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LA DOLCE VITA: OLGHINA DI ROBILANT E AICHÉ NANÀ

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È venuta a mancare la contessa veneziana Olga Nicolis Di Robilant e Cereaglio, meglio nota come Olghina. Pubblichiamo il reportage della festa che diede in occasione del suo venticinquesimo compleanno, festa che passò alla storia per lo spogliarello di Aiché Nanà. Il resoconto è tratto dal volume "La dolce vita minuto per minuto" di Victor Ciuffa, presente alla serata.

 

 

Eletto il nuovo Papa, l'attenzione dei lettori dei giornali, in quell'avanzante autunno di 51 anni fa, era di nuovo attratta da argomenti e personaggi certamente più futili ma abbastanza divertenti: agli albori del boom economico degli anni Sessanta la massa non aveva ancora dimenticato le tristezze del dopoguerra per cui le imprese di dive, principesse, miliardarie, scatenavano l'entusiasmo dei fan.

Esile, minuta ma graziosa, una specie di Venere tascabile, Novella Parigini monopolizzava con la propria vaghezza la curiosità; s'era creata una notorietà oltre il casalingo confine di Via Margutta e di Via del Babuino, epicentro dell'ancora freschissimo scandalo Montesi; nel 1954 era andata addirittura a perlustrare gli Stati Uniti in una stravagante ricerca del nudo maschile perfetto. Le serviva un modello da ritrarre, sosteneva, ma la gente l'immaginava intenta a misurare, girare e rigirare atletici fisici nudi.

La incontrai in Piazza di Spagna la sera del 5 novembre 1958, verso le nove. Faceva già fresco, si cominciava a gradire il caldo. «Andiamo alla festa di Olghina - mi disse - stasera ci sono tutti»

Di aristocratica famiglia, Olghina di Robilant stava allargando rapidamente la cerchia delle proprie amicizie: non più e non soltanto blasonati rampolli nostrani ma anche i nuovi, rampanti protagonisti dell'emergente cafè society romana e internazionale; quindi anche giovani inglesi, francesi, americani, spesso per niente nobili ma certamente più danarosi. Era il caso di Peter Howard, dorato pargolo erede della favolosa fortuna dei Vanderbilt.

Una simpatia, un amore fra i due? Certo è che quel 5 novembre, giorno del 25simo compleanno della contessina romana, Peter volle offrirle una favolosa festa in Trastevere; locale prescelto un anonimo ristorante a pian terreno, il Rugantino, contrassegnato dai numeri civici 38, 39 e 40 di Piazza Sidney Sonnino, con pretese storico-folcloristico-turistiche ad uso esclusivo di stranieri; un secondo ambiente, nel piano interrato, ospitava occasionalmente il ballo.

La festa fu un successo. Tutta la Roma notturna, cinematografica, aristocratica, mondana era invitata. Convennero i più celebrati nomi del momento. Nata a Malmoe in Svezia il 29 settembre 1931, Anita Ekberg, il cui nome completo era Kerstin Anita Marianne, a vent'anni era stata eletta Miss Svezia ed era venuta in Italia la prima volta nel 1956 per sostituire Arlene Dahl nel film 'Guerra e pace' di King Vidor.

Nel maggio di quello stesso anno si era sposata, nella Sala Leone X di Palazzo Vecchio a Firenze, con l'attore Anthony Steel, impegnato in quei giorni nel film 'Posto di controllo' girato in parte in Italia, sul Lago di Como e a Firenze. Li unì in matrimonio l'assessore Menotti Riccioli il quale, a causa dell'affluenza dei fotografi, mise a disposizione una sala più grande di quella solitamente riservata ai matrimoni. L'assessore regalò un mazzo di fiori alla sposa e una copia rilegata dei «Doveri dell'uomo» allo sposo.

