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UN PATRIMONIO DELLO STATO, CHIESE, OPERE D’ARTE, IMMOBILI PREGIATI

Si pensa al ministero dell’Interno come ministero della sicurezza e, quindi, facilmente il pensiero corre alle divise della Polizia di Stato o dei Vigili del Fuoco. E, invece, c’è una grande ricchezza di missioni istituzionali e di ruoli poco conosciuta dai cittadini. Una, poi, è la più sorprendente o almeno tale può sembrare se non si coniuga questo compito istituzionale con quelli della coesione sociale, della tutela dei diritti, del dialogo interreligioso. È come dire che la cultura è uno strumento primario di integrazione e di crescita della società. Parliamo del Fondo Edifici di Culto del dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione che rappresenta l’espressione più significativa delle esperienze storico-culturali succedutesi nel nostro Paese nel corso dei secoli. Attraverso il FEC si può ripercorrere la storia attraverso l’unità d’Italia e le cosiddette «leggi eversive», i trattati lateranensi, le Intese del 1985; inoltre esso ci dà conto dei rapporti oggi esistenti tra lo Stato Vaticano e la Repubblica italiana.

L’origine del patrimonio risale alla soppressione delle corporazioni religiose avvenute con le famose «leggi eversive» nella seconda metà dell’800. Si tratta di leggi che hanno disciplinato la destinazione di tutti i beni mobili e immobili di proprietà dell’asse ecclesiastico, che furono affidati a un ente distinto dallo Stato e dotato di autonomia gestionale e patrimoniale. Risale a quell’epoca (legge 3036 del 1866), la cessione in uso delle chiese, da parte dell’allora Fondo Edifici di Culto, ai comuni che ne avessero fatto richiesta, rimanendo comunque le stesse nella proprietà del fondo. Tale situazione rimase immutata fino a quando, nel 1984, furono stipulati i nuovi accordi concordatari tra la Repubblica italiana e la Santa Sede, in attuazione dei quali fu emanata per l’appunto la legge 222 del 1985 con la quale l’accordo ha dato origine al nuovo ente Fondo Edifici di Culto il quale subentrò, in tutti i rapporti attivi e passivi, nel patrimonio degli organismi estinti e a cui fu affidato l’esclusivo compito di provvedere alla conservazione, alla tutela e alla valorizzazione degli edifici di culto di proprietà. La legge che istituisce il fondo, così com’è oggi, è in concreto un accordo internazionale tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede, a modifica dei patti lateranensi. Per effetto di esso si sono avuti la creazione di un’autonomia patrimoniale derivante da unioni tra patrimoni di vari fondi e delle varie aziende speciali, la determinazione ex lege della personalità giuridica, l’affidamento all’amministrazione al ministero dell’Interno che l’esercita per mezzo della direzione centrale.

I beni del patrimonio del FEC sono sia fruttiferi che infruttiferi; fra i beni infruttiferi la parte prevalente è costituita da oltre 700 chiese fra cui Santa Croce a Firenze, San Domenico a Bologna, Santa Maria in Aracoeli, la basilica dei SS. Giovanni e Paolo al Celio, Santa Maria Sopra Minerva, Santa Francesca Romana e Santa Maria del Popolo a Roma, l’abbazia di Farfa, Santa Chiara con l’annesso monastero, San Domenico Maggiore e San Gregorio Armeno a Napoli, l’abbazia di San Martino delle Scale, Santa Maria dell’Ammiraglio cosiddetta della Martorana a Palermo. Altro preziosissimo patrimonio è costituito dalle opere d’arte, spesso pregevolissime, presenti nelle chiese o custodite nelle sacrestie come, citando solo alcuni degli autori più illustri e rappresentativi, Michelangelo Buonarroti, Guido Reni, Paolo Veneziano, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, Gian Lorenzo Bernini, Domenico Antonio Vaccaro, Cavalier d’ Arpino, Bernardino Luini, Francesco Francia; le cui opere sono conservate nelle chiese del Fondo Edifici di Culto. Inoltre, la biblioteca del fondo custodisce preziosi volumi, cinquecentine, testi giuridici e classici. Infine i beni fruttiferi, costituiti da immobili utilizzati come negozi, caserme, abitazioni e anche da fondi rustici. Importanti siti museali sono poi le cosiddette case romane sottostanti la basilica dei Santi Giovanni e Paolo al Celio a Roma, il museo di Santa Chiara e il museo di San Domenico Maggiore a Napoli. Di rilievo è anche il patrimonio boschivo, costituito principalmente dalla foresta di Tarvisio di circa 23 mila ettari, dalla riserva naturale di Quarto Santa Chiara in provincia di Chieti e dal complesso di Giardinello in provincia di Palermo. Stupiti? Non lo siate, ma attraverso il sito www.interno.it provate a scoprire che quello che conoscete è solo una piccola parte di quello che è.

 

del prefetto MARIO MORCONE, capo dipartimento Libertà Civili e Immigrazione

Tags: ministero dell'Interno cultura musei arte maggio 2009 Mario Morcone

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