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italia, un paese a diverse velocità

Maurizio De Tilla presidente dell’associazione nazionale avvocati italiani

La nomina di Mario Barbuto ha già dato i primi risultati positivi nel Ministero della Giustizia. Il recente monitoraggio ha fornito conoscenze ed elementi di valutazione che non hanno precedenti. Oggi sappiamo concretamente quali uffici giudiziari funzionano discretamente e quali male o malissimo. Ci sono tribunali civili nei quali l’arretrato che pesa, quello di cause di primo grado che pendono da oltre 3 anni (e sono casi a rischio di risarcimento da parte dello Stato) rappresenta il 4 per cento del totale e altri dove è il 63,5 per cento. Ci sono, quindi, più Italie anche nelle diverse Regioni del Paese. Le migliori performance registrate dallo studio del Ministero della Giustizia, che ha cambiato i propri software e ora sta passando al microscopio la produttività dei tribunali si registrano a Lanciano, Trieste e Marsala. Le peggiori a Matera, Lamezia Terme e Foggia. Tra i migliori 10 tribunali civili d’Italia ci sono ben 5 sedi piemontesi che hanno visto la soppressione di numerosi tribunali. I risultati sono arrivati anche in Sicilia, a Marsala: con 25 magistrati in organico si può vantare un arretrato ultratriennale ridimensionato al 4,7 per cento quando Palermo è al 13, Agrigento è il 13,1, Trapani è al 15,4.
Così l’arretrato è regredito. Ogni giudice di tribunale civile serve mediamente un bacino di 13 mila cittadini. Ebbene, i migliori dieci tribunali per risultati spesso servono bacini più vasti della media: si va dai 15 mila di Asti ai 18 mila di Lanciano, addirittura i 22 mila di Lecco o i 28 mila di Ivrea. Viceversa - e quindi la mole di arretrato è ancora più inspiegabile - tra i peggiori 10 il rapporto tra magistrati togati e popolazione servita non è affatto sfavorevole: 7 mila a Patti, 8 mila a Vibo Valentia, 9 mila a Lamezia e Barcellona Pozzo di Gotto, 10 mila a Foggia e a Vallo della Lucania. E se ad Aosta una causa in primo grado si definisce mediamente in 104 giorni, a Lamezia Terme in 1.259. Se poi si analizzano i grandi tribunali, con il 12,4 per cento di procedimenti pendenti da più di tre anni (la media nazionale è del 22,9 per cento) Milano si piazza al 27esimo posto, Roma è al 42esimo con una media di arretrato del 16 per cento, Napoli al 64esimo con il 21 per cento.
Nelle Marche la giustizia è più veloce; ad Ancona, Ascoli e Macerata si è, invece, in affanno. Al tribunale di Ancona i procedimenti civili pendenti da più di tre anni al 31 dicembre 2013 erano il 13,8 per cento del totale (1.404 su 10.177). Segue Pesaro al 59esimo posto con il 19,8 per cento dei procedimenti pendenti ultratriennali (1.062 sul totale di 5.351). E poi Urbino al 74esimo posto con il 23,9 per cento e Fermo all’89esimo con il 27,1 per cento. I tribunali di Ascoli Piceno e Macerata hanno un dato peggiore della media nazionale (27,9 per cento ): il primo al 115esimo posto con il 34 per cento, il secondo al 120 con il 36,1 per cento.
Vari i posti scoperti nelle piante organiche dei magistrati: a Pesaro su 15 posti, i magistrati presenti sono 14. A Urbino su 6 magistrati previsti ve ne sono 5; ad Ancona 29 i magistrati in organico ma 24 quelli presenti; a Macerata 22 in pianta, ma 18 presenti; ad Ascoli Piceno su 14 togati in organico ne sono presenti 11. Fanalino di coda è Fermo, penultimo posto nella classifica italiana: in organico 13 magistrati, ma effettivamente presenti sono sei. Nelle Marche infine il rapporto tra un giudice togato in pianta organica e il numero di abitanti in genere è peggiore rispetto alla media nazionale: 11.624, con i tribunali della Regione nella seconda metà della classifica; ad Ascoli Piceno il rapporto è un giudice per 13.298 cittadini, a Macerata uno per 14.528, a Fermo uno per 15.394 abitanti, ad Ancona uno per 16.340, a Pesaro uno per 17.060, ad Urbino un giudice per 17.689 abitanti.
