.
D. Attualmente in Italia è in atto una sensibile tendenza inflazionistica; il fenomeno si verifica anche nel suo Paese?
R. Al momento il fenomeno in Spagna può considerarsi soprattutto di carattere congiunturale e segue la tendenza registrata attualmente nei Paesi della zona euro.
D. Per stimolare una ripresa occorrono investimenti privati o pubblici. In Italia le aziende private hanno vissuto a lungo con le provvidenze dello Stato e inoltre temono l’instabilità politica; quelle pubbliche sono state in gran parte privatizzate; inoltre l’Unione Europea impedisce interventi pubblici. Che cosa è avvenuto in Spagna?
R. Sin dall’inizio della transizione dal regime istituzionale precedente a quello attuale, tutti i Governi hanno lavorato per creare un clima favorevole allo sviluppo economico e industriale del Paese. Quando si sono svolte le prime elezioni democratiche trent’anni fa, tutti gli spagnoli hanno lavorato per compiere un’eccellente opera di modernizzazione del Paese. Questo obiettivo è stato raggiunto anche con il dialogo tra le varie componenti economiche, sociali e politiche per rilanciare l’economia nazionale in tutti i settori. Ritengo che si siano ottenuti risultati buoni, anzi direi ottimi in tutti i sensi; e che si siano trovate nello stesso tempo soluzioni adeguate per superare problemi che all’inizio sembravano insormontabili. Perciò per lo sviluppo industriale e per l’economia spagnola prevedo un futuro positivo.
D. La Spagna ha già superato o si accinge a superare l’Italia?
R. Dal momento della transizione politica la Spagna ha seguito una linea costante di sviluppo e modernizzazione dell’apparato industriale ed economico e del Paese in generale, pur in presenza di considerevoli deficit finanziari. Dal momento in cui la nuova Costituzione ha fissato i principi democratici, tutti si sono rimboccati le maniche e hanno compiuto sacrifici enormi, malgrado la sfavorevole congiuntura economica mondiale. La Spagna ha fatto passi da gigante in campo economico, tali da poter far fronte all’aumento del costo del petrolio e di altri prodotti. Attualmente, grazie agli accordi tra alcuni settori, abbiamo risolto molti problemi e forniamo l’immagine di un Paese sviluppato e moderno.
D. Com’è la classe politica?
R. La classe politica e la classe dirigente spagnole hanno saputo far fronte a momenti difficili, ma era necessario affrontare i rischi per portare avanti il processo di modernizzazione e di sviluppo commerciale. Oggi la Spagna si è avvicinata all’Italia a livello industriale ed economico, obiettivo impensabile alcuni anni fa. Comunque l’Italia è sempre un Paese di riferimento per l’industria e l’economia spagnola, dato che fa parte del gruppo dei Paesi più sviluppati del mondo.
D. Pensa che l’Italia possa superare le attuali difficoltà?
R. Tutti i Paesi attraversano momenti positivi e momenti difficili. La situazione non sembra facile, ma gli italiani sapranno uscire dalle difficoltà con la loro intelligenza e con la loro proverbiale perspicacia; nessuno possiede la bacchetta magica per risolvere problemi, né le stesse soluzioni possono essere applicabili ovunque; quello che è valido in un Paese non sempre lo è in un altro, a meno che possiedano identità, sistemi, strutture simili, in grado di accogliere istituti altrui. La democrazia spagnola è giovane; nel momento in cui con un referendum ha approvato la nuova Costituzione, ha intrapreso una traiettoria politica nuova, basata su un sistema politico-amministrativo decentralizzato, nel quale molte competenze dello Stato sono state trasferite a comunità autonome dotate di uno statuto particolare, delineando in tal modo lo Stato delle Autonomie. Il risultato globale è stato molto positivo, anche se il sistema potrebbe essere in qualche punto perfezionato.
D. Che cosa potrebbe prendere l’Italia dalla Spagna?
R. Da tutti i Paesi si può prendere qualcosa di buono ma, a mio giudizio, occorre cercare quello che si addice di più ai propri cittadini, al loro carattere, alle condizioni sociali e ambientali; mentalità, usi e costumi sono solitamente diversi nei vari Paesi. Ogni politica deve essere al servizio del cittadino, e da questo si può valutare la sua validità.
