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25 anni di Kazakhstan indipendente: bilanci e prospettive per il futuro

Nursultan Nazarbayev

Astana - Il Kazakhstan, nono Paese al mondo per superficie e il più grande tra quelli privi di sbocchi sul mare, popolato da più di 15 milioni di abitanti, ha celebrato il 16 dicembre scorso 25 anni di indipendenza. Anno dopo anno ne ha fatta di strada: da immenso Paese agricolo grande quanto l’Europa occidentale a attore che conta nel consesso internazionale. È governato da Nursultan Nazarbayev, eletto presidente dal parlamento nel 1991, anno in cui, dopo aver proclamato la propria sovranità nell’ottobre del 1990, il Kazakhstan si è dichiarato indipendente dall’Unione Sovietica e ha aderito alla CSI, la Comunità degli Stati indipendenti nata dopo la dissoluzione dell’Urss. Da allora si è affrontato un lungo cammino. Di questo e altro si è parlato lo scorso 28 novembre ad Astana, città fondata nel 1830 e nel 1997 divenuta capitale, durante la conferenza: «25 anni di indipendenza della Repubblica del Kazakhstan: risultati, realizzazioni, visioni per il futuro», che ha contato la partecipazione di numerosi esponenti del Governo, esperti, diplomatici e stampa.
Il convegno è stato introdotto dal presidente della Mazhilis, la Camera bassa del Parlamento, Nurlan Nigmatulin, che ha presentato il rapido successo di un Paese che, guidato dal presidente Nazarbayev, non ha eguali: la storia non conosce molti esempi di successo analogo e di sviluppo così veloce. All’inizio degli anni Novanta, osserva infatti Nigmatulin, il panorama era di instabilità finanziaria, crisi, debiti salariali; in generale tempi duri eppure è ora tra i 50 Paesi più influenti nel mondo, nonostante l’iniziale scetticismo di molti, ed è stato il primo tra le repubbliche ex sovietiche in grado di fare investimenti, ma anche di riceverne: infatti è il secondo dopo la Russia tra gli Stati facenti parte della CSI. Nigmatulin ha osservato come il maggior propulsore alle riforme sia stato proprio il parlamento, soffermandosi inoltre anche sul trasferimento nel 1997 della capitale da Almaty ad Astana, città dalla posizione più strategica e ora anche simbolo di fiducia, cultura e orgoglio per il Paese. Nigmatulin ha proseguito con la consapevolezza che sono necessarie altre riforme in merito a industrializzazione, supremazia della legge, trasparenza; nuove prove da affrontare ma il Kazakhstan già ora senz’altro appare come una stella a quei Paesi al mondo che ancora lottano per l’indipendenza.
Tra le molte voci, una delle più importanti è stata quella del ministro degli Affari esteri Erlan Idrissov che ha posto l’accento sulla visione del presidente Nazarbayev: un Paese multietnico in via di sviluppo e senza sbocchi sul mare che, nonostante la grandezza, ben pochi conoscevano, e circondato da vicini potenti. L’intento era però rendere il Kazakhstan una potenza economica, competitiva e democraticamente matura. Per far ciò c’era bisogno di un’equilibrata politica estera, basata su rispetto e apertura verso l’esterno e che promuovesse relazioni uguali e incentrate su benefici reciproci, assumendosi il ruolo di assennato e fidato cittadino del mondo, impegnato a contribuire a progresso e sicurezza globale. Idrissov ha proseguito citando la lungimirante e responsabile scelta del presidente già nel 1991, ancora prima dell’indipendenza, della chiusura del poligono di Semipalatinsk per consentire la bonifica dal materiale rimasto dal quale si sarebbero potuti ricavare ordigni, sito nel quale fino alla caduta dell’Urss si sono svolti centinaia di test nucleari che hanno fortemente danneggiato le ignare popolazioni locali. La tragica eredità sovietica ha spinto inoltre Nazarbayev con il progetto ATOM a farsi ambasciatore contro la proliferazione nucleare, per il disarmo e la fine dei test, per un mondo libero dal nucleare a scopi bellici.
Citato dal ministro anche l’accordo siglato nell’agosto 2015 con l’International atomic energy agency per ospitare ad Oskemen una banca dell’uranio a basso arricchimento (LEU), da tenersi come riserva di combustibile per i membri della IAEA in caso di interruzioni al libero mercato o agli accordi di fornitura e per evitare usi militari dietro a scopi civili di facciata; l’impianto dovrebbe essere terminato nel 2017. La scelta è ricaduta sul territorio kazako per le competenze del Paese in merito alla tecnologia nucleare a scopi pacifici e ovviamente grazie al fatto che è il più grande produttore al mondo di uranio ma non un consumatore di energia nucleare, almeno finora. Il Kazakhstan è noto infatti principalmente per le riserve e la produzione di petrolio, gas e carbone ma smisurate sono le risorse minerarie: uranio, manganese, zinco, tungsteno, oro, argento, piombo, cromo, rame, amianto. Il ministro Idrissov ha poi notato che, grazie al deposito di uranio LEU, si apriranno nuovi dialoghi con l’estero come già avvenuto nel 2013 ospitando i 5 membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, la Germania e l’Iran: due incontri che hanno aperto la strada al JCPOA, l’accordo sul nucleare iraniano. Notabile il fatto che il Kazakhstan abbia ceduto all’Iran uranio naturale in cambio della rinuncia all’uranio arricchito.
