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«Disruption», ossia la rottura degli schemi: l’Unc si alimenta di novità e torna all’individuo

Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori

«Disruption»: potremmo chiamare così il nostro progetto per il 2015, anno del sessantesimo compleanno dell’Unione nazionale dei consumatori. L’innovazione non ci basta più, dopo l’abbuffata di «nuovo» presentata nella passata edizione del Premio Vincenzo Dona, lo scorso novembre. Significa rompere gli schemi, scardinare gli antichi modelli, disossare le abitudini, scarnificare la vecchia pelle per far nascere nuovi progetti in rivoluzionarie procedure. Non c’è crisi che tenga: intendiamo dissodare il terreno che ci è sembrato l’unico rifugio nel tempo delle avversità, per accelerare verso nuovi orizzonti.
La nostra «disruption» si alimenta del tempo nuovo, quello della iperconnessione, e viaggia (ritorna?) all’individuo: ricordiamo il video che ha emozionato i nostri ospiti come sigla conclusiva del Premio Dona 2014? (chi ancora non l’avesse visto, lo trova nella pagina dedicata al Premio Dona sul nostro sito www.consumatori.it). È un invito ad essere più sociali e meno «social»: si parla delle parole del nuovo viste in un’ottica più «umana», mettendo al centro le persone e non gli «account» o i «followers», che ormai sembrano dominare le nostre esistenze digitali. Dopo tutto c’è proprio questo nella funzione dell’Unc, da sempre: da quel giorno di novembre 1955 a Roma, quando alcuni coraggiosi pensarono di dedicare il proprio impegno non più alla carriera politica ma alle persone, il che è comunque politica, ma in senso alto, accezione forse oggi desueta.
Abbiamo già cominciato questa nuova missione cambiando volto ai nostri prodotti editoriali: la nostra agenzia di stampa ed anche lo storico mensile «Le scelte del consumatore» si presentano, dallo scorso mese di gennaio, in una versione più moderna e fruibile; il nuovo sito lanciato in autunno si propone una volta di più di mettere al centro i consumatori, con sportelli dedicati e presto con una versione mobile, per raccogliere in modo più naturale e semplificato i reclami dei consumatori, anzi delle persone.
D’altra parte la «disruption» serve proprio per semplificare le nostre esistenze: modi migliori di rapportarsi con le banche, con la pubblica amministrazione, di leggere, di comunicare e, perché no? di essere tutelati.
Il nostro nuovo corso passa attraverso un logo celebrativo che mette al centro il sorriso: volevamo trasmettere soddisfazione, affidabilità, sicurezza, serenità, valori ai quali ci siamo ispirati nel corso della nostra storia, aggiungendone uno nuovo: la felicità. Siamo, infatti, convinti che affrontare i problemi con un sorriso e trasmettere un po’ di serenità sia il primo passo per rassicurare i consumatori e per non farli sentire soli: questa è la chiave per far avvicinare le persone all’Unc e per parlare ai consumatori senza allarmismi e demagogie. Il logo è una revisione moderna e ottimistica del nostro logo tradizionale: mantiene dunque alcuni tratti distintivi, come il simbolo centrale della shopper, ma in chiave più lineare e grafica; gli omini sono stati semplificati fino a divenire elementi portanti del messaggio principale e, al centro di tutto, è comparso il sorriso, sinonimo di serenità e affidabilità. Questa nostra evoluzione asseconda il mondo che cambia in modo sempre più veloce.
Non si tratta soltanto di progresso tecnologico che sicuramente contribuisce ad accelerare i processi, ma anche di una rivoluzione nel mercato. Siamo passati da una fase, nella prima metà del XX secolo, in cui erano le grandi aziende a predominare, ad una successiva dominata dalle catene di distribuzione; fino ad arrivare nel XXI secolo ad un sempre crescente potere del consumatore. Non sono convinto che si tratti ancora di una vera e propria sovranità, come in molti sostengono, perché c’è molta strada da compiere, ma sicuramente, grazie alla facilità con cui oggi si ha accesso alle informazioni, i clienti esercitano più potere sulle aziende: basta un telefonino per informarsi su un prodotto, scegliere il più adatto alle proprie esigenze, personalizzarlo e, in caso, passare alla concorrenza, tutto alla velocità di un clic.
Le aziende saranno all’altezza delle aspettative di questi consumatori sempre più esigenti? Probabilmente sopravvivranno soltanto quelle che impareranno a dialogare in una maniera nuova con i clienti, intercettando i loro bisogni e mettendoli al centro del loro business. Questa è la sfida della «disruption».  

Tags: Febbraio 2015 Massimiliano Dona UNC Unione nazionale consumatori

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