Nato a Londra, Steel aveva 36 anni ed era divorziato; la Ekberg, che aveva 24 anni, indossava un abito bianco ispirato ai modelli dell'antica Grecia, che lasciava una spalla completamente nuda e che per questo suscitò varie polemiche. La cerimonia era stata rinviata varie volte per il ritardato arrivo di alcuni documenti. Dopo le nozze, si svolse un rinfresco in un albergo sul Lungarno, quindi gli sposi partirono per Londra. Affascinato dalla bellezza dell'attrice, Gaetano Afeltra la definì, in uno dei suoi lapidari titoli sul Corriere d'Informazione: «La sposa di maggio».

In quello stesso periodo, precisamente il 21 aprile, si era sposata negli Stati Uniti, con il giornalista del "New York Times" Clifton Daniel jr, Margaret Truman, figlia dell'ex presidente degli Stati Uniti Harry Truman, cantante e attrice. Giunta in viaggio di nozze a Roma, la coppia era stata invitata a un pranzo dagli agenti cinematografici Kaufman e Lerner. Appreso che vi avrebbe partecipato anche Anita Ekberg, Margaret Truman disse: «Non mi va a genio l'idea di cenare con Miss Ekberg. Sono stati fatti troppi racconti scandalosi su di lei». Lerner allora le aveva garantito che l'attrice era molto simpatica e che c'era in lei «un aspetto semplice e pudico» che la gente non conosceva. Margaret aveva accettato. Anita, raccontarono poi i due agenti, «bellissima, vestita sobriamente tutta di nero, sedeva con una compostezza da educanda».

All'epoca della festa al "Rugantino" la Ekberg aveva già attirato l'attenzione di Federico Fellini, intento a studiare costumi e usi romani per un grande film che non aveva ancora bene in mente. Era stata protagonista anche di altro episodio al quale pure si vuole far risalire la nascita ufficiale della dolce vita intesa come «sagra della paparazzata». Reduce da una notte trascorsa in locali notturni, all'alba di un giorno della primavera del 1958, dinanzi ai fotografi, era stata schiaffeggiata lungo tutto il percorso da Via Veneto alla Scalinata di Trinità dei Monti dal gelosissimo marito Anthony Steel.

Quella sera del 5 novembre 1958 Anita piombò al "Rugantino" con nordica foga, travolgendo il pur non copioso ritegno delle calde dive nostrane: ad un certo punto si tolse le scarpe e si mise a ballare a piedi nudi. Fu la miccia che incendiò gli animi.

Costituzionalmente più elegante e compassata, Linda Christian, vedova già di Tyrone Power, invano cercò di imitarla; Elsa Martinelli era ancora tenuta a freno dal marito conte Franco Mancinelli Scotti; la Parigini era arrivata al "Rugantino" in compagnia del principe Andrea Hercolani con il quale abbondantemente animava il baccanale.

Partecipavano alla festa i principi Giovanni Aldobrandini, Mario Ruspoli, Pierfrancesco Borghese, Nicola Caracciolo, Nicolò e Luciana Pignatelli, il direttore del cinegiornale "La Settimana Incom" Sandro Pallavicini con la moglie Gea, le attrici Eleonora Rossi Drago e Carla del Poggio, la cantante Laura Betti, l'attore Gérard Herter, il regista Eriprando Visconti.

Sergio Pastore, giornalista di un piccolo giornale di Napoli, si era recato alla festa insieme ad una sconosciuta ballerina turca di 18 anni, Aiché Nanà, aspirante attrice. Scatenata dalle celebrità presenti, anche Aiché Nanà si mise a danzare a piedi nudi ma presto ritenne di poter superare le prodezze della Ekberg. Avviò uno strip professionale che fece subito largo; sola al centro della pista, Aiché continuava a spogliarsi, incitata dai nobili romani che le avevano fatto circolo intorno e predisposto in terra un tappeto di giacche da sera. Erano rimasti tutti in maniche di camicia.