Essere un Paese senza sbocchi sul mare ha fatto stringere forti legami con i vicini più potenti: ed ecco la «new silk road», la nuova via della seta lanciata nel 2013 dal presidente cinese Xi Jinping, che prevede una significativa accelerazione dei tempi e riduzione dei costi di consegna della merce dalla Cina in Europa attraverso l’Asia centrale e il Caucaso grazie alla costruzione di infrastrutture che vedono il Kazakhstan come snodo centrale transcontinentale, come già avvenuto con la ferrovia Kazakhstan - Turkmenistan - Iran. Ciò si lega con il programma Nurly Zhol («Sentiero luminoso»), il piano di sviluppo infrastrutturale nei settori prioritari e più critici annunciato da Nazarbayev due anni fa.
Ponte tra le nazioni in quanto a sicurezza, destinazione preferita in Asia centrale riguardo gli affari: infatti diverse sono le aziende italiane in Kazakhstan, la più nota sicuramente Eni che è presente dal 1992 in qualità di co-operatore del giacimento di Karachaganak (nel nord-ovest) e partecipa per il 16,81 per cento al consorzio North Caspian Sea PSA responsabile delle operazioni del giacimento Kashagan (nel Caspio) che, dopo un’interruzione di anni, nel dicembre scorso è stato ufficialmente dichiarato operativo dal Governo kazako. Ha infatti raggiunto il livello commerciale stabilito da contratto di 75 mila barili al giorno e potrebbe arrivare nel corso dell’anno a circa 8,9 milioni di tonnellate di petrolio (192 mila barili al giorno) e 5,6 miliardi di metri cubi di gas. Il Kazakhstan il 10 dicembre ha partecipato tra i non membri alla riunione dei componenti e non dell’Opec, tenutasi a Vienna; nonostante non fosse inizialmente intenzionato a ridurre la produzione, si è reso però disponibile a tagliare 20 mila barili al giorno, quantità inferiore a quella richiesta.
Quindi vocazione del Kazakhstan è da sempre l’edificazione di un ponte tra l’Asia e l’Europa, per accrescere l’indipendenza kazaka, l’integrazione euroasiatica e la fiducia tra est e ovest e su questo ha incentrato molto della propria politica di relazioni. Essendo ampiamente attivi sul fronte del dialogo interculturale e interreligioso, anche a tal proposito Nazarbayev si è offerto di ospitare a settembre ad Astana il summit di scienza e tecnologia dell’OIC, l’Organizzazione intergovernativa di cooperazione islamica cui aderiscono 57 Stati e che cura sviluppo e interessi delle popolazioni musulmane come similmente avvenuto sette anni fa, anche se per una diversa organizzazione ossia quella sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), presieduta nel 2010 e il cui summit si è tenuto ad Astana, sui temi della sicurezza, della lotta al terrorismo, il traffico di essere umani, la gestione dei confini.
In questi 25 anni il Kazakhstan ha pertanto mosso passi da gigante, fino all’ottenimento di un seggio in qualità di membro non permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu per il biennio 2017 - 2018. Membro Onu dal 1992, è il primo dell’Asia centrale a entrare nel Consiglio di sicurezza, il cui scopo è il mantenimento della pace e la cooperazione per risolvere questioni internazionali (l’Italia per questo biennio farà «a metà» con l’Olanda, con la quale ha raggiunto un accordo di collaborazione che consentirà agli italiani di partecipare il primo anno e agli olandesi il secondo). Essere i primi è un onore e una grande responsabilità: il pensiero principale è trasformare l’Asia centrale in una zona di pace, cooperazione e sicurezza e questi due anni saranno incentrati sulla pace derivante da specifiche priorità ossia la certezza degli approvvigionamenti di cibo e acqua e la sicurezza energetica e nucleare.
