Il nostro sito usa i cookie per poterti offrire una migliore esperienza di navigazione. I cookie che usiamo ci permettono di conteggiare le visite in modo anonimo e non ci permettono in alcun modo di identificarti direttamente. Clicca su OK per chiudere questa informativa, oppure approfondisci cliccando su "Cookie policy completa".

Beni culturali: onlus per salvare il patrimonio artistico?

di FAUSTO CAPELLI direttore della rivista diritto comunitario e scambi internazionali

Di Fausto Capelli, direttore della Rivista di diritto comunitario e scambi internazionali

 

Il 21 ottobre del 1944, in un’Italia materialmente distrutta dalle bombe e moralmente annientata da cinque anni di guerra, un giovanissimo studioso, che in seguito diventerà un famoso critico e storico dell’arte, Giuliano Briganti, pubblicò un articolo intitolato «Sorgerà arte dalle rovine», su un settimanale appena nato, «Cosmopolita», nel quale esortava gli italiani a dedicarsi alla ricostruzione, al restauro e alla salvaguardia del  patrimonio artistico e culturale. L’immane disastro al quale assisteva portò Briganti ad avere una reazione di sfida: «Abbiamo solo il nostro amore, la nostra angoscia, il nostro anelito a salvare quanto si può da questa rovina, la più grande, per l’arte, dopo il crollo dell’Impero Romano».
L’esortazione mirava ad assicurare la ricostruzione, il restauro e la conservazione del patrimonio artistico e culturale, colpito da una catastrofe senza precedenti. Un’esortazione che pure oggi va tenuta ben presente anche se la crisi attuale non è neppure lontanamente paragonabile a quella vissuta dagli italiani alla fine del secondo conflitto mondiale. L’esortazione deve essere tenuta viva perché il pericolo che i beni culturali vadano persi, trafugati, distrutti o danneggiati è sempre presente, e perché dedicare grande cura al restauro e alla conservazione dei beni culturali può diventare il modo più intelligente per valorizzare l’inestimabile patrimonio artistico italiano trasformandolo in uno strumento di rilancio dell’attività economica e di sviluppo del «turismo culturale».
Come valorizzare i beni culturali,  è un problema da affrontare con mezzi innovativi e coinvolgendo enti e soggetti privati. Si è fatto riferimento alla costituzione di onlus su base regionale che, non avendo scopi di lucro, potrebbero diventare affidabili per le strutture pubbliche. Onlus che potrebbero far capo ad associazioni e fondazioni italiane operanti in tale settore; di queste onlus dovrebbero  far parte altre fondazioni ed associazioni,  esperti e studiosi ma anche imprese rigorosamente selezionate per evitare conflitti di interesse, che possano mettere a disposizione propri manager con qualificate competenze.
Tali onlus dovrebbero poter funzionare senza essere sottoposte a pesanti vincoli burocratici, in quanto i loro obiettivi sono encomiabili: garantire la serietà e il valore dei progetti, valutare la validità dei restauri, individuare i finanziamenti necessari. Le onlus dovrebbero ricercare ogni forma di sostegno per il conseguimento degli obiettivi, come il reperimento di manodopera e di prestazioni a condizioni favorevoli. Dovrà invece essere assolutamente vietato destinare fondi e disponibilità finanziarie direttamente alle onlus, per evitare conflitti di interesse. Fondi e finanziamenti, dovranno rimanere a disposizione degli sponsor per essere erogati ai soggetti legittimati.
Alle onlus potranno essere erogati i finanziamenti necessari al loro funzionamento, per i quali sono previste agevolazioni fiscali accordate dalla legge. È ovvio che ogni attività finalizzata al restauro di beni culturali dovrà essere svolta nel rispetto delle disposizioni e delle regole tecnico-amministrative applicabili. Tra le disposizioni applicabili, oltre a quelle in materia di restauro e di tutela dei beni culturali, rientrano quelle che disciplinano le sponsorizzazioni. Circa  il ruolo da riservare alle onlus, nelle loro ramificazioni regionali dovrebbero dare attuazione concreta all’articolo 118 della  Costituzione.
Occorre insistere sulla richiesta di dare formale attuazione a tale articolo con un provvedimento legislativo. Le onlus dovrebbero essere autorizzate a svolgere  le «attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà» di cui all’articolo 118 il cui ultimo comma stabilisce che «Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio della sussidiarietà».
Questa norma costituzionale è rimasta lettera morta. È venuto il momento di richiamarla in vita rendendo possibile la costituzione, in forma agevolata, di onlus in grado di operare come imprese sociali in tutti i settori nei quali sia possibile un rilancio dell’attività economica, grazie al coinvolgimento dei cittadini «singoli e associati». Si tratta dei settori che interessano la generalità dei cittadini - tutela dei beni culturali, protezione dell’ambiente, aiuto alle persone bisognose, assistenza sanitaria - in cui le strutture pubbliche siano carenti o assenti.