D. Quali settori dell’economia hanno più in comune i due Paesi?
R. Uno dei più sviluppati in entrambi è il turismo, che assicura rilevanti risorse economiche. La Spagna ha una popolazione di 44 milioni di abitanti e attualmente registra un afflusso di circa 60 milioni di turisti all’anno, il cui apporto finanziario rafforza l’economia del Paese che dispone di molte infrastrutture alberghiere e di trasporto. Per numero di turisti stranieri siamo il secondo Paese dopo la Francia e anche, per volume di affari, il secondo dopo gli Usa. L’attrattiva esercitata dalla Spagna non si deve solo a fattori naturali come il clima, l’ambiente, le spiagge, ma anche alle strutture di qualità, alla gastronomia, ai rapporti umani e ai prezzi contenuti. Ne sono attratti anche gli italiani il cui afflusso ha registrato un continuo aumento, soprattutto a partire dai Campionati di calcio del mondo del 1982. Nel 2007 i turisti italiani in Spagna sono stati 3.633.456 con un aumento dell’8,1 per cento rispetto all’anno precedente. Ma anche l’afflusso dei turisti spagnoli in Italia è notevole.
D. Qual è l’andamento degli scambi commerciali tra i due Paesi?
R. Abbiamo rapporti direi ottimi; possiamo parlare di un aumento costante verificatosi negli interscambi negli ultimi anni e in particolar modo nel 2007. In questo campo la Spagna ha accordi privilegiati con l’Italia che, con Germania e Francia, rappresenta un triumvirato consolidato di fornitori, mentre l’Italia è il quarto Paese cliente alla pari circa con il Portogallo, data anche la vicinanza geografica. Nel 2007 l’Italia è stata il terzo Paese fornitore della Spagna: vi ha esportato merci per 24.306,10 milioni di euro con un incremento del 10,7 per cento rispetto all’anno precedente. Le produzioni italiane dimostrano una notevole capacità di penetrazione e di tenuta nel mercato spagnolo; quelle spagnole in Italia hanno raggiunto i 15.386,92 milioni di euro, con un aumento del 5,6 per cento. Nell’ultimo decennio le esportazioni spagnole verso l’Italia hanno registrato una notevole accelerazione; le nostre aziende hanno compiuto uno sforzo riuscendo a creare un’immagine per i loro prodotti di qualità.
D. A quanto ammontano gli investimenti reciproci?
R. Hanno registrato un notevole scatto nel 2007. Quelli spagnoli in Italia sono ammontati a 4,7 miliardi di euro con un incremento del 248 per cento; i principali settori sono l’energia, l’industria agroalimentare, le telecomunicazioni e il settore assicurativo; tra le aziende che hanno investito in Italia figurano Telefónica, Banco Santander, Inditex (Zara), Gas Natural, Ferrovial, Acciona, Sacyr, per citarne alcune. Gli investimenti italiani in Spagna hanno raggiunto i 18 miliardi di euro rispetto ai 158,60 milioni del 2006, con un balzo eccezionale in un settore concreto, quello elettrico, che ha rappresentato il 99 per cento del totale degli investimenti italiani in Spagna. Per il futuro sono ottimista sullo sviluppo delle relazioni economiche e commerciali tra i due Paesi.
D. Quale posizione ha preso il Governo spagnolo sull’indipendenza del Kosovo e sull’eventuale ammissione dell’Ucraina nella Nato?
R. Un atteggiamento molto chiaro e preciso, contrario al riconoscimento della dichiarazione unilaterale di indipendenza fatta dal Kossovo, e di grande prudenza sull’ingresso dell’Ucraina nella Nato, nel senso determinato dalle conclusioni dell’ultimo Vertice di Bucarest. Per il Kosovo si tratta di una posizione diversa da quella del Governo italiano, ma è giusto e normale che ogni Paese adotti la politica estera più coerente con le proprie aspirazioni e con i propri interessi.
D. Quale richiesta farebbe, al momento, al nuovo Governo italiano?
R. Ancora non sappiamo che farà il nuovo Governo italiano, ma sono certo che, considerando l’amicizia tra i due Paesi, i nostri crescenti rapporti continueranno sulla stessa linea. Comunque, lavoreremo ancora al processo della costruzione europea intensificando la reciproca collaborazione per una sempre maggiore prosperità e stabilità politica nell’area mediterranea. D’altra parte, per fare solo un esempio tecnico, insisterei sull’opportunità di equiparare i titoli di studio dei due Paesi, perché oggi molti giovani si recano all’estero, anche grazie alle possibilità offerte da programmi europei come l’Erasmus, per studiare e approfondire la cultura e le conoscenze. È giusto che a questo si aggiunga anche la possibilità di trovare un’occupazione sul posto.