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OUA: AVVOCATURA UNITA E SOLIDALE: IL RISULTATO DEL QUINTO CONGRESSO NAZIONALE FORENSE

di MAURIZIO DE TILLA presidente dell’OUA, Organismo Unitario degli Avvocati

A Bari il recente, quinto congresso nazionale forense ha dimostrato solidità e forte rilevanza, sia pure nelle diversità che connotano negli ultimi tempi le concezioni e le ideologie degli avvocati. Più di 1.200 delegati e 1.000 congressisti hanno dato vita a un dibattito anche acceso che ha definito alcune posizioni dell’Avvocatura non sempre unanimemente condivise. Una diffusa esigenza di rappresentanza e di democrazia ha delineato i contenuti di una mozione che, approvata dai delegati congressuali, sottolinea la necessità di consentire la partecipazione delle formazioni sociali all’iter formativo di leggi e di atti regolamentari di portata generale. E questo allo scopo di consentire all’Avvocatura stessa di offrire un contributo tecnico-giuridico al procedimento di elaborazione delle norme che incidono sull’amministrazione della giustizia e sulle amministrazioni locali, in un’ottica di collaborazione con le istituzioni. In realtà l’Avvocatura, specie nei tempi recenti, non è stata ascoltata su leggi di vitale importanza, quali l’ordinamento forense, la geografia giudiziaria, la mediaconciliazione, le modifiche processuali ecc. Riguardo alla riforma dell’ordinamento professionale, essa è stata a larga maggioranza favorevole alla richiesta di immediata approvazione, da parte del Senato, della riforma forense e, in una mozione proposta dall’Aiga, ossia dai giovani, si è chiesto che si proceda, nella prossima legislatura, a modificare i punti deboli della riforma, quali il governo della categoria, la formazione professionale continua, la specializzazione, l’accesso. Riguardo in particolare a quest’ultimo, l’Avvocatura è favorevole al numero programmato nell’università, con l’individuazione, nei cinque anni del corso, di quattro anni più uno professionalizzato e selezionato. Tale prospettiva è stata già affrontata dall’Oua e dalle Associa-zioni forensi negli incontri avuti con il ministro della Giustizia Paola Severino, che ha fornito un grande ascolto alle formulate istanze di forte intervento sull’accesso stesso. Con un esteso consenso il Congresso ha successivamente affrontato il tema della giurisdizione e della tutela dei diritti. Ha quindi impegnato gli organi rappresentativi dell’Avvocatura a promuovere un ripensamento della riforma delle Circoscrizioni giudiziarie che oggi prevede la soppressione di 1.000 su 1.400 uffici giudiziari, compiendo cioè una strage di uffici giudiziari. Un ripensamento che si faccia davvero carico di coniugare efficienza e risparmi di spese sulla base di un’effettiva e approfondita analisi delle realtà giudiziarie. In proposito va ricordato che l’Oua ha promosso una serie di iniziative giudiziarie per far valere l’incostituzionalità della normativa, e c’è già un’ordinanza del Tribunale di Pinerolo di rimessione alla Consulta. L’iniziativa vede impegnata l’Oua, insieme al Consiglio nazionale forense, agli Ordini e alle Associazioni forensi, in vari procedimenti già introdotti davanti ai Tar del Lazio, Sardegna, Basilicata, Emilia Romagna, Puglia. Una sana revisione della geografia giudiziaria dovrebbe comportare - è questa la richiesta perentoria e pressante dell’Avvocatura - l’immediata sospensione dei decreti legislativi n. 155 e 156 del 2012, per provvedere successivamente e gradualmente alla ridistribuzione dei singoli uffici con l’emanazione di uno o più decreti correttivi della normativa, con la salvaguardia dell’operatività degli uffici giudiziari sia sedi di tribunali sia sedi distaccate. Per risolvere i problemi che interessano le disfunzioni della giustizia l’offerta dell’Avvocatura, manifestata nelle mozioni del congresso, riguarda l’elaborazione di un serio piano di superamento dell’arretrato, che rappresenta la prima delle condizioni per garantire una prospettiva di recupero di efficienza del sistema, con il necessario coinvolgimento della stessa Avvocatura, sulla base di un reclutamento responsabile. E ciò insieme a una riforma della magistratura laica che valga a garantirle quella autonomia e dignità professionale che il suo ruolo ormai insostituibile esige. Una delle più gravi lacune della giurisdizione è stata segnalata con la richiesta di incisivi interventi in una fase tanto nevralgica quanto mai adeguatamente considerata qual’è quella dell’esecuzione, la cui efficienza rappresenta la garanzia dell’effettività della tutela giurisdizionale dei diritti. In attesa della pubblicazione della decisione della Consulta, che ha dichiarato incostituzionale l’obbligatorietà della mediaconciliazione, l’Avvocatura unita ha chiesto che venga valorizzata la mediazione facoltativa condotta da mediatori avvocati veramente qualificati, presidiata dall’assistenza tecnica obbligatoria, aiutata da incentivi fiscali, agevolata dall’esclusione della necessità del ricorso ad ulteriori costosi passaggi, quali le autentiche notarili per le trascrizioni, e gestita a costi ragionevoli da organismi costituiti presso Ordini forensi. L’Avvocatura ha altresì proposto un nuovo istituto consistente nella negoziazione assistita dall’avvocato, arricchita dal valore aggiunto rappresentato dall’attribuzione all’accordo del valore di sentenza attraverso l’omologazione giudiziale. In aggiunta si è chiesta l’istituzione di Camere arbitrali presso gli Ordini forensi, che possano garantire un procedimento condotto da un arbitro avvocato, celere e a costo ragionevole, nonché un’adeguata qualità, attribuendo a tali Camere arbitrali la competenza ad emettere decreti ingiuntivi e ad occuparsi dell’arretrato civile. Nel congresso di Bari l’Avvocatura ha inoltre contestato le iniziative legislative di rottamazione dei diritti dei cittadini sottolineando che i provvedimenti cosiddetti «ammazza giustizia» dell’appello cassatorio e dei tagli al ricorso per Cassazione sono incostituzionali per violazione degli articoli 3, 24, 97 e 111 della Costituzione. Forte opposizione inoltre l’Avvocatura ha manifestato agli atti famelici della politica che tenta di condizionare l’autonomia della previdenza forense, pretendendo prelievi forzosi su risparmi di gestione e dismissioni del patrimonio immobiliare a prezzi convenzionati e di favore, senza tener conto che il patrimonio accumulato dalla Cassa forense è il frutto di contributi versati dagli avvocati, senza alcun finanziamento diretto o indiretto da parte dello Stato. «Giù le mani dalla Cassa forense» è l’imperativo oggetto di ripetute risoluzioni congressuali. Infine non sono stati pochi gli interrogativi sull’utilizzazione dei contributi unificati e sull’indipendenza degli uffici tributari, da sradicare dal Ministero dell’Economia e Finanze, che è una delle parti del processo, per traslocarli strutturalmente ed economicamente presso il Ministero della Giustizia. 

Tags: Gennaio 2013 Maurizio de Tilla avvocatura

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