PAOLO BRUNI: ED ORA ALLA RIBALTA I PRODOTTI DEL SISTEMA ORTOFRUTTICOLO ORGANIZZATO
Da quando è cominciata la crisi economica, le famiglie italiane sono state costrette a ridurre gli acquisti per la tavola: dal 2008 a oggi il budget a loro disposizione per la spesa alimentare si è ridotto di oltre 12 miliardi di euro. E si continua a tagliare sui consumi, comprimendo sempre di più anche le spese alimentari. Lo scorso gennaio gli acquisti per la tavola sono crollati del 3,9 per cento in quantità.
Oggi due famiglie su tre arrivano alla fine del mese solo con una severa cura dimagrante del carrello alimentare. Organizzazioni di categoria paragonano la situazione attuale a quella vissuta in tempo di guerra; hanno chiesto invano provvedimenti a sostegno delle famiglie, a partire dalla riduzione degli oneri fiscali. Ed hanno avvertito che, se non si uscirà da questa emergenza, l’economia italiana è destinata a non riprendersi. Ad aggravare la crisi hanno contribuito lo scorso anno la siccità e il caldo prolungato fino a novembre, seguiti da un inverno rigido, caratterizzato da acqua, gelo e neve.
Per far ripartire i consumi alcune organizzazioni degli agricoltori hanno deciso di agire in proprio adottando appositi piani. Il CSO, ad esempio, Centro Servizi Ortofrutticoli, ha preso l’iniziativa per rilanciare il consumo dei prodotti del sistema ortofrutticolo organizzato. Lo spiega in questa intervista il suo presidente Paolo Bruni, un imprenditore particolarmente esperto del settore.
Domanda. All’interno del Centro Servizi Ortofrutticoli che lei rappresenta, si sta sviluppando il progetto Ortofrutta d’Italia. Di che cosa si tratta esattamente?
Risposta. Si tratta di un grande progetto di comunicazione che intende portare alla ribalta dei media nazionali i valori del sistema ortofrutticolo organizzato e le grandi valenze economiche, sociali ed ambientali di un mondo che troppo spesso viene sottovalutato. Il Progetto 2013 vede coinvolte importanti aziende del settore operanti in aree strategiche del territorio nazionale come il Veneto, l’Emilia Romagna e la Sicilia. L’attività, finanziata dalle Organizzazioni dei Produttori che hanno aderito, vuole raccontare, attraverso i media, i valori della produzione organizzata, il grande impegno di aziende sensibili e attente nei confronti della salvaguardia dell’ambiente, della salute dei consumatori e in difesa della occupazione. Il progetto Ortofrutta d’Italia 2013 sarà sviluppato attraverso una campagna di comunicazione sulla stampa quotidiana nazionale e locale con la realizzazione di 3 pagine lay out pubblicitarie in cui si focalizza l’attenzione sui prodotti di stagione e sui valori determinanti per l’ortofrutta italiana: la naturalità e tutela dell’ambiente, l’organizzazione del sistema e il benessere che deriva dal consumo di frutta e verdura. Per la prima volta, con il Progetto Ortofrutta d’Italia, trovano spazio sui media nazionali argomenti che erano solo per addetti ai lavori.
D. Quali sono i numeri dell’ortofrutta nel nostro Paese?
R. L’Italia è il primo produttore europeo di frutta e verdura con 36 milioni di tonnellate all’anno di offerta che rappresentano ben un terzo della intera PLV dell’agroalimentare italiano. Numeri significativi che identificano un settore nel quale l’export ha raggiunto la quota record di 2 milioni 300 mila tonnellate escludendo gli agrumi, in costante crescita negli ultimi 5 anni. Il sistema produttivo organizzato italiano comprende, per l’ortofrutta, un sistema di imprese private e cooperative leader a livello europeo. In termini occupazionali, il settore presenta un fabbisogno di manodopera, secondo dati elaborati dal Dipartimento di Economia e Ingegneria agrarie dell’Università di Bologna, di oltre 600 mila unità lavoro nelle varie fasi produttive, dal campo ai magazzini di condizionamento, e questo dato non considera il lavoro nel settore dei servizi e l’indotto. L’ortofrutta incide per il 24 per cento sul prodotto interno agricolo, pari ad un valore di oltre 12 miliardi di euro secondo dati dell’INEA .
D. Quali sono invece le difficoltà?
R. Un punto di debolezza in questo momento è rappresentato dal calo dei consumi che è un problema generalizzato per l’agroalimentare, ma nel caso dell’ortofrutta presenta ricadute negative anche sulla salute pubblica e sui costi sanitari. Siamo passati da 451 chilogrammi di ortofrutta per famiglia del 2001, secondo dati del GFK, agli attuali 351 per famiglia. In poco più di 10 anni si acquistano 100 chilogrammi in meno a famiglia annui di frutta e verdura.
D. Cosa si può fare per invertire la rotta?
R. C’è un problema di competitività che riguarda tutti i comparti dell’economia, a cui occorre dedicarsi con urgenza se non vogliamo sprofondare come sistema-Paese. Per l’ortofrutta in particolare, invece, dobbiamo saper intercettare quei progetti europei, come «Frutta nelle Scuole», che mirano alla promozione dei consumi di frutta e verdura soprattutto nelle fasce dei bambini e dei giovani.
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