Temi questi ultimi di cui inoltre si parlerà dal prossimo giugno per tre mesi ad Astana in occasione dell’esposizione internazionale Expo 2017: la riduzione delle emissioni di CO2, l’efficienza energetica e l’accesso per tutti all’energia saranno i sottotemi di approfondimento del tema generale «Energia futura», con il quale nel 2012 la capitale kazaka si è aggiudicata l’assegnazione battendo la concorrente Liegi. Tecnologie d’avanguardia e pratiche virtuose per trovare risposte alle urgenze energetiche: sono attese aziende green e venture capitalist oltreché 5 milioni di visitatori per l’evento più grande mai tenutosi in Asia centrale. Dopo l’Expo, sul sito sorgerà un centro finanziario, l’AIFC, pensato come un hub con condizioni estremamente favorevoli per i partner commerciali, quali ad esempio esenzione da diverse imposte per 50 anni, affitto gratuito degli uffici per 2 anni e regime speciale per i visti; sarà inoltre un trampolino di lancio per gli investimenti in Asia centrale.
Per quanto riguarda invece una testimonianza dall’Europa, altro grande partner commerciale, il rappresentante speciale dell’Unione europea per l’Asia centrale Peter Burian nella sua relazione al convegno ha evidenziato la solida reputazione internazionale del Kazakhstan e il contributo che fornisce alla stabilità regionale e globale e ha aggiunto che l’UE ne sostiene l’aspirazione a diventare una delle nazioni più ricche e sviluppate. Il 2017 quindi è un anno di grande fermento e ai visitatori verrà presentato un Kazakhstan moderno, innovativo ed efficiente, la cui economia non è più legata unicamente alle fonti fossili ma tesa alla diversificazione. Per chi proviene dall’Unione europea e per Svizzera, Norvegia, Usa, Canada e Australia, non è ora più necessario il visto per soggiorni inferiori al mese.
Riguardo investimenti ed affari, il Kazakhstan dall’indipendenza ha registrato una crescita tra le più veloci: quasi l’8 per cento negli anni Duemila, triplicando dopo altri dieci anni il reddito pro capite. Dal 2015 fa parte del WTO oltre che dell’Unione economica euroasiatica, ideata già nel 1994 dal presidente ma realizzata poi dieci anni dopo dalla Russia. Nell’indice «Doing business 2016» è 41esimo, con uno scatto di 12 posizioni, e 42esimo nel «Global competitiveness index» del World economic forum, scalando 8 posizioni rispetto l’anno scorso.
Per quanto riguarda gli accordi con l’Italia, dal 1992 esistono diversi trattati e accordi, a partire dal primo sulle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, passando per quello sulla cooperazione economica fino a quelli su partenariato strategico per l’interscambio commerciale, sul turismo, sul contrasto alla criminalità e al terrorismo. L’Italia è il nono Paese per capitale investito nel decennio 2005 - 2015, con oltre 6 miliardi anche se nel 2015 gli investimenti sono diminuiti, ammontando a 35 miliardi di dollari; restano però ingenti nel settore petrolifero e delle costruzioni. Secondo l’ICE, la prima metà del 2016 riporta una ripresa dell’export italiano dal +10,5 per cento del 2015, già frutto di un calo dei sette anni precedenti; le esportazioni sono aumentate di quasi il 66 per cento, passando dai 365 ai 606 milioni grazie soprattutto a prodotti metallurgici, macchinari e apparecchiature; nei beni di consumo invece c’è stato un calo del 20 per cento. Riguardo le importazioni invece il -4 per cento del 2015 si è aggravato fino a registrare -36 per cento (da 1.466 a 937 milioni) a causa soprattutto della contrazione per i prodotti minerari.
25 accordi commerciali dell’importo di 500 milioni di dollari sono stati siglati in occasione del business forum italo-kazako di Milano nel giugno 2015: tra questi, il memorandum tra Eni e KazMunayGas per lo sviluppo del giacimento petrolifero caspico di Isatay, oltre a quello tra l’agenzia per export e investimenti JSC Kaznex Invest e l’italiana Inalca per la costruzione del più grande impianto di trattamento carni dell’Asia. Nel 2017 inoltre Italia e Kazakhstan passano a una cooperazione militare pianificata, firmata nel novembre scorso, le cui priorità sono le misure volte a rafforzare la fiducia e la trasparenza, la formazione, l’addestramento militare, il mantenimento della pace.
Il primo dicembre è la festa del primo presidente: si celebra infatti l’elezione di Nazarbayev, il quale ha specificato che non c’è alcuna connotazione personale in questa festa ma solo rappresenta il più alto grado dell’identità nazionale del popolo kazako. Da quel giorno infatti è iniziata la storia dell’indipendenza che così bene il popolo kazako ha saputo far fruttare.  

 

dal nostro inviato Giosetta Ciuffa

Tags: Gennaio 2017 Giosetta Ciuffa Kazakhstan Astana Nursultan Nazarbaev energia oil&gas investimenti export DAL NOSTRO INVIATO

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