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SOSTENIBILITà PLANT BASED, SALUTE E DIGITAL I FOOD TREND AD ANUGA 2021

Anuga Daniel Anthes (Zukunftsinstitut) Oliver Frese (Koelnmesse)

Transform”: questo il motto dell’edizione 2021 di Anuga, la più grande fiera per generi alimentari e bevande presentata con una conferenza stampa digitale e che, organizzata da Koelnmesse, si terrà dal 9 al 13 ottobre a Colonia. I temi principali di quest’edizione sono la trasformazione e la svolta alimentare, svolta (obbligata) anche riguardo la modalità di fruizione della fiera che da quest’anno in più sarà ibrida grazie alla piattaforma digitale Anuga@home; del resto la pandemia ha imposto un cambio di paradigma e tra le tendenze di quest’anno sono infatti annoverate sostenibilità, salute e digitalizzazione. Quest’anno Anuga approfondisce i food trend che più influenzano l’industria, e sono: alternative meat proteins (insetti, carne da laboratorio o in vitro); clean label (dieta pulita: produzione alimentare genuina e naturale senza ogm); convenience & snacking (prodotti pronti da cucinare, da asporto e refrigerati quali sostituti dei pasti); free from & health foods (alternative a grano, glutine, lattosio, fruttosio per contrastare le intolleranze); plant based (anche solo come elemento di salute e fitness: cibi flexitariani, vegetariani o vegani e imitazioni vegetali di prodotti di origine animale; a tal proposito, ci sarà inoltre la ProVeg New Food Conference “Plant-based meets cellular agriculture” su agricoltura cellulare, proteine coltivate e carne sintetica); superfood & ancient grains (quinoa, teff, amaranto, miglio, sorgo); sustainably produced or packaged (livello di sostenibilità di produzione e confezionamento). Analizzati anche i key topic con speciale rilevanza di mercato: halal, kosher, private label, gourmet & specialty foods.

La trasformazione cui fa riferimento lo slogan non è solo un cambiamento ma, appunto, una svolta alimentare rinvenibile già non solo in agricoltura e nella produzione di generi alimentari ma anche nelle filiere globali di fornitura e creazione del valore e impone un mutamento radicale delle abitudini alimentari e di consumo. Ad affrontare questo scenario nel keynote speech ci ha pensato Daniel Anthes in qualità di esperto di trend e sostenibilità del Zukunftsinstitut di Francoforte. Lo studioso ha portato il caso della recente “quasi estinzione” dei banani a causa del fusarium oxysporum TR4, fungo responsabile della malattia di Panama, sempre più diffusa per via dell’aumento del commercio e dei collegamenti logistici tra gli Stati; l’effetto drammatico è la povertà per gli operatori della filiera che possono contare solo sul commercio di banane per la sopravvivenza. Attualmente, il 99% delle banane esportate è della varietà Cavendish, più resistente al fusarium rispetto la Gros Michel, varietà migliore ma più difficile da coltivare e pertanto abbandonata negli anni Cinquanta: ennesimo caso di danni da monocoltura. L’esempio è indicativo di un sistema non resiliente e, come acclarato anche durante la pandemia, un sistema che fa affidamento solo su se stesso può essere influenzato molto severamente; Anthes cita Daniel Bebber, che guida il gruppo di ricerca BananEx dell’università di Exeter: “la storia della banana è la storia dell’agricoltura moderna esemplificata in un unico frutto, con tutti gli ingredienti di equità, sostenibilità, pressione delle malattie e impatto del cambiamento climatico”. Banane più resistenti, e non solo, si studiano a Wageningen (Paesi Bassi) nel Food & Biobased Research centro di ricerca alimentare più innovativo del mondo. “Senza affidarsi alla scienza come si potrebbe pensare di nutrire 10 milioni di persone prima del 2050? -continua Anthes-. Wageningen è un esempio di megatrend interconnessi quali sostenibilità, digitalizzazione e salute; e questo mi riporta al cibo come vettore di cambiamento nella società e specchio di tendenze diverse. Al Zukunftsinstitut ne sono emerse quattro con un impatto su ciò che mangiamo e dove e come lo mangiamo: salute, che si traduce con il fare qualcosa di buono per se stessi mangiando sano; connettività, ordinare cibo online; sostenibilità neo-ecologica: il consumo di carne del passato non è ciò di cui abbiamo bisogno in futuro; individualizzazione, ossia pianificare l’alimentazione in base al dna” (e sulla nutrizione personalizzata si terrà il vertice “Newtrition X. Innovation Summit Personalised Nutrition”). E se sentiamo parlare di microtrend europei come ad esempio il moon milk, la bevanda con latte e spezie che concilia il sonno, l’hummus di cioccolato o cocktail senza alcool, questi non sono tendenze alimentari ma mode che rispecchiano trend più grandi e che spesso perdono rilevanza in poco tempo. Così nel megatrend della salute o dell’individualizzazione può inserirsi un’alimentazione fatta a misura di dna che comprenda il “cibo del momento” tarato con i nutrienti giusti e che non faccia male. Ecco perché citare microtrend come l’hummus al cioccolato: non c’è più contraddizione tra buono, sano e gustoso.

