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Aphoristikon il taccuino degli aforismi di Morandotti

Fabiano Collettini

Lo storico dell’arte Fabiano Collettini ripubblica gli aforismi del nonno, il gallerista e scrittore Alessandro Morandotti, e di altri grandi, in un taccuino periodico

Il taccuino «Aphoristikon» nasce nell’estate del 2013 dall’idea di Fabiano Collettini, storico dell’arte e nipote di Alessandro Morandotti, gallerista e aforista del ‘900. La propensione alla filosofia aforistica Collettini l’ha nel sangue, così come l’arte: cresciuto nella galleria del nonno a Roma, in piazza Navona, è abituato alla bellezza inconfutabile dei quadri di Artemisia e Orazio Gentileschi, Veronese, Rubens e molti altri. Non arrendendosi all’imposizione del brutto, sia  in senso artistico che etico, e in un strano periodo storico in cui assistiamo al declino di civiltà millenarie (senza dover parlare di crisi economica), Collettini ha l’ardire, ed il coraggio, di riprendere in mano l’opera omnia del nonno, «Le minime», per recuperare un dialogo aperto con un pensiero sempre vivo e mai retorico, confrontandolo con quello dei più grandi filosofi di tutti i tempi.
«Nonno» Morandotti (Vienna, 1909 - Zurigo, 1979) nacque da Margherita Zucker e Amedeo Morandotti, giornalista corrispondente da Parigi, Vienna e Berlino per diverse testate italiane. Laureatosi a Milano nell’Università Bocconi, dopo un breve periodo di lavoro alla Pirelli e un’attività di segretario al Teatro alla Scala, nel 1937 fu assunto dall’antiquario Adolph Loewi a Venezia, ed ebbe l’opportunità di lavorare a Palazzo Nani Mocenigo; nel 1940 si trasferì a Roma per aprire la propria galleria, «Antiquaria», nel Palazzo Massimo alle Colonne di piazza Navona, con l’intento di recuperare vicende trascurate della pittura italiana del ‘600 e del ‘700 accompagnandole con utili cataloghi riconosciuti dagli storici dell’arte più esigenti.
Quindi il sodalizio con Giuliano Briganti, compagno di strada nell’avventura della rivista Cosmopolita, la cui casa editrice stampa anche il libro che mostrerà Briganti come brillante storico dell’arte della sua generazione. Fu proprio Briganti a curare, nel 1950, la mostra dedicata ai «Bamboccianti» a cura di Morandotti nelle sale dell’Antiquaria, avviando la riscoperta dei «caravaggeschi a passo ridotto» (Roberto Longhi) che erano stati già disprezzati dalla storiografia classicista eppure amati dai collezionisti privati sin dal Seicento; la mostra accoglieva molte opere concesse in prestito dai musei di Roma, in una rara occasione di collaborazione tra il mercato e la pubblica amministrazione nel secolo passato.
Fu negli ultimi anni della sua vita che, infine, Alessandro Morandotti si dedicò agli aforismi, gli stessi che il nipote avrebbe oggi tradotto in un «taccuino», una sorta di agenda: allora, invece, egli raccolse i suoi aforismi in 3 volumi editi da Scheiwiller («Minime», 1979-1980) e, nel 1996, un’antologia degli stessi veniva inserita in un volume della collana Meridiani - «Scrittori Italiani di aforismi. Il ‘900», edito da Arnoldo Mondadori.
Collettini avverte presto l’esigenza di pubblicare questo taccuino per dare conto dell’arte letteraria antenata. Sceglie una veste di dimensioni tascabili e  colori vivaci, e per logo la testa di un uomo con all’interno le parole anima, speranza, cuore, diritti, natura, riflessione, amore, etc. In esso raccoglie i temi più disparati, e in ogni pagina un aforisma diverso. Il logo di Aphoristikon di per sé è un manifesto; l’uomo al centro della discussione, inteso come individuo con diritti e doveri e, di essi, un dovere imprescindibile: lottare contro l’ignoranza, il pregiudizio e la violenza, poiché la cultura di per se stessa è l’unico vero antidoto contro il ripetersi delle atrocità.
A settembre 2013 esce il primo numero di Aphoristikon, con la dichiarata missione di «combattere l’ignoranza, rianimare il pensiero», ed un primo sottotitolo, «Il taccuino dei saggi», a sottolineare  temi quali la morale e l’etica, sotto un forte colore giallo. I pittori esprimono, infatti, il proprio pensiero attraverso la luce ed i colori, oltre che le forme e i soggetti, e Collettini è, nella sua estrema poliedricità, definibile anche come artista, un creativo. Immediato successo di vendite e consensi, perché abbinare colore e pensiero fa  parte della più alta tradizione artistica. Venduto nelle librerie e in altri luoghi quali copisterie, edicole, ed anche bar e tabacchi, ha un target totalizzante, il più ampio, dai pensatori alla gente di strada, tanto da rivolgersi anche, nei numeri successivi, ai tifosi di un’area specifica (con il «Romanistikon» e il «Lazialikon»), entrando così direttamente nella sfera degli interessi dell’individuo pensante, dove questi cessa, per un attimo, di «aforizzare».
Il secondo nato, ed uscito, è il «Satirikon»: colore verde, l’uomo al centro, il logo-testa indossa un cappello Panama: «La satira vi seppellirà, non senza salutarvi con un piccolo inchino, sollevando appena appena il cappello». Nella prima pagina una vignetta di Marco Gallo che rappresenta un ricco ed ingordo signore che si mangia l’Italia; in bocca ha già tutto lo stivale, nella mano sinistra tiene ben salde Sicilia e Sardegna. Altri temi sono l’amore, il calcio, Papa Francesco.
«Chi ignora se stesso, ignora il prossimo. Chi ignora il prossimo, ignora anche la realtà che lo circonda». Così Collettini immagina di poter, in tempi di crisi, far riflettere velocemente, con quelle frasi importate da un passato già remoto in cui la parola ancora contava, appoggiate senza troppe formalità sulla quotidianità del passante, che acquista Aphoristikon quando vi si imbatte. Proprio perché «l’aforisma è il tentativo di risolvere dialetticamente il conflitto tra esperienza e riflessione», scriveva Morandotti.   

Tags: Settembre 2015

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