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banca popolare di vicenza: un gruppo che cresce con la fiducia

Gianni Zonin Banca Popolare di Vicenza

Stiamo attraversando, lo sappiamo tutti, momenti complessi e delicati, come mai nella storia italiana dal dopoguerra ad oggi era accaduto. La crisi che dal 2008 attanaglia l’Europa e altre nazioni nel mondo, continua e si prevede che dovremo pazientare ancora per vedere un’effettiva ripresa dei mercati e dei consumi. Dobbiamo prendere atto che stiamo vivendo una rivoluzione che investe non solo l’Italia, non solo l’Europa o il mondo occidentale, ma tutto il mondo, e da cui non si tornerà probabilmente indietro. Non è tuttavia, né la prima né l’ultima delle rivoluzioni che hanno percorso la storia dell’economia moderna.
Sono convinto che sapremo - come ci dice la storia del passato - essere all’altezza anche di questa nuova grande sfida. In questa fase, il sistema bancario e quello produttivo hanno il dovere di massimizzare l’impegno per contrastare questa crisi. Devono agire con forza per combatterla e ristabilire un solido ed esteso clima di fiducia nell’opinione pubblica e nei mercati. Cos’ha fatto e cosa sta facendo il Gruppo Banca Popolare di Vicenza per sostenere l’economia e riavviare la ripresa?
Il nostro è un gruppo bancario cooperativo che può contare su quasi 70 mila soci, con una rete di 685 punti vendita e circa 1 milione 200 mila clienti. Banca Popolare di Vicenza è il nono gruppo bancario italiano per dimensione degli attivi e ha un posizionamento competitivo particolarmente significativo a livello nazionale. È infatti presente in 14 regioni italiane, che rappresentano però il 90 per cento del prodotto interno lordo del Paese. Siamo consapevoli del nostro ruolo di motore economico in una parte del Paese particolarmente strategica per l’intera economia italiana e per questa ragione ci sentiamo in dovere di affrontare questo periodo di crisi economica con un forte senso di responsabilità nazionale.
Quando la crisi economica si è manifestata in tutta la sua drammatica realtà - stiamo parlando della caduta di Lehman Brothers -, il nostro Consiglio di Amministrazione ha preso una decisione importante: ha ritenuto che una Banca come la nostra - al servizio del territorio, dell’economia, delle imprese e delle famiglie - avrebbe dovuto mantenere il proprio spirito mutualistico di banca cooperativa anche, e soprattutto, in un momento di difficoltà economica. Per questo motivo, l’indirizzo strategico fornito al Direttore Generale dell’Istituto, Samuele Sorato, è stato chiaro: «Nell’erogazione del credito non facciamo mancare il sostegno alle piccole e medie imprese e alle famiglie, anche a costo di un sacrificio sul conto economico in termini di profitto. Salvaguardiamo il più possibile le aziende e l’occupazione». È stata una scelta consapevole presa nell’interesse comune, perché se si inaridiscono le economie dei territori ne pagano le conseguenze anche le banche che proprio su quei territori hanno un ruolo fondamentale di motore dell’economia. La salvaguardia della continuità aziendale delle imprese nostre clienti, è l’unica soluzione per tutelarne l’occupazione e, di conseguenza i consumi e dunque l’economia dei territori nei quali operiamo.
Certo, erogare credito alle imprese e alle famiglie nei momenti di crisi economica è un’attività complessa e sovente meno redditizia rispetto ad un investimento finanziario, ad esempio in Titoli di Stato. Ma questo è il compito - o come si dice «la mission» - delle banche popolari. E vi assicuro che, pur tra grandi difficoltà, tante banche popolari e tante banche di credito cooperativo hanno moltiplicato l’impegno, ma non hanno mai abbandonato la propria identità.
Consideriamo il periodo di crisi economica, cioè gli ultimi cinque anni. Il tasso annuo di crescita degli impieghi del Gruppo Banca Popolare di Vicenza nel periodo gennaio 2008-giugno 2012 è stato in media dell’8,7 per cento. Nello stesso periodo, il tasso annuo di crescita degli impieghi bancari a livello italiano è stato in media del 2,8 per cento. Questo significa che lo sviluppo delle nostre attività creditizie negli ultimi quattro anni e mezzo è stato il triplo rispetto alla media delle banche italiane. Non deve dunque sorprendere se in questo periodo si è anche registrata una rilevante crescita della clientela della Banca, aumentata di circa 250 mila unità, mantenendo una sostanziale parità di perimetro di sportelli bancari, quindi senza acquisizioni e politiche aggressive di apertura di sportelli bancari.
In 4 anni e mezzo il patrimonio di clientela della nostra Banca è dunque cresciuto di un quarto, un dato sicuramente significativo se pensiamo che l’Istituto ha quasi 150 anni di storia. Perché? Probabilmente molte imprese, molti imprenditori, molte famiglie, hanno trovato in noi una Banca capace di ascoltarli, per affrontare insieme le complessità del momento che stiamo vivendo. La nostra è una Banca tradizionale che poggia su un’attenta selezione del merito creditizio - perché in un periodo di risorse limitate sottrarre impieghi a chi ha progetto e capacità di crescita per sovvenzionare chi non ha futuro significa compiere un doppio errore -, ma il nostro credito si basa anche su un rapporto di fiducia con la clientela che va al di là dei rating e che è attento alla conoscenza delle persone, delle famiglie e delle imprese.
