BUYFOOD, CHEF E PRODOTTI TIPICI IN VETRINA A SIENA
Raccontare la Toscana attraverso il cibo, le tipicità, i colori e i sapori dei tanti prodotti che questa terra genera. Si è da poco conclusa BuyFood Toscana, iniziativa dedicata ai prodotti dop, igp e Agriqualità della regione che, giunta quest’anno alla seconda edizione, ha obbligatoriamente cambiato format mediante formule innovative di commercializzazione, utili anche per il futuro, come osservato nella giornata inaugurale dai relatori intervenuti e messo in pratica durante la manifestazione. Gli incontri b2b tra buyer e seller si sono tenuti infatti esclusivamente online su piattaforma dedicata; inaugurazione e cooking show, aperti per pochi addetti ai lavori, sono stati trasmessi in diretta streaming, secondo modalità intese a una trasformazione digitale già in atto ormai prepotentemente entrate nella vita di tutti.
L’evento di Regione Toscana e Camera di Commercio di Firenze-PromoFirenze, organizzato da Fondazione Sistema Toscana grazie alla collaborazione del Comune di Siena e al supporto di Assocamerestero e della Fondazione Qualivita, si avvale inoltre di Vetrina Toscana, progetto di Regione e Unioncamere Toscana finalizzato alla promozione di ristoranti e botteghe che utilizzano prodotti tipici del territorio toscano. 450 gli incontri tra le 45 imprese toscane selezionate da Regione Toscana con apposito avviso pubblico e i 38 buyer internazionali identificati da PromoFirenze per i mercati di Stati Uniti, Canada, Russia, Giappone, Israele, Sud Corea, Belgio, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svezia e Svizzera. Del resto, l’export genera il 41% del pil regionale e non ci si può permettere di stare a guardare, soprattutto in un post-Covid che vede in tutta Italia milioni bruciati mese dopo mese tra imprese che chiudono e mancati guadagni di quelle che resistono (chissà per quanto ancora).
“La Toscana è riconosciuta ovunque nel mondo per l’eccellenza e la qualità delle produzioni agroalimentari: un simbolo della bellezza e della bontà che questi territori sono in grado di esprimere. Con essi promuoviamo un lifestyle, che reputiamo debba essere la bandiera della nostra regione per veicolare ancora meglio i prodotti agroalimentari toscani– afferma Roberto Scalacci, direttore agricoltura e sviluppo rurale in Regione Toscana-. “In questa legislatura la Regione ha molto investito nella promozione, ritenendolo uno strumento di competitività che permette di avanzare nel futuro. Parlo di investimenti per circa 70 milioni di euro, con i 10 milioni l’anno della misura Promozione dell’OCM Vino (Organizzazione Comune di Mercato) oppure i circa 7 milioni delle sottomisura 3.2 del PSR, banditi a beneficio delle imprese per incentivarle nella promozione. Senza tralasciare le risorse regionali, minori in questo periodo di ristrettezza ma comunque disponibili e utilizzate, tra l’altro, anche per il BuyWine, tenutosi nel febbraio scorso”.
Mauro Rosati, direttore generale della Fondazione Qualivita, descrive lo scenario toscano in ambito dop/igp: “Primi insieme al Veneto con 89 denominazioni, 31 nel food 58 nel wine, l’agroalimentare toscano impegna 19 mila operatori di una filiera certificata con 32 consorzi di tutela riconosciuti, laddove è fondamentale un riconoscimento pubblico poiché credo sia un elemento strategico avere una funzione pubblica di tutela, valorizzazione e comunicazione al consumatore: non si può pensare a una promozione di qualità senza un consorzio riconosciuto dal Ministero”. E prosegue: “L’impatto economico dop e igp è di 1,1 miliardi di euro: 144 milioni di euro nel solo food mentre 961 milioni nel vino (valore ancora ‘in cantina’, non in bottiglia che è molto più alto). La Toscana è quinta nel ranking per ritorno economico dop/igp e vale il 7% sull’intero valore nazionale; nel solo food è nona, mentre nel wine è seconda solo al Veneto. Tra le province a maggior valore figura proprio quella senese con 504,4 milioni di euro, seguita da Firenze con 222,2 milioni e Grosseto con 105 milioni; seguono Arezzo, Livorno, Pisa, Pistoia, Prato, Massa Carrara e chiude Lucca con 6,7 milioni”. Infine, i dati sulle esportazioni: “In Toscana il valore dell’export dop e igp è di 63 milioni di euro: per il 48% ha come mercato di riferimento gli Stati Uniti seguito dal 24% della Germania, 9% Regno Unito, 5% Canada e 3% Giappone”, conclude il dg Qualivita.
La dop economy italiana infatti è un driver fondamentale e indiscusso dei distretti agroalimentari del nostro Paese, come si evince dal XVII rapporto Ismea-Qualivita che nell’analisi sui dati produttivi 2018 (usciti nel marzo 2020) registra un’ulteriore crescita, a pieno titolo nel trend degli ultimi dieci anni per il settore food e wine dop igp, con un valore alla produzione delle oltre 800 indicazioni geografiche che per la prima volta supera i 16,2 miliardi di euro (+6,0% in un anno) e con l’export che scavalca la soglia dei 9 miliardi di euro (+2,5%), grazie al lavoro di oltre 180.000 operatori e l’impegno dei 285 consorzi di tutela riconosciuti.
Per Paolo Chiappini, direttore Fondazione Sistema Toscana, “Al pari della moda, vino e agroalimentare sono leve fondamentali di un export che nel 2019 ha avuto un incremento del 17%: la Toscana ha superato i 42 miliardi di esportazione. È ormai indiscusso che Siena si sia conquistata il polo della qualità agroalimentare dall’epoca delle quattro docg negli anni Sessanta, agli albori dell’era delle dop”. Con un avvertimento, in verità condiviso dai vari stakeholder: “Non si farà mai abbastanza per sensibilizzare i consumatori, orientare i produttori verso la trasformazione digitale, sottolineare il valore del brand, cui ora si aggiunge ‘Made in Tuscany’, che apporta valore ma con una annotazione: non ci mancano certo i marchi ma è sempre più necessaria una strategia coordinata di marketing territoriale per aumentare la capacità di penetrazione dei prodotti, per una competizione più incisiva rispetto altri sistemi paese meno prestigiosi e con meno cultura della qualità ma legati a logiche più dinamiche”.
Quali sono le aziende che in termini di qualità e competitività la Toscana può vantare? Già nei cooking show si è potuto assaggiare le dop e igp toscane: Silvia Baracchi, chef del ristorante “Il falconiere” (Cortona) ha preparato i pici con pancetta di cinta senese dop e briciole di panforte di Siena igp; Stefano Pinciaroli, chef del ristorante “PS” (Cerreto Guidi), alle prese invece con una bruschetta di pane toscano dop, olio Terre di Siena dop, olio Seggiano dop, pecorino delle balze volterrane dop e lardo di Colonnata igp. Ma BuyFood ha aperto le porte delle aziende produttrici di alcune di queste eccellenze agroalimentari, consentendo di andare oltre il prodotto. Prima tappa, il formaggio e i salumi della Salcis.
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