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La rivoluzione digitale farà diventare le nostre città «intelligenti» solo se i servizi saranno integrati

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Abbiamo bisogno di manager innovativi, coraggiosi, competenti che ci facciano fare un grande salto di qualità digitale in una città così complessa e problematica come Roma, con una partecipazione dei cittadini che si sentano protagonisti della rivoluzione digitale, ricordando sempre che la tecnologia deve essere al servizio delle persone, e non viceversa

Roma è storia a sé, come estensione è il primo comune in Italia e otto volte Milano, come quantità di gente che vi abita che vi lavora e che la visita come turista, come traffico di auto, come tonnellate di rifiuti prodotti, come dimensione dei singoli municipi che corrispondono da soli a grandi città del Nord Italia...
È a Roma quindi che le nuove tecnologie devono dare il contributo maggiore, non nei piccoli centri dove tutto è più facile perché in scala enormemente ridotta. Facile a dirsi ma tanto difficile a farsi.
Sono anni che sentiamo parlare di smart city ma poi l’app che ci deve dire se il tram passa funziona solo a singhiozzo, la luce che illumina l’attraversamento pedonale è spenta, il municipio non comunica cosa sta facendo, non si riesce a far tagliare prati e alberi, la sporcizia regna sovrana.
I servizi che potrebbero far diventare «intelligente» o come si dice in gergo tecnico «smart» una città come Roma sono presto detti:
videosorveglianza diffusa per sicurezza;
monitoraggio del traffico;
stazioni di ricarica per la mobilità elettrica;
telegestione idrica, elettrica, gas;
monitoraggio dei rifiuti;
monitoraggio strutturale degli edifici;
monitoraggio ambientale;
monitoraggio meteo;
info su parcheggi;
segnalazione di emergenze.
Sono servizi che coinvolgono aziende e istituzioni diverse che oggi lavorano a compartimenti stagni, spesso replicando progetti analoghi, poco conosciuti e poco utilizzati dai cittadini. Condizione essenziale è la disponibilità di una rete trasmissione dati ad alta velocità e capacità (5G?), e questo è appannaggio degli operatori telefonici che devono investire nelle aree metropolitane proponendo servizi aggiunti in partnership con le aziende municipalizzate e con partner privati.
L’obiettivo in linea generale dovrebbe essere quello di facilitare la vita dei cittadini, riducendo gli spostamenti in auto inutili con benefici immediati in inquinamento, mobilità, sanità pubblica. Non ha senso mettersi in auto per attraversare tutta la città dai Parioli all’Eur se so che vi sono blocchi alla circolazione straordinari legati a incidenti, eventi pubblici o emergenze di ogni tipo.
Telegestione dei servizi elettrici significa gestire in modo remoto i milioni di utenti di una città estesa come Roma, riparando guasti, aumentando la potenza se richiesto dai clienti o simulando i carichi di tensione per evitare pericolosi blackout.
Come con l’home banking ormai andiamo in filiale poche volte all’anno così dovremmo avere un unico punto di accesso alle informazioni cittadine: nella città ideale mi immagino un’app di responsabilità del Comune facile all’uso, veloce e aggiornata, che mi aiuti nell’accesso ai servizi di cui sopra, alimentata da dati che provengono dai singoli municipi e dalle aziende di servizi pubblici partecipate dal comune stesso.
E qui casca l’asino: un’unica app, non decine che nascono via via senza una strategia digitale unitaria, su cui investire in pubblicità e comunicazione in modo che tutti la conoscano, dai ragazzi alle persone anziane.
La vera sfida però non è nella tecnologia digitale che è pronta all’uso (o quasi) ma come sempre nella volontà e capacità delle persone di sedersi attorno ad un tavolo e scambiarsi dati e idee per disegnare un progetto unitario e integrato per la città intelligente. La parola d’ordine è «integrazione» nei servizi pubblici digitali così come è avvenuto anni fa tra le banche dati degli enti previdenziali o in un progetto storico innovativo negli anni 90 che si chiamava Ibda (integrazione delle banche dati aziendali).
Un unico tavolo di lavoro con una agenda chiara e condivisa tra i municipi, le partecipate pubbliche che si occupano di energia, acqua, rifiuti, trasporto con obiettivi da raggiungere in tempi rapidi, e piani industriali che diano valore ai cittadini.
Abbiamo bisogno di manager innovativi, coraggiosi, determinati, competenti, cioè leader che ci facciano fare un grande salto di qualità digitale in una città così complessa e problematica come Roma, con una compartecipazione dei cittadini che si sentano attori protagonisti della Rivoluzione Digitale nella Città Eterna, ricordando sempre che la tecnologia deve essere al servizio delle persone e non viceversa.   

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