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Assosomm - La fotografia dei venti anni del lavoro in somministrazione

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A Roma, nel corso della seconda edizione del convegno «Attiviamo Lavoro» di Assosomm, organizzato insieme a The European House-Ambrosetti, sono stati presentati gli esiti della ricerca elaborata da Tiziano Treu e Stefano Sacchi sul lavoro in somministrazione. Eccoli.

Con la legge 24 giugno 1997, n. 196, cosiddetta legge Treu, viene introdotta nell’ordinamento italiano, oltre 20 anni più tardi che in Francia e in Germania, la possibilità di costituire un rapporto triangolare fra tre soggetti: il lavoratore, l’impresa fornitrice e l’impresa utilizzatrice. In forza di questo schema giuridico, il lavoratore viene assunto dall’impresa fornitrice, ma presta la propria attività presso l’impresa utilizzatrice, agendo sotto la direzione e il controllo di quest’ultima. Era la nascita del lavoro interinale, o temporaneo, poi ribattezzato lavoro in somministrazione, o somministrato.
Le ragioni dell’introduzione del lavoro in somministrazione consistevano, come per gli altri Paesi europei e non solo europei (esempio rilevante ne è il Giappone) nelle esigenze di flessibilità delle imprese in presenza di nuove sfide portate dall’integrazione dei mercati dei beni, a fronte di mercati del lavoro ancora fortemente regolamentati. Ma non solo: in una situazione di elevata disoccupazione giovanile, il lavoro interinale doveva anche servire a costituire un canale d’ingresso per i giovani nel mercato del lavoro, che poi avrebbero potuto trovare opportunità occupazionali differenti, con contratti immaginati più stabili.
Magari nella stessa impresa utilizzatrice, per la quale il periodo svolto in somministrazione poteva essere utilizzato per vagliare le capacità del lavoratore e metterlo alla prova. In questo senso, il lavoro interinale era inteso essere interstiziale, costituire un episodio nella carriera di un lavoratore. Da qui l’enfasi sulla necessità della formazione dei lavoratori interinali, la sua importanza per favorire le transizioni tra occupazioni e stati occupazionali differenti, secondo la teoria dei mercati del lavoro transizionali che in quegli anni vedeva i primi contributi.
Il Rapporto elaborato da Tiziano Treu, presidente del Cnel e professore emerito di Diritto del lavoro nell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e Stefano Sacchi, presidente dell’Inapp (Istituto nazionale per l'Analisi delle politiche pubbliche) e professore associato di Scienza politica nell’Università degli Studi di Milano, analizza l’evoluzione della somministrazione di lavoro nel nostro Paese in prospettiva comparata, focalizzandosi sulla sua rilevanza attuale, sul suo significato nel mercato del lavoro italiano, e sulle sue prospettive.

Rosario Rasizza presidente di Assosomm
«Il 2017 è un anno importante per la somministrazione del lavoro in Italia, si celebrano infatti i 20 anni. Si tratta di una ricorrenza importante per i traguardi ottenuti fino ad oggi sia per i lavoratori che per le imprese e su cui riflettere per le grandi prospettive e opportunità future. Siamo lieti che le istituzioni, con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e i rappresentanti dei lavoratori, Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, e Gianluigi Petteni, segretario generale della Cisl, abbiano risposto positivamente al nostro invito. Assosomm, come associazione di categoria, da sempre attenta ai cambiamenti del mercato del lavoro e alle esigenze dei lavoratori e delle imprese, intende essere il partner delle istituzioni e delle parti sociali per costruire un dialogo continuo nella definizione della legislazione della somministrazione del lavoro nel nostro Paese. L’obiettivo ultimo è quello di contribuire al miglioramento continuo del funzionamento del mercato del lavoro e alla crescita e tutela dei lavoratori».

