LISCIO COME L'OLIO: L'EXTRAVERGINE TRA OPPORTUNITÀ E PROSPETTIVE
Presso il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali il 19 febbraio si è tenuto il convegno “Liscio come l’olio: l’evo tra opportunità e prospettive”. Dopo una panoramica, diretta soprattutto ai produttori, sull’importanza della rappresentanza di interessi da parte dell’associazione Il Chiostro, promotrice del seminario, e sulla proposta di Assoholding di strutturare l’azienda olearia nella forma societaria della microholding, gli argomenti principe esposti al sottosegretario Giuseppe L’Abbate sono stati le difficoltà odierne dei produttori e l’importanza della formazione.
Quest’ultimo tema è stato trattato in particolare da Paola Fioravanti, fondatrice e presidente dell’Umao - Unione mediterranea assaggiatori oli, tra le associazioni più attive nel campo della formazione e che da 25 anni organizza corsi di assaggio dell’olio, di potatura degli ulivi e di degustazione di prodotti enogastronomici nonché il concorso “Monna Oliva” per le migliori olive da mensa, la cui premiazione si terrà il 4 aprile prossimo a Ferrandina (Matera).
“Sempre più c’è la necessità di conoscere quello che mangiamo: mangiare meno e mangiare bene, bere poco e bere meglio. Ciò nonostante, si incontra ancora molta resistenza verso le cosiddette ‘nuove’ caratteristiche dell’olio, migliorate tantissimo in seguito all’introduzione nel 1991 del panel test, al punto che le associazioni industriali spagnole cercano di eliminarlo perché ritenuto discriminatorio verso chi non fa qualità. La formazione, quindi, dovrebbe iniziare già dalle scuole elementari: siamo bombardati di prodotti nocivi e non si può pensare che il semaforo nutrizionale risolva, soprattutto se all’olio viene assegnato il semaforo rosso. A sostituzione del rapporto con i negozi di alimentari, che vanno scomparendo, l’unico tramite ormai è l’etichetta. Bisogna quindi essere in grado di leggerla. L’istruzione rende il consumatore consapevole, ossia curioso di conoscere non solo ciò che mangia ma anche come viene prodotto. Ad esempio, erroneamente si ritiene che il colore verde indichi un olio migliore di altri. Per esempio, avete notato come sugli scaffali in Italia l’olio sia sempre extravergine a fronte di un irreperibile olio vergine di oliva, invece presente all’estero?”
E rincara, a proposito di un settore forse troppo frammentato che piano piano sta perdendo la speranza, anche in un piano olivicolo nazionale da anni annunciato e ancora atteso: “Coinvolgere la piccola produzione, per una produzione di qualità. In Italia ci sono ben 538 varietà di olivo. La sconfitta dei produttori è enorme e ognuno per la sua parte deve risollevare l’olivicoltura. Continuiamo a parlarne da anni eppure non andiamo da nessuna parte, sono anni che aspetto un piano olivicolo ma forse la salvezza viene dai giovani perché gli anziani ormai tirano avanti. Senza considerare che l’olivicoltura è benessere per noi ma anche per l’ambiente: l’olivo Infatti restituisce in ossigeno più di quello che produce”.
Da Sonnino in provincia di Latina, voce dei produttori è stata Lucia Iannotta che ha richiesto minori controlli su aspetti spesso già verificati più e più volte da parte di diversi organi di controllo, come se la vita del produttore non fosse già abbastanza complicata. “Le associazioni di categoria hanno fallito. Non vedo perché olio extravergine di oliva è il nome del mio prodotto tanto quanto un qualunque altro al supermercato. Perché allora si dovrebbe volere il mio che costa di più? Aspetto una figura concreta che combatta le nostre battaglie”.
Giuseppe L’Abbate ha illustrato i passi avanti che il Governo sta facendo, iniziando dalla necessità che spesso i produttori hanno di innovare, ma per innovare bisogna investire: “Come paese abbiamo chiesto una misura specifica all’interno della nuova Pac affinché denaro vada direttamente ai produttori, che potranno utilizzarlo per ammodernamento o sostituzione di impianti. Nell’ambito del concordato che dovrebbe chiudersi nella seconda metà del 2020 stiamo spingendo su questo, che sarebbe importante in quanto diventerebbe poi il finanziamento del piano olivicolo sostanzialmente. Si sono inoltre tenuti due incontri per l’istituzione della CUN dell’olio, commissione unica nazionale a sostituzione delle borse merci, per avere uno strumento trasparente sulla rilevazione del prezzo dell’olio. In questo momento il lavoro che si sta facendo con la filiera è come debba essere strutturata. All’attuazione diventerà tutto più semplice perché se tutto va come deve andare, in due mesi la commissione è fatta poiché la legge c’è e a questo punto dipende tutto dalla filiera”. Le commissioni uniche nazionali, si ricorda, determineranno le quotazioni di prezzo per le filiere maggiormente rappresentative dell’agroalimentare italiano, cercando di eliminare le storture tra il prezzo all’origine e quello finale tenendo conto del primo; ostacolano il conflitto di interessi favorendo la concorrenza e saranno costituite solo dai delegati di produttori, trasformatori, commercianti e distributori.
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