Il nostro sito usa i cookie per poterti offrire una migliore esperienza di navigazione. I cookie che usiamo ci permettono di conteggiare le visite in modo anonimo e non ci permettono in alcun modo di identificarti direttamente. Clicca su OK per chiudere questa informativa, oppure approfondisci cliccando su "Cookie policy completa".

Sigonella. L’ultima prova di orgogliosa difesa della sovranità

GIANCARLO LEHNER  storico

Quando l’Italia partecipò ai bombardamenti e all’efferato omicidio del presidente libico Gheddafi, alle persone di buona ed onesta memoria venne alla mente l’esemplare accadimento di Sigonella. Allora, premier Bettino Craxi, l’Italia dimostrò al mondo che essere alleati leali non equivale a comportamenti autolesionisti, succubi, servili. Lasciando da parte le nefaste conseguenze della nostra scellerata partecipazione all’ultima guerra di Libia, a cominciare dall’ondata inarrestabile di migranti verso le nostre coste, noi - complici tutti i maggiori partiti presenti in Parlamento - fummo protagonisti di un unicum nella storia di tutti i tempi, la follia cioè di aggredire un altro Paese non per sacro egoismo nazionale ma contro i nostri stessi interessi soltanto per obbedire al padrone statunitense e al padroncino francese.
Inoltre, a nostra eterna vergogna, con la Libia di Gheddafi avevamo, pochi mesi prima, stretto un patto di amicizia, con tanto di accordi commerciali ed economici assai vantaggiosi per il lavoro italiano. Fra l’altro, come poi s’è drammaticamente toccato con mano, tutta la politica estera del presidente Usa Barack Obama riguardo al mondo islamico è scaturita da improvvisazione, superficialità, strabismo, tant’è che gli esiti di tutte le cosiddette «primavere arabe», sino alla superfetazione del disumano Califfato, si sono rivelati disastrosi per l’Europa e per la stessa tenuta dell’area dei valori giudaico-cristiani.
Ebbene, ciò che accadde a Sigonella nell’ottobre 1985, di contro, si staglia come l’ultima grande prova di orgogliosa difesa della dignità e della sovranità nazionale. Fu un sigillo forte ad una politica decisa, intelligente e lungimirante, tant’è che col Governo Craxi salimmo in alto nella considerazione dei partners occidentali e ci ponemmo, ondeggiando tra quarto e quinto posto, ai vertici delle potenze economiche mondiali. Ecco, in breve, la cronistoria.
Il 7 ottobre 1985, un commando palestinese sequestra la motonave Achille Lauro tra Alessandria d’Egitto e Port Said e minaccia di uccidere i passeggeri se non verranno liberati 50 guerriglieri detenuti nelle carceri israeliane.
L’8 ottobre, Bettino Craxi chiede ad Arafat di dare il proprio contributo a risolvere la vicenda. Il capo dell’Olp si dichiara disponibile ed invia due propri emissari, Abu Abbas e Hani el-Hassan. I terroristi palestinesi, solo perché è ebreo, uccidono il passeggero americano Leon Klinghoffer, peraltro disabile, e lo gettano in mare.
Il 9 ottobre, Arafat fa sapere a Craxi che il commando è pronto ad arrendersi senza contropartite, se Italia ed Egitto  forniranno loro un salvacondotto e li consegneranno alla giustizia palestinese. È evidente la falsità e la malafede da parte araba, essendo implicito che i presunti mediatori inviati dall’Olp erano in realtà i leader del commando. Si tratta, però, di fingere di non sapere, per salvaguardare la vita di circa 500 persone tra equipaggio e passeggeri. Per fortuna, altri 600 s’erano fermati ad Alessandria d’Egitto.
Ore 21,15 del 10 ottobre, un aereo egiziano parte dal Cairo diretto verso Tunisi. A bordo, i sequestratori in numero di 4, 10 militari egiziani e i 2 sedicenti mediatori. L’aereo, però, non è autorizzato ad atterrare a Tunisi e neppure ad Algeri ed Atene, quindi si dirige di nuovo verso il Cairo. Viene, invece, intercettato da 2 F-14 statunitensi che lo dirigono verso Sigonella. Gli aerei, in realtà, sono più di tre: ci sono altri 2 F-14, un aereo radar statunitense, 2 C-141 con a bordo 50 teste di cuoio statunitensi agli ordini del generale Steiner. Il Governo italiano non è stato avvertito preventivamente e soltanto alle 23,50 del 10 ottobre il presidente Usa Ronald Reagan telefona a Craxi per chiedere il permesso di atterraggio a Sigonella.
Ore 00,16 dell’11 ottobre, gli aerei atterrano. Il Boeing egiziano viene circondato da una cinquantina di carabinieri e di avieri italiani, che a loro volta si vedono assediati dalle teste di cuoio di Steiner, che pretende di far prigionieri tutti i 6 palestinesi. Sull’aereo circondato, inoltre, ci sono 10 militari egiziani, armati di tutto punto, pronti anch’essi a combattere. Craxi non può tollerare una situazione in cui l’Italia è trattata come colonia. Quindi, ordina ai carabinieri di circondare con mezzi blindati gli americani e di essere pronti a fare fuoco.
Ore 3,30 dell’11 ottobre, Reagan, avvertito da un allarmato Steiner, chiama Craxi per chiedere la consegna dei dirottatori. Due grandi personalità sono a confronto, ma l’italiano, rara avis,  si dimostra più forte: Craxi risponde che non consentirà nessuna azione militare statunitense su territorio italiano e che ordinerà di sparare; inoltre, i reati, compresa la bestiale esecuzione di Klinghoffer, sono stati commessi su una nave italiana, ergo sono di competenza della nostra giustizia. Davanti alla fermezza di Craxi, Reagan si arrende, prende atto e dà ordine a Steiner di far reimbarcare i suoi 50 uomini sui C-141.
Nella serata del 12 ottobre, la motonave Achille Lauro rientra in Italia. Reagan dimostrerà a Craxi, poco tempo dopo, tutta la propria stima di uomo e di statista. Ci sarebbero altri particolari da ricordare come il puntiglio di Steiner, uno incapace di perdere, che cercherà lo stesso di interferire nelle operazioni decise dall’Esecutivo italiano. Ma ciò che resta e fa da contrasto drammatico con l’oggi è un Governo italiano capace di non confondere mai lealtà con sudditanza. 

Tags: Novembre 2015

© 2017 Ciuffa Editore - Via Rasella 139, 00187 - Roma. Direttore responsabile: Romina Ciuffa