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Maria Vittoria Rimbotti, ai musei occorrono amici: l’esempio degli Uffizi

Maria Vittoria Colonna Rimbotti

A Firenze, nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993, un’auto Fiat Fiorino venne fatta esplodere nei pressi della storica Torre dei Pulci, tra la Galleria degli Uffizi e l’Arno. A soli due mesi dall’attentato un gruppo di privati cittadini si riunì per finanziare il ripristino della Galleria, gravemente danneggiata: erano solo amici degli Uffizi, e non immaginavano che quello spontaneo gesto di solidarietà avrebbe dato vita a un’associazione, quella degli «Amici degli Uffizi»; erano ignari, all’epoca, di costituire il germe di un neo-mecenatismo collettivo che avrebbe fatto ricordare la famiglia dei Medici in toni moderni. Ne è presidente dal 2003 la contessa Maria Vittoria Colonna Rimbotti, nata a Napoli ma anche fiorentina doc, già distintasi per aver riaperto edifici di infinita maestà quali Palazzo Antinori, Palazzo Aldobrandini, Palazzo Bardi e, ovviamente, Palazzo Ribotti, rendendoli abitabili per i visitatori più raffinati. È socia d’onore dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze, ha ricoperto, tra gli altri, i ruoli di presidente della consulta regionale femminile autonoma della Toscana e della delegazione toscana dell’Aidda, che raggruppa imprenditrici e dirigenti d’azienda; è stata vicepresidente nazionale della stessa, presidente regionale del Fondo Ambiente toscano, membro del comitato di indirizzo e della commissione per le attività culturali dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Fino al 2003 vicepresidente degli Amici degli Uffizi, sarà lei a condurre l’associazione al suo ventesimo anniversario. Per festeggiare idealmente questa data gli Amici degli Uffizi hanno finanziato, con 140 mila euro, gli studi preliminari per il restauro di «L’adorazione dei magi» di Leonardo da Vinci.

Domanda. Com’è nata questa «amicizia» con gli Uffizi?

Risposta. Nel 1993, quando in Via dei Georgofili, vicino alla Galleria, fu fatta esplodere una bomba, un gruppo di cittadini, a due mesi da quella data, decise di fare qualcosa per dimostrare la propria contrarietà alla violenza e al terrorismo, e per aiutare concretamente le istituzioni e la società. In un primo momento si trattò di un piccolo gruppo di persone che si associò all’interno del Rotary; nel successivo mese di giugno nacque l’associazione vera e propria.

D. In quale modo e in quale misura dimostrate questa «amicizia»?

R. Inizialmente si trattò di raccogliere aiuti molto concreti: ricordo che uno dei primi interventi fu quello di un socio, grande collezionista di arte moderna, che scrisse una lettera a molti artisti contemporanei chiedendo loro di donare un’opera per gli Uffizi. Ne derivò una bellissima raccolta di opere d’arte che furono presentate in una mostra. Superato il primo momento, ci si rese conto che gli Uffizi avevano in effetti bisogno di un’associazione di Amici, come avviene per le altre grandi istituzioni mondiali; è giusto ricordare l’apporto dell’allora direttrice degli Uffizi, Annamaria Petrioli Tofani, che ben conosceva l’importanza che ricoprivano le associazioni degli Amici dei musei in altre parti del mondo. Fu così che cominciammo ad operare in accordo con le istituzioni più da vicino, occupandoci di restauri, pubblicazioni, mostre, e attività varie, da quelle più significative come l’acquisto di quadri o i restauri impegnativi, a quelle più semplici e pratiche. Nel 2011, ad esempio, in soli tre mesi ma con una notevolissima spesa, sostituimmo le tende a rullo con motore in tutte le oltre 70 finestre della Galleria degli Uffizi: fu il nostro regalo di Natale. Il primo regalo che avevamo fatto agli Uffizi era costituito da un apparecchio per fax che la Galleria non aveva, essendo così costretta ad utilizzare quello della Sovrintendenza, con tutti i problemi e i ritardi di comunicazione che questo comportava. Così per i computer ed altri strumenti di uso quotidiano, come addirittura il corrimano delle scale.

D. Promuovete spesso delle mostre?

R. Sì, in particolare, da dieci anni, durante il periodo natalizio, organizziamo una mostra che rappresenta una strenna dell’associazione e della Galleria alla città di Firenze. L’idea iniziale era quella di esporre quelle opere che difficilmente o raramente vengono fatte uscire dai depositi; non a caso, a quest’iniziativa abbiamo dato il nome «I mai visti». Quest’anno abbiamo scelto un tema particolare. L’esposizione dal titolo «Arti ed alchimia. La Fonderia degli Uffizi da laboratorio a stanza delle meraviglie» esaminerà, fino al 3 febbraio, attraverso 60 opere, dipinti, sculture, incisioni, codici manoscritti, antichi rimedi farmaceutici e testi a stampa illustrati, alcuni aspetti della passione dei sovrani medicei per l’alchimia tra Cinque e Seicento.

D. Lei presiede anche la Friends of the Uffizi Gallery americana: quali sono gli scopi e quale l’attività che essa svolge?

R. Fondata nel 2006 a Palm Beach, è un’associazione americana che, attraverso di noi, compie donazioni a favore della Galleria degli Uffizi. I suoi soci godono di privilegi e di vantaggi fiscali se compiono donazioni a favore di un’associazione riconosciuta dal fisco americano.

