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BuyFood Toscana 2021, esplorando la qualità del made in Tuscany

Puntuale si è svolta a Siena l’attesa manifestazione BuyFood Toscana 2021. Attesa in quanto rinomata vetrina internazionale dedicata ai prodotti DOP, IGP, biologici, Prodotto di Montagna, Agriqualità e PAT della Toscana, ambasciatori del made in Italy che tanto affascinano il mondo; e attesa anche perché finalmente edizione in presenza, con la partecipazione di 63 produttori toscani selezionati con bando regionale che nel complesso di Santa Maria della Scala hanno incontrato 46 buyer provenienti da 19 Paesi tra Europa e mondo (Russia, USA, Messico e Canada). Trainate da Olio Toscano IGP e Prosciutto Toscano DOP, le indicazioni protette toscane valgono infatti 73 milioni di euro di export: il 39% diretto negli USA, il 27% in Germania, l’11% verso il Regno Unito, il 5% in Canada e 2% nei Paesi Bassi. Basti questo a comprendere la portata di manifestazioni di questo tenore affinché il made in Tuscany trovi ancora più spazio nel mondo, soprattutto quando parte di questo spazio ci viene tolto da contraffazione e frodi in commercio. Sono 89 i prodotti DOP e IGP, di cui 31 esclusivamente legati al food; la produzione di questi ultimi impiega oltre 12 mila operatori. Numeri che fanno della Toscana la prima regione italiana per numero di denominazioni e la prima per superficie coltivata certificata, con 70.000 ettari nel 2019 (con un peso del 28% sulla superficie nazionale e dell’85% su quella del Centro Italia).

Tornando a BuyFood, nel corso dell’anno è avvenuta una scrupolosa profilazione dei buyer svolta da PromoFirenze in base al reale interesse di questi per i produttori ed il loro catalogo, ma anche il monitoraggio delle trattative commerciali effettivamente intraprese dall’edizione passata. Ciò ha consentito un apprezzamento dei produttori sui profili dei buyer di circa il 90% e in un contesto di emergenza Covid ancora in atto quasi il 50% dei produttori ha dichiarato di avere contatti in essere con i compratori esteri; di questi, il 62% ha dichiarato di aver stipulato accordi commerciali o inviato campionature.

La vicepresidente della Regione Toscana e assessore ad Agroalimentare, Caccia e Pesca Stefania Saccardi ha così commentato l’iniziativa: “Pur con tutte le difficoltà, avere avuto il coraggio di ripetere BuyWine e BuyFood è stata una scelta premiante per il sistema dell’agroalimentare della Regione Toscana. BuyWine ha avuto grande successo anche nella formula, in parte da mantenersi anche in presenza, che prevede l’invio delle vinotte nel mondo; questo ha consentito la promozione anche di aziende meno conosciute, che ci hanno riferito di aver avuto un ottimo riscontro in termini di reperimento di nuovi mercati”. Più specificamente, “BuyFood sta andando nella stessa direzione: mi è stato riferito da aziende presenti di aver trovato dei buyer orientati in un modo anche migliore rispetto al passato, con un profilo più adeguato ai prodotti che si stavano promuovendo. I 46 buyer selezionati in modo rigoroso dalle Camere di Commercio si sono incontrati con 63 aziende che hanno presentato non solo un prodotto ma la loro storia, il territorio, i valori da cui il prodotto deriva: un pezzo di Toscana”. Proprio questo, ricetta del brand Toscana, attira tantissimo in termini di contraffazione: si sta educando i buyer a distinguere? Per Saccardi, “al di là delle azioni di repressione dovute e svolte dagli organi competenti, ritengo che la Regione Toscana attraverso la promozione e il lavoro in corso possa creare cultura: la cultura della conoscenza nei consumatori dei prodotti DOP/IGP, spiegando loro che comprarli significa prendere un prodotto soggetto a un disciplinare rigido, fortemente legato al luogo di produzione, con un impatto positivo sulla sua propria qualità, sulla salute di chi lo consuma e sul territorio. Il ministro sta facendo un buon lavoro a livello europeo per evitare italian sounding e nomi che possano confondere; insieme cerchiamo di proteggere le nostre indicazioni geografiche”. Secondo la vicepresidente, l’Europa dovrebbe invece essere più attenta alla protezione delle denominazioni e più rigida su certi prodotti che richiamano quelli DOP e IGP ma che sono molto diversi nella loro sostanza: “La UE dovrebbe prevedere norme più stringenti e proteggere di più le nostre denominazioni tutte; su questo penso ci sia un po’ da lavorare. Altro elemento da contrastare, poiché tendenza in affermazione in Europa, è il Nutri-score: dietro l’idea di tutela della salute e di prevenzione oncologica si rischia di combattere prodotti di grande qualità e proprietà nutraceutiche come l’olio, che in una prima versione risultava più pericoloso della Coca-Cola light. Penso si debba tenere una posizione ferma in Europa, mi pare che anche altri paesi produttori a forte vocazione agricola come Francia e Spagna si stiano muovendo in linea con il nostro governo: speriamo che questa follia possa essere fermata per tempo”.