Giuliano Poletti Ministro del Lavoro
«Quando si riflette sulle tematiche del lavoro, credo che nessuno abbia soluzioni compiute, preconfezionate, anche perché il mondo del lavoro sta cambiando velocemente. I cambiamenti, la tecnologia e l’innovazione viaggiano ad una velocità che noi non abbiamo mai conosciuto: questa velocità mette in crisi i nostri strumenti e la regolamentazione delle relazioni. Scrivere una legge, ad esempio, richiede 3 o 4 anni; quando si vara quella norma probabilmente il punto che richiedeva l’intervento del Parlamento è già stato largamente superato dalla realtà. Quindi mi sento di dire che abbiamo bisogno di guardare molto lontano per poter impiantare un quadro di riferimento; abbiamo bisogno di agire tutti i giorni per la tutela dei lavoratori. Lo studio che si presenta oggi si rivela quindi in questa ottica fondamentale: abbiamo bisogno di monitorare con accuratezza il panorama del mondo del lavoro e quindi di uno strumento di misurazione per comprendere ciò che è avvenuto e ciò su cui dobbiamo riflettere. Abbiamo avviato un confronto con le parti per il G7 del mondo del lavoro che ci sarà a settembre, pensiamo che il dialogo può aiutarci a capire come cambia il mondo del lavoro».

Susanna Camusso  Segretario Generale Cgil
«In 20 anni il percorso di trasformazione delle politiche del lavoro non è stato scevro di criticità, perché la successione sistematica delle riforme ha messo in competizione tra di loro numerose forme di lavoro. È quindi innanzitutto questo il tema da affrontare. In 20 anni il percorso effettuato è stato lungo e in un certo senso positivo, ma non siamo soddisfatti, perché altrimenti non esisterebbe il sindacato che ha come fine primario il miglioramento delle condizioni del lavoratore. Ad esempio, ora abbiamo un contratto da rinnovare. Tornando al tema di oggi, le agenzie per il lavoro potrebbero essere erogatrici delle diverse forme di lavoro atipiche verso parità di condizioni con i dipendenti».

Nel 2016 sono stati più di 600 mila i lavoratori in somministrazione in Italia. Riprende il trend di crescita positivo di questa tipologia di lavoro in Italia, dopo il rallentamento subito negli anni della crisi 2007-2009. Nel 2016 il peso del lavoro in somministrazione sull’occupazione complessiva è pari al 3,5 per cento, con notevoli disomogeneità territoriali, si passa dal 4,7 per cento del Nord al 2,7 per cento del Centro e 1,8 per cento del Sud, divario dovuto in larga parte alle differenti vocazioni economiche a livello geografico. La somministrazione continua in gran parte ad essere utilizzata nel settore manifatturiero (48 per cento) anche se si registra, dopo la crisi, un aumento della quota di imprese di servizi e informatica. La bassa penetrazione della somministrazione nel Mezzogiorno è dovuta anche alla maggiore «concorrenza sleale» del lavoro irregolare.

