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il nuovo decreto sui raee, l’invadenza dello stato sull’imprenditoria

Giancarlo Morandi, presidente del Cobat

E' difficile illustrare il proprio stato d’animo quando si prende atto delle decisioni prese dai nostri organi di Governo. Naturalmente è ben chiaro ad ognuno di noi che certamente i Ministri non sono i responsabili diretti di quanto approvano: prima del loro giudizio c’è stato un lavoro frenetico per individuare le scelte da imporre al Paese, non solo logicamente all’interno dei Ministeri, ma anche nelle Commissioni del Parlamento e tra i vari soggetti interessati al provvedimento in discussione.
È per questo che alcune decisioni prese lasciano fortemente perplessi con sentimenti contrastanti. Prendiamo ad esempio l’idea di voler normare l’organizzazione dei soggetti che debbono far fronte ad alcuni adempimenti di legge. Dobbiamo ringraziare per la loro lungimiranza i funzionari ministeriali che pensano che anche grandi aziende internazionali non sappiano come meglio organizzarsi per far fronte agli adempimenti della legge? Dobbiamo essere grati a chi decide di pensare per noi su come è meglio che sia strutturata l’azienda di cui siamo chiamati a sostenere tutti i costi?
O forse dobbiamo chiederci, dinanzi a una burocrazia ipertrofica, perennemente in ritardo rispetto al resto del mondo, rappresentante di uno Stato fortemente inadempiente persino con i suoi fornitori a cui chiede servizi e beni e poi non paga, come essa può pensare di spiegare a grandi gruppi internazionali come è meglio strutturarsi per raggiungere gli obiettivi fissati per legge? A noi sembra estremamente corretto che il Governo individui in campo ambientale precisi parametri da rispettare e che debba perseguire chi non li raggiunge, ma non riusciamo a comprendere perché debba normare le strutture delle nostre organizzazioni imprenditoriali.
Il recepimento della direttiva europea sui RAEE rappresenta purtroppo uno di questi momenti di disorientamento: da una parte permette a qualsiasi azienda con scopo di lucro di occuparsi della raccolta dei propri prodotti a fine vita senza vincoli strutturali di sorta, dall’altra obbliga le aziende che decidono di avvalersi di un sistema terzo di raccolta e riciclo a rinunciare allo scopo di lucro e ad organizzarsi secondo parametri stabiliti dal Ministero attraverso un non bene chiarito «statuto tipo».
La domanda è: perché noi non siamo capaci di darci uno statuto commisurato alle nostre esigenze? E perché, dopo aver richiamato nel decreto come valore la libera concorrenza, sul mercato debbono esistere organizzazioni libere di autodeterminarsi ed altre vincolate da norme rigide e non indispensabili al raggiungimento delle finalità chieste dall’Europa? Le aziende straniere faticano a venire in Italia per tante ragioni: una è senz’altro questa invadenza dello Stato rispetto alla libertà di intraprendere.   

 

RAEE, il nuovo decreto 49/2014

IL 12 aprile scorso è entrato in vigore il decreto 49/2014 sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, compresi i pannelli fotovoltaici a fine vita, che recepisce la direttiva europea RAEE 2012/19/EU. Esso rafforza il ruolo del Centro di Coordinamento cui affida il compito di rendere più efficace il monitoraggio dei flussi di rifiuti tecnologici, gestendo un elenco cui dovranno iscriversi tutti gli impianti di trattamento. Nel nuovo Centro saranno presenti due referenti di nomina ministeriale, per consolidare la collaborazione con gli organismi di controllo.
Il decreto specifica inoltre i requisiti giuridici e operativi dei sistemi collettivi, chiarisce le modalità di funzionamento dei sistemi individuali e fissa l’obbligo, in capo a chi vende prodotti tecnologici ed elettronici on line, di garantire il ritiro dei RAEE ai propri clienti che acquistano un nuovo prodotto, offrendo loro la possibilità di consegnare l’apparecchiatura a fine vita in punti di raccolta messi a disposizione gratuitamente. Il cosiddetto «uno contro zero», invece, favorisce il consumatore, che potrà consegnare gratuitamente i RAEE di piccole dimensioni presso i punti vendita, senza alcun obbligo di acquisto (il ritiro è obbligatorio per i punti vendita con superfici superiori a 400 metri quadrati e facoltativo per quelli più piccoli).
Sono garantiti controlli più incisivi per arginare i flussi di RAEE gestiti illegalmente e il campo di applicazione è esteso a più prodotti, già da ora ai pannelli fotovoltaici e, dall’agosto 2018, tutti gli altri apparecchi elettronici a fine vita al momento esclusi. Sono anche introdotte misure volte a incentivare la preparazione al riutilizzo dei prodotti nella fase che precede il riciclo grazie all’introduzione di attori intermedi tra l’impianto di trattamento e la piazzola ecologica. Infine, aumenta il target di raccolta: entro il 2019 dovrebbe gestirsi una quantita di RAEE oltre tre volte rispetto a quanto oggi raccolto.    

Tags: Maggio 2014

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