Tendenze che invece sembrano restare sono il cibo locale (con il sottoelemento del cibo stagionale), il gusto (di cui un elemento importante è l’estetica), la qualità (urban farming e fair food) e il beyond, ossia “oltre”, che include la tecnologia per produrre cibo a spreco zero (altro tema rilevante, e si è visto in tempi di pandemia il successo di un’app unicorn già pronta come “Too good to go”). È però l’alimentazione plant based che è giunta a un nuovo livello, con la possibilità di ricreare prodotti animali a base vegetale. Come dice Bill Gates: “il cibo è maturo per la reinvenzione”, un’opinione che descrive lo state of the art, senza necessariamente sentirsi obbligati verso i due estremi del “tutto naturale” o del cibo da laboratorio, ritenendo ingenuo pensare di poter produrre tutto il cibo in modo naturale, senza ricorrere alla tecnologia.

Inoltre, “siamo nel bel mezzo di un megatrend e le aziende sono consapevoli che potrebbero perdere fette di mercato se non ne fanno parte con prodotti quali i plant based che ora sono più attraenti agli occhi dei consumatori, o con operazioni per evitare che il cibo venga gettato via: nei negozi si possono influenzare le scelte di acquisto e ‘biodiversità’ è una delle parole d’ordine. La targhetta del prezzo ne riporta già uno più alto a causa delle implicazioni ecologiche”, osserva. E conclude sul ruolo dei consumatori: “C’è sempre un’avanguardia che guida un cambiamento, coloro che assaggiano per primi e aprono un trend promuovendo nuovi prodotti che, raggiunta una massa critica, vengono acquistati dai consumatori, che in fondo fanno il gioco dei megatrend essendo questi desideri umani o addirittura bisogni sui quali innestare una domanda”.

Presente in conferenza stampa, in collegamento da Singapore, Timo Recker, fondatore con André Mezenes di Next Gen, startup di alternative alla carne prevalentemente per il b2b, che nell’ottobre scorso ha chiuso un round seed da 10 milioni di dollari che verrà utilizzato per il lancio del brand di consumo di pollo a base vegetale “Tindle”, e ora guarda a Cina, Stati Uniti ed Europa come mercati strategici mirati: “Le differenze tra questi Paesi sono enormi. Il mercato più grande è certamente in Europa, gli Stati Uniti quello in più rapida crescita e vedo l’Asia ancora all’inizio; potrà però essere il mercato più grande per via della metà della produzione globale di carne. In Europa il commercio al dettaglio è molto forte e quasi tutte le vendite di carne a base vegetale avvengono nel retail ma in Asia siamo i primi a muoverci, soprattutto collaborando con chef nei ristoranti più alla moda. Qui in Asia in generale si vedono altri modelli di consumo e atteggiamenti diversi tra Cina, Corea o Singapore quindi è un ottimo punto di partenza per conoscere e quindi sviluppare prodotti mirati per le diverse culture”.