Il rapporto del Ministero si è occupato anche degli uffici di Corte di Appello: quello di Ancona ha 23 magistrati in pianta organica, con un rapporto di un giudice togato in organico per 67.035 abitanti. I procedimenti pendenti da più di tre anni sono il 44,2 per cento del totale di 7.815. In Sardegna, a Cagliari dei 30 mila procedimenti pendenti 10 mila circa sono fermi da più di tre anni. Il tribunale di Nuoro ha 16 giudici togati, uno ogni 9 mila abitanti circa, più 7 giudici onorari. I procedimenti pendenti sono più di 4 mila e 1.200 i processi congelati.
Nel tribunale di Oristano la media di giudici togati aumenta fino quasi a toccare uno ogni 12 mila abitanti, visto che mancano 6 giudici; qui i pendenti si avvicinano al 30 per cento; 6.174 i procedimenti pendenti al tribunale di Tempio Pausania con 1.880 da oltre tre anni. A Lanusei invece sono in attività solo 3 magistrati su sei, uno ogni 10 mila abitanti: procedimenti pendenti più di mille, ma solo 90 fermi da tre anni. Anche Sassari ha un numero di procedimenti pendenti molto alto: 7.608 con 1.313 da oltre tre anni. 27 i giudici togati previsti, uno ogni 11.958 abitanti, ma i posti coperti sono solo 22.
In Liguria il tribunale civile di Genova è tra i primi dieci per quanto riguarda l’organico dei magistrati togati, con una scopertura del solo 3,3 per cento. In particolare, nel capoluogo ligure sono presenti 92 magistrati in pianta organica, uno per 9.339 abitanti, e la percentuale sul totale dei procedimenti pendenti da più di tre anni è dell’11,8 per cento.
A La Spezia i togati sono 20, uno ogni 10.799 abitanti, con una percentuale di carichi pendenti ultratriennali del 21,6 per cento, mentre a Imperia i magistrati sono 20 (uno ogni 10.725 abitanti) con un arretrato pari al 21 per cento. Infine, a Savona sono presenti 23 giudici (uno ogni 12.219 abitanti) con un arretrato del 23,1 per cento. In Campania i dati sono fortemente discordanti. L’arretrato ultratriennale si discosta fortemente in percentuale. A Torre Annunziata è del 19,5 per cento, ad Avellino del 28,7, a Santa Maria Capua Vetere del 30,4, a Benevento del 27,8, a Nocera Inferiore del 32,1. Mentre a Nola è del 40,5 per cento, a Vallo della Lucania è del 44,6, a Salerno del 41,2. A Napoli, come si è detto, è del 21 per cento.
Anche certe Corti d’appello (dove mediamente i tempi sono più lunghi, e la media è attestata al 31 per cento) non vanno meglio: l’arretrato ultratriennale è del 44 per cento ad Ancona, del 46 a Reggio Calabria, del 47 a Potenza, del 35 per cento a Genova. Di contro, la Corte d’appello di Torino è al 4,7, Lecce è al 6,6, a Trento al 5,1, e a Trieste al 2,9 per cento. Per capire bene la ripartizione del carico giudiziario, che nel settore civile va calcolato in 5,2 milioni di «appesi giudiziari», bisogna considerare che i ricorsi giacenti presso la Corte di Cassazione sono 98,077 (cioè l’1,9 per cento), le impugnazioni giacenti presso le Corti di Appello sono 412.699 (cioè il 7,8 per cento), le cause non ancora definite davanti ai giudici di primo grado si aggirano su una percentuale del 90,3 per cento, di cui il 63,3 per cento pendenti davanti ai tribunali ordinari (3.328.455), il 25,1 per cento davanti ai giudici di pace (1.319.654), l’1,9 presso i tribunali per i minorenni (98.808).
Riguardo ai tribunali ordinari, le pendenze per materia riguardano il contenzioso ordinario (1.224.829), lavoro e previdenza (650mila), fallimentare ed esecuzioni (670mila), materia familiare (92.000), procedimenti speciali (252 mila) volontaria giurisdizione ed altro (394 mila). Davanti al giudice di pace le pendenze riguardano le opposizioni alle sanzioni (559mila), il risarcimento danni per circolazione (448mila), le opposizioni a decreti ingiuntivi (42 mila), altre materie (270 mila). I numeri alti segnati possono essere certamente diminuiti attraverso una proficua ed attenta attività dei giudici, con particolare attenzione alle cause più vecchie e alla classificazione delle controversie, molte delle quali sono ripetitive o di non complessa definizione.   

Tags: Febbraio 2015 Maurizio de Tilla

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