Corsera Story. Guardandosi negli occhi lui e «lui» hanno detto sì
L’opinione del Corrierista
dal «Corriere della Sera», Lunedì 21 agosto 1978
Nella suprema distrazione di masse impegnate a centellinare ultime gocce di vacanza s’è tranquillamente e semplicemente celebrato ieri sera ad Ostia il primo matrimonio omosex dela storia romana. Burt Waren, 28 anni, italo-americano, residente a Roma, attore di teatro d’avanguardia, ha con disinvoltura impalmato il proprio fidanzato Mayer De Georges, 26 anni, italiano, anch’egli residente di fatto a Roma ma praticamente giramondo; forse ora che s’è fatto una famiglia sarà più impegnato a sfornellare che a girovagare.
Una cerimonia intima e per intimi. In una irrintracciabile radura della pineta di Castelfusano mezz’ora esatta prima del tramonto mentre desolate troupes di romani in auto sfrecciavano sulla Colombo, Burt e Mayer si sono guardati a lungo negli occhi e stretta forte la mano: «lui» indossante un blusotto kaki sbracciato su maglina rossa, pantaloni neri e copricapo coloniale; l’altro «lui» un abito nuziale costituito da corti shorts celeste, mantellina rosso-cremisi, cappuccio nero con fiori di campo; da un cestello di vimini la felice coppia estraeva volantini, invece che confetti, per parenti ed amici.
Progetti, viaggi di nozze, lune di miele, cose nuove, magari figli? Prudenzialmente s’erano appesi, davanti e dietro, un cartello: «Agli sposi non si fanno domande». Rispondeva per loro Giovanni Bruno Solaro, regista, scrittore, saggista, pittore, inventore dei Cavalieri del Nulla la cui Omo-sezione ha patrocinato il rito: «Gli sposi non fanno programmi, si autogestiscono il matrimonio; che non è neppure un matrimonio, perché gli omosex sono contro le istituzioni, quindi contro riti, cerimonie, usanze». Ma allora perché si sono sposati una sera d’estate con tanto di inviti, cortei, fotografie di gruppo in mezzo alla pineta?
«Per protestare contro uno Stato che non ha compreso il loro problema: l’esistenza di una realtà omosessuale che va accettata, non isolata o addirittura eliminata; ammessa in tutti i paesi, tranne che in Italia». Il successo dell’iniziativa, raccontano i testimoni, è stato tale che molti omosex non solo hanno aderito, ma intendono ora unirsi in matrimonio. «Queste controcerimonie sono importanti per scolpire nella memoria gesti provocatori, significativi, di ribellione alle istituzioni–spiega Solaro–; i nostri omosex non si sposeranno mai davanti al sindaco».
Tra Solaro e il Comune di Roma una guerra già è in atto per via di un cine-tenda installato su un terrazzo al secondo piano di uno stabile di Ostia: venti metri per sette, cento posti, dedicato alle proiezioni dei film dell’intraprendente regista. Prima i vigili urbani, poi il sequestro del pretore, come per un palazzo di cemento armato. Si tratta di una struttura di metallo smontabile, coperta da incerate. Dinanzi c’è un albergo, forse il notturno tramestio disturbava i dormienti. Eppure gli spettatori entravano in sala scalzi. «Veniva gente semplice, abitanti di Ostia; un operaio mi disse che teste mozze e polmoni trasparenti dei miei film lo sconcertavano, ma era stufo delle solite pellicole dei cinematografi».
Qualche titolo: I repellenti, I demenziali, L’onorevole Pig cioè porco. Film che, a detta dell’autore, il circuito normale rifiuta, verità scottanti respinte in Italia, apprezzate all’estero: ma riportano, nei festivals stranieri, solo coppe e diplomi. Piemontese, a Roma da vent’anni, barba bionda, due figli all’università iscritti a psicologia, con la formosa moglie Lena Lin, Solaro si impegnò a fondo negli anni scorsi nella propagazione del credo naturistico. Ora che la guerra del nudo è vinta, si riaccendono le ostilità sul fronte omosex.
La difesa della categoria viene attuata non solo attraverso efficace opera di promozione nuziale; anche con persuasiva propaganda tra ambienti bisex pressantemente stimolati a ricorrere ad altri tradizionali istituti di diritto familiare. «Famiglie, adottate un omosessuale», è l’insolito ma umanitario invito dei Cavalieri del Solaro. Semplici, ma suggestivi e perfino convincenti gli argomenti esposti. «L’omosex è bello, pulito, mangia poco, pulisce, lava, cuce, seduce, cucina, è segretario modello, è fine dicitore, sa suonare, cantare, ballare, consola i disperati, guarisce gli ammalati».
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