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GIANNA NANNINI, TESTIMONIAL DI PRIMANTEPRIMA 2022, APRE LA SETTIMANA DELLE ANTEPRIME DI TOSCANA

VINO PRIMANTEPRIMA TOSCANA

Vino come fattore identitario, con i consorzi che sinergicamente si sono concentrati in un’unica settimana per presentare l’ultima stagione produttiva di 542 aziende per 1.610 etichette: ecco come è stata pensata l’ultima edizione delle Anteprime di Toscana per la prima volta slegata dal BuyWine, promossa dalla Regione insieme alla Camera di Commercio di Firenze e organizzata da PromoFirenze e da Fondazione Sistema Toscana. Nella prima giornata – la PrimAnteprima – la testimonial d’eccezione è stata Gianna Nannini, non solo cantante ma anche viticoltrice in 8 dei 75 ettari della Certosa di Belriguardo nelle vicinanze di Siena. Una superficie vitata che dà origine a diverse DOCG e IGT con uve principalmente Sangiovese, vitigno “rock” che in Toscana la fa da padrone con il 60% della superficie a inventario (36.017 ettari su 59.821, il 96% di questi ultimi coperti da prodotti certificati IG). Una passione sviluppata durante l’adolescenza, poiché dai 9 ai 18 anni la cantautrice senese ha vissuto in campagna proprio a Belriguardo, nel Chianti dei Colli Senesi (del resto, il 52% della superficie toscana è a Chianti e Chianti Classico): “un amore nato dalla condivisione di momenti, di canti insieme, di assaggi di mosto. Oltre che dalla genetica: ho recentemente scoperto che mio nonno, di umili origini, produceva i pali per i vitigni, e viaggiando dormiva nei sottoscala dei ristoranti dove si conservava il vino, inebriandosene e trasmettendomi questo amore”.

Amore che traspare anche nelle parole del governatore Eugenio Giani, che osserva come da sempre il vino caratterizzi la terra toscana: dalle rappresentazioni delle tombe etrusche al bando del granduca Cosimo III del 29 settembre 1716 in cui definisce i vini Chianti, Pomino, Valdarno Superiore e Carmignano, rendendo così la Toscana prima regione al mondo a tutelare questo frutto della terra, fino a tempi recenti quando quello che sarà il consorzio Bolgheri DOC si accorge “come il nettare di una collina che va verso Castagneto esprimesse una terra, un’aria, un sentimento particolari; ecco che Sassicaia e Ornellaia, vini inizialmente di famiglia, oggi presentano il più grande valore economico. Questo significa che lungo i secoli il vino non è qualcosa di immobile ma talmente connaturato alla Toscana da rappresentarne un elemento di scoperta continua, in lembi di territorio che fino ad allora producevano solo per esigenze di famiglia: una Toscana unita pur vivendo nei secoli quella dialettica dei guelfi e ghibellini, con la stessa Nannini contradaiola dell’Oca e suo papà della Civetta”. Ed è cambiata pure la comunicazione del vino: “non solo un elemento di contatto in cantina ma anche online -specifica il direttore di Fondazione Sistema Toscana Francesco Palumbo- con un aumento dal 2020 al 2021 delle visualizzazioni sull’enoturismo del 136%, spinto dalla ricerca di esperienze per rigenerarsi, conoscere territori e prodotti e gratificarsi. Al centro di queste esperienze c’è proprio il vino”.

E, guardando ai mercati stranieri, da sottolineare il 19,5% in valore nelle vendite extra UE (dove è diretto il 74% del vino toscano esportato) nella propria categoria di vini fermi DOP, una performance superiore al corrispettivo nazionale del 14,7%, che pure ha chiuso bene il 2021 (oltre 7 i miliardi di euro di export, +12,4% su base annua, il dato migliore del decennio). La produzione italiana del 2021 si attesta al momento sui 50 milioni di ettolitri, in lieve crescita rispetto al periodo precedente. Va però registrata per quanto riguarda la Toscana una flessione del 7% con 2,04 milioni di ettolitri, una produzione toccata nell’ultima stagione da gelate primaverili e scarse piogge estive; negli ultimi 5 anni però la bottiglia di vino toscano ha guadagnato +25% in valore all’estero. Un fenomeno economico e di gusto, al punto che il mercato che tra i primi dieci ha registrato da 2020 a 2021 la progressione più importante è il mercato francese con +35 per cento: la patria dei grandi cru dimostra di apprezzare il vino toscano.