Quando cadde il reggiseno e Novella Parigini cercò di strappare alla ballerina anche lo slip, il gestore del locale telefonò alla polizia e il 25esimo compleanno di 0lghina di Robilant divenne una data importante nel costume romano, anzi italiano: erano ancora i tempi in cui la polizia fermava le turiste in short in Piazza di Spagna, invitandole a coprirsi; nei night le esibizioni più audaci erano quelle di ballerine in due pezzi; il Concordato del 1929 tra lo Stato e la Santa Sede aveva attribuito a Roma, infatti, il carattere di città sacra per la presenza del Vaticano e le autorità italiane lo facevano rispettare.

Il primo seno nudo romano non fu, quindi, esente dai rigori della legge. Dal Commissariato di Polizia di Trastevere partì una camionetta. Appena comparvero gli agenti, gli aristocratici spettatori scapparono in maniche di camicia. Erano le tre. Aiché Nanà fu sommariamente ricoperta con le giacche di focosi ammiratori. Ma la festa non era finita: la maggior parte dei partecipanti si ritrovarono subito dopo in Via Veneto, al "Cafè de Paris", ancora aperto. E commentando l'animata notte si passò dal whisky al cappuccino e alla brioche. Poi alle 6,30 del mattino andarono tutti a dormire.

Ma alle 6,45 io ero già nella redazione del Corriere d'Informazione, per il solito lavoro. Mi telefonò Sergio Spinelli, titolare dell'agenzia fotografica Roma Press Photo, situata in Via Gregoriana, offrendomi una foto della festa scattata da uno dei suoi fotografi, Tazio Secchiaroli. Telefonai al Commissariato per conoscere le decisioni della Polizia; mi rispose il piantone: «Non è successo niente - mi disse -. Se voi della stampa non ne parlate, non è successo niente». Io invece scrissi un ampio e dettagliato resoconto della calda notte, corredandolo con la fotografia che acquistai e trasmisi per telefoto.

Il "Corriere d'Informazione" giunse in edicola, a Milano, a mezzogiorno, quando i protagonisti della movimentata nottata erano ancora tutti a dormire; fu difficile, per i giornalisti dei giornali concorrenti, trovare subito una conferma, e questo accrebbe l'interesse per l'avvenimento.

In una delle foto Aiché Nanà appariva mentre, ballando in topless, lanciava una calza che si era appena sfilata alla platea dei maschi seduti in terra, dinanzi a lei; in primo piano, in camicia bianca, era il suo accompagnatore Sergio Pastore; in un'altra foto, vestita solo di uno slippino, appariva sdraiata sulle giacche dei nobili stese sul pavimento, intenta in realistiche contorsioni. Nei giorni seguenti quelle foto furono pubblicate dal settimanale "L'Espresso" il cui direttore fu incriminato, processato e condannato. Peter Howard fu dichiarato indesiderabile, accompagnato dalla Polizia fino al treno, alla Stazione Termini, e rispedito all'estero.

Ma chi era l'oscura eroina che aveva detronizzato per un'intera notte le conclamate dive del momento? Non era la prima volta che destava clamore: ad Istanbul dove viveva ed era una promettente nuotatrice, a 13 anni aveva vinto il concorso per l'elezione di Miss Bosforo; una sua foto in bikini era stata pubblicata da un settimanale sportivo e aveva suscitato uno scandalo; era il primo bikini, infatti, pubblicato nel suo Paese.

L'esibizione al "Rugantino" le fruttò la popolarità in Italia, l'ostracismo della tv dell'epoca e il 21 luglio 1961 una condanna a mesi di reclusione.

In seguito si sposò a San Marino con Pastore, passato dal giornalismo alla regia cinematografica, dal quale ebbe una figlia, Sara, destinata a diventare cantante soprano. Più tardi, separatasi da Pastore, Aiché Nanà tornò allo spettacolo interpretando film e producendoli. Uno di Edipeon, il cui soggetto era stato scritto addirittura dal commediografo cattolico Diego Fabbri, era interpretato, oltre da lei, da Magali Noél e da Massimo Serato. Inoltre recita, stavolta con striptease integrali consentiti dai nuovi tempi, nel Piccolo di Roma, un teatrino situato nel cuore di Trastevere da lei stessa gestito.

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