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trofeo kima, sport ma anche gara di sensibilizzazione sull’etica ambientale per atleti e alpini. insieme al cobat

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Kima - la grande cavalcata sul Sentiero Roma, «sky marathon» tra le più tecniche e dure nel mondo che si snoda per una cinquantina di chilometri tra i granitici fili di cresta e i profondi azzurri del cielo nel cuore delle Alpi Retiche - anche quest’anno ha saputo donare emozioni forti. Nell’immaginario collettivo gli atleti del Kima sono ammantati da un’aurea epica: corrono in tempi che paiono umanamente impossibili su terreni più che severi, aiutati solo da qualche catena o piolo nei tratti più esposti. In sei, sette ore coprono un percorso che i trekkers percorrono in tre-quattro giorni. Corrono in anfiteatri naturali di rara bellezza e superano ben sette passi alpini, tutti sopra i duemilacinquecento metri. Per molti appassionati di corsa in montagna il Kima è «la gara della vita». Riuscire ad essere ammessi al cancelletto di partenza e tagliare il traguardo nelle dieci ore di tempo massimo è il grande sogno di ognuno, quello che motiva ogni sforzo outdoor e in palestra nei restanti  giorni dell’anno.
Kilian Jornet, 25 anni, catalano, fisico minuto e fortissimo, atleta di punta della Salomon e già campione mondiale e vincitore della gara 2010, anche quest’anno ha tagliato per primo il traguardo seminando tutti gli altri sin dai primi chilometri. Il suo segreto è in uno sport alternativo per la stagione invernale, lo sci-alpinismo, nella leggerezza e in un allenamento ferreo che lo porta a salire di corsa, al di là di tutte le competizioni in giro per il mondo, 500 mila metri di dislivello all’anno. Del Kima dice: «È una gara bellissima, non è una corsa nel senso classico: facendo il Kima si fa alpinismo di corsa, con intorno un panorama eccezionale». Le sue scarpe e il suo abbigliamento bianco non hanno mai tracce di fango, mentre gli altri al traguardo mostrano tutti i segni delle difficoltà incontrate.
Per Kilian, braccia alzate in segno di vittoria, nemmeno un sorso d’acqua per riprendersi: sorride, stringe mani, abbraccia, posa per i fotografi, rilascia interviste. Per la maggior parte degli altri atleti la durissima sfida si concluderà solo dopo interminabili ore. All’arrivo, mentre il timer sulla linea del traguardo sgrana il tempo dell’immane sforzo, ad accogliere ogni skyrunner un’ovazione di folla. Per ognuno di essi tagliare il traguardo è già vittoria. Sulle difficoltà tecniche, sulla fatica del lunghissimo tracciato, su se stessi. Sono a pieno titolo nell’élite davvero ristretta del Kima (nel mondo un centinaio o poco più di corridori). Il Kima non ha eguali in Italia e forse nemmeno all’estero.
Per questo il Cobat da anni ha scelto di essere sponsor della manifestazione: caratteristiche ambientali e umane uniche ne fanno la gara per eccellenza, come il Cobat che - nel settore del recupero e smaltimento di batterie al piombo esauste, di pile e pannelli solari - ha raggiunto l’eccellenza in ambito internazionale e  non ha eguali. Due storie naturalmente diverse, ma che trovano nell’aura mitica della sfida estrema, dell’eccezionalmente bello e particolarmente difficile, un loro status.
In Val Masino, in provincia di Sondrio,  patria del Kima, il Cobat non solo ha sostenuto questa gara, valevole per il titolo mondiale, ma anche l’ambiente nel quale il percorso mondiale si snoda. «Proprio nei rifugi della Val Masino due anni or sono abbiamo collocato contenitori per la raccolta delle pile esauste», sottolinea Giancarlo Morandi, presidente del Consorzio e grande appassionato delle terre alte. Un’iniziativa per sensibilizzare i frequentatori della montagna e invitarli al rispetto ambientale. «Questi territori quanto più sono stupendi, tanto più sono fragili. Amare queste terre vuol dire frequentarle senza inquinarle, senza lasciare tracce irreversibili del nostro passaggio. Per anni le pile scariche di lampade e di altri piccoli strumenti tecnologici, contenenti agenti altamente inquinanti, sono state abbandonate da alpinisti e trekkers nei pressi dei rifugi o negli anfratti del suolo. Numeri forse poco significativi in termini assoluti, ma pesanti se valutati col parametro di una corretta etica ambientale».
«Anche l’Associazione Kima, organizzatrice dell’evento–prosegue Morandi–ha nel proprio atto costitutivo la promozione, la valorizzazione e la tutela del territorio montano. La partnership si è quindi consolidata sulla condivisione di questi valori». Nel regolamento di gara del Kima viene infatti specificato che gli atleti non possono abbandonare rifiuti lungo il tracciato fuori dagli spazi delimitati, pena pesanti sanzioni che incidono sui tempi di percorrenza, e i volontari - oltre duecento tra quelli addetti al soccorso e quelli addetti all’assistenza lungo il percorso - a fine gara provvedono a recuperare ogni bandierina, ogni minimo allestimento predisposto per la gara lungo i 50 chilometri della grande cavalcata.
In concomitanza dell’evento, dando continuità al progetto varato nel 2010, si sono inoltre posizionati altri cartelli Mountain Fitness® con le specifiche dei tempi di percorrenza e dei consumi energetici per raggiungere i rifugi e percorrere lo storico Sentiero Roma. Come sottolineare che la conoscenza è sempre l’arma più efficace, sia per difendere l’ambiente sia per frequentarlo in tutta sicurezza.    ■

Tags: Novembre 2012 Cobat sport

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