Con circa 19.000 ettari coltivati a biologico (il 32% della Toscana, il 17% del totale nazionale), per la vicepresidente della Regione e assessore all’Agricoltura Stefania Saccardi quello del bio è oramai un obbligo, se si auspica un rapporto virtuoso tra agricoltura e ambiente: “Da 2 anni circa abbiamo fatto un balzo in avanti: al mio arrivo nell’assessorato la Toscana investiva a favore del bio 20 milioni di euro, che ora sono 72 milioni, superando la produzione richiesta del 25% nell’obiettivo europeo”. Ma si può migliorare anche lo stato delle vigne: riiguardo la misura di sostegno per ristrutturazione e riconversione dei vigneti, Saccardi annuncia che circa 31.000 ettari hanno potuto beneficiarne: “anche quest’anno metteremo 8 milioni di euro per esaurire i saldi OCM; inoltre una novità odierna sono i 9 milioni di euro per gli investimenti in cantina e gli 11 per l’internazionalizzazione verso i Paesi terzi, senza considerare che la prima misura della programmazione 21/22 è stato un bando per la promozione dei consorzi con 5 milioni e mezzo della sottomisura 3.2 per ridare slancio dopo la pandemia”. Cui si aggiungono i problemi della filiera, principalmente l’aumento nei costi del trasporto e delle materie prime: una tendenza inflazionistico-speculativa già iniziata, anche se attualmente legata alla guerra. Il 2021 ha però segnato una ripresa delle quotazioni, ancora in atto. I vini al vertice della piramide di qualità crescono in termini di prezzo del 3% sul mercato, i bianchi del 3,5% mentre i rossi del 2,5%; le migliori performance tra le principali denominazioni le mostra il Chianti.

Non mancano però le critiche alla UE: “Grazie al mio precedente incarico di assessore alla Sanità, posso affermare che tutela della salute è anche dare consigli; dare però giudizi sul vino richiamando il tema della salute e della sanità attraverso un semaforo non è corretto. Una cosa è avvisare su rischi e abusi, altra è demonizzare con superficialità un prodotto che è frutto del nostro lavoro e valori, oltre che della ricerca per migliorarlo. Abbiamo bisogno di un altro tipo di Europa, anche per quello che accade in questi giorni”. Le fa eco l’enologo Renzo Cotarella, che tra le altre segue l’azienda agricola di Gianna Nannini: “È un mondo che si è dimenticato delle proprie radici e non riesce a costruire il futuro senza la storia, fatta delle nostre esperienze, emozioni, cultura. Come le piante per svilupparsi e produrre bene devono avere un apparato radicale serio, così l’Europa deve trovare le proprie radici se vuole guardare al futuro, per diventare un insieme di nazioni in cui siano rispettate le diversità ma con un valore comune”.

I consorzi di tutela che hanno partecipato alle Anteprime di Toscana sono il Consorzio vino Chianti e il Consorzio a tutela del vino Morellino di Scansano con Chianti Lovers & Rosso Morellino; Chianti Classico Collection a cura del Consorzio vino Chianti Classico; Anteprima della Vernaccia di San Gimignano a cura del Consorzio del vino Vernaccia di San Gimignano; Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano a cura del Consorzio Vino Nobile di Montepulciano Toscana. Infine, l’Anteprima L’Altra Toscana cui partecipano diversi consorzi di tutela: di Carmignano, del Chianti Rufina, delle Colline Lucchesi, dei vini D.O.C. Cortona, dei vini D.O.C. Valdarno di Sopra, della Maremma Toscana, e ancora Montecucco, Orcia, Terre di Casole, Terre di Pisa.

Tags: agroalimentare vino toscana prodotti tipici Firenze speciale Toscana agribusiness Marzo 2022

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