Tiziano Treu e Stefano Sacchi - Lo studio
Durante l’incontro «Attiviamo Lavoro» di Assosomm, organizzato insieme a The European House-Ambrosetti, è presentata la ricerca realizzata da Assosomm e Inapp, «I primi 20 anni del lavoro in somministrazione in Italia», elaborata da Tiziano Treu, presidente del Cnel, e Stefano Sacchi, presidente dell’Inapp. «La ricerca ripercorre 20 anni di storia della somministrazione di lavoro in Italia, illustrando una evoluzione virtuosa dell'Istituto dalla iniziale funzione di fornitura di manodopera degli interstizi del mercato del lavoro a strumento di politica attiva e di servizio a tutto tondo per i lavoratori e per le imprese», spiega Tiziano Treu. Per Sacchi, «dal Rapporto emerge la vitalità della somministrazione, che ha superato la crisi espandendosi a nuovi settori e coinvolgendo nuove categorie di lavoratori. Da canale d'ingresso nel mercato del lavoro per i giovani il lavoro somministrato è oggi un lavoro a tutti gli effetti, caratterizzato da un fortissimo investimento in formazione, che è quanto serve per affrontare la quarta rivoluzione produttiva».
A livello europeo, secondo i dati più recenti forniti dall’Ocse, il lavoro in somministrazione incide in media per l’1,8 per cento nei 27 Paesi dell’Unione, con picchi che si registrano in Olanda, Francia e Germania (rispettivamente 2,7 per cento, 2,2 per cento e 2 per cento) e livelli più bassi in Grecia, Spagna e Italia (0,2 per cento, 0,5 per cento e 0,9 per cento).
La fotografia dell’ultimo ventennio evidenzia la trasformazione dell’istituto della somministrazione di lavoro in una forma «stabile di lavoro» che permea in modo omogeneo il mercato del lavoro. Pur rappresentando ancora un’importante forma per il primo ingresso nel mondo del lavoro, coinvolge lavoratori appartenenti a diverse fasce di età, compresi gli over 50. Negli ultimi anni, soprattutto dopo la crisi del 2007-2009, la somministrazione ha visto aumentare la quota dei lavoratori nelle fasce di età più alte. Gli ultraquarantenni sono passati dal 20 per cento al 33 per cento, gli over 50 sono raddoppiati, dal 5 all’11 per cento. Sono diminuiti, sul totale, del 10 per cento i lavoratori con meno di 30 anni. La crisi quindi ha trasformato la somministrazione, da modalità di ingresso nel mercato del lavoro ad opportunità concreta di occupazione anche per i lavoratori maturi.
La somministrazione è anche uno strumento di integrazione sociale: 2 lavoratori su 10 sono stranieri, rispetto ad una media di 1 su 10 nell’occupazione in generale. Anche le retribuzioni registrano segnali positivi: negli ultimi 10 anni sono cresciute in modo sostenuto.
La ricerca evidenzia anche la funzione di accompagnamento al lavoro (a 48 mesi dall’attività di lavoro svolta in somministrazione il 71 per cento dei lavoratori risulta occupata) e di rafforzamento delle competenze (quasi il 40 per cento dei lavoratori somministrati ottiene attività formative verso il 6,5 per cento della generalità dei lavoratori).
In conclusione, si assiste ad una trasformazione importante del ruolo delle Agenzie per il Lavoro che hanno sviluppato un’offerta di servizi sempre più ampia e completa che risponde alle esigenze dei datori di lavoro e dei lavoratori in termini di maggiori opportunità di impiego e di tutele. Le Agenzie del lavoro possono divenire veri e propri agenti di innovazione del mondo del lavoro: da propulsori nelle cosiddette piattaforme di lavoro, a essere un ponte tra imprese e istituzioni del sistema educativo e un supporto per la promozione e la gestione del welfare aziendale.
La proposta avanzata dalle organizzazioni sindacali di settore di approdare ad un avviso comune su alcuni temi di interesse per la somministrazione di manodopera è stata accolta con favore da Assosomm, con riferimento, in particolare, all’introduzione di termini di pagamento certi da parte delle aziende utilizzatrici. Il beneficio derivante da tale sistema avrebbe degli effetti positivi concatenati su più versanti: in primo luogo quello della tutela delle agenzie dal ritardo dei pagamenti da parte degli utilizzatori, garantendo un funzionamento corretto del settore; inoltre, ciò garantirebbe indirettamente il pagamento tempestivo delle retribuzioni dei lavoratori.
Più in generale, tale impianto rappresenterebbe una tutela per tutto il sistema creditizio, innescando un virtuoso circolo di stabilità. Unitamente a ciò, l’equiparazione come crediti privilegiati dei crediti delle agenzie, nella componente retributiva e contributiva, alle retribuzioni spettanti ai lavoratori avrebbe un effetto rafforzativo di queste tutele.
Un ulteriore punto su cui Assosomm intende elaborare una proposta condivisa dal settore è rappresentato dall’intervento del Fondo di Solidarietà per il pagamento delle retribuzioni spettanti ai lavoratori somministrati in caso di fallimento dell’agenzia somministratrice inadempiente.
In ultimo, il superamento della distinzione legislativa tra i fondi destinati ai lavoratori somministrati a tempo determinato e indeterminato nell’ambito del sistema bilaterale avrebbe come effetto quello di garantire un utilizzo più efficiente delle risorse destinate al lavoratore per la formazione, le misure di welfare e di sostegno al reddito.    

Tags: lavoro Luglio Agosto 2017 Tiziano Treu Assosomm Stefano Sacchi Rosario Rasizza

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