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Corsera Story. Stagione balneare. C’è un unico spogliatoio per tutti?

di Victor Ciuffa

Più costosi i bagni dei romani nell’imminente stagione delle vacanze? La prospettiva c’è, sia pure limitata. Si riunirà fra qualche giorno la commissione del caro-spiaggia per esprimere un parere sulle richieste avanzate dei gestori degli stabilimenti.

Si pronuncerà presumibilmente con un no: i rappresentanti di alcuni enti, come il Comune, non saranno certamente d’accordo, ma il comandante della capitaneria di porto, da cui dipende la decisione, potrà non tenerne conto.
Un aumento del dieci per cento fu concesso un anno fa ma riguardava servizi non essenziali, piscine, ombrelloni, sdraio. Giunse dopo due anni di blocco, il precedente ritocco c’era stato nel 1975. Placata la polemica sul rinnovo delle concessioni - provvisoriamente confermate ai vecchi titolari solo per il 1978, i gestori vanno alla riunione sul caro-spiaggia con una serie di cifre: aumenti dei costi per personale, manutenzione ecc.
«In questo contesto sociale non ci facciamo troppe illusioni - dichiara un loro rappresentante -. Una decisione di aumento è impopolare, non sappiamo se la capitaneria di porto potrà adottarla». Il fisco rappresentato dall’Intendenza di Finanza sarà fra gli oppositori: vorrebbe contestualmente aumentare il canone corrisposto dai concessionari. «Ma le tariffe debbono compensare vari costi, non solo il canone», precisa la controparte.
Quasi certamente non sarà ritoccato il prezzo degli spogliatoi, per offrire a poco un minimo di servizi a chi non intende affittare cabine ma usufruire dell’ingresso gratuito imposto da du anni agli stabilimenti dal pretore Gianfranco Amendola. Attualmente gli spogliatoi costano per persona da 150 a 350 lire, secondo la categoria. Da 150, quarta categoria, sulla spiaggia romana non vi sono; si va dalle 200 della terza alle 350 della categoria extra.
È una cifra tale da indurre i beneficiari dell’ingresso gratuito a rinunciare al minimo di comfort che essa comporta: oltre lo spogliatoio, servizi igienici, docce, bar? Secondo i concessionari, se è un prezzo politico imposto dalle autorità per fini sociali che non compensa le loro spese, costituisce per il bagnante un onere talmente lieve da non poter essere contestato. «Costano molto di più le sigarette che uno si fuma sulla spiaggia», calcolano.
Qual è il minimo esborso giornaliero per un romano al mare? 200 lire di autobus, andata e ritorno da casa alla stazione Ostiense; 280 lire il biglietto di andate e ritorno in treno per Ostia - la metropolitana costa di più, anche se arriva fino a Termini -; siamo a quota 480 cui possono aggiungersi 200 lire per lo spogliatoio di seconda categoria. Totale 680 lire per una giornata di sole e di bagni. Moltiplicate quattro, fanno 2.720 lire per una famigliola media, marito, moglie, due bambini. Vale la pena risparmiare 800 lire di spogliatoio?
La logica aritmetica coincide con quelle del portafogli e dei concessionari. A rigore nessuno dovrebbe sottrarsi a questo esiguo, improprio pedaggio. Ma tutta l’accanita battaglia condotta per due anni dal pretore Amendola? Il principio dell’ingresso libero e gratuito ormai è acquisito, rispondono i gestori; il biglietto è il corrispettivo di servizi facoltativi, chiesti o no dal bagnante. Il sistema comporta vantaggi per tutti.
Pagando il biglietto il bagnante può circolare liberamente in tutto l’arenile, non solo sulla battigia, spiega un concessionario, anche se secondo Amendola il biglietto non occorre; se qualche malintenzionato importuna, il gestore può intervenire, c’è un rapporto contrattuale di fornitura di servizio. «Spesso siamo impotenti - lamenta un concessionario -. Arrivano giovinastri col proposito di infastidire, provocare, tiranneggiare la spiaggia».
Ma non si può imporre il pagamento dello spogliatoio. Il problema è legato al tipo di stabilimento cresciuto sul litorale romano. Impostata per fornire servizi esclusivamente a pagamento, questa struttura non può sopravvivere a lungo alla liberazione del mare in gabbia. Gestori, lungimiranti, l’hanno compreso; pensano ad un altro sistema di utilizzazione della concessione: niente cabine, via tutte le attrezzature attualmente esistenti sull’arenile. A ridosso della litoranea un solo edificio per spogliatoi, docce e servizi igienici accentrati, personale al minimo, costi contenuti. Sopra, sul terrazzo qualche chiosco: bar, gelati, snack. Incassi più contenuti, naturalmente, ma anche minori spese. «Se prendessi uno dei tre stabilimenti abbandonati, Duilio, Lido o Marechiaro - annuncia uno - raderei tutto, li attrezzerei così. Ingresso libero, niente, cancelli, recinzioni. Come in Liguria, o in certe coste francesi. Ma per fare investimenti dovrei contare su un certo numero di anni». Questo sembra il volto futuro delle spiagge romane.

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