Benedetti l’apolide
In questo libro l’autore racconta la propria storia; la storia di un imprenditore di larghe vedute, pioniere dell’internazionalizzazione, che quando ancora c’era la «cortina di ferro», la «guerra fredda» e il mondo era diviso in due blocchi contrapposti e quelle due metà del mondo non si parlavano se non per minacciarsi reciprocamente a suon di missili nucleari, aveva intuito che bisognava andare oltre quelle divisioni.
Un uomo che sfidando la contrapposizione dei blocchi, si era lanciato in un’impresa impossibile, forse temeraria: aprire le strade dell’Est ai prodotti e alle industrie italiane. Un visionario Eugenio Benedetti? Un sognatore? Tutt’altro. Un uomo saldamente ancorato alla concretezza del lavoro, desideroso di fare e di rischiare, come è nella natura dei veri imprenditori. L’ultimo libro di Eugenio Benedetti, l’imprenditore catanese di nascita ma «cittadino del mondo», racconta proprio delle straordinarie imprese compiute dall’autore in primis in Russia, ma anche in India, Angola, Uzbekistan, Afghanistan, Georgia, nel periodo compreso dalla fine degli anni 50 alla caduta del Muro di Berlino.
«Imprese» consistite nella vendita del meglio della tecnologia e dell’industria italiana dell’epoca, quando eravamo leader mondiali nella ricerca e nello sviluppo in parecchi settori dell’industria, in mercati in quei decenni del tutto preclusi al di fuori del Patto di Varsavia; ma nei quali Benedetti riuscì ad entrare e ad accreditarsi attraverso non solo grazie all’abilità tecnica nel trovare soluzioni per aggirare pregiudizi, rapporti diplomatici ridotti al minimo sindacale e pastoie burocratiche insormontabili per qualunque occidentale, ma anche, e forse soprattutto, per il suo modo di proporsi e di porsi, dal punto di vista umano, di fronte a certi potenti del mondo comunista e filocomunista. Di molti dei quali Benedetti è finito per diventare non solo collaboratore di assoluta fiducia, ma persino amico personale.
Storie, aneddoti, racconti di un testimone diretto di alcuni eventi che hanno segnato la storia del mondo. Eugenio Benedetti ha viaggiato per sessant’anni «oltre tutte le cortine»: nel 1980 gli fu conferito il Mercurio d’Oro a Mosca per aver costruito già allora cento fabbriche sotto la bandiera dell’Urss. Da Kruscev a Mao Tse Tung, da Nehru a Chou En-lai, ha conosciuto i potenti dell’Est quando l’Est era ancora «un altro pianeta».
«C’era una volta il KGB»
di Eugenio Benedetti
Giuseppe Maimone Editore - 18 euro
Tags: Novembre 2016