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FONDAZIONE UNIGIOCO. GIOCHI, OFFRIRE AGLI INVESTITORI REGOLE GARANTITE E TENDENZIALE STABILITÀ DI MERCATO

di FRANCESCO TOLOTTI
presidente della Fondazione Unigioco

Organizzato dalla Fondazione Unigioco, si è svolto lo scorso giugno a Roma, nel Palazzo delle Esposizioni, un workshop su «Concessioni e mercato: il modello italiano». Il gioco è un’opportunità rilevante per la nostra economia, è il terzo comparto del Paese per fatturato, merita di essere considerato con la dovuta attenzione. Tra i tanti aspetti affrontati dalla Fondazione, il workshop si è concentrato, con taglio spiccatamente economico e giuridico, sui problemi connessi all’istituto della concessione, peculiarità italiana nel quadro europeo di regolazione ed esercizio del gioco lecito. Il prof. Piero Sandulli, ordinario di Diritto processuale civile all’Università di Teramo, ha centrato il proprio intervento sul sistema dei giochi autorizzati in Italia dal punto di vista del diritto nazionale, amministrativo e comunitario. Ha richiamato le caratteristiche dello strumento concessorio adottato dallo Stato in base alla conclamata volontà di mantenere a se stesso la riserva in materia di esercizio del gioco pubblico.
Il fatto che questa decisione rappresenti una peculiarità tutta italiana implica la necessità di verificare se il sistema nazionale sia compatibile con quello comunitario e con i principi che lo governano, primi fra tutti quelli di libera prestazione dei servizi e di libertà di stabilimento. Chiarito a quali condizioni tale compatibilità possa essere data per acquisita, Sandulli ha esaminato questioni di diritto nazionale, attinenti al rapporto concessorio tra l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato e i concessionari dei giochi, evidenziando problemi derivanti per lo più dall’eccessiva stratificazione normativa degli ultimi anni che ha comportato, per i concessionari, sempre maggiori oneri e vincoli, neppure coerenti.
In particolare Sandulli si è detto perplesso sulla congruità della qualifica di servizio pubblico con cui spesso è definita l’attività dei concessionari e ha giudicato discutibile e contraria alle normative che regolano il mercato la qualificazione di agente contabile attribuita agli operatori del settore. Il professore ha suggerito una migliore regolamentazione del settore, che guardi non solo alle esigenze dello Stato ma anche alla possibilità di sviluppo economico del settore, garantendo agli operatori economici in esso impegnati, a partire dai concessionari, un quadro di regole chiaro, coerente e stabile.
Nel proprio intervento Andrea Bollino, ordinario di Microeconomia nell’Università di Perugia, ha paragonato il mercato dei giochi pubblici a quello elettrico e del gas, rilevando come nel secondo la liberalizzazione abbia determinato maggiore efficienza e costi di produzione inferiori rispetto al Monopolio, lasciando le imprese libere di operare nella cornice regolatoria. Ciò è andato a vantaggio delle fasce più deboli della popolazione, garantendo il servizio a prezzi sostenibili e consumi minimi. Qualcosa di analogo dovrebbe accadere, secondo Bollino, nei giochi per favorire l’accesso al mercato di un maggior numero di clienti, razionare, limitare e sanare il problema della ludopatia. Bollino ha insistito su una precondizione fondamentale: per avere effetti benefici anche la regolazione deve essere credibile, stabile e duratura; non andrebbe consentito neppure allo Stato di cambiare le regole a gioco in corso.
Ezio Filippone, vicepresidente della Fondazione Unigioco e protagonista dell’affermazione sul mercato di Gamenet, una delle principali concessionarie italiane, ha sostenuto che i concessionari chiedono, al mondo politico, stabilità e certezza non soltanto del quadro normativo, ma anche nella sua interpretazione e applicazione; da qui l’auspicio di un testo unico o un codice dei giochi, per porre fine una volta per tutte all’estemporaneità e frammentarietà della produzione legislativa e normativa. Filippone ha anche evocato l’istituzione di una commissione parlamentare ad hoc, sul modello del Gaming Board inglese. Soprattutto è necessaria un’interpretazione uniforme da parte della magistratura: solo così sarà possibile evitare conflitti e contraddizioni; clamoroso il caso recente che ha visto protagonisti la Corte dei Conti e il Consiglio di Stato: la prima ha condannato i concessionari, il secondo li ha assolti, valutando in modo opposto i medesimi fatti.
Filippone ha concluso ricordando come l’ingresso a pieno titolo in varie società concessionarie, con congruo esborso di capitali, di qualificati investitori esteri sia la più rilevante novità emersa negli ultimi anni nell’industria del gioco. Le concessioni richiedono requisiti stringenti dal punto di vista sia economico sia tecnologico; assorbono ingenti capitali e obbligano a ricorrere ai finanziamenti bancari. La stima degli investimenti del settore è di circa 5 miliardi di euro, più 2 miliardi per l’acquisto delle slot. È assolutamente necessario offrire agli operatori internazionali un quadro di regole certe e garantite e una tendenziale stabilità ed equilibrio delle condizioni di mercato.
L’onorevole Alberto Giorgetti, membro della Commissione Finanze della Camera e già sottosegretario all’Economia con delega ai Giochi, ha sottolineato la validità del sistema concessorio, a patto che il Governo creda in esso e nelle sue potenzialità. Si è detto perplesso sull’atteggiamento dell’attuale Governo, aggravato dalla situazione di potenziale stallo che rischia di aprirsi nei Monopoli di Stato con l’uscita da Piazza Mastai di Raffaele Ferrara, destinato ad altro incarico, e dal sempre più insostenibile ritardo nella trasformazione dell’ AAMS in Agenzia dei Giochi. Giorgetti ha riconosciuto che anche il Governo precedente ha agito talora sull’onda della necessità, ma ciò non ha impedito di varare provvedimenti virtuosi come il decreto Salva Abruzzo che ha reso possibile l’apertura del mercato delle videolotteries. Poco convinto della opportunità di una Commissione parlamentare, Giorgetti ha auspicato un tavolo istituzionale presso i Monopoli di Stato cui siedano permanentemente i concessionari, da considerare partner dello Stato. Solo così si può garantire un miglioramento del sistema e assicurare il gettito per le casse dello Stato. L’alternativa non potrebbe essere che l’avvilimento dell’offerta illegale.

Tags: giochi e scommesse Francesco Tolotti Luglio - Agosto 2012

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