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I social network stanno cambiando l’immagine che le donne hanno di se'

SERENA ROMANO  consulente internazionale in telecomunicazioni e parità  di genere e presidente  dell’associazione corrente rosa

Da quando ogni immagine può essere digitalizzata, resa disponibile a costo zero e permanentemente catturata e archiviata, ci siamo abituati a fotografare, in ogni momento, ogni e qualsiasi cosa o persona. Anche noi stessi. E, mai come oggi, possiamo mettere in scena la nostra vita, renderla visibile ai 3 miliardi e 600 milioni di individui che hanno accesso ad Internet.
Internet ha cambiato il nostro modo di lavorare, di relazionarci e anche di comprare. A loro volta, le reti sociali non hanno solo stravolto la comunicazione e l’informazione ma anche la visione di noi stessi che ha ciascuno di noi. Le donne, e soprattutto le più giovani che usano Internet più degli uomini, sono le prime a subirne le conseguenze. Avere in tasca un testimone che da svariate applicazioni ti rinvia continuamente la tua immagine ti costringe a fare i conti con essa come non era mai successo prima.
È da più di dieci anni che gli studenti americani si sono resi conto che se vogliono trovare un lavoro serio è forse meglio evitare di «postare» in rete foto di se stessi in situazioni compromettenti. E le ragazze più sveglie, che hanno capito che il mondo è pronto a guardarle, hanno cominciato a usare i social network a proprio vantaggio: basta con Facebook, dove tutti possono scrivere sulla tua pagina, e avanti con Instagram. Lì sei la sola a scrivere la tua storia e controlli la tua immagine modificandola come vuoi con filtri e colori, basta essere onnipresenti, far crescere una rete di followers e il mondo è tutto tuo.
Già quando hai 10 mila «followers», ossia coloro che seguono la tua pagina online, ti cominciano ad arrivare offerte pubblicitarie da piccole aziende: un negozio di scarpe, un piccolo ristorante, un albergo poco noto. È come farlo sapere agli amici. Poi, a partire da 100 mila followers si può cominciare a vivere di pubblicità. Come? Bisogna creare uno stile, essere coerenti e mostrare in rete di avere un modo di vita che, come su una rivista, dia voglia di continuare a sfogliare le pagine... E ora, cliccando sull’immagine del vestito che si indossa, dei piatti, dei fiori e degli oggetti che associ alla tua immagine su Instagram, appaiono i marchi dei prodotti, e se clicchi ancora ci si ritrova sulla pagina Instagram del prodotto pubblicizzato. A guardarle, certe ragazze da centinaia di migliaia di followers hanno vite da sogno: corrono da un negozio di lusso a un ristorante, passeggiano in posti meravigliosi e hanno amici bellissimi. In realtà, le loro foto, che sembrano così naturali, richiedono spesso lunghe e curatissime pose. Le protagoniste vivono nella ricerca continua e affannosa di luoghi e situazioni originali per mettere in scena e in rete solo fotografie perfette e attraenti.
Ecco allora che, a furia di «selfie», gli autoscatti, l’immagine che le donne hanno di se stesse non è più legata allo specchio ma a una foto da vedere su uno schermo, che si può replicare all’infinito per essere vista da tutti i followers. La rete diviene così un testimone sempre presente e impietoso, che impone a ogni parte del viso di diventare un terreno di gioco nel quale raggiungere la bellezza assoluta. Si usa allora un trucco elaborato, ci si sottopone a interventi per rendere la pelle liscia e luminosa e cancellare imperfezioni, o si ricorre alla chirurgia estetica per correggere i difetti più vistosi. Questa ricerca assoluta della perfezione e l’esibizione permanente di se stessi generano a loro volta altri contenuti sulle reti sociali: per esempio, video «tutorials» per far riuscire al meglio il trucco, creando così nuovi bisogni e mercati. Solo su YouTube ci sono, ad esempio, più di 49 mila video su come rendere perfetta la linea delle sopracciglia.
Qualcuna ha capito che in rete potevano essere investiti capitali per delle idee di business non legate allo sviluppo della tecnologia. Dato che chi è sempre presente su Facebook deve indossare un vestito nuovo ogni giorno, una studentessa di Harvard ha lanciato con un’amica una start-up per l’affitto di vestiti attraverso il proprio sito Internet «Rent the Runway». Dal 2010 le due hanno ottenuto investimenti per 190 milioni di dollari, hanno più di 6 milioni di «subscribers» negli Stati Uniti e nel 2016 hanno raggiunto un fatturato di più di 100 milioni di dollari. In Italia, Drexcode fornisce un servizio simile.
Eppure, anche se le reti sociali possono creare dei disagi e cambiare fondamentalmente il paradigma tra chi si espone, chi guarda e chi fa pubblicità o business, molte donne hanno ripreso in mano la loro immagine e hanno imparato a gestirla.   

Tags: Febbraio 2017

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