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CULTURA DELLA DIFESA. COME È CAMBIATA LA PRESENZA DEI MILITARI NELLA VITA QUOTIDIANA

In collaborazione con lo Stato Maggiore della Difesa

del Ten. Col. ANTONIO CUCURACHI del Comando logistico dell’Aeronautica Militare

Uomini e donne in uniforme a Messina, Napoli, Milano, Torino, Palermo, Caserta. Divise dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica e Carabinieri. Chiunque si sia guardato intorno in questi anni, con un pizzico di perspicacia avrà notato come la presenza dei militari nella vita quotidiana del nostro Paese sia radicalmente cambiata. Sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Prima del crollo del Muro di Berlino i soldati erano, nell’immaginazione collettiva, acquartierati nelle caserme, in attesa di un avversario che (fortunatamente) non si è mai materializzato.
L’universo militare era per molti, come per Giovanni Drogo, solo una monotona routine alla Fortezza Bastiani de «Il deserto dei Tartari» di Dino Buzzati. Certo, c’erano le familiari incursioni dei meteorologi all’ora del pranzo, i bersaglieri in Libano e l’intervento dopo un sisma, ma erano, appunto, eccezioni. La sospensione della leva, determinata dai mutamenti geopolitici seguiti agli eventi di quell’ormai lontano 1989 e dalla necessità di limitare le spese per la Difesa al fine di iniettare i capitali risparmiati in altri settori (i cosiddetti «dividendi della pace»), sembrava aver creato le condizioni per un’ulteriore compressione del loro ruolo nella vita sociale del Paese.
È successo il contrario. Il rinnovato, marcato profilo assunto dall’Italia nel palcoscenico mondiale ha riportato i «cittadini in divisa» nuovamente alla ribalta: da Timor Est all’Afghanistan, dal Libano all’Iraq, uomini e donne provenienti dalle località più disparate del Paese, dimostrando un’insospettata propensione alla diplomazia, hanno diffuso nel mondo un’immagine di professionalità, di efficienza, di interpretazione intelligente del proprio ruolo che ha suscitato l’unanime plauso di moltissimi osservatori internazionali, colpiti da questa inusitata versione di italian style.
Poi sono venute le sfide interne: i grandi eventi mediatici, come il vertice Nato a Pratica di Mare, il terremoto in Abruzzo e il summit del G8 a Coppito, ma anche l’emergenza rifiuti a Napoli e a Palermo con le richieste di intervento da parte della Protezione Civile, il progetto «Strade sicure» per migliorare il controllo del territorio di concerto con le Forze di Polizia sino a giungere, è cronaca dei mesi scorsi, al nubifragio che ha investito il territorio peloritano causando ingenti danni e grandi disagi alla popolazione civile. Così abbiamo visto comparire con sempre maggiore frequenza, nei telegiornali, i nostri soldati impegnati a vigilare sui Grandi della Terra, le divise dei genieri che liberavano le vie di Napoli da tonnellate di rifiuti e quelle dei carabinieri chiamati a vigilare sulle discariche approntate dalla Protezione Civile.
Qualcuno emozionato nell’operare sotto le luci delle telecamere, qualcun altro un po’ titubante di fronte ai microfoni ma tutti, sempre, con impegno che la popolazione ha apprezzato e riconosciuto e, va detto, con una dignità inattesa da chi, per dirla alla romana, si trova a dover raccogliere «monnezza». Abbiamo spesso potuto seguire in diretta, dalla cabina angusta degli elicotteri AB212 della Marina o da quella degli HH-3F dell’Aeronautica, le operazioni di ricognizione sulle zone colpite, di soccorso alle popolazioni e di trasporto sanitario d’urgenza dei feriti gravi verso i nosocomi italiani.
Camminando per le vie di molte città ci siamo imbattuti nelle pattuglie incaricate di coadiuvare gli agenti nel controllo del territorio: presenze che forse hanno suscitato qualche perplessità, almeno iniziale, in una parte dell’opinione pubblica ma che, secondo un sondaggio appositamente lanciato da Sky Tg24, hanno fornito un verdetto a dir poco eloquente: l’82 per cento degli Italiani si trova d’accordo con il provvedimento. Il segno più tangibile di una nuova «weltanschauung», di una sinergia tra la componente civile e quella militare della società, di una palingenesi che chiude anni di rapporto storicamente non facile per effetto delle profonde cicatrici lasciate all’interfaccia tra l’universo militare e quello civile dai due conflitti mondiali e da un lungo periodo - quello della contrapposizione dura tra Est ed Ovest - caratterizzato da un’osmosi centellinata e piegata necessariamente alle esigenze di tutela del segreto.
L’opinione pubblica italiana ha imparato a guardare i propri militari «in filigrana», senza fermarsi ai facili stereotipi ma andando al sodo, al nocciolo della questione. Ha imparato e vederli non come degli estranei, ma come una componente viva e pulsante del tessuto sociale; a misurarne la statura umana e intellettuale e a soppesarne le qualità professionali nel confronto quotidiano con problemi di portata planetaria: il terrorismo, la salvaguardia dell’ambiente, il controllo dei flussi migratori, il crimine internazionale, il contrasto dei narcotraffici.
L’ingresso delle donne nei ranghi dei reparti operativi e nelle scuole militari è stato forse, in una prospettiva temporale, il segnale più significativo; il mondo «con le stellette» ha perso così la propria anomala connotazione di universo esclusivamente maschile; è diventato, nei fatti, un patrimonio comune, un mondo capace di offrire, con autorevolezza e senza separatismi, il proprio contributo in un contesto storico e politico come quello attuale, nel quale le dinamiche sociali e le spinte economiche e politiche della globalizzazione hanno reso ormai anacronistica ogni separazione.

Tags: forze armate Difesa SMD - Stato Maggiore della Difesa

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