Karl Wehner, managing director di Alibaba in Germania, Austria, Svizzera, Europa centro-orientale e Turchia, ha potuto invece constatare il digital divide tra Europa e Cina: “nel mondo occidentale parliamo ancora di ‘mobile first’ mentre la Cina è già ‘mobile only’: le app vengono utilizzate per gestire ogni aspetto della vita quotidiana pertanto si assiste a un’avida adozione delle più recenti tecnologie quali supermercati automatizzati, realtà virtuale e aumentata o live streaming. Si potrebbe pensare che la pandemia abbia creato diversi tipi di consumatori cinesi ma ha solo accelerato tendenze già esistenti negli ultimi 18 mesi. La presenza online non è più un’opzione ma una necessità per i negozi fisici di qualunque dimensione: tutte le operazioni di vendita al dettaglio si stanno spostando verso il digitale. L’integrazione di online e offline o ‘new retail’, come noi di Alibaba lo chiamiamo, continuerà in tutto il mondo anche dopo la pandemia. Per molti brand internazionali sono state di grande aiuto la rapida ripresa e la forte domanda tra i consumatori cinesi, quindi in Alibaba ci concentriamo sull’aiutare i rivenditori e le pmi a vendere direttamente a loro, mettendo a punto nuove esperienza di acquisto attraverso la convergenza di online e offline, con la ridefinizione dei formati di vendita. Questi ultimi e i modelli di business sono destinati a subire ulteriori trasformazioni in futuro, inoltre i brand e i commercianti stanno trovando modalità innovative di interazione con i consumatori come il live streaming su Taobao, che ha riempito perfettamente il vuoto lasciato dai negozi fisici chiusi durante la pandemia: durante la diretta, il canale promuove i prodotti ai consumatori che possono anche acquistare mentre guardano lo spettacolo”.

“Anche prima della pandemia sostenibilità e trasformazione nell’industria alimentare erano temi importanti, il Covid19 ha dato una spinta in avanti agendo per di più da lente d’ingrandimento, mostrandoci quanto quel cambiamento sia grande”. Oliver Frese, ceo Koelnmesse dal gennaio 2020, ha così commentato le novità in Anuga 2021: “Non parliamo solo di nutrire 10 miliardi di persone ma anche di progresso tecnologico, cambiamento climatico e impatto ambientale. La trasformazione è visibile in tutta la filiera fino alle abitudini alimentari: Anuga semplicemente riflette ciò che avviene sul mercato, presentando aggiornamenti e innovazioni. Ad esempio il bio: durante la pandemia si è acquistato cibo più sano e biologico, categoria presente dal 2003 con l’organic market che quindi aggiorniamo. Novità top trend è il plant based, con elevati tassi di crescita: in Cina negli ultimi quattro anni abbiamo assistito a una crescita del 28% per 11 miliardi di dollari di volumi di mercato, negli Stati Uniti del 50% e in Europa occidentale poco meno del 40%”. Con relatori live a Colonia o in streaming da altre località, la manifestazione digitale vedrà un main stage per il programma curato da Anuga, congress stage sulle tematiche del settore, product stage per i prodotti degli espositori e persino il caffè virtuale; lo showfloor sarà il padiglione che ospita gli showroom, ossia gli stand. Il ceo della Fiera di Colonia ritiene sia un format che resterà: “Anuga per la prima volta è anche un evento ibrido e, al di là della necessità di un’esperienza tattile e gustativa, penso in futuro evolverà in una piattaforma di informazioni. Abbiamo il nostro portafoglio di eventi internazionali che potremmo immaginare in versione online in modo da avere tutto l’anno eventi speciali per espositori, utenti esperti, buyer, giornalisti e infine il momento clou emotivo di un’Anuga fisica a Colonia ogni due anni, con la tradizionale interazione in loco tra aziende leader di mercato e pmi. Penso ci siano grandi opportunità anche per noi nel settore fieristico”. Anuga comunque, dall’esperienza dei suoi 100 anni compiuti nel 2019, sicuramente saprà come affrontare questa nuova sfida.

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