In linea con le nuove normative in termini di solidità bancaria e fronteggiando un mercato della raccolta sempre più complesso, abbiamo sempre mantenuto una politica creditizia prudente e nel contempo coraggiosa, per ottimizzare l’impiego delle risorse a nostra disposizione, mantenendo un adeguato livello di patrimonializzazione. Nonostante una forte crescita degli impieghi, citata in precedenza, la nostra Banca ha anche rafforzato notevolmente il patrimonio, consentendoci oggi di avere un Core Tier One dell’8,21 per cento e un Total Capital Ratio dell’11,34 per cento.
Anche i risultati economici sono soddisfacenti, tenuto conto del difficile momento: nel primo semestre del 2012 il Gruppo ha registrato un utile netto di 69,2 milioni di euro, in aumento del 15 per cento rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. In tutto il 2011 l’utile netto era stato di 95,1 milioni di euro. La decisione di non quotare in Borsa la nostra Banca, ci ha inoltre consentito di non essere esposti alle forti oscillazioni dei mercati finanziari di questi ultimi anni, che hanno ridotto in modo incredibile i risparmi e i sacrifici di milioni di italiani. I nostri soci hanno approvato la linea strategica di sostegno alle imprese e alle famiglie e i risultati raggiunti tanto che negli ultimi 12 mesi il saldo netto dei soci/azionisti è aumentato di 4.200 unità.
Oltre all’attività di erogazione del credito, Banca Popolare di Vicenza ha realizzato due iniziative efficaci per combattere la crisi e aiutare le aziende, che vorrei qui ricordare. Nel contesto di un mercato globalizzato che diviene sempre più piccolo, le nostre imprese devono riconquistare i volumi e i fatturati che avevano prima della recessione. Per fare ciò, devono esportare di più e meglio.
Proprio in questo ambito il nostro Gruppo bancario si è particolarmente attivato. In primo luogo abbiamo costituito all’interno della Banca una struttura specializzata per l’Estero sicuramente tra le più esperte ed efficienti del mondo bancario italiano. Sono loro che accompagnano le nostre aziende clienti nel processo di sviluppo sui mercati internazionali con una valida consulenza, con prodotti dedicati e accordi commerciali con più di 50 istituti bancari di tutto il mondo. Nei mercati più interessanti per le aziende italiane che esportano abbiamo aperto uffici di rappresentanza a disposizione dei clienti che vogliono esplorare nuove iniziative di business. Il nostro focus, oggi, è sui Paesi del BRIC, cioè i Paesi ad alto tasso di crescita e a forte potenziale di importazione. Abbiamo dunque aperto uffici di rappresentanza a Shanghai, Hong Kong, Nuova Delhi, San Paolo del Brasile e, nel 2013, sarà aperto un ufficio di rappresentanza anche a Mosca.
Recentemente abbiamo inoltre inaugurato un ufficio di rappresentanza anche a New York per la chiara importanza strategica che gli Stati Uniti hanno per le nostre aziende e per l’economia mondiale. Oltre ad esportare di più e meglio, la crisi in corso impone alle aziende un secondo imperativo: crescere di dimensione. Il mercato si è aperto. Sappiamo che in Italia c’è un evidente calo dei consumi, la maggior parte dei settori sono in contrazione, e quindi si cerca di esportare di più, in tutto il mondo.
Il «piccolo è bello», che una volta era un elemento di successo dell’industria italiana, specie quella del Nord-Est, oggi non funziona più e purtroppo la piccola industria è quella che è andata maggiormente in crisi. Per superare questa crisi, è necessario, a mio giudizio, far crescere le dimensioni delle nostre aziende. E per far questo la Banca Popolare di Vicenza ha attivato da qualche anno una merchant bank. È la Nordest Merchant, una società del Gruppo dedicata specificatamente ad assistere le imprese, sia nel passaggio generazionale come nella ricerca di modalità di crescita dimensionale, attraverso fusioni, incorporazioni e acquisizioni. In taluni casi, la nostra merchant può intervenire anche partecipando in minoranza al capitale dell’azienda, come è avvenuto di recente con l’acquisizione di una quota di oltre il 3 per cento nel gruppo quotato Save, attivo nella gestione degli scali aeroportuali fra i quali Venezia. Ho letto in questi giorni una rilevazione dell’Istat sull’indice di fiducia delle imprese italiane, che, purtroppo, è ai minimi dal 2009. Io credo invece che molti fatti positivi sono accadute in questi quattro anni di crisi. È stato fatto un passo in avanti per l’integrazione delle economie dell’Unione Europea. Si è cominciato, sia pur con grande fatica, a mettere mano alla «macchina dello Stato» per recuperare credibilità ma soprattutto per renderla più efficiente, funzionale e meno costosa. Il settore industriale italiano ha dovuto necessariamente affrontare la globalizzazione dei mercati con un recupero di efficienza produttiva e una maggiore propensione all’esportazione.
Come dicevo all’inizio del mio intervento, viviamo sicuramente in un periodo di cambiamento. Più rapida ed efficace sarà la nostra capacità di adattamento, migliore sarà la risposta del nostro sistema produttivo. La Banca Popolare di Vicenza lavora non solo con competenza professionale, ma anche con fiducia. Siamo perfettamente consapevoli delle difficoltà della nostra economia e delle nostre aziende, ma sappiamo che senza la «fiducia» non si potrà uscire da questa crisi, ed è una strada che possiamo affrontare solo insieme.
Con questa fiducia nelle nostre imprese, con la fiducia nel sistema bancario italiano, con la fiducia nel nostro Istituto di Vigilanza che ha saputo guidare ed accompagnare le nostre banche, ma soprattutto con la fiducia negli italiani che hanno saputo sempre dimostrare, soprattutto nei momenti di crisi, le loro capacità, sono certo che sapremo superare questo difficile periodo e portare la nostra Italia ai vertici dell’economia europea.     ■

Tags: Novembre 2012 banca banche Vicenza banche popolari

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