D. Quali sono e a quanto ammontano i finanziamenti raccolti dall’associazione Amici degli Uffizi?

R. Abbiamo alcuni sponsor, come Ente Cassa di Risparmio di Firenze e Fondiaria Sai, che ci seguono sin dalla nostra nascita. A differenza di quanto avviene in molte associazioni, i soldi raccolti provengono in modo rilevante da singoli individui, ossia da famiglie, da studenti delle università americane a Firenze, comunque da persone che ambiscono, attraverso l’offerta, a partecipare a un progetto. Noi cerchiamo di dare sempre ai nostri Amici, grazie alla tessera associativa, la concreta percezione di sentirsi di casa. E di essere mecenati della Galleria.

D. Che differenza c’è tra il mecenate classico, quello mediceo, e il mecenate moderno?

R. Il mecenate moderno non è più quello dell’epoca dei Medici o dell’Ottocento americano. Fin dall’inizio noi abbiamo rivolto la nostra attenzione al singolo individuo e abbiamo puntato a farlo sentire partecipe di operazioni specifiche. Per noi è importante il coinvolgimento delle persone al progetto. Non è tanto significativa la cifra con la quale vogliono o possono partecipare, quanto il loro gesto. In cambio, i soci ricevono una tessera che consente di visitare gratuitamente gli Uffizi, passando da un ingresso riservato, tutte le volte che lo desiderano. Quest’operazione è stata resa possibile dalla sensibilità dei due sovrintendenti del polo museale di Firenze, Antonio Paolucci e Cristina Acidini, che hanno capito l’importanza dell’operato degli Amici degli Uffizi.

D. Quali sono, secondo lei, le caratteristiche che differenziano l’antico dal moderno mecenatismo?

R. Lo Stato attuale non potrà mai dare abbastanza in rapporto allo sconfinato patrimonio che abbiamo e che, secondo l’Unesco, è pari ai due terzi di quello mondiale. Il nostro Governo non può mantenere musei, chiese, siti archeologici. Occorre coinvolgere sempre più il cittadino attraverso la conoscenza del loro valore e della loro importanza. L’educazione dovrebbe cominciare dalla scuola. Sono assolutamente contraria alle ipotesi di togliere dai programmi la storia dell’arte. Nel mondo anglosassone e del Nord Europa c’è molta più educazione rispetto all’Italia, proprio perché da noi la scuola non ha mai fatto molto.

D. Ci sono molti giovani nella vostra associazione?

R. Diciamo di sì, se consideriamo gli studenti universitari. Abbiamo due tipi di tessera, uno per un singolo iscritto, un altro per la famiglia intesa come marito, moglie e due figli. Quest’ultima tessera registra un notevole aumento, e sta diventando un fenomeno significativo; sempre di più, si vedono coppie con bambini frequentare il museo.

D. C’è crisi economica nel settore?

R. Purtroppo c’è, sia per i tagli agli stanziamenti, sia per l’assenza di una politica culturale e di sviluppo del settore. Il turismo culturale in Italia dovrebbe essere una ricchezza da seguire, favorire e migliorare. Invece il patrimonio che abbiamo viene poco valorizzato. E non bastano di certo le associazioni di Amici, come la nostra, che con i suoi iscritti è la più importante d’Italia e che spende solo il 5 per cento del ricavato per le spese di funzionamento. Capirete che questo significa ricorrere molto al «fai da te».

D. Come si comportano gli Amici dei musei stranieri?

R. Sarebbe interessante capire perché gli Amici del Louvre, peraltro nati nel 1867, possono contare su oltre 60 mila soci, cosa fanno, quali sono le differenze e le leggi vigenti. In Inghilterra quasi metà delle entrate della National Trust proviene da lasciti di piccole dimensioni, al massimo di 25 sterline. Noi abbiamo ricevuto ultimamente un consistente lascito di 200 mila euro, destinato al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, dal marito di un’artista appassionata di disegno, il quale ha donato questa somma per ricordarla. L’abbiamo investita nell’acquisto di disegni scelti dallo stesso Gabinetto degli Uffizi.

D. Com’è strutturata l’associazione?

R. È costituita da settemila iscritti ed è molto semplice. È gestita da un consiglio direttivo formato da volontari che prestano la propria opera secondo le specifiche capacità possedute. Oltre a me che sono presidente, è guidata da un vicepresidente, Emanuele Guerra, da altri consiglieri e dal collegio dei sindaci.

D. Qual è la sua attività imprenditoriale privata?

R. Sono impegnata nella gestione di immobili di famiglia, consistenti un tempo in uffici che poi, una ventina di anni fa, in previsione di un aumento del turismo, trasformammo in appartamenti per un turismo medio-alto. Una buona idea perché i nostri immobili, che nel tempo hanno ospitato uffici, sono nel centro storico di Firenze.

D. Quali sono le sue preferenze nel campo dell’arte? Quale opera degli Uffizi le piacerebbe avere in casa?

R. Non è una domanda facile, nel senso che la casa è prima di tutto un ambiente che parla al cuore, una parte della vita e dei ricordi. Quando vedo case moderne e tecnologiche, bellissime ma grigie e fredde, non ne ricevo belle sensazioni. A me piace la casa che mi ricorda i momenti della vita che vi ho vissuto. Se potessi avere un quadro degli Uffizi, sarebbe complicatissimo scegliere. Ma se proprio devo, allora mi piacerebbe «L’adorazione dei pastori» di Gerardo delle Notti, che assume per noi Amici un rilevante valore simbolico. La tela, infatti, venne profondamente danneggiata durante l’attentato del maggio 1993, tanto da considerarla perduta per sempre. Per fortuna non è stato così e, dopo un accurato restauro promosso proprio dagli Amici degli Uffizi, è stata restituita al pubblico. Segna, in qualche modo, l’inizio della nostra splendida avventura. 

Tags: Gennaio 2013 toscana musei arte Firenze restauro

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