Mauro Rosati, direttore di Fondazione Qualivita, esponendo la ricerca “La Toscana delle IG: un cambio di passo per il nuovo futuro”, ha evidenziato come il sistema Toscana si regga sui due asset di filiera e territorio, in un contesto di sfide globali come Fame Zero del WFP, il Green Deal europeo, Next Generation EU, e a breve la riforma delle indicazioni geografiche che diventeranno competenza EUIPO - Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale, senza tralasciare il forte apprezzamento altrui riservato al Nutri-score, per il quale Rosati auspica salda unità tra i consorzi. Però “ridefinendo la PAC si presenta un’occasione storica sul PSN, pertanto è necessario definire una strategia nazionale su DOP e IGP, poiché i consorzi non hanno forza e competenze per affrontare la transizione; organizzare bene le filiere; pensare a un contributo se vanno rivisti i criteri di sostenibilità. E fare attenzione agli SQN, gli standard di qualità nazionale: opportunità ma anche rischio di collisione con i disciplinari, ad esempio SQN zootecnia che collide con le IGP Vitellone Bianco e Coscia Piemontese, non certificate perché non in linea con il suddetto standard”. Una strategia toscana passa per diversi elementi ma 19.000 sono le imprese, risulta perciò difficile metterle insieme: “Il disciplinare diventa quindi uno strumento di guida e di transizione che, se ben sfruttato, origina effetti poiché il brand ‘Toscano’ è in tantissime IG: lasciarne indietro anche solo una in qualche modo affossa le altre”. Rosati invita a ragionare sulla compensazione quale aiuto tra differenti filiere per obiettivi sostenibili sul territorio, mettendo insieme le filiere più e meno virtuose, come il Prosciutto Toscano DOP e il Marrone del Mugello IGP. Altro elemento necessario è una sinergia tra i sistemi di qualità DOP/IGP e bio: “il prossimo anno il plafond UE di promozione per i primi è la metà di quello dei secondi, mentre anni fa era il contrario”. Ancora, i consorzi come soggetti custodi dei paesaggi agrari, come la IGP Finocchiona con il progetto sulle api o, altrove, la DOP Culatello di Zibello che ha ripulito il Po; e consorzi come potenzialità e sviluppo del territorio, come nel caso del Parmigiano Reggiano DOP che produce biometano dalle deiezioni dei bovini. Le indicazioni vivono di reputazione che va però alimentata, consumarla scioglie il legame identitario: per Qualivita, affermare quindi le IG nella cultura gastronomica del territorio è un ulteriore azione da portare avanti.

Fabio del Bravo di ISMEA analizzando contesto attuale e prospettive future delle IG agroalimentari toscane ha rinvenuto in varietà, export e terziarizzazione le parole chiave. La produzione agricola della Toscana vale circa 2,6 miliardi di euro di cui 2,2 dei soli prodotti alimentari, escluso il vino, la cui incidenza è pari al 17%. 700.000 euro di attività secondarie ossia agriturismo, vendita indiretta, contoterzismo, che producono più di ogni altro prodotto; dal 2015 al 2019, il valore alla produzione delle IG toscane è cresciuto del 47% (Italia +19%). Troviamo la Toscana tra le regioni più rilevanti per numero di produzioni a indicazione geografica, iniziando il percorso della qualità certificata nel 1996 e arrivando ora a 31 prodotti agroalimentari (16 DOP e 15 IGP) riconosciuti a livello comunitario. Nel 2021, la Toscana rappresenta il 10% dei riconoscimenti IG nazionali, al quinto posto dopo Emilia-Romagna, Veneto, Sicilia e Lombardia. Le principali denominazioni la cui filiera produttiva ricade esclusivamente nella regione sono Prosciutto Toscano DOP, Pecorino Toscano DOP, Olio Toscano IGP, Cantucci Toscani IGP e Finocchiona IGP, rappresentanti l’80% del valore alla produzione IG della regione ed appartengono ai comparti che hanno maggior peso sul valore alla produzione regionale. Dei 40,5 miliardi di euro di esportazioni, incisivi sono i 2,6 del settore agroalimentare: circa il 6,5% sul totale e negli ultimi dieci anni il tasso annuo medio di crescita dell’export complessivo è stato del 3,3% mentre quello agroalimentare del 4,2%. Sono 51.700 gli occupati nell’agricoltura e 70.000 gli ettari certificati nel 2019; il 95% della superficie regionale è dedicata alla produzione di olio di oliva. Ma è anche la regione che conta la maggior diffusione di agriturismi, con oltre 5.000 strutture attive sul territorio: il 97,8% dei comuni ne conta almeno uno entro i propri confini.

Buyfood Toscana 2021 è un evento di Regione Toscana e Camera di Commercio di Firenze, organizzato da PromoFirenze e Fondazione Sistema Toscana, grazie alla collaborazione del Comune di Siena, al patrocinio della Camera di Commercio Arezzo-Siena e al supporto di Assocamerestero; si avvale della sinergia di Vetrina Toscana, il progetto che promuove ristoranti e botteghe che utilizzano prodotti tipici del territorio toscano.

 

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