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PROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALE «SICUREZZA PER LO SVILUPPO DEL MEZZOGIORNO D’ITALIA»

Giuseppe Procaccini

del prefetto Giuseppe Procaccini, Autorità di gestione del programma operativo nazionale «Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia»

 

Il Programma Operativo Nazionale «Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiorno d’Italia», attuato dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, rappresenta un caso unico nel panorama degli interventi cofinanziati dagli strumenti di «politica di coesione economico-sociale» dell’Unione Europea. Tale brillante intuizione italiana prende vita già sul finire del periodo di programmazione dei fondi strutturali 1994-1999 e parte da un presupposto di fondo: investire nella sicurezza significa investire nello sviluppo, in particolare in quello delle aree meridionali italiane. Esiste, infatti, un legame negativo fra criminalità e crescita economica, che assume un particolare significato nelle regioni del Sud Italia, laddove più marcate sono le forme di condizionamento criminale nel tessuto economico-imprenditoriale e all’interno della stessa società civile.
Sicurezza, quindi, intesa come componente di un più vasto quadro di intervento per la realizzazione di un equilibrato sviluppo socio-economico, teso a garantire al Mezzogiorno i medesimi standard europei di convivenza e produttività.

Il Programma Operativo «Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiorno d’Italia» 2000-2006 - cofinanziato con risorse congiunte dai fondi strutturali dell’Unione Europea e dai fondi nazionali -, investe nel settore «sicurezza» 1.225.836.571 di euro intervenendo nell’area territoriale delle sei Regioni del Mezzogiorno incluse nell’obiettivo 1 dell’Unione Europea (che sono Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna), ossia le Regioni che presentano un prodotto interno lordo inferiore del 75 per cento alla media europea.

Il Programma persegue quindi un grande obiettivo: quello di «aumentare le condizioni di sicurezza per lo sviluppo socio-economico del Mezzogiorno attraverso l’adeguamento infrastrutturale e tecnologico dei sistemi di comunicazione dei soggetti istituzionalmente deputati al contrasto delle varie forme di illegalità, soprattutto con riferimento alle fattispecie direttamente o indirettamente aggressive delle attività economiche».

Per raggiungere tale importante scopo il Ministero dell’Interno non è solo: il Programma, infatti, in un’ottica di «sicurezza partecipata», vede la piena collaborazione di tutte le Forze dell’Ordine: Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato e Polizia Penitenziaria. Gli interventi vengono realizzati, peraltro, in collaborazione con altre Amministrazioni Centrali e locali e con il supporto di un vasto partenariato socio-economico, raggiunto anche con protocolli di intese operative e con l’affiancamento di ulteriori risorse regionali, e con l’azione costante dei Prefetti sul territorio.

Numerosi sono gli interventi che il programma ha realizzato e sta realizzando per il Mezzogiorno d’Italia. Tra gli altri: implementazione e adeguamento delle tecnologie per il controllo del territorio; miglioramento dei sistemi informativi di comunicazione; interventi sulle infrastrutture affiancati da progetti per il rilancio culturale ed economico del territorio; sicurezza nelle città, sulle strade, sui treni, sui grandi assi viari; difesa delle coste; tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale; controllo sugli appalti; azioni formative e comunicative contro il lavoro nero; sensibilizzazione degli operatori a difesa dell’usura e dell’estorsione; promozione e sostegno della cultura della legalità, anche tramite i concorsi nelle scuole; promozione dell’occupazione giovanile attraverso l’utilizzo dei beni confiscati alla mafia, elevazione culturale di quanti operano nella sicurezza ecc.

Grazie all’impegno del Ministero dell’Interno e ai criteri di maggiore condivisione e integrazione nelle scelte, oggi emerge - assieme a segnali di miglioramento - una differenza rispetto al passato: da un senso di sicurezza dei cittadini molto elevato e per certi versi sproporzionato rispetto alla gravità della situazione reale, si è passati a una maggiore coerenza e a una maggiore rispondenza tra la sicurezza «percepita» e la sicurezza «reale», legata alla realtà dei fatti. Ciò produrrà, ed è questo un obiettivo concreto, un rinnovato clima di fiducia per le imprese che, meridionali e non, si accingessero ad investimenti nel Sud Italia.

Il quadro fino a qui illustrato genera entusiasmo in quanti vi lavorano perché l’incidere nel concreto attiva contemporaneamente meccanismi migliorativi dei rapporti sociali ed è un fatto coinvolgente: l’obiettivo merita un ulteriore impegno finalizzato alla riproposizione in sede di riprogrammazione 2007-2013.
Ci si augura, infine e soprattutto, che lo sforzo in atto, con quello che verrà, produca poi un obiettivo ulteriore: quello di innescare un processo di sempre maggiore presa di coscienza del valore della legalità intesa, oltre che come obbligo giuridico e come fattore etico, anche quale propulsore di processi di crescita, di sviluppo della società a vantaggio degli uomini onesti che la compongono.

Tags: ministero dell'Interno polizia sicurezza anno 2006

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