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HABIB ACHOUR: 24 LUGLIO IN TUNISIA, NUOVO INIZIO PER L’ECONOMIA E LO SVILUPPO

HABIB ACHOUR ambasciatore Tunisia a Roma

di HABIB ACHOUR, già ambasciatore della Tunisia a Roma

I tunisini sono in attesa del prossimo 24 luglio, data dell’elezione della nuova assemblea costituente che adotterà una nuova costituzione. Sono elezioni che il nuovo Governo provvisorio promette libere, trasparenti, democratiche e sotto il controllo internazionale. A Tunisi anche gli investitori stranieri accordano un’estrema importanza a questa scadenza. È essenzialmente da queste elezioni che dipenderà l’avvenire politico ed economico della Tunisia e la valutazione del Paese come meta per gli investimenti per lo sviluppo. Oggi i cittadini hanno diritto di parola, e sono sempre più critici. Le parti politiche si sono moltiplicate, il loro numero si avvicina alla quarantina. A fianco dei partiti liberali, di sinistra e di centro, si trovano i partiti islamisti, fondamentalisti e di estrema sinistra, gli orientamenti politici, i progetti per la società e il peso elettorale dei quali non si conoscono ancora.
Sul piano economico le autorità del Paese ricordano che i fondamenti sono ancora solidi. Le riserve in valuta sono stimate sufficienti per 139 giorni di importazioni, disponibilità considerata positivamente dagli esperti. Per quanto riguarda le esportazioni, quelle di febbraio hanno registrato un leggero miglioramento in rapporto a quelle dello stesso mese dello scorso anno. Malgrado il rallentamento dell’attività economica, le previsioni ufficiali di crescita del Paese sono ancora positive ma soltanto dell’1 per cento circa, mentre vi è la necessità di riprendere un ritmo superiore alla crescita media del 5 per cento, al fine di ridurre la disoccupazione che resta alta tra i giovani, soprattutto tra i laureati, raggiungendo il 40 per cento in alcune regioni e per alcune specializzazioni.
Il Governo è chiamato ad assicurare un clima generale favorevole agli investimenti. In merito alla sicurezza, fattore che suscita timore tra i tunisini e gli investitori stranieri, il primo ministro ha dichiarato che essa costituisce una delle priorità del suo Governo. In effetti, se restano ancora da compiere degli sforzi nelle regioni interne, per le quali il Governo punta principalmente sulla capacità di attrarre nuovi investimenti, la vita è tornata alla normalità nelle città costiere note per il turismo e per il proprio dinamismo nel mondo degli affari. Inoltre dopo la rivoluzione del 14 gennaio scorso gli investitori hanno affrontato un fenomeno che non avevano mai avuto occasione di gestire in Tunisia, vale a dire gli scioperi disorganizzati e le rivendicazioni salariali e sociali.
La centrale sindacale ha lanciato un appello ai dipendenti invitandoli a riprendere il lavoro e a preservare il proprio impiego. In seguito il movimento si è decisamente attenuato. Tuttavia, è di estrema importanza che il sindacato dei lavoratori, così come il Governo, manifestino chiaramente la volontà di controllare i costi salariali, elemento determinante per la competitività delle imprese che hanno sede in Tunisia, qualunque sia l’origine dei loro capitali, senza tralasciare il miglioramento delle condizioni di lavoro.
L’andamento degli affari dipende anche dal contesto regionale e internazionale sempre più agitato. La Tunisia appartiene a una regione protagonista, dalla fine del mese di gennaio, di problemi seri che indeboliscono la capacità di attrarre gli investimenti. Se in Egitto la situazione si è calmata, la Libia continua a preoccupare per gli affari che interessano alla Tunisia. Anche se la Libia è lontana dalle grandi città industriali tunisine, alcuni hanno l’impressione che gli scontri sul suolo libico siano alle porte della Tunisia. Poiché questa situazione continua a protrarsi, l’andamento degli affari in Tunisia comincerà a risentirne.
In questo contesto le autorità tunisine devono tutelare i punti di forza del Paese, i fattori di attrazione per gli investimenti, e in prima linea fra questi figura il quadro normativo considerato molto favorevole. Per dissipare i timori manifestati a questo proposito dai capi delle imprese, il Governo tunisino deve inviare in tempi rapidi un segnale forte e chiaro. Alcuni ritengono addirittura che gli incentivi agli investimenti dovranno essere rafforzati in favore delle città interne che soffrono dell’assenza di imprese e di una prospettiva di vita di qualità.
L’istituzione di un nuovo partenariato pubblico-privato in termini di finanziamento dell’uno e di gestione dell’altro potrebbe rappresentare il modo per affrontare sia queste difficoltà, sia la disoccupazione dilagante in queste città. Con il passare dei giorni, le condizioni della sicurezza in Tunisia sono in via di miglioramento. Il desiderio di instaurare una società libera e democratica è il vero valore aggiunto portato dalla rivoluzione dei giovani e i tunisini negli ultimi mesi hanno mostrato di essere capaci di trasformare i propri desideri in realtà. Soltanto in campo economico, per riuscirvi, le autorità devono instaurare un clima di fiducia e adottare una strategia di «partnership win-win» con gli investitori stranieri e le istituzioni internazionali.

Tags: Tunisia investimenti ambasciate in Italia Islam Aprile 2011

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