Corsera Story. Ragazzi di campagna (scopre la natura e va in prigione)
di Victor Ciuffa
Si slargano orizzonti alla jeans-agricoltura. Accorrono giovani dalla città ad impiantare vigneti e frutteti, zappare orti, allevare pollame. C’è chi, più intrepido, abbandona piazza del Popolo per i maiali. «Le mucche costano troppo, mezzo milione a capo. Meglio porci e conigli».
E via tutto il giorno tra truogoli e gabbie. Al momento del relax a qualcuno salta in mente: «Non si possono allevare gli spiriti?». «Come no? - risponde una diafana ragazza dall’angelico profilo -. In Canadà hanno creato uno spirito di nome Philips. Arrivava quando lo chiamavano».
Così cominciò, qualche settimana fa, l’esilarante storia di Passo Corese, finita un pò drammaticamente. Un ragazzo all’ospedale, un altro in prigione. Roba di poche ore, ma sempre scioccante. Spiritismo, allucinazioni, tremori: chi non pensa oggi alla droga? Di corsa i carabinieri a fiutare dappertutto, pure nella conigliera e nel casotto del maiale. Puzza tanta, merce niente. Ma a forza di frugare salta fuori un altro essenziale ingrediente delle giovanili risorse del nostri giorni: le armi.
L’intrico finisce sui giornali. In paese tutti sanno, il casale viene evitato, i vicini non gradiscono familiarizzare con gli spiriti. La bombolara non porta più il gas, gli spaghetti nella pentola restano crudi, l’idraulico non accomoda lo scaldabagno, docce fredde anche sul serio. Il vecchio casale che l’intraprendenza di alcuni giovani romani aveva scosso dall’abbandono e rianimato col fiato di coniglio, rischia una nuova asfissia. Spine, ortiche, serpenti, pure fantasmi.
All’ospedale di Monterotondo è finito Spartaco Chiacchierini, 31 anni, da Fiano Romano; a Rebibbia Aldo Del Ponte, 36 anni, da Roma. A nutrire le bestiole è rimasta la delicata fidanzata di Aldo, Paola, aiutata da un comune amico, in paese chiamato il Napoletano. Il tutto per due fucili da caccia non denunciati, una dimenticanza o una trascuratezza. Domani mattina processo per direttissima, come ad un trafficante di armi, un rapinatore, un bombarolo. Tutto per colpa degli spiriti.
«Aldo era appassionato di animali esotici, aveva fatto viaggi in Africa, voleva impiantare qui un allevamento di rettili - racconta la fidanzata assistente -. Ma è tutto difficile, occorrono permessi, non si può tenere in casa neppure una belva». Ripiegarono su animali ragionevoli, presero informazioni e consigli, fecero i conti e decisero in direzione opposta: dalle bestie più feroci quelle più timide.
C’era il problema della fattoria. Paola, che è ormai un’esperta, avverte che è difficile trovare un casale, magari una casetta di campagna, in affitto. I proprietari preferiscono il crollo all’inquilino. Aldo Del Ponte, laurea in scienze politiche, aveva scoperto la propria vocazione, economia cunicola; riuscì a scovare anche il casale. Bianca stradina privata dai bordi slabbrati dalle erbacce, mura di irregolare massiccio tufo - ignoto l’orrore dei blocchetti -; amplissima seppur diroccata stalla.
Passo Corese, frazione di Fara Sabina; la borgata però ormai ha sorpassato il comune. In tutto 7.500 abitanti, ma Fara si spopola, più remota dalla Salaria. Ippiche connessioni suscita Passo Corese: qui la scuola di equitazione militare, la culla dei D’Inzeo. Una popolazione in parte ancora dedita ad allevamenti, pastorizia, agricoltura, 35 chilometri da Roma, siamo già nella terra dell’olio soave.
Nella stalla i neofiti sistemarono le conigliere. A fianco il porcile. Poi cominciarono ad arrivare i cani. Il mastino Martino salvato dalla ragazza dalla camera a gas del comune; poiché gli è rimasto il triste ricordo e ci sta sempre a pensare, lo chiamano anche il filosofo o il dottore. La aggressiva mastina Frou-Frou, immeritoria di così leggiadro nome. Tristano, Zara, Malaika, Ciacco. Un allevamento di conigli o di cani? «Tutti pressoché resuscitati».
Fin qui una storia non insolita fra i giovani romani. Non è la prima coppia che va ad arroccarsi su qualche ex rudere della campagna, fra viti, olivi, fichi, pomodori. L’insolito cominciò quando si pensò di evocare, coltivare, allevare qualche spirito. Un pomeriggio d’ottobre, dopo la rituale somministrazione di pellettato ai conigli. Pellettato, come dire mangime: «Cilindretti di avena, già confezionato, evita le malattie che si propagano con l’erba», spiega la Paola studiosa delle teorie sulla zootecnica alternativa predicate da Hardy Reicheit, ex giornalista, artista, ecologo, fine disegnatore di graziosi uccellini.
Niente tavolino a tre zampe, la seduta si fece col bicchiere capovolto. Aldo, Paola, il Napoletano, Chiacchierini, lettere, cifre, il magico armamentario d’occasione. Il bicchiere andava qu e là, da una lettera a un numero, ballava, saltava. Uno spirito c’era, ma chi? «Non riusciva a dir nulla di sensato, di logico», racconta Paola. A poco a poco i sensi e la logica abbandonarono anche il Chiacchierini. Sudori, brividi, deliquio. «Avrà avuto paura, era la prima volta che assisteva, ma è anche vero che aveva fumato moltissime sigarette e l’ambiente era saturo di fumo», spiega il Napoletano. Figlio di un pastore di Capena, lavora in una fabbrica di tappeti rossi per campi da tennis. «Un ragazzo molto buono e sensibile», descrive la ragazza.
Farmacia chiusa, non c’era in giro neppure un tranquillante. La camomilla come niente. Unica risorsa il pronto soccorso dell’ospedale di Monterotondo, a qualche chilometro. Chiacchierini finisce in mano ad uno psichiatra; un bocconcino prelibato per Santa Maria della Pietà. Dove resta appena un giorno, il tempo sufficiente ai carabinieri per andare a cercare nel casale uno spirito chiamato marjiuana. Questo spirito chiamato non c’è. Ne saltano fuori invece due, calibro 16, chiamati anche doppiette.
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