In un periodo di crisi come l’attuale sarebbe  ingiustificabile la rinuncia ad avvalersi degli strumenti che la norma costituzionale è in grado di offrire. Tanto più che può affiorare l’interesse delle persone per i bisogni della collettività e per il bene comune, favorito dal disagio anche esistenziale che il benessere e l’assuefazione al superfluo hanno contribuito a sopire e ad occultare.
Orbene, nel provvedere alla costituzione delle onlus occorrerebbe disciplinarne l’attività e le funzioni in modo che le stesse non solo possano realizzare gli obiettivi perseguiti nei settori di loro interesse, ma siano anche in grado di cooperare con le istituzioni e le autorità locali, regionali e centrali nelle iniziative rientranti nelle competenze di queste ultime. Le onlus formate dai cittadini e dalle associazioni dovrebbero da un lato operare direttamente per il conseguimento degli obiettivi ad esse assegnati, dall’altro lato stimolare le strutture pubbliche a svolgere in modo adeguato i propri compiti.
Sono note le penose condizioni in cui, con alcune lodevoli eccezioni, operano le istituzioni pubbliche italiane, aggravate per di più dall’invadenza di una classe politica locale, regionale e centrale ampiamente inadeguata. Le onlus, come vengono in questa sede concepite, potrebbero determinare una «rivoluzione civile» procedente dal basso, dai cittadini, che permetta di individuare i problemi di effettivo interesse per la collettività, per i quali essi dimostrino volontà e capacità di impegnarsi.
Le onlus potrebbero anche occuparsi indirettamente di problemi riguardanti settori diversi da quelli elencati, di grande rilevanza economica per la collettività. Per affrontare  i problemi attinenti tali settori occorre però avviare interventi più complessi in grado di contribuire al rilancio dell’attività economica con strumenti più articolati. Per quanto riguarda i settori i cui problemi richiedono i predetti interventi, si può far riferimento alle tesi di Luciano Gallino espresse in un articolo apparso su La Repubblica del 10 maggio 2013, che precisa:
«Ci sono gli acquedotti che dalla sorgente al rubinetto perdono metà dell’acqua che convogliano. Ci sono milioni di abitazioni ancora costruite in modo da consumare energia in misura cinque o dieci volte superiore a quella necessaria per assicurare lo stesso livello di comfort; le scuole da mettere a norma per evitare che caschino in testa agli studenti. Ci sono migliaia di chilometri di torrenti e fiumi e decine di migliaia di chilometri quadrati di boschi e terreni da sistemare».
Ed ancora: «C’è la metà almeno di ospedali da sistemare perché oggi terapie e degenze richiedono spazi organizzati in modo diverso rispetto a quando furono costruiti, mezzo secolo fa; e forse metà degli edifici esistenti in mezza Italia dovrebbero venire protetti dal rischio sismico con le tecniche oggi disponibili. Tutto ciò significa milioni di posti ad alta intensità di lavoro, e qualifiche professionali che vanno dal manovale al perito, all’ingegnere, che aspettano di venire creati a vantaggio dell’intero Paese. Si potrebbero impegnare migliaia di piccole imprese, di cooperative, di artigiani, in parte forse coordinate da imprese pubbliche o private più grandi. È quindi necessario un piano».
Il piano suggerito da Luciano Gallino, che soltanto attraverso un provvedimento legislativo potrebbe essere attuato, dovrebbe rendere possibile lo spostamento, in modo regolato, dei lavoratori verso settori produttivi diversi da quelli tradizionali. Si tratta certamente di un piano la cui realizzazione richiederà importanti investimenti con denaro pubblico, consistenti incentivi e forti sgravi fiscali per stimolare gli interventi privati.
In concomitanza con l’avvio di un piano del genere, e per agevolarne la messa in cantiere e la sua successiva realizzazione, potrebbero acquisire rilevanza le onlus sopra ricordate che sarebbero in grado di svolgere, nei confronti delle strutture pubbliche, le funzioni di organismi di collaborazione sinergica, di pungoli incisivi e di controllori efficienti. Nel quadro delle iniziative suggerite da Gallino, il collegamento e la cooperazione tra le strutture pubbliche e le onlus, sopra richiamate, potrebbero essere di indubbia utilità, con l’effetto di ridurre gli sprechi e di migliorare le prestazioni.
Tornando al tema del rilancio dell’attività economica in Italia attraverso la valorizzazione del patrimonio artistico e alle considerazioni svolte sulle misure da adottare e sulle modalità da seguire per realizzare, tramite le onlus intese come imprese sociali, gli obiettivi indicati, occorre rendersi conto che il successo, nella realizzazione effettiva di tali obiettivi, dipende in gran parte dai meccanismi finanziari ai quali potranno far ricorso i soggetti e gli organismi interessati.
Occorre quindi studiare strumenti e meccanismi finanziari adeguati, che possano agevolare l’avvio di iniziative in grado di rendere possibile il conseguimento degli obiettivi descritti. In particolare occorrerà individuare le forme agevolative più idonee a stimolare le imprese e i cittadini ad effettuare investimenti nei beni culturali.  

Tags: Dicembre 2013

© 2017 Ciuffa Editore - Via Rasella 139, 00187 - Roma. Direttore responsabile: Romina Ciuffa