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Cobat, in quota mai tanta energia con l'installazione dei nuovi pannelli

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Quando hanno iniziato a scorrere i titoli di coda del documentario «Cobat EvK2Cnr Top Recycling Mission» gli applausi hanno riempito la Sala-consiglio di Cobat. E gli occhi del prof. Surendra Raj Kafle, vicecancelliere della Nepal Academy of Science and Technology, e dei suoi collaboratori nepalesi hanno brillato di orgoglio. Ospiti del Cnr a Roma lo scorso 21 marzo, avevano rivisto nelle immagini la loro Kathmandu, la loro Valle del Kumbu, le loro genti, lo svolgersi del progetto Cobat EvK2Cnr per la sostituzione dei moduli fotovoltaici e degli accumulatori nel Laboratorio scientifico Piramide nei pressi del campo base dell’Everest, da loro co-gestito proprio con il Cnr italiano. E hanno ringraziato ancora una volta, soddisfatti per quel duro lavoro che era stato svolto con capacità e sensibilità proprio lo scorso autunno, prima delle grandi nevicate invernali. «Il nostro Paese, il Nepal, ha necessità di questi supporti internazionali–ha sottolineato Surendra Raj Kafle–, da soli non potremmo mai farcela».
Nella sede di Cobat ad ascoltare la relazione di EvK2Cnr in merito alle performance energetiche del Laboratorio Piramide dopo la sostituzione dei moduli fotovoltaici e delle batterie, oltre ai rappresentanti nepalesi del Nast, anche il sottosegretario agli Affari esteri Benedetto Della Vedova e l’ambasciatore italiano in India e Nepal, Daniele Mancini. Della Vedova nel proprio intervento ha voluto sottolineare l’importanza di una tale prestigiosa presenza italiana nel mondo sul fronte della ricerca scientifica e tecnologica: il modo migliore di promuovere a livello internazionale le capacità delle nostre aziende.
Anche l’ambasciatore Daniele Mancini, che proprio a Kathmandu aveva salutato, prima della partenza per il Laboratorio Osservatorio Piramide, il team Cobat- Evk2Cnr, ha rimarcato il fondamentale supporto che l’Italia da oltre due decenni offre agli amici nepalesi sul fronte della ricerca e delle azioni di salvaguardia ambientale in zone tanto delicate e fragili. A sei mesi di distanza il primo bilancio energetico, presentato nel corso della conferenza stampa, è particolarmente positivo: del 29 per cento l’aumento medio nella produzione di energia grazie ai nuovi pannelli fotovoltaici; del 20 per cento l’aumento di produzione nelle giornate con massima disponibilità di radiazione solare; del 120 per cento l’aumento di produzione nelle giornate con minima disponibilità di radiazione solare.
I dati comparati sono relativi ai primi dieci giorni di marzo negli anni 2013 e 2014 e mostrano la maggior efficienza sia nella produzione di energia, sia nella capacità di accumulo delle batterie. «La maggior disponibilità di energia permetterà di ridurre al minimo l’uso del generatore a gasolio–ha spiegato Agostino Da Polenza, presidente di EvK2Cnr–, e di gestire strumenti ad alto consumo energetico come la nuova camera climatizzata per la taratura dei sensori meteorologici, importante per garantire la qualità dei dati».
«Abbiamo raccolto questa sfida a quota 5050 sul versante nepalese dell’Everest–ha sottolineato il presidente del Cobat Giancarlo Morandi­–con l’obiettivo di contribuire alla salvaguardia ambientale di questo paradiso naturale, simbolo di un ecosistema perfetto. Una straordinaria missione all’interno della quale abbiamo messo a disposizione il nostro know how nel campo del recupero e del riciclo di questi rifiuti, nonché i moduli fotovoltaici e le batterie di ultima generazione che si sono installate. Il primo bilancio energetico presentato è davvero entusiasmante, ancora un grazie alle aziende Vipiemme Solar e Fiamm che hanno condiviso la missione con Cobat fornendo i loro migliori prodotti».
Agostino Da Polenza, presidente di EvK2Cnr, è sempre più convinto della necessità di implementare progetti che permettano al tempo stesso di fornire dati scientifici e di realizzare azioni che impattano positivamente sul territorio: «Siamo abituati a pensare ricerca e capacity building come attività totalmente separate. I 25 anni di gestione del Laboratorio Osservatorio Piramide mostrano il contrario: la scienza può innescare, anche durante la realizzazione di progetti di ricerca specifici, veri e propri processi di cambiamento nel territorio. Non mi è difficile vedere un filo tra i progetti di ricerca sull’inquinamento atmosferico e la realizzazione di un inceneritore ecologico d’alta quota a Namche Bazar per gestire parte dei rifiuti di ritorno dal Campo Base dell’Everest».
Il Nepal dopo anni travagliati si sta trasformando. Il turismo d’alta quota, voce importante per un Paese dal reddito pro capite ancora molto basso, deve però essere gestito con particolare riguardo, soprattutto sul fronte dell’impatto e della salvaguardia ambientale nell’area del Sagarmatha National Park. Il supporto italiano si è consolidato nei decenni e continua tuttora: il grande lavoro svolto in alta quota dai ricercatori italiani, i 24 nuovi progetti di ricerca e formazione approvati con un protocollo tra EvK2-Cnr e la Nepal Academy of Science and Technology (NAST) per il 2014, proprio nel corso dell’incontro romano, ne sono l’ulteriore conferma.  

Tags: Luglio Agosto 2014 CNR Cobat

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